domenica 23 dicembre 2018

RACCONTO DI NATALE: UN PENSIONATO



Decio faceva una tranquilla vita da pensionato, un menage a due: lui e la televisione. Quella mattina di dicembre puntualmente l'accese e si mise ad armeggiare per fare colazione, ascoltando con la coda dell'orecchio, guardando ogni tanto le immagini, mentre metteva la macchinetta del caffè sul fornello, con il telecomando cambiando canale a raffica e senza alcun motivo, mentre preparava il caffellatte con i biscotti, qualche fetta di pane imburrata, un bicchiere di spremuta d'arancia.
Poi di colpo fece mente locale realizzando che le immagini del presentatore del solito rassicurante programma di varietà delle 8 e 30, inspiegabilmente aveva la voce del tenente Colombo, che con un pausato soliloquio spiegava all'insospettabile signora Duncan perché doveva essere stata proprio lei ad avvelenare il suo “adorato” marito.
Girò su canale 4, il presentatore del dibattito politico quotidiano che aveva sempre e sistematicamente evitato, stavolta aveva inequivocabilmente la voce di Sveva Sagramola che intervistava un produttore di olive di Foggia. A seguito intervenivano grossisti, operatori dei frantoi e personaggi dell'industria olearia pugliese, però vestiti di facce imperturbabili, giacche, camice e cravatte di prima qualità che non combinavano con le loro parole, meno ancora con le voci.
Sul terzo un documentario sui Gilet Gialli che avevano messo a ferro e fuoco la Francia di Macron, quella voce però era di Vittorio Gassmann che leggeva con enfasi la lista della spesa.
Alle 10 e 30 il tecnico della televisione dichiarò che l'apparecchio, sebbene fosse un po' attempato, (magari meglio comprarne uno nuovo, più moderno,) funzionava ancora impeccabilmente, andava benissimo dal punto di vista dei fili e dei circuiti, delle relative immagini e pure del suono. A Decio sembrò che quell'uomo fosse troppo distratto dalle continue chiamate di lavoro e della moglie al cellulare, e forse dai suoi pensieri spiccioli e immediati, per accorgersi del cambiamento di voci e di attinenze dei vari personaggi.
Decio non riusciva a mantenere spenta la Tv, da anni viveva in simbiosi con il suo apparecchio Mivar che soprattutto d'inverno gli riempiva tutta la giornata di ripetizioni rassicuranti. Senza non ce la faceva proprio e appena la spegneva la riaccendeva, di continuo, senza poter aspettare che pochi minuti, per poi riscontrare purtroppo e invariabilmente nessun cambiamento di sorta. La sua unica confortante sicurezza nella vita era svanita, non si poteva più nemmeno fidare di Magalli che ora aveva la voce di Piero Angela, di Salvini che parlava come Nanni Moretti, ma a volte anche come Maria De Filippi. Maurizio Costanzo era un Pippo Baudo alternato a Flores, Crozza un improbabile Ernesto Calindri della reclame del Cynar.
Allora notò che la Tv non rispettava nemmeno più le epoche, il sesso degli esseri umani, mischiava tutto. All'inizio non ci aveva fatto caso perché la voce della De Filippi sembra quella di un uomo. Nunzio Filogamo doveva essere morto e sepolto, Corrado non presentava più da una vita, doveva essere morto anche lui, come Tortora e Bettino Craxi.
Renzi parlava attraverso la faccia di varie donne e uomini, (non li riconosceva tutti, ma c'erano Enzo Biagi e la Marchesini,) continuando a non lasciare mai in pace il povero spettatore che non sopportava più quella faccia e anche di quello che poteva dire non gliene fregava niente. In un certo senso era un bene che parlasse attraverso altri volti, ma se fosse stato zitto sarebbe stato assai meglio. Lo stesso Berlusconi intanto si calava nei panni di Brunetta, della Gabbanelli, d'Isabella Biagini e di Claudio Bisio.
Decio non ce la faceva più, i suoi occhi non andavano d'accordo con le orecchie e il cervello... quello neanche a parlarne. Purtroppo era vedovo e in pensione, i figli vivevano lontano e lui non aveva niente da fare. Anche se fuori era freddo assai, si bardò come un palombaro, uscì e andò a fare un giro. Andò a trovare il suo vecchio amico Taddeo che stava lì vicino e per fortuna non aveva nessun guasto al cervello o alla TV e poterono guardare vari programmi parlando del più e del meno, ma si poteva notare subito che là dentro ognuno aveva la sua bella voce e personalità originale. Taddeo però fumava troppo e le finestre non si potevano aprire per il freddo.
Taddeo era più gradevole per telefono.
Se ne dovette scappare dopo meno di mezz'ora, ma si sentì in qualche modo rincuorato. Comprò al volo una televisione nuova e piccola, l'installò trepidante, senza nemmeno togliere quella vecchia sopra il vecchio mobile di fòrmica rossa in cucina... ma il dannato difetto riprese come se non fosse mai stato interrotto. Forse era colpa dell'antenna sul tetto. La fece cambiare da un altro tecnico che gli aveva consigliato Taddeo.
Niente.
Non gli restava che lo psicologo, prese appuntamento nel primo pomeriggio, dal simpatico Gerolamo Nardecchia, che abitava al piano di sotto. Era un bravo professionista nel suo ramo, lo dicevano tutti, infatti non dichiarò che non aveva mai visto né sentito nulla del genere. Lo fece sfogare perbene, gli chiese cose che apparentemente non avevano niente a che fare col caso in questione, non gli dette nessun consiglio finale sennonché la televisione non faceva certo bene, proprio il fatto che dava alla gente ripetizioni rassicuranti delle stesse cose era troppo pericoloso, per la salute mentale dell'individuo, voleva dire, meglio dirigersi su altre robe, più interattive, frequentare gente, impegnarsi in qualcosa di più costruttivo, insomma stare meno da soli che c'era in ballo anche il rischio da non trascurarsi dell'alzheimer.
Decio non gli dette retta, ma appena arrivò a casa riaccese la Tv e si sorprese assai gradevolmente che le voci erano tornate nei personaggi giusti, poté guardare quasi per intero un vecchio film di Macario, ma proprio verso la fine Carlo Campanini cominciò improvvisamente a narrare le ricette di Benedetta.
Dopo vari tentativi, da ogni lato possibile, constatò che lo psicologo gli faceva bene, andava là e parlava per un'ora del suo tremendo guaio televisivo, l'altro quasi dormiva e poi gli spiegava perché non andava bene perdere così il suo tempo, quando poteva fare decine di altre cose. Però quello che contava era che Decio poi tornava a casa, accendeva la TV che funzionava a dovere per un'ora. Certo gli sarebbe costato un patrimonio, la sua pensione non era così illimitata, fu allora che a poco a poco notò che bastava anche che si sfogasse con la portinaia, o con il suo amico Taddeo, con chiunque gli permettesse di tirare fuori il suo guaio. Funzionava come uno scambio, ci guadagnava una relativa autonomia alla TV, se era per mezz'ora aveva una carica da sfruttare subito o più tardi di mezz'ora esatta di televisione. Visitando tutti quelli che conosceva già, cercando di abbordarne di nuovi, sommando i tempi di conversazione, otteneva l'equivalente di autonomia televisiva di cui aveva bisogno, con le voci esattamente corrispondenti ai personaggi.
La gente lo sopportava poco però e lo evitavano, sempre di più, era troppo noioso, pensavano che avesse già un alzheimer prematuro, così lui fu obbligato a far caso al particolare che quel meccanismo provvidenziale funzionava anche se non si lamentava del suo problema, bastava parlare con loro, chiacchierare del più o del meno. Quando quelli notarono che non parlava più del suo guaio televisivo iniziarono ad apprezzarlo di più e lui vide che non era necessario che parlasse sempre lui, funzionava anche quando ascoltava. Allora anche quelli che prima scappavano si accostarono alla sua nuova personalità, più affabile e comunicativa che si prestava addirittura a seguire e commentare i loro crucci, insomma ogni sfogo di cui potessero approfittare e non erano pochi né semplici.
A un certo punto le ore di conversazione trai vari individui, raccattati da ogni lato, diventarono più delle ore che lui umanamente poteva usare per seguire i programmi televisivi. Però si stupì che gliene importava sempre meno e che intanto la gente lo apprezzava sempre di più.
Decio divenne un pensionato molto benvoluto e nel quartiere tutti lo frequentavano con piacere, lo andavano a trovare anche in gruppo, la TV spesso rimaneva accesa con la voce bassa e chi parlava poteva essere il tenente Colombo come Matteo Renzi, se anche la voce fosse stata di Berlusconi nessuno ci faceva più caso.


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