L'approccio
filosofico che noi dovremmo avere verso il nostro mondo, potrebbe essere
uno sguardo spassionato sulle manifestazioni circostanti e spesso incomprensibili, sulle quali noi non possiamo interferire più di tanto.
Questa
è la parte più facile.
La
più difficile è riuscire a evitare che tutti questi incredibili fenomeni naturali attorno a noi non ci travolgano, come una tsunami senza guinzaglio.
La
filosofia ci dovrebbe servire a non soffrirne eccessivamente, ma non si può
pensare di essere superiori e intoccabili, la nostra eventuale saggezza deve
servire anche a questo.
I
fenomeni di cui parlo sono il sole, il vento e la pioggia, le conseguenti tempeste e i terremoti, ma anche la
burocrazia, la politica, le banche e la guerra; insomma le inevitabili catastrofi e le calamità
naturali che non puoi affrontare, ma solo cercare di adattarti, se possibile di
evitarle del tutto.
È
difficile condurre i sentimenti per mano per esempio, dove magari valgano la
pena di essere sentiti, quelli non ce l'hanno nemmeno la mano, neppure un
manico qualsiasi che si possa stringere, per impedirgli che lo spazio e il
tempo non se li portino via.
Quelli
sono instabili e volatili, insomma non hanno capacità di stare lì ad aspettare, non sanno soffrire, non vogliono proprio.
Come
si fa?
Anche in farmacia, per le malattie dei sentimenti non ci sono pasticche veramente efficaci, si tende a eliminare provvisoriamente i sintomi, ma non il male in sé.
Gli
sprovveduti di me dicono che sono un saggio, perché ogni tanto indovino il
futuro, ma non considerano mai tutte le volte, che da uno stretto punto di
vista di risultati, io ho fallito.
Un tempo mi davo addirittura da fare a
nasconderle, le previsioni errate, ora invece cerco di avvertire tutti quelli
che hanno a che fare con me, che sono uno che cerca di pensare e considerare i
fatti del passato per intravedere un possibile presente, sì, ma il futuro mi
sbugiarda spesso se non volentieri, e detto tra noi è anche meglio così.
Ho
un pezzo di terreno alberato, da sempre vivo qui, ma cercano a rotazione di confiscarmelo
o di comprarmelo, per farci passare una grande strada che dicono porterà benestare
e ricchezza al nostro paese.
I
soliti discorsi per non dire che loro ne trarranno benestare e ricchezza e che i
poveri, se niente c’è, diventeranno probabilmente più poveri, io perderò il
terreno dove sono nato e la mia vecchia casa dovrà essere abbattuta.
Si
tratta di un piccolo uomo potente, per lo più, che comanda la nostra assemblea,
un titolo che ha raggiunto con l'inganno e i soldi degli altri. Lo so che
l’idea è sua, è una delle sue trovate, come tante altre ne ha già avute di
simili e funeste, che poi alla fine non ci ha guadagnato niente nemmeno lui, se
non dei vaffanculi a 360 gradi.
Ci sono due tipi di persone, quelle che
vogliono sapere la verità e quelle che vogliono avere ragione. Diciamo che in
tutte ci sono le due tendenze, in alcuni individui una delle due predomina, ma
dipende anche dai momenti, da vari contesti, dagli altri individui con cui si
stia eventualmente discutendo.
Pur sapendo dell'esistenza di questi
aspetti, ci si lascia prendere la mano, come mi capita spesso, che trovandomi
di fronte a muri di indifferenza all'altrui parere, rinuncio a esprimermi, o
anche quando gli altri sono talmente privi di idee che accettano ogni cosa che
tu dica.
In senso generale trovo molto raro e
difficile incontrare persone aperte alle idee altrui o che addirittura abbiano
solo la pazienza di mettere in virtuale dubbio le proprie. La conversazione
sarebbe assai interessante se si avesse la pazienza di ascoltare e poi di discutere apertamente le proprie idee, confrontandole con quelle degli altri,
raccontando tranquillamente le proprie esperienze. Non succede quasi mai, i
meccanismi sono quelli, per cui le persone ingannano sé stesse e di conseguenza
gli altri.
Per
applicare il proprio pensiero alla vita di tutti i giorni si consiglia prima di
tutto di sceglierlo bene, considerando anche il fine settimana come realtà non
solo possibile, ma pure auspicabile. Le regole ottenute si possono anche poi
cambiare, se si notasse uno o più errori di forma o di contenuto. Nella messa
in pratica ci si accorge sempre di qualcosa che non funziona a dovere, in
seguito distrattamente si sostituiscono le cose che invece andavano bene.
Situazione da evitare assolutamente è ingannare sé stessi, di conseguenza gli
altri, magari quelli si incazzano e ci danno delle mazzate. Eventualmente prima
ingannare gli altri e poi noi stessi. O contemporaneamente. Forse meglio non
ingannare nessuno, se e quando fosse possibile.
Dicono
che il mio terreno è inattivo, ma qui vivono decine di gatti allo stato brado,
personalmente io ci faccio le attività che più mi aggradano come passeggiare e
guardare la natura, insomma ci vivo da sempre e mi delizio ogni giorno della sua
selvaggia bellezza, che ricopre una collina dalla soave curvatura e non essendo
recintato e prossimo al paese i bambini ci vengono a giocare.
Il
mare sotto è a quasi cento metri di distanza, ma dalla mia collina c’è una
vista spettacolare, che gli stessi gatti si mettono ad ammirare sbalorditi, ma
senza dimostrarlo apertamente, fa parte del loro modo di fare.
Siamo
una non del tutto disgraziata minoranza culturale, linguistica e religiosa
politeistica.
Il
nostro principale Dio Hamma, una specie di Zeus gattonato, ha sembianze
indubbiamente umane ma anche feline, a me sembra un giaguaro su due zampe, marrone
con le macchie beige, possessore di un’infinita saggezza e di uno sguardo
piuttosto perso negli spazi siderali.
Va
da sé che il governo della nazione attorno ci ignora, come è normale. Le
nazioni stesse sono un concetto abbastanza recente nel mondo, gli stessi esseri
umani sono arrivati da poco.
Insomma
una nazione per contro nostro, per quanto auspicabile, alla luce degli ultimi
capricci degli uomini, non possiamo avercela, meglio non pensarci.
Da una parte è un male che sia così, da tutte
le altre è meglio, godiamoci il mondo finché possiamo, perché quando gli verrà
in mente di fare di noi un pittoresco ex villaggio di pescatori e cacciatori,
seppelliranno sotto il cemento le nostre proteste e non farà differenza se
siamo chi siamo, se c’è un progetto per fare dei soldi, noi o gli altri non
potremo farci niente.
San
Gattolano è stata chiamata così per la sua alta densità di felini, non
necessariamente domestici, ma qui tutti hanno un gatto, alcuni due, altri
multipli di tre. Io per esempio non so quanti ne ho, perché non dormono in casa,
ma nel bosco e meno male che si trovano da mangiare da soli, sennò sarei
rovinato.
Riassumendo
questi qua non sono domestici né selvatici e in questo ci danno un esempio di
libertà, che gli uomini forse sanno cosa sia, ne parlano a destra e a sinistra,
non solo politicamente, ma sul nostro pianeta non sanno come e dove trovarne. Quelli
che vivono nelle praterie sconfinate e nelle foreste ne pagano un metaforico prezzo
troppo alto per loro, ma diciamo pure per noi.
Insomma,
durante una notte ventosa, un grosso ramo di un albero assai alto si è rotto ed
è caduto sugli alberelli di sotto, ma una parte della sua forte nervatura e la soprastante
corteccia non si è completamente staccata. Imbracato e sostenuto dalle
sottostanti piante piccole e flessibili, è rimasto lì, a mettere in pericolo
chi ci passa di sotto, perché tra legno, muschio e piante parassite è assai
pesante e se cade improvvisamente quando passa qualcuno sono guai e sfaceli
relativi.
Pur
essendo già un vecchietto, mi sono dato da fare per buttarlo giù. Prima ho
segato la parte ancora attaccata all'albero, poi alcuni rami più piccoli che da
sotto lo sostenevano, poi ho cercato con una corda di trascinarlo giù.
Niente
da fare.
Più
che altro ne avevo timore per i gatti e i bambini, allora ho avvertito padri e
madri. I felini, genitori e figli, hanno tutti una dotazione di sette vite, ma
sono curiosi e amano il pericolo, insomma sette per loro sono poche e se le consumano
abbastanza rapidamente.
I
vicini mi hanno aiutato a fare un altro tentativo, ma non ci siamo riusciti,
era troppo pesante e troppo ben incastrato tra i rami di sotto. Da questo
abbiamo capito che non sarebbe caduto facilmente e ce ne siamo proprio
dimenticati.
Non
è che io non ci creda al destino, ammetto anzi che esista e questa storia ne è
prova e testimone, solo che non è l'unica regola del mondo.
Azioni e reazioni non sono strettamente legate
come dicono, nel mezzo entrano tante altre cose, che volenti o nolenti noi esseri
limitati non possiamo prevedere, né tantomeno controllare.
Prima
di tutti il fattore umano, che forse consideriamo come una cosa automatica, ma
non lo è, non è affatto prevedibile. Come le bizze di un tempo che un giorno è
sereno e freddo, poi diventa caldo e umido, dopo viene una burrasca e poi tutto
di nuovo, a rotazione, ma i tempi e i luoghi sono misteriosi, eppure hanno una
loro logica, solo che noi non la capiamo che in maniera retroattiva e allora
serve a poco o nulla.
Sono
passati sette mesi e il tempo atmosferico dunque è cambiato, come di solito
succede in primavera, più volte e in modo repentino. Proprio mentre una nota coppia
di gatti inseparabile passava sotto il tronco malefico, e con una scossa violenta
e maligna quello è crollato giù, il vento da noi spesso è forte e risponde a
regole che lui solo sa.
I
due gatti, fratello e sorella, erano grassi e lenti, di proprietà del sindaco,
che li riempiva di leccornie e attenzioni, non avendo moglie né figli.
All’inizio
è saltato su come un ossesso e voleva iniziare subito i lavori per la strada, da
notare che erano le quattro di notte, e senza l’approvazione del consiglio del
paese, accusando me di aver previsto e provocato tale disgrazia per vendicarmi
di lui.
Io
però avevo solo detto, e prima che si parlasse di quei lavori per la maledetta strada,
che la mia collina, così tutta piena di alberi era necessaria, sennò l’erosione
e le frane avrebbero messo in pericolo il paese sottostante, trascinato tutto
giù verso valle, poi nel mare.
Il
consiglio di San Gattolano in blocco, per una volta, ha pensato ai propri
interessi, che sono poi quelli del villaggio, e mi ha protetto dalle sue furie.
Dopo
si è velocemente spento, ha lasciato la politica, la barba e i capelli incolti,
vestito con una leggera e colorata tunica forse di tipo indiano, vaga per i
prati e i boschi, porta da mangiare ai gatti, gli parla come a dei figli e loro
lo guardano e si grattano le pulci, lo soppesano e lo considerano con la loro
atavica saggezza, insomma lo apprezzano magari, con la solita malcelata e
felina indifferenza.
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