domenica 12 agosto 2018

LA COMMEDIA DELL'ARTE




Per esempio il mio amico Marchino è una persona molto sensibile, simpatica e spontanea, ma è difficile raccontare le sue faccette e i suoi atteggiamenti con le parole, perché la sua comicità e autenticità sono espresse invece più visivamente che letterariamente, quindi qui partendo da una sua battuta veramente detta in quel contesto, ho immaginato altre cose dette da lui, che poi lo hanno trasformato in una persona buffa ma diversa.

La ragazza prende le due birre Heineken dal frigo e dice a Marchigno:
“Queste qui sono sette.” Lui è un tipo scherzoso e conosce la ragazza perché è cliente frequente della pizzeria e replica:
“No. Queste qui sono due.”
La ragazza d'acchito non capisce la battuta, o non ha eccessiva voglia di giocare con le parole.
“Intendevo quanto costano.” Dice battendo i numeri sulla tastiera della cassa.
“Allora, visto che qui siamo in pizzeria e non a teatro, la tua frase è stata male impostata.”
“Ah sì? E come avrei dovuto dire secondo te?” Chiede  lei sbuffando.
“Non importa, lascia fare, ormai è tardi.”
“E che ore sarebbero?”
“Le ventuno e zero-zero, insomma le nove di sera, approssimativamente.”
“Beh, credo che la sintassi della lingua italiana farebbe uno straordinario, una volta tanto, anche se non retribuito. Se è per una giusta causa...”
“Questa è buona. Vedi che mi sono sbagliato su di te.” 
“Magari. E per quella frase altrimenti ben impostata?” Marchigno fa quella faccetta, mentre dice una cosa, che si capisce che ne potrebbe sottintendere un'altra qualsiasi.
“No, non importa, se fossimo stati a teatro mi avresti fatto da spalla e così dicendo mi hai dato l'in-put per risponderti in maniera comica.”
“Hai ragione. Da tanto tempo non ridevo così.”
La faccia della ragazza è completamente seria, Marchigno invece sorride e dice:
“Non lo faccio di proposito, mi esce automaticamente, appena detta la battuta, a volte mi rendo conto che fa schifo, ma ormai è fatta. Il teatro di una volta si basava sull'improvvisazione. Tipo la commedia dell'arte che fu un po' la scuola anche di Totò. Io sono un tipo un po' demodé, un po' all'antica, ma tu non farci caso.”
“Mi rendo conto.” Dice lei con l'aria di chi invece non ha capito una parola. Arrivano le due pizze fumanti e inscatolate. Marchigno mette mano al portafogli.
“Tempo scaduto. Vi devo qualcosa?”
“Venticinque euri tondi-tondi.”
“Ce li ho solo rettangolari.” Dichiara lui mentre mostra i soldi dispiaciuto. La ragazza si trova di nuovo disorientata, ci pensa su un attimo e poi risponde:
"Vabbè, per stavolta me li piglio così come sono."
"Nooo, qui ti dovevi arrabbiare! Sennò non fa ridere! Però ho notato che hai detto euri, questo può far ridere qualche mente più sottile."
Lei quasi gli strappa il denaro dalla mano:
"Ma te affanculo, non ti ci ha mai mandato nessuno?!"
"No, cioè sì, e pure abbastanza frequentemente... però anche così funziona, questo dialogo, mi pare. L'importante è che quando io faccio la battuta tu non mi devi assolutamente assecondare, come hai appena fatto e soprattutto non devi ridere. In questo sei brava assai."
Un attimo di silenzio, la gente attorno assiste interessata,  lei cerca di liberarsene esasperata:
“Arrivederci e grazie.”
“Ciao, scrivi.”

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