Decio faceva
una tranquilla vita da pensionato, un menage a due: lui e la
televisione. Quella mattina di dicembre puntualmente l'accese e si
mise ad armeggiare per fare colazione, ascoltando con la coda
dell'orecchio, guardando ogni tanto le immagini, mentre metteva la
macchinetta del caffè sul fornello, con il telecomando cambiando
canale a raffica e senza alcun motivo, mentre preparava il
caffellatte con i biscotti, qualche fetta di pane imburrata, un
bicchiere di spremuta d'arancia.
Girò su
canale 4, il presentatore del dibattito politico quotidiano che aveva
sempre e sistematicamente evitato, stavolta aveva inequivocabilmente
la voce di Sveva Sagramola che intervistava un produttore di olive di
Foggia. A seguito intervenivano grossisti, operatori dei frantoi e
personaggi dell'industria olearia pugliese, però vestiti di facce
imperturbabili, giacche, camice e cravatte di prima qualità che non
combinavano con le loro parole, meno ancora con le voci.
Sul terzo un
documentario sui Gilet Gialli che avevano messo a ferro e fuoco la
Francia di Macron, quella voce però era di Vittorio Gassmann che
leggeva con enfasi la lista della spesa.
Alle
10 e 30 il tecnico della televisione dichiarò che l'apparecchio,
sebbene fosse un po' attempato, (magari meglio comprarne uno nuovo,
più moderno,) funzionava ancora impeccabilmente, andava benissimo
dal punto di vista dei fili e dei circuiti, delle relative immagini e
pure del suono. A Decio sembrò che quell'uomo fosse troppo distratto
dalle continue chiamate di lavoro e della moglie al cellulare, e
forse dai suoi pensieri spiccioli e immediati, per accorgersi del
cambiamento di voci e di attinenze dei vari personaggi.
Decio non
riusciva a mantenere spenta la Tv, da anni viveva in simbiosi con il
suo apparecchio Mivar che soprattutto d'inverno gli riempiva tutta la
giornata di ripetizioni rassicuranti. Senza non ce la faceva proprio
e appena la spegneva la riaccendeva, di continuo, senza poter
aspettare che pochi minuti, per poi riscontrare purtroppo e
invariabilmente nessun cambiamento di sorta. La sua unica
confortante sicurezza nella vita era svanita, non si poteva più
nemmeno fidare di Magalli che ora aveva la voce di Piero Angela, di
Salvini che parlava come Nanni Moretti, ma a volte anche come Maria
De Filippi. Maurizio Costanzo era un Pippo Baudo alternato a Flores,
Crozza un improbabile Ernesto Calindri della reclame del Cynar.
Allora notò
che la Tv non rispettava nemmeno più le epoche, il sesso degli
esseri umani, mischiava tutto. All'inizio non ci aveva fatto caso
perché la voce della De Filippi sembra quella di un uomo. Nunzio
Filogamo doveva essere morto e sepolto, Corrado non presentava più
da una vita, doveva essere morto anche lui, come Tortora e Bettino
Craxi.
Renzi
parlava attraverso la faccia di varie donne e uomini, (non li
riconosceva tutti, ma c'erano Enzo Biagi e la Marchesini,)
continuando a non lasciare mai in pace il povero spettatore che non
sopportava più quella faccia e anche di quello che poteva dire non
gliene fregava niente. In un certo senso era un bene che parlasse
attraverso altri volti, ma se fosse stato zitto sarebbe stato assai
meglio. Lo stesso Berlusconi intanto si calava nei panni di Brunetta,
della Gabbanelli, d'Isabella Biagini e di Claudio Bisio.
Decio non ce
la faceva più, i suoi occhi non andavano d'accordo con le orecchie e
il cervello... quello neanche a parlarne. Purtroppo era vedovo e in
pensione, i figli vivevano lontano e lui non aveva niente da fare.
Anche se fuori era freddo assai, si bardò come un palombaro, uscì e
andò a fare un giro. Andò a trovare il suo vecchio amico Taddeo che
stava lì vicino e per fortuna non aveva nessun guasto al cervello o
alla TV e poterono guardare vari programmi parlando del più e del
meno, ma si poteva notare subito che là dentro ognuno aveva la sua
bella voce e personalità originale. Taddeo però fumava troppo e le
finestre non si potevano aprire per il freddo.
Taddeo era
più gradevole per telefono.
Se ne
dovette scappare dopo meno di mezz'ora, ma si sentì in qualche modo
rincuorato. Comprò al volo una televisione nuova e piccola,
l'installò trepidante, senza nemmeno togliere quella vecchia sopra
il vecchio mobile di fòrmica rossa in cucina... ma il dannato
difetto riprese come se non fosse mai stato interrotto. Forse era
colpa dell'antenna sul tetto. La fece cambiare da un altro tecnico
che gli aveva consigliato Taddeo.
Niente.
Non gli
restava che lo psicologo, prese appuntamento nel primo pomeriggio,
dal simpatico Gerolamo Nardecchia, che abitava al piano di sotto. Era
un bravo professionista nel suo ramo, lo dicevano tutti, infatti non
dichiarò che non aveva mai visto né sentito nulla del genere. Lo
fece sfogare perbene, gli chiese cose che apparentemente non avevano
niente a che fare col caso in questione, non gli dette nessun
consiglio finale sennonché la televisione non faceva certo bene,
proprio il fatto che dava alla gente ripetizioni rassicuranti delle
stesse cose era troppo pericoloso, per la salute mentale
dell'individuo, voleva dire, meglio dirigersi su altre robe, più
interattive, frequentare gente, impegnarsi in qualcosa di più
costruttivo, insomma stare meno da soli che c'era in ballo anche il
rischio da non trascurarsi dell'alzheimer.
Decio non
gli dette retta, ma appena arrivò a casa riaccese la Tv e si
sorprese assai gradevolmente che le voci erano tornate nei personaggi
giusti, poté guardare quasi per intero un vecchio film di Macario,
ma proprio verso la fine Carlo Campanini cominciò improvvisamente a
narrare le ricette di Benedetta.
Dopo vari
tentativi, da ogni lato possibile, constatò che lo psicologo gli
faceva bene, andava là e parlava per un'ora del suo tremendo guaio
televisivo, l'altro quasi dormiva e poi gli spiegava perché non
andava bene perdere così il suo tempo, quando poteva fare decine di
altre cose. Però quello che contava era che Decio poi tornava a
casa, accendeva la TV che funzionava a dovere per un'ora. Certo gli
sarebbe costato un patrimonio, la sua pensione non era così
illimitata, fu allora che a poco a poco notò che bastava anche che
si sfogasse con la portinaia, o con il suo amico Taddeo, con chiunque
gli permettesse di tirare fuori il suo guaio. Funzionava come uno
scambio, ci guadagnava una relativa autonomia alla TV, se era per
mezz'ora aveva una carica da sfruttare subito o più tardi di
mezz'ora esatta di televisione. Visitando tutti quelli che conosceva
già, cercando di abbordarne di nuovi, sommando i tempi di
conversazione, otteneva l'equivalente di autonomia televisiva di cui
aveva bisogno, con le voci esattamente corrispondenti ai personaggi.
La gente lo
sopportava poco però e lo evitavano, sempre di più, era troppo
noioso, pensavano che avesse già un alzheimer prematuro, così lui
fu obbligato a far caso al particolare che quel meccanismo
provvidenziale funzionava anche se non si lamentava del suo problema,
bastava parlare con loro, chiacchierare del più o del meno. Quando
quelli notarono che non parlava più del suo guaio televisivo
iniziarono ad apprezzarlo di più e lui vide che non era necessario
che parlasse sempre lui, funzionava anche quando ascoltava. Allora
anche quelli che prima scappavano si accostarono alla sua nuova
personalità, più affabile e comunicativa che si prestava
addirittura a seguire e commentare i loro crucci, insomma ogni sfogo
di cui potessero approfittare e non erano pochi né semplici.
A un certo
punto le ore di conversazione trai vari individui, raccattati da ogni
lato, diventarono più delle ore che lui umanamente poteva usare per
seguire i programmi televisivi. Però si stupì che gliene importava
sempre meno e che intanto la gente lo apprezzava sempre di più.
Decio
divenne un pensionato molto benvoluto e nel quartiere tutti lo
frequentavano con piacere, lo andavano a trovare anche in gruppo, la
TV spesso rimaneva accesa con la voce bassa e chi parlava poteva
essere il tenente Colombo come Matteo Renzi, se anche la voce fosse
stata di Berlusconi nessuno ci faceva più caso.
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