Decio faceva
una tranquilla vita da pensionato, un menage a due: lui e la
televisione. Quella mattina di dicembre puntualmente l'accese e si
mise ad armeggiare per fare colazione, ascoltando con la coda
dell'orecchio, guardando ogni tanto le immagini, mentre metteva la
macchinetta del caffè sul fornello, con il telecomando cambiando
canale a raffica e senza alcun motivo, mentre preparava il
caffellatte con i biscotti, qualche fetta di pane imburrata, un
bicchiere di spremuta d'arancia.
domenica 23 dicembre 2018
sabato 15 dicembre 2018
SECONDA INTERVISTA A UN CITTADINO DEL TERZO MILLENNIO
Camilo
Barnaba Diaz, musicista, 37 anni di S.Paulo, celibe
“Che
strumento suona?”
“Tutti.
Non perfettamente, ma non faccio eccezioni. La chitarra acustica però
è la mia preferita, quella anche che suono meglio.”
“Ha
imparato in scuole musicali specializzate?”
“No, sono
completamente autodidatta.”
“Secondo
lei non vale la pena frequentare una scuola di musica?”
“No, non
direi in senso assoluto, ma solo che ci sono persone che sono portate
e altre che sono negate, a vari livelli, inoltre se uno c'ha della
passione autentica è molto avvantaggiato.”
venerdì 14 dicembre 2018
domenica 12 agosto 2018
LA COMMEDIA DELL'ARTE
Per esempio il mio amico Marchino è una persona molto sensibile,
simpatica e spontanea, ma è difficile raccontare le sue faccette e i suoi atteggiamenti
con le parole, perché la sua comicità e autenticità sono espresse invece più
visivamente che letterariamente, quindi qui partendo da una sua battuta
veramente detta in quel contesto, ho immaginato altre cose dette da lui, che
poi lo hanno trasformato in una persona buffa ma diversa.
La
ragazza prende le due birre Heineken dal frigo e dice a Marchigno:
“Queste
qui sono sette.” Lui è un tipo scherzoso e conosce la
ragazza perché è cliente frequente della pizzeria e replica:
“No.
Queste qui sono due.”
La
ragazza d'acchito non capisce la battuta, o non ha eccessiva voglia di
giocare con le parole.
“Intendevo
quanto costano.” Dice battendo i numeri sulla tastiera della cassa.
“Allora, visto che qui siamo in pizzeria e non a teatro, la tua frase è stata male impostata.”
“Ah
sì? E come avrei dovuto dire secondo te?” Chiede lei sbuffando.
“Non
importa, lascia fare, ormai è tardi.”
“E
che ore sarebbero?”
“Le
ventuno e zero-zero, insomma le nove di sera, approssimativamente.”
“Beh,
credo che la sintassi della lingua italiana farebbe uno
straordinario, una volta tanto, anche se non retribuito. Se è per
una giusta causa...”
“Questa
è buona. Vedi che mi sono sbagliato su di te.”
“Magari. E per quella frase altrimenti ben impostata?” Marchigno
fa quella faccetta, mentre dice una cosa, che si capisce che ne
potrebbe sottintendere un'altra qualsiasi.
“No,
non importa, se fossimo stati a teatro mi avresti fatto da spalla e così dicendo mi hai dato l'in-put per risponderti in maniera comica.”
“Hai
ragione. Da tanto tempo non ridevo così.”
La faccia della ragazza è completamente seria, Marchigno invece sorride e dice:
“Non lo faccio di proposito, mi esce automaticamente, appena detta la battuta, a volte mi rendo conto che fa schifo, ma ormai è fatta. Il teatro di una volta si basava sull'improvvisazione. Tipo la commedia dell'arte che fu un po' la scuola anche di Totò. Io sono un tipo un po' demodé, un po' all'antica, ma tu non farci caso.”
“Non lo faccio di proposito, mi esce automaticamente, appena detta la battuta, a volte mi rendo conto che fa schifo, ma ormai è fatta. Il teatro di una volta si basava sull'improvvisazione. Tipo la commedia dell'arte che fu un po' la scuola anche di Totò. Io sono un tipo un po' demodé, un po' all'antica, ma tu non farci caso.”
“Mi rendo conto.” Dice lei con l'aria di chi invece non ha capito una parola. Arrivano
le due pizze fumanti e inscatolate. Marchigno mette mano al portafogli.
“Tempo scaduto. Vi devo qualcosa?”
“Venticinque
euri tondi-tondi.”
“Ce li ho solo rettangolari.” Dichiara lui mentre mostra i soldi dispiaciuto. La ragazza si trova di nuovo disorientata, ci pensa su un attimo e poi risponde:
"Vabbè, per stavolta me li piglio così come sono."
"Nooo, qui ti dovevi arrabbiare! Sennò non fa ridere! Però ho notato che hai detto euri, questo può far ridere qualche mente più sottile."
Lei quasi gli strappa il denaro dalla mano:
"Ma te affanculo, non ti ci ha mai mandato nessuno?!"
"No, cioè sì, e pure abbastanza frequentemente... però anche così funziona, questo dialogo, mi pare. L'importante è che quando io faccio la battuta tu non mi devi assolutamente assecondare, come hai appena fatto e soprattutto non devi ridere. In questo sei brava assai."
Un attimo di silenzio, la gente attorno assiste interessata, lei cerca di liberarsene esasperata:
"Vabbè, per stavolta me li piglio così come sono."
"Nooo, qui ti dovevi arrabbiare! Sennò non fa ridere! Però ho notato che hai detto euri, questo può far ridere qualche mente più sottile."
Lei quasi gli strappa il denaro dalla mano:
"Ma te affanculo, non ti ci ha mai mandato nessuno?!"
"No, cioè sì, e pure abbastanza frequentemente... però anche così funziona, questo dialogo, mi pare. L'importante è che quando io faccio la battuta tu non mi devi assolutamente assecondare, come hai appena fatto e soprattutto non devi ridere. In questo sei brava assai."
Un attimo di silenzio, la gente attorno assiste interessata, lei cerca di liberarsene esasperata:
“Arrivederci
e grazie.”
“Ciao,
scrivi.”
giovedì 26 luglio 2018
LA MOGLIE DEL CAMIONISTA
Maria
Assunta Pelosini
Non
solo in Inghilterra c'è una vera e propria ossessione per i pratini
all'inglese, anche in Italia e più precisamente a S.Gustavo,
specialmente in estate e primavera non si può mai stare in pace,
magari a leggere un po' di buona letteratura, che attaccano con quel
rumore infernale delle falciatrici a motore, che quelle elettriche ne
fanno meno, ma pur sempre troppo.
A
S.Gustavo c'è anche un microcosmo di paese toscano interessante, pur
come tanti altri, ma se ci mettiamo a studiarlo ce ne sorprendiamo,
gli uomini sono diversi dalle donne, d'accordo, però tra di loro,
anche all'interno delle due categorie, si assomigliano solo
apparentemente.
Per
esempio ci sono tante donne, meno spesso uomini, che spiano i vicini
e gli eventuali passanti da dietro le persiane o veneziane che siano,
ma perlopiù lo fanno in un modo meschino.
La
loro curiosità è solo una mania, non lo fanno in modo per niente
scientifico, non hanno un briciolo d'entusiasmo e nemmeno di metodo,
cercano solo di fuggire dai loro stessi problemi. Basta scoprire o
semplicemente opinare che gli altri ne abbiano di più e peggiori dei
nostri. Si tratta di una sistematica di ragionamenti a senso unico,
che funzionano perfino meglio che nascondere la testa sotto terra
come gli struzzi, per evitare ogni tipo di problema.
giovedì 24 maggio 2018
LAGHI CON LE RUOTE
Dalla guerra più contemporanea
che abbiamo oggigiorno, l’ultima notizia sul giornale è stata quella delle
tavole antiche di terracotta ritrovate in una città Irachena, in seguito a
un’esplosione terroristica che ha dilaniato ventotto soldati americani e un
ambasciatore australiano. Mio nonno Marasco ha detto che gli è dispiaciuto
dell’ambasciatore australiano. Le tavole, di cui tutto il mondo già parla, a pochi
giorni dalla scoperta, sono un puzzle spazio-tempo per gli scienziati ai quali
non è parso vero di ficcarcisi dentro con la testa e tutto. Pare che suddette
tavolette di terracotta siano del secondo millennio avanti Cristo e assolutamente
non originarie della regione compresa tra il Tigri e l’Eufrate, dove sono state
rinvenute, cioè nell’antica Mesopotamia. Ci sono state portate non si sa
quando, non si sa perché e non si sa da chi, ma di quasi sicuro c’è che
dovrebbero essere provenienti dalla zona del Lago Fantasma della Mongolia, qualche
migliaio di chilometri in diagonale, direzione nord-est. Il Lago Fantasma è un
bacino naturale, sì, ma piuttosto scherzoso, di un deserto sassoso di là, che,
con la scusa dell’erosione, dei forti e continui venti e della grande quantità di ciottoli che lo circonda, è in eterno e
costante movimento. È facile documentarsi in internet, pare proprio che il Lago
Fantasma, scoperto già all’epoca di Marco Polo, in seguito non risultava
rispondere agli appelli in caso di controllo o normale conferma dei disegnatori
di mappe o dei viaggiatori che le seguivano. Spesso quel mattacchione non si faceva
trovare dove le cartine geografiche lo indicavano.
venerdì 18 maggio 2018
AGENTE SEGRETO
-Lei non ci crederà, ma io sono un agente
segreto.
-Beh, ora non lo è più.
-E perché mai?
-Perché ora che ce lo ha detto, noi lo
sappiamo.
-È vero, non ci avevo pensato.
-La legge è chiara, in questi casi.
-Effettivamente.
-Ma mi tolga una curiosità, come ha fatto a
diventarlo?
-In che senso?
-Beh, mi risulta che la selezione sia alquanto
rigida.
-Ah, non è vero, niente di che, solo un
normale corso per corrispondenza.
-Pensavo peggio.
-Cioè?
-Se lo dice lei deve essere vero, ma pensavo
fosse più difficile.
-No, no, per me è stata una specie di formalità.
-Tutti possono diventarlo, allora.
-Basta essere molto intelligenti.
-E non modesti?
-No, la modestia non è richiesta.
-È per quello che la chiamano intelligence?
-Indovinato.
-Bravissimo, ho la massima stima per chi
rischia la vita per il bene della patria.
-Su quello ha ragione, ha proprio una dannata ragione.
-Bene, ora però prenda le sue belle pasticchine
colorate.
-Tutte in una botta?
-Ecco, bravo!
-Il dottor Capixaba a che ora viene?
-Oggi non c’è, ma se ha bisogno può parlare
con la dottoressa Thelminha.
-No, quella non mi piace!
-A dire la verità neanche a me, ma oggi è
quello che passa il convento. Cioè l’ospedale psichiatrico S.Pedro, nel nostro caso
specifico.
martedì 15 maggio 2018
COSIMO, GASPARE, REITANO E TOTÒ
Oggetto di scherzo era il carattere singolare di Don
Gaspare, un abruzzese che non rideva mai, ma che faceva spanciare, senza
volerlo, tutti gli altri, con le sue esagerazioni sulle questioni di principio.
Parlava quasi esclusivamente con proverbi, era sempre diffidente, non si apriva
mai in una confidenza, criticava tutti e tutto, era arrabbiato in tutto quello
che faceva, era sempre di malumore.
ZIO COSIMO
Berlino era una città fredda, dicevano, perché
popolata principalmente da tedeschi. Il che era verità, ma c’erano anche tante
altre nazionalità e razze, provenienti da tutte le terre emergenti dal mare,
del nostro piccolo, ma formicolante globo. Il clima era pure di un ben
determinato tipo, per il quale, d'inverno, per mesi, il cielo rimaneva coperto
da una cortina grigia… tanto che gli italiani dei ristoranti scherzavano coi
tedeschi dicendogli, in quella mistura di tedesco, d’italiano e di dialetti del
sud: Ao kino (cinema) dovete andare, se
volete vedere ‘o sole!
domenica 13 maggio 2018
IL SEGRETO DEL NOSTRO INSUCCESSO
Tino e Pino, due comici che non fanno più ridere nessuno, hanno deciso
di andare in montagna, alla casetta dello stesso Tino Pieri detto Zazzera, che
si trova alla Doganaccia, 1458 metri sul livello del mare, basse maree escluse.
Per ritrovarsi con se stessi, ha detto Zazzera, di conseguenza anche con gli
altri; è stata un’idea sua tra le tante e fra le poche accettate da Pungitopo,
al secolo Pino Gramaglia. Mentre salgono in Fiat Panda beige, i pini, le acacie
e i castagni si succedono fino a diventare progressivamente faggi, larici e
abeti. I tornanti sembra che invece vogliano andarsene, non si sa proprio
perché hanno insistito nel fare una specie di strada intorno a quelle buche. Si
sono divisi i compiti: Zazzera parla e Pungitopo guida, ma anche se si scambiassero
i posti, la distribuzione delle frasi risulterebbe ugualmente scompensata:
venerdì 11 maggio 2018
NEL SUD DEL BRASILE
A Porto Alegre li
chiamano Sebos, forse per via dell’unto di dita sudate sulle pagine, questi
luoghi romantici dove si vendono libri di seconda, terza o quarta mano, a volte
anche di quinta o sesta, rigorosamente mai di prima. Ci vado spesso quando sono
in centro, ed era epoca di Carnevale quando trovai quel libro, in uno di questi
negozi, ma quella fu una scoperta da segnare sul calendario. È vero che era un po’ rovinato, mancava la copertina, c’era
un nome e cognome scritto a penna sulla prima pagina bianca, c’erano numerose
macchie di misteriosa e differente materia e origine, perfino un pezzo di cibo,
per quel che sembrava, indurito e verdastro a pagina 12. Però
dall’incipit avevo capito subito che mi sarebbe piaciuto.
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