Camilo
Barnaba Diaz, musicista, 37 anni di S.Paulo, celibe
“Che
strumento suona?”
“Tutti.
Non perfettamente, ma non faccio eccezioni. La chitarra acustica però
è la mia preferita, quella anche che suono meglio.”
“Ha
imparato in scuole musicali specializzate?”
“No, sono
completamente autodidatta.”
“Secondo
lei non vale la pena frequentare una scuola di musica?”
“No, non
direi in senso assoluto, ma solo che ci sono persone che sono portate
e altre che sono negate, a vari livelli, inoltre se uno c'ha della
passione autentica è molto avvantaggiato.”
“Fa
schifo, ma è anche bella, come quella antica, insomma ce n'è per
tutti i gusti. Il lato buono è che è sempre più diffusa, più
sfaccettata, più tecnologica, si cerca di preservare anche gli
strumenti ancestrali o solo antichi... quello brutto però è che dal
pescivendolo al negozio di pompe funebri ti devi sempre sorbire
musica, almeno nelle grandi città. Non entro nel merito dei gusti
personali, ma qua in Brasile la musica è una violenza, uno non è
mai libero di scegliere quale ascoltare e a quale volume, non so
perché abbiano inventato quelle cuffiette che uno è libero di
spaccarsi i timpani da solo ma non rompe le scatole a nessuno. Quando
vado nel mio povero paese di nascita, nello stato di Pernambuco, la
cosa più bella è quando entro in un negozio c'è ancora del
silenzio, se non parla nessuno, se non ci sono cani che abbaiano, o
qualcuno che parla con il cellulare, altra piaga dell'epoca moderna,
che siamo condannati ad ascoltare le conversazioni urlate di gente
che sembra orgogliosa di passare i propri fatti di vita a tutti
intorno a loro. Sembra che il silenzio spaventi sempre di più la
gente, invece è una bella cosa, anzi bellissima, impossibile a
trovarsi nella grande città, ma sempre più raro anche nelle medie e
piccole.”
“Perché
ha scelto la caotica S.Paulo, allora?”
“Perché
qua un musicista riesce a sopravvivere suonando anche buona musica,
certo mi tocca di aggregarmi a gruppi di brutta e pessima musica, ma
se uno ce l'ha nel sangue va dietro al ritmo e alla fine chi se ne
frega, se la gode lo stesso... o quasi. Ascoltarla già è un'altra
roba, se si potesse scegliere, ma si sa che la testa vuota è la
padella del diavolo...”
“Lei quale
preferisce, per esempio?”
“Ho gusti
molto precisi, per ascoltare preferisco roba calma, se devo ballare o
suonare allora vado più sul ritmato, è chiaro. Inoltre un autore o
un interprete non lo accetto completamente, tutti fanno roba
migliore, mediana e peggiore; secondo i miei gusti. Anche i mostri
sacri molto eclettici come David Bowie, o Gilberto Gil per rimanere
in Brasile, hanno fatto più roba buona che cattiva, ma anche loro
sono umani. Se ho bevuto qualche birra preferisco roba nordestina,
samba per ballare, roba lenta e tranquilla se sono stanco, se trovo
del silenzio me lo assaporo beatamente, ma qui non mi succede mai. La
gente non conosce il silenzio, lo evita sempre di più, per questo
gli fa paura.”
“Perché
non si è sposato?”
“Bella
domanda. Forse perché la musica non me lo ha permesso, poi quando ho
trovato quelle fanciulle che mi avrebbero rivoluzionato tutto il
precedente comportamento, allora sono state loro a scappare via. E
avevano ragione. Forse un giorno mi ritirerò in campagna, magari
fuori dal Brasile, che ne so, in Europa. Allora magari metterò su
una specie di famiglia, chi lo sa?”
“Qual è
per lei il senso della vita?”
“Divertirsi,
stare bene, amare, non solo gente o animali, ma avere delle passioni
forti, sogni realizzabili e poi realizzarli, come fare musica,
comporre e eseguire la nostra stessa opera... ma potrebbe essere
qualsiasi altra cosa che ci fa scordare il tempo, che per ore ci
dimentichiamo di bere, di mangiare, di andare al gabinetto... anche
fare modellismo, magari per qualcuno, che ne so, camminare in mezzo
alla natura...”
“Come vede
la relazione tra il tempo e lo spazio, lei che è un artista ci deve
pensare abbastanza.”
“Sì. Ci
penso ma non so trovare un rapporto efficace per me accettabile in
maniera razionale, dentro la routine della vita di tutti i giorni,
specialmente in una città caotica come S.Paulo. Comunque il tempo
per me rappresenta più dello spazio, in termini d'importanza vitale,
se non ho tempo sto male, dello spazio chi ha immaginazione ne fa più
facilmente a meno. Questa relazione è un po' la chiave del
consumismo, ovvero: chi ha meno tempo da' più importanza alle cose
materiali, chi ha più tempo invece da' più valore a quelle
spirituali, come un artista, ma anche un mistico, un filosofo...
persone che apprezzano più l'essere che l'avere, insomma.”
“Secondo
lei le menti più semplici tendono più facilmente all'avere e quelle
più agilizzate cercano l'essere, di preferenza?”
“Ecco,
credo che sia un po' così.”
Nessun commento:
Posta un commento