domenica 30 ottobre 2022

SAN GATTOLANO CI RIPROVA


 

L'approccio filosofico che noi dovremmo avere verso il nostro mondo, potrebbe essere uno sguardo spassionato sulle manifestazioni circostanti e spesso incomprensibili, sulle quali noi non possiamo interferire più di tanto.

Questa è la parte più facile.

La più difficile è riuscire a evitare che tutti questi incredibili fenomeni naturali attorno a noi non ci travolgano, come una tsunami senza guinzaglio.

La filosofia ci dovrebbe servire a non soffrirne eccessivamente, ma non si può pensare di essere superiori e intoccabili, la nostra eventuale saggezza deve servire anche a questo.

I fenomeni di cui parlo sono il sole, il vento e la pioggia, le conseguenti tempeste e i terremoti, ma anche la burocrazia, la politica, le banche e la guerra; insomma le inevitabili catastrofi e le calamità naturali che non puoi affrontare, ma solo cercare di adattarti, se possibile di evitarle del tutto.

È difficile condurre i sentimenti per mano per esempio, dove magari valgano la pena di essere sentiti, quelli non ce l'hanno nemmeno la mano, neppure un manico qualsiasi che si possa stringere, per impedirgli che lo spazio e il tempo non se li portino via.

Quelli sono instabili e volatili, insomma non hanno capacità di stare lì ad aspettare, non sanno soffrire, non vogliono proprio.

Come si fa?

Anche in farmacia, per le malattie dei sentimenti non ci sono pasticche veramente efficaci, si tende a eliminare provvisoriamente i sintomi, ma non il male in sé.

Gli sprovveduti di me dicono che sono un saggio, perché ogni tanto indovino il futuro, ma non considerano mai tutte le volte, che da uno stretto punto di vista di risultati, io ho fallito.

 Un tempo mi davo addirittura da fare a nasconderle, le previsioni errate, ora invece cerco di avvertire tutti quelli che hanno a che fare con me, che sono uno che cerca di pensare e considerare i fatti del passato per intravedere un possibile presente, sì, ma il futuro mi sbugiarda spesso se non volentieri, e detto tra noi è anche meglio così.

Ho un pezzo di terreno alberato, da sempre vivo qui, ma cercano a rotazione di confiscarmelo o di comprarmelo, per farci passare una grande strada che dicono porterà benestare e ricchezza al nostro paese.

I soliti discorsi per non dire che loro ne trarranno benestare e ricchezza e che i poveri, se niente c’è, diventeranno probabilmente più poveri, io perderò il terreno dove sono nato e la mia vecchia casa dovrà essere abbattuta.

Si tratta di un piccolo uomo potente, per lo più, che comanda la nostra assemblea, un titolo che ha raggiunto con l'inganno e i soldi degli altri. Lo so che l’idea è sua, è una delle sue trovate, come tante altre ne ha già avute di simili e funeste, che poi alla fine non ci ha guadagnato niente nemmeno lui, se non dei vaffanculi a 360 gradi.

Ci sono due tipi di persone, quelle che vogliono sapere la verità e quelle che vogliono avere ragione. Diciamo che in tutte ci sono le due tendenze, in alcuni individui una delle due predomina, ma dipende anche dai momenti, da vari contesti, dagli altri individui con cui si stia eventualmente discutendo.

Pur sapendo dell'esistenza di questi aspetti, ci si lascia prendere la mano, come mi capita spesso, che trovandomi di fronte a muri di indifferenza all'altrui parere, rinuncio a esprimermi, o anche quando gli altri sono talmente privi di idee che accettano ogni cosa che tu dica.

In senso generale trovo molto raro e difficile incontrare persone aperte alle idee altrui o che addirittura abbiano solo la pazienza di mettere in virtuale dubbio le proprie. La conversazione sarebbe assai interessante se si avesse la pazienza di ascoltare e poi di discutere apertamente le proprie idee, confrontandole con quelle degli altri, raccontando tranquillamente le proprie esperienze. Non succede quasi mai, i meccanismi sono quelli, per cui le persone ingannano sé stesse e di conseguenza gli altri.

Per applicare il proprio pensiero alla vita di tutti i giorni si consiglia prima di tutto di sceglierlo bene, considerando anche il fine settimana come realtà non solo possibile, ma pure auspicabile. Le regole ottenute si possono anche poi cambiare, se si notasse uno o più errori di forma o di contenuto. Nella messa in pratica ci si accorge sempre di qualcosa che non funziona a dovere, in seguito distrattamente si sostituiscono le cose che invece andavano bene. Situazione da evitare assolutamente è ingannare sé stessi, di conseguenza gli altri, magari quelli si incazzano e ci danno delle mazzate. Eventualmente prima ingannare gli altri e poi noi stessi. O contemporaneamente. Forse meglio non ingannare nessuno, se e quando fosse possibile.

Dicono che il mio terreno è inattivo, ma qui vivono decine di gatti allo stato brado, personalmente io ci faccio le attività che più mi aggradano come passeggiare e guardare la natura, insomma ci vivo da sempre e mi delizio ogni giorno della sua selvaggia bellezza, che ricopre una collina dalla soave curvatura e non essendo recintato e prossimo al paese i bambini ci vengono a giocare.

Il mare sotto è a quasi cento metri di distanza, ma dalla mia collina c’è una vista spettacolare, che gli stessi gatti si mettono ad ammirare sbalorditi, ma senza dimostrarlo apertamente, fa parte del loro modo di fare.

Siamo una non del tutto disgraziata minoranza culturale, linguistica e religiosa politeistica.

Il nostro principale Dio Hamma, una specie di Zeus gattonato, ha sembianze indubbiamente umane ma anche feline, a me sembra un giaguaro su due zampe, marrone con le macchie beige, possessore di un’infinita saggezza e di uno sguardo piuttosto perso negli spazi siderali.

Va da sé che il governo della nazione attorno ci ignora, come è normale. Le nazioni stesse sono un concetto abbastanza recente nel mondo, gli stessi esseri umani sono arrivati da poco.

Insomma una nazione per contro nostro, per quanto auspicabile, alla luce degli ultimi capricci degli uomini, non possiamo avercela, meglio non pensarci.

 Da una parte è un male che sia così, da tutte le altre è meglio, godiamoci il mondo finché possiamo, perché quando gli verrà in mente di fare di noi un pittoresco ex villaggio di pescatori e cacciatori, seppelliranno sotto il cemento le nostre proteste e non farà differenza se siamo chi siamo, se c’è un progetto per fare dei soldi, noi o gli altri non potremo farci niente.

San Gattolano è stata chiamata così per la sua alta densità di felini, non necessariamente domestici, ma qui tutti hanno un gatto, alcuni due, altri multipli di tre. Io per esempio non so quanti ne ho, perché non dormono in casa, ma nel bosco e meno male che si trovano da mangiare da soli, sennò sarei rovinato.

Riassumendo questi qua non sono domestici né selvatici e in questo ci danno un esempio di libertà, che gli uomini forse sanno cosa sia, ne parlano a destra e a sinistra, non solo politicamente, ma sul nostro pianeta non sanno come e dove trovarne. Quelli che vivono nelle praterie sconfinate e nelle foreste ne pagano un metaforico prezzo troppo alto per loro, ma diciamo pure per noi.

Insomma, durante una notte ventosa, un grosso ramo di un albero assai alto si è rotto ed è caduto sugli alberelli di sotto, ma una parte della sua forte nervatura e la soprastante corteccia non si è completamente staccata. Imbracato e sostenuto dalle sottostanti piante piccole e flessibili, è rimasto lì, a mettere in pericolo chi ci passa di sotto, perché tra legno, muschio e piante parassite è assai pesante e se cade improvvisamente quando passa qualcuno sono guai e sfaceli relativi.

Pur essendo già un vecchietto, mi sono dato da fare per buttarlo giù. Prima ho segato la parte ancora attaccata all'albero, poi alcuni rami più piccoli che da sotto lo sostenevano, poi ho cercato con una corda di trascinarlo giù.

Niente da fare.

Più che altro ne avevo timore per i gatti e i bambini, allora ho avvertito padri e madri. I felini, genitori e figli, hanno tutti una dotazione di sette vite, ma sono curiosi e amano il pericolo, insomma sette per loro sono poche e se le consumano abbastanza rapidamente.

I vicini mi hanno aiutato a fare un altro tentativo, ma non ci siamo riusciti, era troppo pesante e troppo ben incastrato tra i rami di sotto. Da questo abbiamo capito che non sarebbe caduto facilmente e ce ne siamo proprio dimenticati.

Non è che io non ci creda al destino, ammetto anzi che esista e questa storia ne è prova e testimone, solo che non è l'unica regola del mondo.

 Azioni e reazioni non sono strettamente legate come dicono, nel mezzo entrano tante altre cose, che volenti o nolenti noi esseri limitati non possiamo prevedere, né tantomeno controllare.

Prima di tutti il fattore umano, che forse consideriamo come una cosa automatica, ma non lo è, non è affatto prevedibile. Come le bizze di un tempo che un giorno è sereno e freddo, poi diventa caldo e umido, dopo viene una burrasca e poi tutto di nuovo, a rotazione, ma i tempi e i luoghi sono misteriosi, eppure hanno una loro logica, solo che noi non la capiamo che in maniera retroattiva e allora serve a poco o nulla.

Sono passati sette mesi e il tempo atmosferico dunque è cambiato, come di solito succede in primavera, più volte e in modo repentino. Proprio mentre una nota coppia di gatti inseparabile passava sotto il tronco malefico, e con una scossa violenta e maligna quello è crollato giù, il vento da noi spesso è forte e risponde a regole che lui solo sa.

I due gatti, fratello e sorella, erano grassi e lenti, di proprietà del sindaco, che li riempiva di leccornie e attenzioni, non avendo moglie né figli.

All’inizio è saltato su come un ossesso e voleva iniziare subito i lavori per la strada, da notare che erano le quattro di notte, e senza l’approvazione del consiglio del paese, accusando me di aver previsto e provocato tale disgrazia per vendicarmi di lui.

Io però avevo solo detto, e prima che si parlasse di quei lavori per la maledetta strada, che la mia collina, così tutta piena di alberi era necessaria, sennò l’erosione e le frane avrebbero messo in pericolo il paese sottostante, trascinato tutto giù verso valle, poi nel mare.

Il consiglio di San Gattolano in blocco, per una volta, ha pensato ai propri interessi, che sono poi quelli del villaggio, e mi ha protetto dalle sue furie.

Dopo si è velocemente spento, ha lasciato la politica, la barba e i capelli incolti, vestito con una leggera e colorata tunica forse di tipo indiano, vaga per i prati e i boschi, porta da mangiare ai gatti, gli parla come a dei figli e loro lo guardano e si grattano le pulci, lo soppesano e lo considerano con la loro atavica saggezza, insomma lo apprezzano magari, con la solita malcelata e felina indifferenza.

 

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