Dopo
le sette guerre avevano tentato invano di ricostruire una comunità umana, o
qualcosa del genere, ma avevano fatto in tempo appena a dare, oltre al nome
proprio, un codice ai sopravvissuti, poi chiamati operatori. L’ottava guerra
non si è mai fatta, ma sarebbe stata quella degli uomini contro gli animali.
La
zona che l’operatore 34W conosceva del suo paese era scarsa e piuttosto a
chiazze, prima di andarsene a vivere altrove era un bambino, quando però ci
ritornò, iniziò a scandagliare il paese, o meglio i suoi boschi palmo a palmo,
per via della sua missione. Ma era cambiato tutto, i pruni avevano invaso e
nascosto ogni cosa, Lucca era tornata al suo vecchio nome celtico Luk ed era
diventata una struttura di pietra e cemento che sorreggeva la scalata e la confusa
discesa di enormi intrecci di rovi a cascata.
Non stava cercando un tesoro o nemmeno era curioso di quello che poteva trovare, doveva fare il suo lavoro sporco e sarebbe tornato alla base. 34W si sorprese di constatare che non aveva bisogno di niente di più di quello che già possedeva. Un fucile a frecce trai più cazzuti del mondo e una bici da montagna elettrica tra le migliori disponibili, una jeep che funzionava con tre tipi di carburanti, ugualmente male, si muoveva a scatti e scoppiettava.
Non
sapeva se era un bene o un male, ma era sicuro di non sentire più il desiderio
di niente, nulla di più.
Pensava
che l’Orcio detto anche 345D fosse finalmente morto e invece lo trovò nel bosco
di Pruno seduto su un ceppo a tagliuzzare un pezzo di legno con il coltello. Rimase
contento e gli offrì un succo di rovi, ce l’aveva nascosto in mezzo ai pruni, c’era
anche qualche spezia dentro e del muschio, si misero a parlare dei vecchi
tempi. Non era passato così tanto tempo, a dire il vero, ma i calendari non
esistevano più e gli orologi non contavano più niente.
Il
mondo era pieno di progetti incompiuti, ma da quando il cinghiale aveva preso
il potere tutto quello che si cominciava si portava a termine, l’uomo era
diventato un terrorista, non riusciva più a contrastare il loro dominio, al
massimo poteva fargli dei dispetti. I rovi erano il regno dei cinghiali da
sempre, dove dormivano e si proteggevano dagli attacchi dei cacciatori. Ora i
rovi avevano invaso tutto, sommerso le case e le macerie di quello che era
stato l’impero degli esseri umani, ormai oltre il crepuscolo.
Insomma
l’operatore cercava il cinghiale che aveva iniziato a parlare con gli uomini e
come gli uomini. I cinghiali lo temevano, secondo lui, perché avrebbe potuto
creare un precedente, un’alleanza, (chi lo sa?) insomma tutto quello che è
nuovo rappresenta un pericolo.
Dicevano
che si erano incrociati un uomo e una cinghiala, o un cinghiale e una donna,
insomma era venuto fuori quel mostro, si fa per dire. C’era anche una voce che
volessero fabbricarne altri, altri cinghiali umanizzati, oppure uomini
cinghialati.
L’uomo
era comunque diventato una rarità, i cinghiali erano milioni e lo braccavano.
Era diventato il loro giochino preferito, non si sarebbero dimenticati di noi,
finché l’ultimo fosse stato massacrato.
Intanto i
cinghiali si stavano moltiplicando su tutta la fascia temperata, quella dove il
futuro del mondo si stava decidendo da sempre, senza sapere bene cosa si doveva
fare, ma farlo al caldo tropicale, come al freddo polare non garbava a nessuno.
Il
lavoro e la schiavitù si assomigliano assai, non volendo, a volte, diventano
perfino la stessa cosa. Se leggiamo un libro perché lo dobbiamo studiare, o se
lo facciamo per il nostro piacere, lo stesso libro diventa un altro, spesso
anche molto migliore. Ora sono proibiti, ma se ne trovano lo stesso di
contrabbando.
Accade
anche con le persone che si devono frequentare, magari perché sono colleghi e
si lavora gomito a gomito, la differenza con le altre che vai a trovare perché
ti piacciono è grande, ma spesso è solo perché ci sono quei contatti obbligati
che ti rendono schiavo.
Scrivere
porta la tua immaginazione a viaggiare dentro e fuori dal mondo, perfino a
creartene uno tutto tuo. La realtà a volte è stretta e fa male, ma basta
guardarla con altri occhi, sentirla con un altro cuore, non c’è bisogno di
fuggire lontano, si può anche restare qui e osservare quello che succede.
Assomigliava
sempre più a un frullatore, le cose si mischiavano senza apparente ragione. Ai
nostri occhi era sempre stato così. Forse ora si notava di più. Il mondo stava
per cambiare, per l’ennesima volta e non lo sapeva. Personalmente al mondo non
gliene fregava niente. Insomma la natura se ne fotteva, faceva il suo cammino,
la potevi deviare, ma non avevi mai idea di quali potevano essere le
conseguenze.
Musica di Keith Jarrett, Neukolln
Konzert
Provate
a guardare di notte tutte le lucine che si vedono, in mezzo al buio, sulla
collina, ognuna è una famiglia, ci sono persone là dentro che guardavano la tv
una volta, ora siedono davanti al caminetto acceso, milioni di nuclei e di
storie allacciate.
In Brasile dicono che l’uomo è un
animale triste, ma credo che sia perché non sappiano come si sentono gli altri
disgraziati animali a contatto con noi. Se sei lì che muori nessuno se ne cura,
ma se stai bene e non vuoi assolutamente essere aiutato, ecco che tutti
smettono istantaneamente di farsi i fatti loro, abbandonano lì tutto per terra
e ti portano via, esattamente come e dove non vuoi. È strano come nella vita ti
tocchi prendere sempre quello che non vuoi, e quello che vorresti, quando lo
raggiungi, sia sempre diverso da come te lo eri immaginato.
Figurarsi che volevo contribuire al
bene del mondo. Ma come? Pochi giorni prima della prima delle sette guerre, uno
dei miei più cari amici era stato pestato a morte perché ritenuto un attivista
di sinistra omosessuale e anarchico, come in effetti era. Ma il nocciolo della
questione era un altro, il mondo stava per esplodere e quando comincia una
guerra non si sa mai quanto dura, o se ne seguiranno altre, o se – come nel
nostro caso – le due parti risulteranno entrambe sconfitte, fino quasi ad
estinguersi per le radiazioni e le armi chimiche, più altre diavolerie
intenzionalmente od originariamente inventate per massacrare il nemico e non sé
stessi.
La vita del pianeta è in pericolo,
ora l’uomo è cacciato e bandito dai cinghiali. Loro e i pappagalli si sono
associati e quello che manca a uno ce l’ha quell’altro, si completano a vicenda.
Ambientazione
di partenza: un quartiere di Praga, ex Repubblica Ceca, chiamato Malá Strana,
noto anche come Piccolo Quartiere, è un'area collinare con vista panoramica sul
fiume Moldava e il centro storico. Hotel, ristoranti informali e pub
tradizionali si affacciano sulle strette vie e i visitatori scrivono messaggi
per il Beatle scomparso sul Muro di Lennon. L'area di Kampa lungo il fiume
offre ristoranti raffinati ed esposizioni di foto e lettere presso il Museo
Franz Kafka. Nel parco di Wallenstein circolano liberamente pavoni. Mi piace usare
questi termini ormai praticamente banditi, tanto i traduttori sono dalla nostra
parte, prima o poi una rivolta la facciamo, magari anche due.
Questo
prima delle sette guerre, naturalmente, il mondo è ora un ammasso di macerie,
ma la natura quella sa riciclare sé stessa, anche Roma è un monumento vivente
ai rovi, che sono tanto cari ai cinghiali e ricoprono tutto e tutti. L’altare della patria è un pinnacolo di
scalinate bianche molto ben nascoste dal verde. A chi piace piace,
personalmente lo preferisco a quello di prima.
Se
e quando si estinguono le zanzare, come è successo in questi ultimi sei mesi,
dicono che siamo finalmente alla frutta, ma forse esagerano, siamo ancora al
formaggio e per questo c’è una certa puzza di gorgonzola o di camambert. Gli esseri
umani stessi sono pochi e hanno pochi contatti tra di loro. La nostra
situazione è di quel determinato tipo che ogni aggettivo a riguardo sarebbe
incompleto eppure superfluo.
La
mountain bike moderna nasce alla fine degli anni settanta in California, dopo un lungo periodo in cui
venivano usate biciclette adattate, dette "clunker" (catorcio),
per far gare in discesa su strade forestali. Si ritiene che la prima bicicletta
appositamente costruita per l'uso fuoristrada sia quella di Joe Breeze, nel
1978. Successivamente Gary Fisher,
Charlie Kelly e Tom
Ritchey si associarono nella Mountain Bikes. Non voglio fare
sfoggio di cultura, che non ne ho proprio nessuna, e poi gli americani mi
garbano poco. Nei primi anni ottanta vennero comunque vendute le prime mountain
bike prodotte su larga scala, che a quel tempo erano poco più che biciclette da
corsa irrobustite, con manubrio dritto e gomme più larghe.
Non
è per essere polemico, ma la tendenza ruffiana degli italiani moderni era quella
di sostituire le nostre preesistenti parole con quelle inglesi, io che ero un
bastian-contrario di vecchia scuola scelsi di fare l’opposto. In Tuscolandia,
una robusta ma leggera bicicletta da montagna era il massimo potenziale di
veicolo che ti permettesse di ammirare e assaporare la bellezza che c’era in
giro, e per provarlo basta percorrere la stessa strada, una qualunque, prima in
jeep poi in bicicletta, la differenza salta agli occhi e subito dopo al cuore.
A piedi poi è anche meglio, ma si possono alternare tutt’e due, l’idea è che ci
si possa fermare contemplativi ovunque, senza avere un cinghiale o cinque che
ti sgruntano dietro.
Già dalla primavera del 2010 avevo
comprato una di queste biciclette, con il tempo poi ne ho possedute altre,
vedendo la differenza e l’importanza di essere attrezzati bene, su e giù per i
pendii, robusti ma anche leggeri. Alcune le ho fabbricate da me, con pezzi di
ricambio presi da altre bici, ingranaggi di altri mezzi meccanici, tritacarne e
ulteriori ammennicoli.
Avevano inventato anche le mountain
bike elettriche a motore, subito prima della catastrofe. Pare un ricordo
lontano ormai. Ma io ce ne ho tre, ben nascoste dai pruni e dalle macerie.
Si passa continuamente,
sistematicamente, dalla tragedia alla commedia e non ce ne accorgiamo, troppo
impegnati con altre cose, alcune anche importanti, tra cui la sopravvivenza. La
vita ci sorprende sempre, basta farci attenzione. Dalla stessa televisione,
cosa spesso pensata per scopi diversi all’inizio, forse anche educativi e
divulgativi, ma poi tutt’altro che artistici, eccoci una nuova ispirazione.
Oggi non esiste più e per incredibile che possa sembrare, rimpiangiamo anche
quei programmi idioti della domenica pomeriggio con Mara Venier.
Anche i fumetti erano bellissimi, per
via della fantasia e della creatività che possono esprimere in maniera
sintetica, certo non tutti possono disegnare e comporre testi, ci vuole una
certa dose di talento che però potremmo anche avere nascosto dentro di noi. Non
si può fare tutto, ma avendo tempo e voglia, soprattutto entusiasmo, ci si può
scoprire artisti. Il tempo è quello che manca un po’ a ognuno di noi, eppure a
volte mi pare che ce ne sia anche troppo, credo che la maggior parte non sappia
farlo fruttare al meglio e per quello ci vuole di nuovo dell’entusiasmo. I
fumetti comunque ora sono proibiti, i cinghiali sono un po’ sospettosi per le
cose che non riescono a fare con i loro zoccoletti.
Insomma provate a immaginare che
questo sia un fumetto di quelli apocalittici, anche in bianco e nero,
ambientato nel futuro a Praga, che oggi si chiama Brogo, che poi è già passato
e approssimativamente siamo nel 2030, forse qualche anno meno, non ci sono più
elettricità o mezzi meccanici se non salvatisi dalla catastrofe delle sette
guerre, al massimo si va in bici o carretti tirati da altri uomini o animali.
Io vado in giro con queste bici da montagna elettriche, l’unico modo di
produrre energia è con i pannelli solari, che sono proibitissimi e sono
diventato d’inerzia un terrorista, senza scampo e senza gloria, forse una dose
residua di orgoglio fuorimoda.
In Toscana, o Tuscolandia, da noi, si
chiamavano cignali, insomma quelli che da un po’ hanno preso il potere, dopo le
guerre in cui gli uomini, i soliti idioti si sono distrutti a vicenda, ma lasciamo
perdere, noi in famiglia abbiamo una responsabilità indiretta, per via di mia
madre Dalia, ci sentiamo colpevoli e orgogliosi, innocenti e fieri, guerrieri
ancora da sconfiggere.
I cignali in fondo badano al sodo e
non s’infarciscono certo il cervello con cose che non hanno speranza di poter
gestire.
Mentre cerco di far perdere le mie
tracce usando odori di altri animali, per esempio mi sono messo da solo in
missione qua dalle mie parti, ci sono voluti dei giorni per arrivarci, ma sono
contento perché sono tornato a casa, si fa per dire.
I pappagalli però sono tosti. Gli
altri animali anche hanno preso la palla al balzo, per vendicarsi di tutto
quello che hanno subito prima ci vorranno dei secoli, ma gli uomini sono pochi
e deboli, si nascondono per evitare guai peggiori, ma forse si vergognano anche
un po’.
La filosofia del cinghiale è
ammirevole, per il maschio si riassume nel verbo mangiare, in più per la
femmina si aggiunge solo la protezione dei piccoletti a righe.
I pappagalli sono intelligenti, si
riconoscono in uno specchio e possono imitare qualsiasi tipo di suono,
purtroppo si sono associati con i cinghiali e dominano il mondo. In mare i
cetacei anche loro si sono messi contro l’uomo, ora che sono pochi e senza
tecnologia, e non massacrano più le balene. Le scimmie e i cavalli sono un
esercito a lato dei cinghiali e dei pappagalli. Le scimmie, specialmente gli
scimpanzè, vanno a cavallo e sono pieni di rabbia verso di noi. E in più direi
che hanno anche ragione, finalmente hanno l’occasione di restituire il
trattamento che hanno avuto da noi, nei secoli dei secoli.
Intanto sono arrivato al Bar Doni,
sotto questo ardito pinnacolo di rovi c’è il mitico bar dove ha lavorato mio
nonno, poi è stato comprato da mio padre e ci sono nato io, riassumendo al
volo. Il protocollo essenziale di sopravvivenza m’impone pochi romanticismi,
negli spazi chiusi i cinghiali sono molto più pericolosi, ma entrerò a fare una
ispezione rapida.
I raggi di sole tra le nuvole
illuminano a ondate e sembra di essere sul fondo del mare, si è salvato in
quest’angoletto una foto incorniciata del nonno che serve una marea di
bicchierotti di vino. Poi sento uno scivolio prolungato e sgocciolato di corpi
duri, tipo quando l’onda del mare in una spiaggetta ligure tornava indietro e i
sassi sbattevano l’uno contro l’altro scendendo accompagnando il riflusso.
Invece sono zoccoli, tanti di quelli loro, sento dire un intelleggibile frase
in slavo, un pappagallo sbatte le ali. Fuori altri zoccoli più pesanti, quelli di
cavallo.
Credo di aver quell’espressione tra
la rassegnazione e il terrore di quella foca del documentario visto tanti anni
fa alla TV, che rifugiatasi su un blocco di ghiaccio galleggiante, sperando di
aver fatto perdere le sue tracce, sente che l’orca da dietro gli ha già azzannato
la coda e la sta tirando giù.
Non
si può dire che Antonello si rassegni serenamente, ma gli strappa un sorriso e
una giustificazione il menù fisso ancora dipinto sul muro, loro ancora non
sanno leggere, ma trai primi ci sono pappardelle alla lepre e al cinghiale.
Poi
un lampo e un tuono, due altri lampi e i relativi tuoni, una pausa e poi un
ultima coppia di manifestazioni spazio tempo accoppiate nella semioscurità. Poi
silenzio e fumo. I suini pelosi sono spariti, solo quattro sono rimasti come montagnette
scure a terra. Arriva un uomo, ha un fucile in mano, due cani che annusano in
giro, ad Antonello gli sembra di riconoscerlo, poi sviene.
Antonello scriveva da sempre e io
invece avevo cominciato dopo, avevamo in testa un sacco di cose non scritte,
confessioni da farci. Una volta rimessosi dalle ferite e iniziato ad aiutarmi
nel lavoro ordinario di manutenzione del bestiame e degli orti, abbiamo
cominciato a rabberciare questo che doveva essere proprio l’ultimo manoscritto.
Del mio penultimo ho dovuto cambiare tante cose, ma lui mi ha aiutato. L’ho
trovato bene, da quando lo avevo visto in Brasile sembra ringiovanito eppure
sono andati degli anni in mezzo. E delle guerre brutte non indifferenti.
Ho saputo che mia madre era una
terrorista, quando gli uomini erano tanti e i cinghiali erano carne da macello,
ma lei non ha mai saputo del mio secondo lavoro e nemmeno Antonello. Lui però
era uno che aveva avuto un contatto diretto con le notizie, per questo nel
cellulare aveva un archivio che descriveva la vita di Dalia, o perlomeno quello
che aveva fatto, insieme a tanti altri illustri oppressi, per causare la
scintilla della prima delle sette guerre. L’internet ormai era un ricordo
lontano, lui queste notizie le aveva prese in quell’epoca in cui i terroristi
si erano legalizzati e il mondo si schierava da una parte o dall’altra. Il suo
cellulare funzionava ancora bene, lo caricava anche lui con i pannelli solari.
Dalia, dal
suo diario spezzettato e senza date (magari il mondo cominciava ad allenarsi a
non usare più espressioni di tempo)
La conoscenza di sé stessi passa
attraverso un processo che è come una discesa agli inferi, che quindi fa male.
Per riconoscere come sei, devi riconoscere che non sei quel personaggio ideale
che pensavi di essere quotidianamente, quel carattere senza spigoli che uno
mostrava agli altri. Come sei veramente, lo scopri a poco a poco. Ma il viaggio
attraverso la conoscenza di sé passa attraverso l'incontro con l'ombra. E chi
non incontra l'oscurità dentro di sé è ancora a metà del viaggio interiore, non
ha viaggiato sul serio, è rimasto molto superficialmente fuori dal marcio.
La fiducia reciproca è il cemento che
lega i cittadini a formare una società dove il bene comune è altrettanto
importante di quello individuale. La criminalità invece è un attacco diretto ai
fondamenti della società, soprattutto perché la menzogna è parte integrante di
qualsiasi crimine, e le menzogne intaccano più di qualsiasi altra cosa la
fiducia reciproca che gli uomini hanno bisogno di provare per poter vivere
insieme. Ho abbandonato la mia casa e la mia famiglia due volte, ma la seconda
è stato per passare alla lotta armata, mio figlio Pietro era già grande e
sapeva difendersi da solo.
La radio intanto dice:
Fidarsi è male, non fidarsi è peggio
Comunicato Ecuador-Venezuela delle 15 e 30
I NO SUV sono un movimento spontaneo, come le Acciughe
dell’Italia, mettiamoci anche pseudo, perché come quelle c’è dietro qualcuno
che li paga, ma l’intento dovrebbe essere meno strumentale, perché chi tira
fuori i soldi fa parte attiva del movimento, rischia in prima persona, speriamo
che questo basti. Solo simbolicamente hanno centrato il fuoco del problema del
loro mondo ideale su queste automobili enormi e alte, dove dentro c’è sempre
una persona sola, inquinano l’aria e stimolano la fuoriscita delle altrui
bestemmie. In Italia le Acciughe invece sono andate a trovare la famiglia
Maletton, si sono fatte fotografare insieme, mentre i NO SUV progettano di
massacrarne qualcuno anche di questa famiglia di ricchi irresponsabili che
avevano (ahimè) la responsabilità di fare la fantomatica manutenzione delle
autostrade, la mancanza della quale ha provocato il crollo del ponte Morandi a
Genova, mentre loro s’intascavano tranquillamente i pedaggi degli automobilisti
ignari.
Antonello
Sono stato separato da mia madre da
piccolo e non l’ho più rivista, ma ho avuto sorprendenti notizie di lei da un
po’ di tempo. Se c'era una cosa che Dalia proprio non sopportava erano le
campagne mediatiche e la ormai perduta mancanza di senso delle proporzioni dei
giornalisti, non tutti ma forse solo il 97%. Ormai la drammatizzazione della
fottuta realtà sembrava diventata un misto di pandemie: assolutamente tutto e
tutti dovevano essere oggetto di sospetti, tutto e tutti dovevano essere dipinti
e ridipinti peggio di quel che erano, che già non era facile immaginarselo,
l'importante era condannare, con tutti che ripetevano la frase che non bisogna giudicare e poi facevano il
contrario, ben più che lasciare il beneficio del dubbio, l’innocenza insomma era
noiosa e non faceva notizia. E il colmo era che se qualcuno osava criticare i
media, l'intero branco sacro e intoccabile si schierava in difesa del proprio
irrinunciabile ruolo di cane da guardia della democrazia e della giustizia,
mandati da Dio o da chi per Lui. Ma chi lucrava sulle sofferenze e le paure
della gente, se non appunto la fottutissima stampa e i fucking medias?
Le contraddizioni della nostra
società, forse meglio dire della loro, sono questa confusione che non si sa se
è una congiura o una totale incompetenza, forse un misto delle due.
Ultimamente ho sentito dire che i più
non credono alla sua storia, quella di mia madre Dalia, eroina o maledetta che
non avrebbe avuto il tempo materiale per fare e disfare tutto quello che vi sto
raccontando ora, ma a questi signori dirò, magari in una seconda edizione del
libro, che la sua storia scritta qui è solo un resoconto stringato dei fatti
essenziali.
Ho
perso la cognizione del tempo, ma va troppo bene che sono ancora vivo, chissà
quanti saremo rimasti, senza speranze di resistere però, per tutti. A
qualcuno bisogna pur ispirarsi, ora io vedo in Demetrio Kong il mio modello.
La sua opera più che scritta è
tramandata a voce. Dicono che indirettamente abbia iniziato la fine dell’uomo,
il crepuscolo di un dominio di secoli. Forse di millenni, ma le sette guerre
erano già da prima nell’anima di tutti, bastava una scintilla.
Dalia
In Brasile ci sono tornata per parentela, insomma ci
sono anche nata, ma era nell’estremo sud, a Pelotas. Poi per passaggi rapidi
quanto fisiologici, sono salita verso nord, verso Rio De Janeiro e sono entrata
nel gruppo asociale anche, quasi senza accorgermene, era una scelta naturale se
non obbligata, per come sono io. In più con un bambino che cresceva passando il
tempo tra gente poco raccomandabile, tra cui il suo patrigno, colpa mia. Dovevo
fare qualcosa però, non solo per noi due, ma per il mondo, quello che è
successo dopo non lo potevo calcolare, né io nè nessun altro.
Edmilson non
era affatto un ciarlatano come dicono e predicava cose nelle quali credeva per
esperienza diretta, non per averle lette da qualche parte. Un dialogo interiore
è necessario, per chiedersi se quello che facciamo è giusto, se è quello che
vogliamo, se non nuoce a nessuno, se ci può portare dei risultati utili e
magari anche equi.
Il luogo dove
tutto è partito è stata la favela, perché i bisogni degli esseri umani,
fisiologicamente risultano acuiti dove si vive male, dove si rischia la vita
ogni giorno, dove l’esistenza proprio per questo diventa un bene più concreto e
tangibile.
Nella favela
si pensa meno agli altri problemi dell’uomo moderno, come per esempio al senso
della nostra permanenza in questa valle di lacrime, qui la sopravvivenza
diventa l’unico scopo, l’unico pensiero. In un certo senso, quindi, si è più
umani e ci si allontana dalla mancanza di ideali della gente che va dietro al
consumismo selvaggio, alla globalizzazione, ma non per scelta propria,
piuttosto seguendo la maggioranza, come le pecore.
Dall’altro
lato queste cose che si vedono continuamente in giro, specie alla televisione,
ma alle quali non si accede facilmente, sono un generatore continuo di ansia di
ricchezza, per cui le persone che riescono a uscire da quello stato di miseria,
non saranno mai capaci di pensare a nient’altro, nella loro vita.
Quest’immagine
di miseria sempre davanti agli occhi genera un tipo di società che idolatra il
denaro e porta la gente di classe media e ricca a odiare questo - per loro
vergognoso - aspetto del Brasile, che per esempio non volevano mostrare nei
film e meno ancora nelle novelas, almeno fino a poco tempo fa, ma che
ultimamente invece ne hanno scoperto il fascino feroce e sensazionalista, da
vendere specialmente fuori dal Brasile e anche questo può essere un buon
business.
Edmilson
venne intimato di lasciare la favela, ma non avendo ubbidito alla fine venne
giustiziato dai trafficanti che controllavano la favela Collina dell’Avvoltoio
(Morro do Urubu) perché era diventato un pericolo per loro, già che lui
insegnava alle persone a vivere meglio, la gente lo seguiva come un’autorità.
Visto che Edmilson era diventato un personaggio famoso, la fazione Amici degli
Amici (Amigos dos Amigos) ha dovuto mettersi d’accordo con le altre due fazioni
di Rio de Janeiro, cioè Comando Rosso (Comando Vermelho) e Terzo Comando
(Terceiro Comando).
Avevo capito
che per fare veramente bene alla gente dovevo almeno cercare di eliminare i
prepotenti che purtroppo non avevano nessuna voglia d’imparare a sviluppare un
dialogo interno, ma preferivano piuttosto fare a pezzi gli avversari, togliere
il loro potere individuale per poco che fosse, ma in quel modo accumulare il
proprio, mattoncino su mattoncino costruivano dei grattacieli d’ingiustizia e
di sangue rappreso, ma anche di soldi e quindi di potere, che se non sono
esattamente la stessa cosa, spesso coincidono.
La mia
seconda carriera iniziava segretamente, tutto quello che mi aveva insegnato
Edmilson mi serviva, soprattutto a capire chi avevo di fronte, ma questo era il
momento in cui dovevo imparare a usare le armi, comprare informazioni
direzionate e il denaro ora ce l’avevo. Un addestramento da killer anche era un
tipo di prodotto non proprio facile a trovarsi in giro e soprattutto da parte
di chi - magari - non lo sarebbe andato subito a spifferare in giro. Intanto
avevo conosciuto tanta gente nuova che aveva bisogno del mio aiuto, ma che
poteva anche darmene, magari fare uno scambio, bastava trovare la persona
giusta, per fortuna che nel frattempo avevo anche iniziato a riconoscere di chi
mi potevo fidare e di chi no.
Iniziai a
guardarmi intorno in quella ben determinata prospettiva e dopo non molto capii
che Luiz, con il quale aveva più volte conversato sull’argomento, era la
persona che cercavo.
La guardia
specializzata finse di credere che era tutto per sicurezza personale, ma poi mi
chiese se poteva collaborare più attivamente al progetto. Io caddi dalle nuvole
ma pur negando iniziai a pensarci, intanto Luiz mi addestrava e parlavamo
spesso di vari argomenti, passando tempo insieme e condividendo alcune idee
diventammo quasi amici. Uno strano tipo di amicizia.
In seguito mi
sono stupito che Luiz Amaral Valdeno facesse parte di quell’organizzazione che
aveva le mie stesse idee e quelle di Edmilson, dentro c’era anche IV, Indio
Velho, amico e consigliere di Edmilson. IV che aveva cambiato stile di
vita, per noia forse, o per mancanza di donne, magari perché era sorta una
nuova favela sulla sua collina, ma anche perché voleva farsi una specie di
giustizia che anche secondo lui al mondo non esisteva ancora.
Oltre a Luiz
c’era Iraq, di cui ho già parlato, c’era Nadine, ex moglie di Edmilson e poi
Kong, un sudafricano fuori di testa, ma esplosivo. Questi ultimi due erano
quelli che portavano i soldi, o almeno la maggior parte, che poi non erano
direttamente loro, piuttosto dei loro ricchi genitori, ma ne avevano in
quantità e qualità. Gli altri finanziamenti li fornivamo tutti, nel limite
delle nostre possibilità. Una cinquantina sparsi per il mondo i collaboratori.
In sintesi
noi eravamo persone che volevano aiutare gli altri, insieme a noi stessi,
abbiamo provato a fare del nostro meglio, almeno per sentirci meno stupidi e
manipolati, ma abbiamo perso la capacità di credere che potesse bastare, che
non si potesse e non si dovesse fare qualcosa di più.
La mia prima
pistola fu una Glock, perché non aveva quasi per niente rinculo ed era facile
da usare.
Il
podcramp è un programma televisivo che imiterebbe un programma radiofonico, non
ci riesce, ma ci prova, stanno pensando di fare anche il contrario, ma non
sanno ancora come. Potrebbero anche riuscirci. Un programma di radio che imiti
quello televisivo a pensarci lo hanno già fatto. Imitando tutto quello che si
vede in giro si fanno meno sforzi, ma non appare che raramente qualcosa di
nuovo, anche perché rivoluzionare tutto quello che si è faticosamente costruito
non piace a nessuno, anche se fa schifo.
Ogni tanto
entro su NOTIZIE RIGOROSAMENTE FALSE e mi ascolto qualcosa, i comunicati di
solito vanno con sottofondo di musica strumentale di Harold Budd e c’è una voce
che legge le notizie. A volte sembrano anche vere.
“Chi ha rotto le scatole ai cinesi?”
Comunicato Toscana Nord
Lo scomparso Sulk, riapparso
in Brasile, forse eclissatosi per misure precauzionali, si dice sia riuscito a
portare in loco il suo rivoluzionario piano e la pelle, tutti e due interi e
funzionanti. Nel frattempo l’offensiva ai veri malfattori, gente che si diverte
a spostare i capitali e a provocare le crisi finanziarie mondiali, secondo i NO
SUV, si è intensificata. Naturalmente le notizie pubbliche, spesso false,
dicono il contrario. Si sta arrivando ad associare le due principali reti
asociali? Forse, visto che dalle due parti ci sono i moderni cavalieri templari
che remano in questa direzione. L’import-export di persone intanto continua
guidata da Sulk, del quale alcuni dicono che sotto questo nome si nasconda il
fantomatico Kong di cui si parla come primo socio fondatore dei NO SUV.
Iraq
Da solo non
avrei potuto far niente, se non altro perché non ho soldi e per fare quello che
volevo fare ci vogliono i soldi, oltre che coraggio e determinazione.
Il sistema
t’incatena al denaro e anche quando ti ribelli al sistema stesso, non per caso,
quello ancora ti controlla, in qualche maniera, attraverso quei meccanismi di
cui l’uomo è schiavo se non da sempre o quasi, è incredibile come è difficile
fare qualcosa di differente.
Quando è
morta mia madre, per un’infezione all’ospedale S.Marta, mi sono trovato pronto
all’azione e Binho mi ha portato qua da loro.
Tra di noi
c’è anche IV, Indio Velho, un vecchio indio di quasi ottant’anni, una specie di
filosofo tranquillo e incazzato allo stesso tempo, che ha vissuto come un
eremita fino a non molto tempo fa. Direi che nella vita si cambia e parecchio,
almeno all’esterno, nelle nostre manifestazioni, voglio dire, anche se dentro
di noi siamo sempre gli stessi.
Una volta non
capivo che cosa pretendevano fare i terroristi, per me erano solo dei matti da
manicomio, anche se dal fuori forse è quello che tanti pensano di noi, ma per
fortuna non tutti. Insomma poi ho capito che il mondo ti porta a certe scelte
drastiche, non sono tutte inevitabili, ma solo possibili e logiche, credo che
sia questione di temperamento.
Avete fatto
caso che i terroristi ammazzano sempre innocenti che non hanno niente a che
fare col problema che si vuole combattere? Luiz mi ha fatto notare che tante
volte applicano il terrore per arrivare esattamente al contrario di quello che
dicono. Spesso vogliono ottenere sdegno e reazioni del consenso pubblico,
spostare il suffragio universale nella direzione desiderata. I terroristi veri
dovrebbero agire diversamente: perché non colpire i potenti, invece, chi
veramente ha le mani in pasta?
È un successo
che esista già una rete asociale in concorrenza con noi, il terrorismo sta
subendo una fottuta evoluzione dialettica, finalmente si è capito chi e cosa
bisogna colpire, se vogliamo dei risultati utili a tutti. Il gruppo degli Amici
dei Nemici, nato nell'estremo oriente e sviluppatosi in Australia, Cina,
Giappone e Filippine emula le nostre epiche gesta, con efficacia esemplare e
relativa ottima organizzazione. Non è escluso nemmeno che un giorno ci si possa
unire, ma forse è meglio, almeno per ora, agire separatamente e in concorrenza,
per raggiungere più qualità e quantità negli interventi.
Luiz
(artigliere capo dei NO SUV)
Niente più
del silenzio spaventa gli esseri umani, perché da quello si possono immaginare
infiniti pericoli in agguato e la vigliaccheria spesso per noi non è altro che
l’incapacità di arrestare la corsa dell’immaginazione.
Passiamo la
vita intera a cercare di capire quello che ci circonda, leggendo,
documentandoci sulle cose del mondo, fino al punto in cui ci rendiamo conto che
abbiamo finalmente un’idea approssimativa e generale sufficiente. La gioventù
ci ha già abbandonati da tempo e quel temperamento esplosivo di una volta è
diventato assai più riflessivo, raggiunta e passata la cosiddetta mezza età e
quella necessaria distanza che ci permette di vedere le cose con una
invidiabile visione d’assieme, è vero che ora il tempo passa troppo
rapidamente, è una caratteristica della vecchiaia. Ma ora non abbiamo più dubbi
a rispetto di come funziona il mondo.
Chi difende
gli altri impara - anche senza volerlo - il miglior sistema per farli fuori.
Credo che la mia esperienza professionale sia stata utilissima al gruppo, ma ho
dovuto studiare cose alle quali non avevo nemmeno mai pensato. Se ci si
addentra in un campo qualsiasi si vede che la complicazione aumenta, ma i
risultati sono direttamente proporzionali all’entusiasmo, (che agisce poi sulla
conseguente competenza,) oltre che alla freddezza e alla determinazione, nel
nostro caso, nel metterli finalmente in pratica.
Da qualche
anno mi sono reso conto che si parla di terrorismo a sproposito, nel mondo,
spesso sono gli stati stessi, spinti da grossi privilegiati alla ricerca di
ulteriori vantaggi, che intraprendono il vero terrorismo, quello che non si
vede ma che si sente sulla pelle di milioni di persone, quelli che hanno votato
per certi politici che fanno esattamente il contrario di quello che dicono. In
sostanza tutti vogliono i privilegi giacché ai diritti non ci crede più
nessuno. Però questo significa prendersi, con l’ipocrisia e la prepotenza,
quello che è degli altri.
Il
poliziesco è un genere che acchiappa, perché in fondo la nostra vita è piena di
situazioni in cui ci piacerebbe sapere chi è stato il colpevole, chi sarebbe
stato il fottuto responsabile?
Il podcramp avrebbe già
rotto abbondantemente, anche se è da poco che esiste, meglio la radio, per
immaginarsi meglio le notizie, senza vedere questi che fanno finta di non fare
finta. E poi queste notizie qui sono esplosive, una volta tanto, o dopo tanto
tempo, dicono tutto quello che c’è da dire.
A
proposito cosa ci sarebbe da dire?
Dai diari di Dalia
“Se queste
mie parole diventeranno pubbliche, un giorno, significherà che qualcosa è
andato storto, che ci siamo sfasciati contro il muro dell’indifferenza, il che
non è troppo difficile a immaginarsi. Oppure che siamo diventati eroi
internazionali, piuttosto, questa è una guerriglia a tutto campo e ogni cosa
può accadere, noi non siamo certo qui per la gloria.
Il Brasile è
il luogo ideale per nascondersi, da sempre, lo abbiamo scelto come sede. Il
termine terrorista è sempre stato usato a sproposito, ma noi siamo dei veri
terroristi, alla fine e/o finalmente. La favela è il luogo dove l’ingiustizia
sociale è più evidente, non ci ho mai abitato, ma il nostro movimento si può
dire che sia nato in una favela brasiliana, perché è proprio lì che la gente
può comprendere al volo l’ipocrisia dell’epoca moderna, della civiltà
occidentale, di un mondo dove le cose brutte si nascondono e quelle
apparentemente belle si sbandierano.
Spesso è
proprio la rabbia che ci viene fuori prepotente, ma ci hanno insegnato che
bisogna contenersi, perdere il controllo non serve a niente e su questo siamo
d’accordo.
Bisogna
sfogarsi però, sennò s’impazzisce, quindi ho capito un’altra cosa, che la
rabbia si può controllare e anche sfogare, basta non perdere la visione
d’assieme, un disegno generale con una prospettiva razionale, un obbiettivo
anche pazzo da raggiungere. Non so perché ma sento il bisogno di giustificarmi,
eppure so che chi ci stima non ne ha bisogno, che a chi ci odia le mie
spiegazioni non serviranno certo a cambiare idea. Forse ho solo bisogno di
convincere me stessa, chi lo sa?
Ho conosciuto
Kong all’aeroporto di Buenos Aires, da tassista incontro quasi solo e sempre
gente che non rivedrò mai più, ma con lui ci siamo trovati subito bene, proprio
sulle idee spicce e fondamentali, quelle che sono alla base per una ribellione
ben calcolata, studiata nei particolari.
La nostra
rabbia contro il mondo, la società, la politica, le banche, le multinazionali,
il WTO e via discorrendo, quella rabbia fredda e controllata ha deciso per noi,
in fondo e i soldi di Kong ce lo hanno permesso, o meglio, quelli di suo padre,
oltre a quelli dei miei, che non sono pochi, tutti collaboriamo nel limite dei
mezzi che abbiamo a disposizione.
Purtroppo
nella storia del mondo di grandi uomini ce ne sono sempre stati pochi,
non sto parlando di ciccioni, che quelli sono numerosi. Un grande uomo era
il mio amante, piuttosto magro, un altro è stato Ghandi, secco come un chiodo
ma consistente.
Un’ironia che
il primo pratico, ma anche simbolico, atto del nostro sodalizio è stata
l’esecuzione dei capi dei tre comandi dei trafficanti di Rio de Janeiro, che
avevano ammazzato Edmilson, mentre ci preparavamo ancora a entrare in azione.
Il bandito è
un traditore naturale, ogni sottocapo vuole diventare capo e così via, è stato
relativamente facile e a buon mercato. Edmilson ci mancherà e non solo a noi,
il mondo ha bisogno di gente come lui.
Dopo ecco il
deputato brasiliano Sandro Vaia, suggerito e poi documentato da Iraq e Binho,
scappato negli USA dopo che uno dei suoi grattacieli, costruiti con sabbia di
mare e materiale scadente era caduto e la gente superstite, oltre alla vita dei
familiari, aveva perso anche la sua casa senza speranza di potersela vedere
risarcita.
Non era stato
difficile assoldare un professionista e metterlo sulle tracce dello schifoso.
Naturalmente poi iniziammo anche a fare la propaganda sui giornali e su
internet, chiamammo il nostro gruppo la Fine della Pazienza. Noi naturalmente
miravamo molto più in alto, perché Vaia era un pesce piccolo, era stato cassato
dal parlamento e se ne era dovuto andare dal Brasile, era solo un simbolo del
passato, anche se piuttosto recente.
Niente di
meglio che una pandemia per colpire il sistema nei suoi fulcri più solidi e
apparentemente sicuri, per tanti fessi. Il mondo è assai distratto dal rapporto
di perdite giornaliere del Corona Virus, alla fine se c’è un defunto riccone
vecchio e diabolico in mezzo, tra tanti vecchietti poveri e tranquilli, chi se
ne frega? Il prossimo passo era qualcuno di molto più importante, molto più
attuale, ma già passato oltre il suo periodo d’oro di danni insistiti al suo
paese e di ricchezza disonesta, l’ex presidente del consiglio italiano Alipio
Bottaini. Figurarsi che dopo essere stato condannato per corruzione,
concussione, abusi di potere, vari scandali sessuali e non, dopo aver tenuto
sotto scacco l’Italia per quasi venti anni, dopo essere stato mandato via dal
parlamento, continuava sottobanco a dirigere l’Italia, aveva ancora diritto al
vitalizio e alla scorta pagata dai contribuenti, che invece lo avrebbero
volentieri fatto a pezzettini. Tutto grazie all’appoggio di quell’altra parte
del paese, che lucrava con la disfatta di quella che chiamavano ancora patria.
Intendiamoci:
la nostra idea era piuttosto internazionale, ci tenevamo a chiarirlo nei nostri
comunicati, volevamo e vogliamo colpire duro ovunque ci fosse del marcio a
grandi livelli e c’era l’imbarazzo della scelta, bastava guardarsi intorno.
Naturalmente
uno dei nostri punti forti è avere un basista o addirittura gruppi che abbiano
interesse contrari alla nostra futura vittima, non necessariamente per amore
della libertà, ma a volte solo per prendere il suo posto. Per questo non
dobbiamo mai rivelarci o aprire il nostro gioco, con nessuno.
La corruzione
era il modus operandi di Alipio, scappato in Francia all’inizio dell’epidemia e
noi riuscimmo a farlo spiaccicare al suolo a Biarritz dopo una caduta da venti
piani, con i suoi stessi metodi, cioè grazie a uno dei suoi uomini della
sicurezza, che avremmo pagato bene, ma riscosse solo la metà, cioè l’acconto,
perché fu massacrato dai suoi colleghi, idioti prezzolati.
Industriale
di armi, il padre di Kong sarebbe stato un uomo da colpire come tanti altri, ma
lui lo voleva fare in maniera intelligente, senza ammazzarlo o rovinarlo, come
certo meritava, piuttosto eliminando, grazie ai suoi soldi, quelli come lui.
Il prossimo
nome era nientemeno che Joachin Whitebread.
"Per più
di un secolo, gli estremisti ideologici ai due lati opposti dello spettro
politico hanno colto al volo incidenti ben pubblicizzati per attaccare la mia
famiglia, per l'influenza eccessiva che sostengono noi maneggiamo sulle
istituzioni politiche ed economiche americane. Alcuni credono che facciamo
parte di una cabala segreta che lavora contro l'interesse anche degli Stati
Uniti, oltre a quelli di tutti gli altri paesi, definendo me e la mia famiglia
come internazionalisti e di cospirare con altri nel mondo per
costruire una struttura politica ed economica globale più integrata. Se questa
è l'accusa, mi dichiaro colpevole, e sono orgoglioso di esserlo ".
Ecco cosa ha
avuto la faccia tosta di dire in un’intervista recente. La moneta unica, magari
i microchip in un secondo momento, sono gli obbiettivi, in verità e tutto
questo orchestrato a forza di crisi globali, al costo di tante vite distrutte
di persone economicamente insignificanti.
Whitebread si
era ritagliato su misura e a pieno diritto il suo posto nell’olimpo degli
idioti di famiglia ricca e rapace particolarmente arrogante, non solo per
quelli che lo conoscevano personalmente o per averci avuto disgraziatamente a
che fare.
Tutti sanno
che lo squalo ha cinque marce in avanti, ma sta quasi sempre in quinta. Non ha
la marcia indietro, forse per un difetto di fabbricazione. Joachin non conosce
la possibilità di tornare indietro sulle sue pinne, se glielo dicessero non ci
crederebbe nemmeno che c’è qualcuno che lo fa. Per lui essere odiato è qualcosa
che lo fa sentire importante, insomma che la sua vita sia servita a qualcosa,
per rendersi immortale, che diamine, un po’ come essere molto amato per altre
persone.
Una volta dei
falsi terroristi italiani dicevano colpirne uno per educarne cento,
qui la dimensione è molto maggiore, la ripercussione sarebbe stata una Tsunami,
se ci fossimo riusciti. Certo, ma non era facile, riuscire a raggiungere uno
che da sempre è stato oggetto di odio, aveva una notevole esperienza nel
difendersi, mentre attaccava il mondo con delle altre armi più ipocrite e
nascoste, gestendo il consenso insieme ad altri figli di puttana del genere.
Dopo Bottaini
e alcune altre teste parziali e fottute dall’avidità, la stampa di tutto il
mondo si era accanita contro di noi, lo stesso Milo Mörbach, già nella nostra
lista, acerrimo nemico di Alipio, ma molto più ricco e potente, proprietario di
testate giornalistiche e di reti televisive in lingua inglese tra le più
importanti e numerose del mondo.
Kong dice
spesso:
“Ora tutti i
giovinotti più importanti stanno pensando che potrebbe toccare a loro, chi lo
sa, magari la prossima volta, i nostri comunicati sono vaghi ma precisi, per
chi ci vuole intendere, e noi andiamo in crescendo, loro stanno perdendo punti,
per la prima volta nella storia.”
Whitebread
bisognava colpirlo nel suo relax quando non ci pensava neanche, infiltrare un
uomo trai suoi era possibile, ma ci voleva tempo, pensammo allora al vecchio e
caro fucile col cannocchiale, ma la mongolfiera non andava bene, la sua villa
era circondata da un parco, c’erano troppi alberi, la vegetazione era fitta. Il
banchiere aveva una specie di castello finto antico, nel Vermont, faceva spesso
passeggiate nel parco, magari parlando col cellulare tutto il tempo.
A Kong allora
venne l’idea dell’esplosivo dentro il cellulare, ce ne entrava poco, se usava
il vivavoce non andava bene, doveva scoppiare mentre lo teneva accostato
all’orecchio, per farlo senza uccidere altre persone vicine era necessario
vederlo e il parco era l’ideale, anche se tra un ramo e l’altro. Riuscimmo ad
arrivarci attraverso la cameriera, ce lo fece avere di notte, lui lo lasciava
sempre nel suo studio, in un cassetto chiuso a chiave. Col cannocchiale lo
seguimmo a stento finché iniziando una conversazione tra le tante, la testa gli
esplose in modo assai spettacolare, anche se purtroppo non si poté filmare. I
suoi uomini cercarono il punto da dove fosse partita la fucilata ma non lo
trovarono, perché non esisteva, c’era solo un potente telecomando.
“Fidarsi è male, non fidarsi è peggio” Comunicato
Toscana Nord delle 23 e 30
I pettegolezzi qua attorno
abbondano, in compenso le notizie sono frammentate e confuse. Figuriamoci se
poi KK appartenesse ai NO SUV. Secondo gli esperti i nomi anche vengono
cambiati, a volte leggermente, quindi ho trovato Bgù, o perfino GB, addirittura
PCR e altri. Pare che KK fosse uno dei membri fondatori, intervenuto in Brasile
dalla limitrofa Colombia, si capisce che c’è una guerra trai falsi terroristi,
come i NO SUV si considerano e quelli veri, che però la gente comune ancora non
considera tali, come Forfkos, Whitebread e altri grandi malfattori. Secondo
Christa Koch la mandante indiretta degli assassini di OFG è stata addirittura
la moglie, appartenente ai NO FAKE NEWS.
Lo scultore AA, il cui vero
nome è AAB secondo Christa Koch è un pezzo grosso dei NO FAKE NEWS, pare che lo
scultore abbia una villa sontuosa a Stazzema, il comune a cui appartiene Pruno,
anche se ora AAB risulta anche cittadino canadese e residente a Vancouver.
Ci fermammo
per qualche mese, anche perché il nostro uomo che aveva ucciso Vaia aveva
venduto la sua intervista ai giornali e ci venne paura che potessero risalire a
noi.
Meno male che
l’avevamo contattato per internet e tra noi c’erano due hacker colle palle
rotanti, gente che aveva le nostre stesse idee e che ora faceva parte del
nostro staff in pianta stabile.
Ora ci stiamo
preparando per colpire a livello ambientalistico quelli che non accettano di
dare limiti all’inquinamento, l’inesorabile distruzione delle condizioni di
vita sulla terra è un aspetto determinante, ormai allacciato e mischiato con
altre magagne politiche a livello internazionale.
Insomma le
rivoluzioni ci sono anche state al mondo, e pure spesso, anche se meno di
quante avrebbero dovuto essercene, e comunque sono servite come simboli magari
anche notevoli, ma di poca durata, perché chi prendeva il potere poi si
comportava ugualmente se non peggio, un esempio recente è stata la Primavera
Araba. Comunque le rivolte riuscivano a provocare del disturbo, dei costi e
allora i potenti sono corsi ai ripari. Ora c’è una rete di menzogne
impenetrabile che manipola tutto e tutti, in maniera sistematica, il consenso
viene venduto e comprato come una merce qualsiasi, ma sempre più preziosa.
E non
dimentichiamoci, anche se i professionisti lo disdegnano, che è difficile
sfuggire a un buon cecchino armato di un moderno fucile col cannocchiale e
computer integrato; gli americani ne hanno inventati e realizzati di quelli che
calcolano anche l’incidenza del vento. Come cazzo fanno le guardie del corpo a
proteggere questi potentissimi coglioni, se si possono ammazzare anche da
distanze oltre il chilometro?
Una delle
nostre vittime è stata giustiziata da un pallone aerostatico, tutti l’avevano
visto e salutato con la mano, ma nessuno ha pensato che i colpi erano partiti
proprio da lì, ci sono diventati matti e non c’hanno capito una beneamata.
Non è anche
un’ironia che i soldi di Kong presi dai genitori, siano proprio quelli a
castigare gente come loro, che fabbricano armi e le vendono in tutto il mondo?
Alla fine tra
quello forte e quello intelligente chi vince? Per molto tempo ho pensato che
purtroppo vinceva quello più forte, ora penso invece che la spunti quello più
intelligente, perché la sua mente gli ha permesso di capire che non è astuto
come sembra vivere sulle disgrazie degli altri e che doveva trasformarsi e
diventare anche forte. Insomma lo diceva pure Darwin, chi sopravvive sarà colui
che saprà adattarsi meglio alle situazioni.
Magari
uccidere questi galantuomini non serve a niente, perché poi ne arrivano altri,
a volte sono famiglie addirittura con
tradizioni secolari, come nel caso di Whitebread. Forse è una cosa solo
simbolica, ma almeno ci si sfoga un po’, non ci si sente impotenti, non si sta
colle mani in mano.
Chissà che
poi invece facciamo nascere una moda, che una volta tanto possa servire a
qualcosa di concreto e gli schifosi associati capiscano finalmente che non vale
più la pena di rischiare.
Magari a
forza di calci in culo lo capiscono che la prepotenza è anche un metodo
efficace, sì, ma solo finché non trovano qualcuno più prepotente di loro.
Se la natura
ha fatto sviluppare l’umanità in questo senso, la Fine della Pazienza è ancora
solo un virus, spero pericoloso però come quel casuale asteroide che a un certo
punto, per caso o per destino scritto da chissà chi, mise fine al dominio di
160 milioni di anni dei dinosauri sulla terra. Intanto azioni e reazioni si
sono succedute, non c’è stato tempo di riflettere che sulle ceneri, sulle
rovine fumanti.
Fidarsi è male, non fidarsi è peggio. Comunicato
urgente, ma con moderata calma, che tanto è lo stesso. (Musica di Henry Cow,
solo le più calme e figurative, quelle che parlano della luna)
Il podcramp è un programma
televisivo che imita un programma radiofonico, il che pare una stronzata e
forse lo è anche, ma piace, a chi non si sa, ma evidentemente piace. Ci sono
attori che imitano dei disc jockey che parlano alla radio, però si vedono.
Nella nostra società che ha bisogno sempre di novità e non si cura della
falsità delle quali, ogni cosa vera ha il destino di scomparire. Siamo
destinati all’estinzione, come ogni cosa o creatura che esiste, o che è che è
esistita, ma forse è anche un evento piuttosto prossimo, molto più vicino di
quello che pensiamo. Il mondo cambia di continuo, forse lo stesso universo va
di pari passo, eppure hanno velocità differenti, ma quello che conta è l’uomo,
almeno per noi bipedi è che l’uomo si sia dato una formidabile zappata sui
piedi. Magari proviamo a fare qualche passo indietro per capire cosa è
successo, anche se i piedi ci fanno male, proviamoci.
Quando i governi e i popoli,
di alcuni stati, si sono uniti ai NO SUV, o se vogliamo ai 666, per combattere
gli altri popoli e gli altri stati, è cominciata la prima delle sette guerre
che hanno fatto diventare la terra un pianeta pieno di radiazioni che si
muovevano come nuvole di nebbie basse, sul quale oggi stanno morendo anche le
zanzare.
Antonello disse che anche l’Orcio, l’operatore 345D, era stato massacrato
dai cignali, l’ultimo essere umano che aveva visto, con il quale aveva bevuto
un buon succo di rovi stagionato. Gli garbavano le biciclette da montagna anche
a lui. Che riposi sugli altopiani verdi di Manitù, o qualcosa del genere, se un
dio doveva pur essere mai esistito, gli garbava quello dei pellerossa.
Il penultimo manoscritto stava faticosamente diventando ultimo, e ce
l’avrebbe fatta in pochi giorni, magari, se le colline di Poma non si fossero
annerite di cinghiali. Forse non mi avevano trovato prima perché i miei animali
- con il loro - avevano coperto il mio odore, ma stavolta ci avevano seguiti.
Noi eravamo armati e anche bene, ma erano migliaia e alcuni - certo i capi -
camminavano su due zampe, sembrava che urlassero gli ordini in un qualcosa di
simile a una ruvida lingua slava. Scimpanzè e oranghi a cavallo, avvinghiati ai
lunghi colli, portavano notizie e perlustravano
intorno al nostro campo, per informare sull’assedio che avevano
intenzione di praticare contro di noi. I pappagalli volavano a zig-zag e
informavano a grugniti i capi cinghiali dei nostri movimenti.
Per quanto potevamo resistere?
Tanto o poco che fosse la nostra storia era giunta al termine, l’uomo
aveva fatto tutto il possibile e finalmente l’estinzione era davanti a noi. Per
quanto io fossi ancora un uomo davo ragione a loro, agli animali e pure Antonello
lo diceva e lo scriveva perfino nei suoi libri.
C’erano altri esseri umani ancora vivi al mondo? Non lo sapevamo. E tutto
sommato era una solo questione di tempo. Tappeti di topi scivolavano già sotto
i cespugli, piccoli medi e grandi, grigi, marroni e neri. Evidentemente era la
fine.
Arrigo, l’ultimo arrivato
Mio
padre Antonello aveva previsto tutto, comprese pandemie e guerre, che la terra
avrebbe visto morire gli esseri umani, uccisi dai loro tragici e sistematici
errori, dalla loro scarsa e zoppicante lungimiranza. Forse l’uomo era troppo
intelligente, magari è stata proprio la sua eccessiva intelligenza che lo ha
fregato.
Mia
nonna Dalia diceva che le cose più idiote le fanno le cosiddette persone
intelligenti. L’intelligenza umana
spesso viene usata a sproposito, quella pura, quella che non ha bisogno di
risultati per affermarsi come tale. Coloro che si definiscono assai
intelligenti fanno degli sbagli catastrofici, e non nonostante la loro
intelligenza, no, contrariamente a quanto pare logico, proprio a causa della
loro stessa intelligenza. La sua stessa intelligenza, quella di nonna Dalia, è
stata duramente messa alla prova, da lei stessa. Per sé ha scelto due uomini
che non avevano molto di buono, quasi di caratteristiche opposte tra di loro e
li ha sopportati finché ha potuto, la conseguenza è stata che dopo è passata
alla lotta armata.
Magari
noi Malagna siamo delle bestie, come spiegarsi che io sono ancora qui quando
tutti gli altri invece no? Babbo non sapeva che mamma Alenka era incinta,
quando lo ha lasciato, non ha mai saputo della mia esistenza. Per questo sono
venuto a cercarlo qui al Bar Doni in Toskana o Tuscolandia, l’antica Tuscia
insomma. Non ho fatto in tempo. Arrivare fin qui da Brogo non è facile di
questi tempi, gli animali ci stanno cacciando sistematicamente, come prima
facevano noi con loro e si vogliono vendicare di tutto quello che è successo
prima, durante e dopo. Se sul pianeta ci sono tante razze in estinzione, se le
radiazioni e le armi chimiche hanno ucciso molti o quasi tutti gli uomini,
tanti o troppi animali.
Ho
trovato finalmente la casetta dove viveva mio zio Pietro, ho capito che si sono
ritrovati, mio padre e lui, anche se stavano andando incontro alla morte, non
lo sapevano ed erano contenti.
Gli
animali se ne fregano dei manoscritti, quindi questo qui che sto per
completare, è sfuggito ai loro occhi, era ben nascosto e protetto sotto una
pietra del piccolo metato dove viveva mio zio e mio padre - ferito dai
cinghiali - ha riposato negli ultimi suoi giorni, ha combattuto la loro ultima
battaglia.
I
cani si sdraiano con il corpo metà al sole e metà all’ombra, per non soffrire
né il caldo né il freddo. Dopo le sette guerre approssimativamente la metà dei
cani si sono alleati ai padroni, solo la metà che invece ha scelto di
combatterli è rimasta in vita.
Otto
persone di varie generazioni di una stessa famiglia hanno accumulato notizie su
un periodo oscuro della storia. Se la storia è stata scritta dagli uomini,
intesi come umanità, questa è la parte finale. Non credo che lo leggerà mai
nessuno, anche se alcuni cinghiali cominciano a parlare e a camminare sulle
zampe posteriori, ma in fondo la testimonianza vale lo stesso, anche se non
riuscirà a spiegare il perché di tutto questo. Quello che conta è la domanda,
non la risposta.
Una
delle fonti più importanti di questo manoscritto è mio padre, che io però non
ho mai conosciuto personalmente. Antonello voleva salvare il mondo, quello
andava troppo veloce e lui lo voleva frenare, ci ha provato tentando di
illuminare gli uomini su quello che non bisognava continuare a fare. Mio padre
era una specie di profeta, aveva detto nei suoi noiosissimi trentaquattro libri
che gli uomini vivevano male, che potevano migliorare assai, ma che
sistematicamente lo evitavano e che il mondo andava incontro a imprevisti che loro
non avevano calcolato, ma che lui aveva intravisto ed elencato, spiegato e
rispiegato senza che nessuno gli desse retta. Non che fosse l’unico, tanti ci
hanno provato invano. Mia nonna Dalia anche, pur essendo una donna, voleva
salvare il mondo degli uomini, ma la sua nobile causa lo portò indirettamente
alla distruzione.
Alenka
era una donna piena di temperamento, che ha lasciato mio padre perché lui si
ostinava a vivere la sua vita per un ideale che lei non condivideva, almeno
come stile di vita. Invece lei voleva vivere semplicemente, per questo lo ha
lasciato e lui credo che abbia capito. Per motivi differenti, ma tutte le donne
importanti della nostra famiglia ci hanno lasciato, a partire da Gianna morta
prematuramente, tutte le fidanzate di Pietro, Dalia e Alenka, la mia Danickova,
morta giovanissima in guerra per le radiazioni.
Alenka
non ci ha portato niente di scritto, ma ha letto molto, in più mi ha condotto
ad amare la lettura e mi ha convinto a leggere i libri che Antonello aveva
scritto, che mi hanno permesso di capire almeno le basi fondamentali del
quando, del cosa e del come, del dove e del perché. Tutte domande ancora senza
risposta.
Non sono un vero scrittore,
tecnicamente nemmeno mio padre e mio zio lo erano, con certezza neanche mio
nonno e mia nonna, sicuramente neppure il mio bisnonno. Cambiamo i tempi
verbali senza accorgerci della loro incongruenza, a livello grammaticale e
sintattico, magari perché scriviamo col cuore. Però tutti abbiamo aggiunto
qualcosa, poco o tanto che sia, pur non essendo scrittori. Se lo fossimo stati,
tutti e otto, però, se magari lo fossimo stati, saremmo stati scrittori di
racconti, non di romanzi.
Questo qua è anche troppo lungo,
ammettiamolo, ma è un racconto e non un romanzo. Il romanzo è una risposta, una
pietra finale, noi non abbiamo certo questa presunzione. Il racconto no, il
racconto di solito è una narrazione breve, è una narrazione incompleta. Inizia
dopo che qualcosa è già avvenuto, termina quando qualcos’altro deve ancora
succedere. Lascia fuori una grassa porzione di storia, e certe volte quello che
resta fuori è addirittura più ciccioso e determinante di quello che c’è
all’interno.
Il racconto è una specie di punto
interrogativo, e a tutti noi Malagna in fila nello spazio e nel tempo,
evidentemente interessavano più le domande delle risposte.
Pessimismo ottimistico moderato
Ora non è proprio il momento di
cercare i colpevoli
Firmato:
I Colpevoli
Attualmente
abbiamo preso l’abitudine di numerarci, oltre al nome e cognome, di marito e
moglie, anche il numero in ordine progressivo crescente della data di nascita,
anche solo approssimativa, ma indicativa e già tacito segno di una nuova
nobiltà.
Insomma
in poche decine di anni di gelo la società umana si è ricostituita, pensando
già in una maniera diversa da prima. Ora siamo pochi ma buoni, si fa per dire,
ma sicuramente assai più lungimiranti.
Per
esempio non depone certo a nostro favore il fatto che una delle prime cose che
si sia ricostituita sia stata la televisione. La culinaria e i giochi a quiz
furono il prossimo passo. Meno male che politica era morta e sepolta, nessuno
di quelli che si erano salvati volevano fare lo stesso errore di un tempo. I
responsabili erano tutti e tutti votavamo su tutto in tempo reale. Qualcuno
lanciava un progetto? In poco tempo diventava attivo o veniva bocciato. Meglio
cambiar discorso?
No,
cioè sì: noi veramente pensavamo già in un ambito più vasto, quello
dell’universo, c’eravamo stati costretti, la nostra cultura era diventata più
cosmica, c’eravamo presi un bello spavento e non volevamo più fare la figura
dei fessi?
Non
lo so, ma le cose vanno spedite e senza perdite di tempo con i discorsi fini a
sé stessi.
Il
presente fa schifo, d’accordo, ma in compenso il futuro ci appare basato su un
disegno che ancora ci sfugge... e forse è meglio così. La gente non poteva
nemmeno più mangiare decentemente, visto che tutto ciò che era organico era
sparito dalla circolazione.
Meno
male che io ho continuato imperterrito le mie ricerche e oggi produco alimenti
che, sebbene siano fatti con componenti chimiche differenti, grazie ai vegetali
portati da altri pianeti, otteniamo quasi gli stessi sapori, con proprietà
organolettiche anche pregevoli. Insomma raccogliamo in giro entusiasmo, calore
umano e disumano, ringraziamenti e crediti interplanet,
una bellezza.
Tutte le società animali si reggevano
su un sistema di dominazione basato sulla forza relativa dei loro membri.
All'interno di un branco tipo di lupi si ritrova una coppia dominante
(detta alfa), un individuo o una coppia minore e successiva in importanza
(detta beta), alcuni individui di medio rango fino ad arrivare ad uno o
più lupi di rango inferiore (detti omega) e qui si tratta più di
singoli che di coppie.
Lo scienziato animalista Guto Trunksy
accosta la scala dei valori alla società umana, che si crede meno animalesca,
ma in cuor suo pur sempre lo rimane, soprattutto a livello di pancia. Una
società che è stata Alpha per molto o troppo tempo, ma poi si è ritrovata di
colpo Omega, nel suo precoce crepuscolo annunciato. Maschi e femmine per ovvie
ragioni non trovavano neppure un contatto utile, tra di loro, braccati dagli
altri animali come erano, cercavano di nascondersi, insomma di scappare e
basta, l’unica cosa di fondamentale importanza in quest’epoca era diventata
sopravvivere.
Per migliaia di anni la nostra
società era quasi sempre stata almeno apparentemente maschilista, ciò
nonostante la scala dei valori funzionava. All’inizio gli esseri umani avevano
avuto parecchie difficoltà, durante la preistoria l’uomo era l’animale meno
dotato fisicamente, ovviato questo grosso inconveniente di percorso grazie alla
sua conseguente intelligenza in crescita, dopo e per molti anni ha avuto il
dominio, vale a dire un abusato - ma per tutti noi sacrosanto - diritto di vita
e morte sugli altri animali. La sua manifesta superiorità lo ha portato poi
sempre a fare guerra a sé stesso, alla fine è meritatamente ritornato
all’ultimo posto, secondo me e una accreditata scelta di studiosi, la coppia
umana è ritornata al suo stadio primordiale di Omega. In più gli animali però
avevano sopportato quella tirannia crudele troppo e per troppo tempo. Le
vendette e le sanguinose rappresaglie senza apparente motivo erano diventate
copiose, ripetute e all’ordine del giorno.
È difficile stabilirlo con esattezza
ma si calcola che fossero rimasti non più di duecento esseri umani, ma da soli
o in piccolissimi gruppi, separati da distanze enormi, senza nemmeno sapere se
c’era qualcun altro in giro, vicino o lontano.
Una cosa buona però l’uomo e la donna
ce l’avevano e ce l’hanno ancora, anche se è una cosa tipicamente bestiale: non
si scoraggiano facilmente, sono testardi proprio come gli animali da soma. La
loro fisiologica sopravvivenza è problematica e vivono una routine di spalle al
muro? Bene, ma è proprio così, in queste proibitive condizioni che l’umanità,
ridotta a pochi individui, ricomincia a dare il massimo di sé stessa, fa dei
veri e propri miracoli, cioè inizia di nuovo, con rinata forza, a far fruttare
in maniera efficace e continuata la propria innegabile intelligenza che in
altre epoche era diventata piuttosto la causa dei propri guai. Le scoperte
spaziali lo testimoniano e aprono nuove porte, la rinata voglia di scoprire
mondi nuovi, senza tecnologia non avrebbe storia né geografia, eppure con mezzi
inferiori siamo riusciti a produrre di più e meglio, non solo in questo senso.
Ci voleva solo un opportunistico
colpo di culo, d’accordo, la fortuna l’ha aiutato, ammettiamolo pure, ma è
importante notare anche che l’uomo stavolta era pronto e ha preso la palla al
balzo.
La terra è tutt’altro che comunista,
pur non essendo nemmeno fascista, eppure segue almeno una delle idee di Antonio
Gramsci, politico, filosofo, politologo, giornalista, linguista italiano, il quale attribuisce questa frase a
Romain Rolland, scrittore e drammaturgo francese, una frase che poi è diventata
il motto della nuova Società, detta SII, che da tempo non si chiama più umana,
ma Integrata e Interplanetaria:
Pessimismo dell'intelligenza,
ottimismo della volontà.
Non
tutti sanno che la Via Lattea è chiamata anche giardino d’inverno, in svedese
pre-katastrofe. Che il sole è una trai 400 miliardi di stelle della Via Lattea,
che è la nostra galassia. Che Nettuno è il pianeta più lontano del sistema
solare, guardandolo col telescopio, si torna indietro di quasi cinque ore, che
è il tempo di cui ha bisogno la sua immagine per arrivare a noi. Che la luce ha
una velocità di circa 300.000 chilometri al secondo. Che non si può sapere come
è l’universo in questo momento, alcune stelle possono essere scomparse 50.000
anni fa ed essere ancora visibili.
La
terra è un pianeta vivo, anche se attualmente non sembrerebbe. Una specie
d’astronave bianca e sferica, schiacciata ai poli, che naviga intorno a un sole
sempre meno incandescente, nel freddo mare dell’universo. Anche noi essere
umani siamo come barche cariche di geni che navighiamo nella vita. Se riusciamo
a portare questo carico nel porto, la nostra esistenza non sarà stata vana. Per
questo io ho sedici figli, ma la parte più difficile l’ha fatta mia moglie, che
poi sarebbe il porto.
Magari
questa parte poi la tagliamo.
La
visione antropocentrica del mondo, era cambiata già da tempo, prima delle
suddette calamità. Nostro malgrado, il giocoforza delle notizie a noi giunte,
aveva rivoluzionato, in varie fasi essenziali, tutto ciò in cui si credeva
fermamente.
Prima
quel Niccolò, di cognome Copernico, il quale aveva tolto la Terra – e
l’uomo – dal centro dell’Universo per sostituirvi il Sole. Tre secoli dopo si
era scoperto che neanche il Sole è al centro dell’Universo, anzi. Abbiamo
dovuto passare faticosamente, per i nostri boriosi cervelli, dall’eliocentrismo
al galattocentrismo. Le osservazioni astronomiche, già alla fine del secondo
millennio, ci hanno fatto notare che le galassie si allontanano sempre di più
le une dalle altre. L’idea stessa di un centro è da escludersi del tutto. E
l’uomo si è perso nello sconfinato Universo, senza alcun punto di riferimento.
Relegato in periferia tra i miliardi di stelle già nella sua stessa Via Lattea,
è considerato una recente, e magari effimera manifestazione, nell’eternità
cosmica. Finalmente siamo stati riportati alla realtà, alla quale non vogliamo
ancora credere, ma è questa la vera condizione in cui siamo... e siamo sempre
stati. La terra è una macchiolina fatta da una mosca maleducata sulla mappa
dell’infinito.
L’assassinio di Ronald Gump, ex
presidente degli Stati Uniti, fu la scintilla che dette fuoco allo stoppino. Le
fazioni si erano divise con due criteri, la prima era un misto d’ipocrisia e
d’appoggio agli alleati potenti. La seconda era una schiuma di odio e paura,
mischiati di rabbia contro chi comandava al mondo. La libertà fu considerata da
pochi, la giustizia da meno ancora. I risultati erano quelli inevitabili.
Le sette guerre furono un esempio di
quello che era successo prima, portato però all’estremo. Per esempio si stabilì
anzitutto che non bisognava usare le armi chimiche e niente nucleare, per
risparmiare degli innocenti.
Gli innocenti naturalmente furono
decimati senza pietà e sistematicamente, non si sa nemmeno chi cominciò per
primo, ma di sicuro continuarono tutti, fino alla fine e quella fu veramente la
fine per ogni essere umano, ma specialmente per gli innocenti.
Inizialmente quasi nessuno credeva
nella libertà e nella giustizia, ma col passare dei giorni la situazione
peggiorò. Quando la Russia e la Cina si schierarono con gli Americani e
l’Inghilterra e subito dopo Israele e il Giappone, tutti gli altri o quasi si
misero contro ad appoggiare i cosiddetti terroristi, cioè i 666 e gli altri
gruppi.
Fu impossibile dire chi aveva vinto,
la natura di un mondo intero si trovava distrutta e sregolata, tante specie
animali estinte, tra cui quella dell’uomo stesso era in pericolo, di sicuro ci
avevano perso tutti, eppure non si trattava di un pareggio.
Dopo
le Sette Guerre la terra era una pallaccia che a noi umani sembrava assai più
bistonda di prima, che ruotava senza alcun senso, dipendendo dai punti di
vista, forse perché per gli uomini c’era stata la fine o quasi. Quel quasi
poteva essere la nostra salvezza, ma era ancora da dimostrarsi. È vero che i
cinghiali dominavano con l’aiuto dei pappagalli, le scimmie e i cani, gli
elefanti, i cavalli e i serpenti collaboravano, in mare delfini e balene
avevano messo in riga gli squali, con l’aiuto delle orche e l’uomo era
diventato una specie sull’orlo dell’estinzione. Quando tutto pareva perduto
bruscamente cambiò la temperatura e proprio gli animali ci rimasero fregati. In
precedenza l’uomo aveva stupidamente giocato un po’ con le armi chimiche una
novità degli ultimi trent’anni, le bombe atomiche che lo affascinavano da più
tempo ancora. Come fu o come non fu, una meteorite o un inopinato ciclo
interplanetario calcolato male, quello che ci salvò fu la prima nuova e debole
glaciazione. Fu la più leggera, rispetto a quelle che dovevano venire dopo, ma
gli animali non erano psicologicamente attrezzati, la grande maggior parte ci
lasciò le penne, anche se in alcuni casi erano peli, per chi non aveva né le
une né gli altri, peggio ancora. Invece l’uomo e la donna, per quanto ancora e
di nuovo senza peli e senza penne, avevano il senno di poi dell’esperienza e se
la tecnologia ancora mancava, fu sopperita con l’immaginazione, la creatività e
un certo senso dell’umorismo che anche i migliori cinghiali bipedi non
possedevano, i pappagalli ne avevano un po’ di più, forse anche i delfini.
Pare
che ci fossero ancora qualche centinaio di esseri umani, seminati in quelle
zone dove gli animali non andavano troppo facilmente, proprio le zone fredde e
quelle desertiche, tra cui mio nonno Arrigo Malagna che si era annidato sulle
Alpi Cozie o Graie. Tanti anni fa, a scuola facevano imparare a memoria la
frase: ma con gran pena le reca giù, per
insegnare i nomi della partizione delle Alpi italiane ai
bambini, ordinate da ovest verso est,
in tal modo:
ma: Marittime,
con: Cozie,
gran: Graie,
pena: Pennine,
le: Lepontine,
giù: Giulie.
Prima
di compiere settant’anni, ero un tipo irrequieto e romantico, approfittando del
fatto che non ero ancora sposato, ne ho approfittato per bere tanta birra,
(anche se era un surrogato) e per divertirmi come potevo.
Nel
tempo libero ho scritto un po’ su questo manoscritto, probabilmente l’ultimo,
della famiglia Malagna, con una penna d’oca originale. Ora i libri non esistono
più, da un po’ di tempo è tutto virtuale e on-line, ogni volume che si trova
sepolto nel ghiaccio è un cimelio. Ed è così tanto tempo che non scrivo, che mi
pare di non averlo mai fatto. Oppure che a scrivere fosse sempre stato un
altro, magari uno che conoscevo, ma solo di vista e di certo molto più magro.
Il
fatto è che in questi giorni che precedono il Santo Natale, che è anche il mio
compleanno, sto cercando di ricollegare i fili della storia, non solo la mia.
Quella, la storia, è sempre mischiata con la geografia e un sacco di altre
robe. Mentre si studia, uno spuntino o due non fanno mai male, magari pure
un bel bicchierino di liquore di licheni.
Dicevo
che a farmi ricominciare a scrivere è stato forse il pensiero insistente degli
gnocchi, oggi chiamati gnokki o ynioki. Quella gara che si svolse dentro il mio
cervello e sottostante pancia, negli anni d’oro del mio mestiere di critico
culinario per la rubrica “Abbuffatevi, sì, ma con calma”, della rivista on-line
“Ciccioni auspicabili”. Durante tutti questi giri della terra intorno al sole,
lo avrete capito da soli, la mia pancia ha distanziato sempre di più la
tastiera del computer dai miei occhi. I miei occhiali e le mie braccia non sono
riuscite a seguirla, allora ci ho provato con un registratorino portatile, ma
non era la stessa cosa.
(Ricordarsi di prendere in considerazione
l’idea di tagliare questa parte, in un prossimo futuro.)
La
mia premiata ditta, a quel tempo constava di un’unica grande persona: io.
Intanto, però, mi stavo dilatando come l’universo, così ho dovuto assumere un
dipendente esterno, diciamo uno scrivano periferico. Visto che mi ero nel
frattempo sposato, è stata poi una scrivana, cioè mia moglie Assuntina, detta
anche Cosciotta, la quale trovavasi all’epoca disoccupata e ancora quasi
snella. Disoccupata si fa per dire e snella per poco tempo, giacché per
riuscire a soddisfare, in quantità e in qualità, la mia famelica pancia
cresciuta a dismisura a forza di piacevoli assaggi di lavoro, si dannava in
cucina sedici ore al giorno e a forza di assaggiare le cose che faceva, era
ingrassata anche lei e stava ingrassando ancora. Non molto tempo dopo, per non
scoppiare, optammo per un cambio di attività. Di questo proprio non mi piace
parlare. Fino a oggi, però, devo dire, non abbiamo fatto che dimagrire, anche e
soprattutto per altri motivi contingenti di cui parlerò diffusamente in
seguito.
Magari anche questa parte poi la tagliamo.
Tornando
a noi, gli gnocchi sono stati, per tutti questi anni, i nostri veicoli di
benestare, di lavoro e di passatempo. Ne siamo diventati artefici e ideatori,
fabbricatori e impacchettatori, divulgatori e esportatori. Poi ce li mangiamo
anche. Qui mi fermo e passo ai particolari della storia che in questi anni mi
ha ossessionato, ma anche stimolato, perché in maniera non del tutto negativa.
A
quei tempi, forse per caso o forse no, avevo quattro modelli di gnocchi in
famiglia, trai quali non riuscivo a capire quale fosse il migliore, giacché
erano tutti fenomenali. Da una parte mia nonna, che aveva insegnato a mia
madre, dall’altra mia moglie e sua madre, che era stata la sua maestra. Erano
le quattro cuoche che avevano portato al mio palato quei quattro modelli, tanto
buoni che non sapevo decidermi.
Il
quesito si era sviluppato alle mie spalle, in un giorno in cui le quattro
dannate si erano riunite per cucinare contemporaneamente i loro gnocchi e
farmeli assaggiare, caldi-caldi, affinché, finalmente mi decidessi.
Certo
il mio palato era sopraffino, conosciuto nel mondo, facevo prove di gusto
davanti a migliaia di telespettatori e non fallivo mai. A quei tempi era nato
perfino un gioco alla televisione, in cui i concorrenti si cimentavano
nell’imitare le mie capacità, io ne ero l’ideatore e giudice unico. Tutto finì
quando un giornalista svelò il mio segreto, non so come lo era venuto a sapere,
ma non ebbi più il coraggio di ripresentarmi. Macchinette minuscole o no, io
ero unico nel mio genere. Come nessuno assaporavo e catalogavo gusti e
retrogusti, oramai ero famoso in tutto il mondo, quindi le quattro donne
volevano un responso che io non riuscii mai a dargli, fino all’esaurimento
nervoso e conseguente cambio di attività. Di questo non mi piace parlare.
Comunque sia, di queste donne, tre su quattro, sono morte, Cosciotta è
diventata Coscetta, o Coscina, forse meglio Koscina, come Silva, quell’attrice
più che bòna, degli anni millenovecentosessanta, epoca pre-katastrofe.
Snellire
questa parte o tagliarla, prima della stesura finale.
Oggi
è facile dire che il mondo sia messo male, basta chiudere gli occhi e fiutare
la sua mancanza completa di odori, sentire il gelo che penetra dolorosamente
nelle nostre narici arrossate. Non potrebbe andare peggio di così, si è tentati
di dire, ma è meglio non farlo. Fare un riassuntino di quello che è stata la
nostra storia, forse può far capire perché, a questo punto, noi ci troviamo qui
dove siamo ora, cioè a Brescia. Oggi però si chiama Broskoli, nota base di
partenze interplanetarie.
Prima
c’era la Preistoria, gli uomini primitivi avevano le mascelle più forti e la
fronte bassa, quindi pensavano meno e mordevano con più forza.
L’Evo
Antico inizia circa il 4000 avanti Cristo, l’età del bronzo fa da spartiaque,
con l’inizio di quella del ferro ecco che qualcosa cambia, ma non si capisce
cosa.
I
cambiamenti, come diceva il vecchio ma buon Toffler, sono stati lentissimi nel
passato, per diventare progressivamente sempre più rapidi.
Pare
che Gesù Cristo sia nato il 6 Avanti Cristo, secondo il nostro calendario
gregoriano.
(Trattavasi
di Gregorio XIII°, quello dei canti era invece Gregorio I°, tutti e due papi.)
Quattrocento
anni prima i greci, che però a quell’epoca abitavano in Turchia e precisamente
a Mileto, iniziavano a pensare al senso della vita.
Chi
glielo fece fare?
Forse
la schiavitù degli altri e il loro conseguente ozio.
Poco
dopo e sempre in quella zona, Costantino si tira dietro l’impero romano e tutti
diventano improvvisamente cristiani, dopo averli massacrati volentieri nei vari
‘Colossei’.
Anche
il Medio Evo inizia senza preavviso, nel 476 dopo Cristo, con la caduta
dell’Impero Romano d’Occidente, ma era inevitabile, a quel punto.
Come
prima regola era vietato ridere e si doveva pensare costantemente alla morte,
alla fine del mondo, che però quando scoccò l’anno mille non arrivò e tutti ci
rimasero fregati.
Da
notare che l’Impero Romano d’Oriente cadde solo nel 1453, (quasi mille anni
dopo l’Occidentale,) con la fine dell’assedio di Costantinopoli.
Nel
1492, con la scoperta dell’America, ecco l’Evo Moderno, anche se, lì per lì,
non se ne resero conto.
Il
suddetto Evo finì nel 1789 con la Rivoluzione Francese e cominciò la Storia
Contemporanea.
La
Coca Cola s’impadronì della leggenda di Babbo Natale e la modificò, Billy Gates
rubò i computer alla Apple e ne perfezionò i virus.
Nel
2000 di nuovo una fine del mondo annunciata, ma il bug del millennio si rivela
un’ennesima baggianata.
Ricapitolando:
dopo la bellezza di quasi 9000 anni di agricoltura, (che era iniziata nella
Nuova Guinea nel 7000 Avanti Cristo,) ecco la Rivoluzione Industriale.
In
duecentocinquant’anni siamo già nell’epoca dell’internet, dove il virtuale vale
di più dei beni materiali.
La mobilità degli esseri, siano umani
che animali ed extraterras, è un fattore evolutivo fondamentale, da sempre,
anche se solo recentemente ce ne siamo accorti a livello generale e abbiamo di
conseguenza cambiato il nostro approccio. Sulla superficie ghiacciata del
nostro pianeta, tra incessanti cambiamenti climatici di altri pianeti, migrare
è diventato una strategia essenziale di adattamento e quindi di flessibilità.
Gli animali migravano in modo irreversibile, oppure in modo ciclico e
stagionale, ora sono legati a noi, non posseggono né pilotano le spazionavi e
non possono decidere in maniera autonoma. Gli extraterras hanno delle norme
legate al tipo e al luogo di provenienza che nessuno sa a memoria e a
consultarle si può anche invecchiare, ma c’è enorme branca di internet solo per
regolare le loro vita, diritti e doveri e tutto. In pratica, riassumendo, non
hanno diritti e nemmeno doveri, salvo alcuni casi e sotto-casi che poi sono
centinaia, molto diversi tra di loro. Le specie umane vissute negli ultimi 6
milioni di anni si sono spostate, hanno vagato per altipiani e vallate
dell’Africa orientale e meridionale, dopo una sequenza di migrazioni fuori
dall’Africa che le hanno portate in 2 milioni di anni ad abitare in tutti i
continenti eccettuando l’Antartide. La migrazione ha influenzato la lenta ma
inesorabile evoluzione biologica e accelerato l’evoluzione culturale della specie
più camminatrice anche durante il percorso, successivamente non solo a piedi,
anche in confronto alle altre specie incontrate sulla nostra via. All’inizio
andavamo adagio e piuttosto inconsapevolmente, poi abbiamo aumentato la
velocità con l’intenzione di farlo; inizialmente solo sul suolo, dopo anche con
le idee, poi attraverso strade, mari, cieli; con spostamenti forzati, dal clima
e in ricerca di cibo, da altri bisogni legati alla stretta sopravvivenza,
sempre più per una scelta e sempre più pianificata. C’è stata un’evoluzione
delle nostre migrazioni, l’umanità ha messo al suo servizio piante e animali
per accrescere e accumulare la produzione di cose da mangiare. La popolazione è
cresciuta a dismisura come mai prima, le società si sono stratificate, una
sopra l’altra e mischiate tra di loro nello spazio e nel tempo, siamo partiti e
ripartiti in cerca di altre terre da coltivare, mischiando la geografia umana
sul pianeta.
Oggigiorno,
però, i beni materiali non hanno più molto peso, la gente vive viaggiando e
questo è un vantaggio anche perché la proprietà è facilmente vista come un
ostacolo, una palla al piede che impedisce di muoversi liberamente. Il virtuale
stesso, almeno sulla terra, è troppo congelato per funzionare bene, in compenso
l’uomo ha più coscienza di sé e tratta bene gli animali, non considerandoli
inferiori, ma solo diversi da noi. C’è da dire che a livello di libertà
personale non ne hanno eccessiva. Sono in simbiosi con noi e noi decidiamo per
loro, ma stavolta senza rappresaglie.
Le
bestiole erano rimaste relativamente in poche, ma oggi sono abbastanza
integrate nella società, che comprende anche le creature trovate su altri
pianeti che non sono poche e non poco differenti da noi.
Sì,
il clima iniziò a cambiare più o meno violentemente nell’anno 2031. Dicono che
il nucleare e le armi chimiche siano state l’origine di tutti i nostri guai, ma
scientificamente non è dimostrato e comunque a nessuno pare che interessi
dimostrarlo. Il detto napoletano, che è stato anche cantato a quei tempi, viene
scritto spesso e volentieri come un motto, nelle varie basi SII
interplanetarie.
…chi ha avuto, ha avuto ha avuto, chi ha
dato, ha dato, ha dato, scurdammoce o passato…
Pare
che il calore che arrivava dal sole sulla terra si fosse leggermente raffreddato.
Per un effetto a catena di riflessione del sole sui ghiacci polari in aumento,
nel giro di poco tempo anche l’equatore è andato sotto zero. Dieci glaciazioni
sono state misurate per fascia per arrivare a un clima secco e uniforme,
perennemente sotto zero per tutto il globo. Sono scomparse le piante e gli
animali, la maggior parte degli esseri umani, la bibita più diffusa è la
granita ai licheni. Straordinario è stato come l’uomo ha ripreso il comando del
pianeta come se niente lo avesse interrotto.
Nel
2092 gli scienziati dichiararono che il mondo si stava scaldando, che i ghiacci
si stavano sciogliendo. Infatti, ecco puntuale la più tremenda glaciazione,
quella definitiva. Il mondo non era mai apparso così come è oggi e, detto tra
noi, non appare nemmeno. Non si vede nulla di nulla, è una palla bianca,
coperta di nuvole e nebbia. Non si sa nemmeno più dove iniziano le nuvole e
dove finisce la nebbia, dove finisce la neve e inizia il ghiaccio. Non riesco a
ricordare quando è stato che ho visto il cielo, da qua, per l’ultima volta, ma
non riesco nemmeno a dimenticarmi che era azzurro, magari screziato da pochi
straccetti di cumuli e cirri.
Gli
scienziati non fanno più previsioni, che tanto nessuno ci crederebbe, ora che
ci penso non ci sono più nemmeno gli scienziati. Voglio dire, non a livello
pubblico, come una volta, solo degli esperti a livello amatoriale. Abbiamo
abolito anche i giornalisti, un’idea meravigliosa, chi manda notizie sulle
decine di reti sociali è apertamente qualcuno che non ci guadagna niente, è
anche successo che qualcuno ci abbia provato, ma si è dovuto assoggettare a
pagare multe salate e pepate. Non esistono più le prigioni, chi non ha soldi
per pagare diviene operaio schiavo a tempo determinato, c’è anche gente a cui
piace e lo fa per scelta, ma devono lavorare sodo e non hanno nessuna voce in
capitolo. Sono mantenuti dalla società, ma il vitto e l’alloggio spartani che
ricevono in cambio se lo guadagnano con il sudore della fronte.
Oggi
la popolazione della terra si stima inferiore al milione di persone, più
approssimativamente altre ottocentomila sparse per le varie basi
interplanetarie. La lingua Crock ormai è l’unica ufficiale, ma ognuno nel suo
nucleo cerca di conservare la sua, prima della catastrofe, che per me è l’italiano
e se possibile il toskano. I nuovi
pianeti abitati da esseri disumani (che sono diversi dagli animali ma ci
somigliano, almeno in alcuni casi) sono catalogati con due lettere
dell’alfabeto, in ordine di scoperta.
Per
conto mio faccio la spola, da un anno, da Broskoli al pianeta ZX, uno degli
ultimi arrivati nella nostra folta schiera. La gente non credeva molto alle
possibilità di ZX, perché apparentemente era come la Terra, coperto di gelo.
Però là c’è il Petronio, che si usa come carburante per le astronavi piccole,
poi sotto la superficie c’è assai più vita, tra cui forme intelligenti e nuove,
come i Dusran, raccontatori di barzellette tristi, i Bonameu, detti i
sorridenti intelleggibili col cappello di finta-paglia-congelata e poi gli
Gniiioms, i pacchiani di classe, di cui vi parlerò dopo.
Il
pessimismo dell’intelligenza non permette di dimenticare come era la terra e
come è diventata ora. Per non soccombere alla nostra bianca e fredda tristezza,
alla progressiva mancanza di speranza, almeno come era intesa una volta, noi
umani navighiamo su e giù per la via Lattea e, da un po’ di tempo, ce ne
usciamo anche fuori. Tutte le risorse umane, che non sono molte, ma stanno
aumentando, sono impiegate nel viaggio spaziale, per scoprire nuovi mondi, che
però finora non abbiamo trovato, almeno non come volevamo.
È
vero che siamo assai esigenti.
Se
la donna ideale, per un uomo, assomiglia troppamente alla mamma, per noi
terrestri il pianeta ideale è il ritratto della Terra.
Come
era prima, però.
D’accordo,
ne abbiamo trovato di altri tipi, con delle creature a bordo di notevoli
capacità. Gli Weew di GH sono simili ai cani, per esempio, ma cinguettano come
ornitorinchi col labbro leporino e hanno la mania del calcolo orale, per cui
nessuna operazione matematica o di algebra gli è estranea e te la risolvono in
frazioni di secondi. Impossibile capirli quando parlano, meno male che sanno
scrivere e si sono parzialmente integrati.
Siamo
commercianti interspaziali, io e mia moglie, più i miei sedici figli, sei
maschi e dieci femmine, che lavorano tutti nella nostra impresa, la
Kuli-Kuli-N’Aria. Estraiamo componenti chimici, progettiamo ricette,
fabbrichiamo e finalmente vendiamo alimenti alle basi dei vari pianeti, oltre
che sulla terra.
Insomma
ci diamo da fare.
A
suo tempo, si era tentato di coltivare alcune piante di valore alimentare in
serre riscaldate sottoterra, ma costavano troppo e le scoperte extraterras parevano più urgenti. Oggi
festeggiamo la nostra lungimiranza e riusciamo a scherzare perfino sullo
zucchero chimico, una delle peggiori cose che si possano immaginare e che per
fortuna abbiamo potuto abbandonare. Su questi pianeti troviamo piante strane,
funghi abnormi, tuberi di cristallo multicolori e in sintesi robe pazzesche che
riusciamo a sintetizzare e a fargli produrre sapori conosciuti e volendo anche
sconosciuti, ma con meno fortuna. L’uomo è ancora un nostalgico, nonostante
tutto, la donna è molto sentimentale, ma più pratica.
Su
alcuni di questi pianeti produciamo le piante originali terrestri, che per
colpa o merito del suolo, la diversa qualità dell’acqua e del sole che
ricevono, diventano dei facsimili cresciuti da semi trovati sulla Terra in
mezzo alle macerie, in barattoli di vetro, sacchetti di plastica, insomma in
ogni tipo possibile di casuale conservazione che possa garantire efficacia.
Anzi no, basta che lontanamente possa promettercela. Tra tanti tentativi basta
che uno solo funzioni e siamo a cavallo.
Più
o meno lontani dalla terra, si trovano anche organismi nuovi e si possono
tentare esperimenti alimentari con sapori inediti, abbiamo già dei discreti
successi, purtroppo molti assaggiatori Gniiioms sono morti per una causa comune
e indirettamente importante anche per loro. Anche se pare che non gliene freghi
niente, si sacrificano volentieri, con affettuosa indifferenza.
La
mia cimicetta, o macchinetta per assaggiare, era geniale all’epoca, sentiva il
veleno assai prima del corpo umano. Come una minuscola monetina, si metteva
sotto la lingua, ma era collegata a un potenziometro a vibrazioni che potevo
tenere nel taschino. Certo che bisognava stare sempre attenti a non masticarla.
Con il clima freddo-secco di adesso, però, non sulla Terra funziona più e io
sono affetto da attacchi di tonsilliti glaciali, i miei viaggi non aiutano
affatto a migliorare e poi ho sulle spalle i miei annetti, che non sono pochi.
Dopo aver provato varie nuove tecniche e tecnologie, costruito complicati robot
che non hanno mai funzionato bene, visto che in fondo in fondo del cibo se ne
fregavano, abbiamo scoperto gli Gniiioms.
Sono
degli extraterrestri così intelligenti che sembrano totalmente idioti e inerti.
Ultimamente ne hanno trovati anche sulla terra, chi ce li ha portati? (Forse io
stesso, ma non mi ricordo, qui non servono a granché, poi.) Ce ne sono anche su
AG e su RD, pianeti dalle caratteristiche climatiche completamente differenti
tra di loro, ma specialmente da ZX e dalla Terra. AG è arido e caldo e RD
umidissimo e tiepido, con una differenza di temperatura dal giorno alla notte
di 400 gradi. Quest’ultimo è disabitato, l’altro affollatissimo e quasi senza
cibo decente in giro. Gli Gniiioms non si sa da dove vengono e che cozza -
muscolo o mitilo - ci sono venuti a fare qui, ma pare proprio che gli ci
piaccia, a loro. Difficile credere che dove stavano prima fosse peggio, ma ora
sono il tipo di extraterras più diffuso in giro. Solo che loro non hanno
astronavi né utensili di qualsiasi tipo. Non sentono il freddo, rimangono
immobili per ore con la neve che gli scende addosso fino a coprirli. Però
riconoscono i sapori come nessuno, in più cantano delle canzoncine che sembrano
in antiko dialetto sardo, però un po’ più melodiche.
Se
non ci piacciono i loro canti, a padellate glielo si fa capire, all’inizio loro
alzano il volume, magari per scherzare, ma poi smettono, anche perché le
padellate di solito aumentano di forza e frequenza.
Il
problema, come spesso succede in questi casi, fino a poco tempo fa, era
riuscire a comunicare con loro. Finché mia moglie ha scoperto due cose
meravigliose. Primo, che gli piacciono gli gnocchi, specialmente se crudi e di
conseguenza sono disposti a collaborare. Se gliene diamo uno, diciamo di circa
tre grammi, ci concedono un’approssimativa autonomia di collaborazione negli
assaggi di un’ora. La seconda cosa che mia moglie ha scoperto è che, anche se
di solito fingono abilmente di no, parlano benissimo le nostre lingue
pre-katastrofe. Devi sentire come snocciolano l’antiko dialetto bergamasco e
sanno spiegare i sapori, usando termini come la bèstcia blé (l’autobus), la
curridura (la bicicletta) e altri ancora. Sono dei pappagalloni extraterras
insomma, che si divertono a imitare qualsiasi cosa, hanno imparato anche a
raccontare le barzellette tristi e ci mettono sempre dei dettagli nuovi
inventati al momento, devi vedere come fanno piangere i più sensibili esseri
umani e a volte anche certi disumani.
Dal
filo strampalato del mio discorso avrete capito che la mia senilità è
avanzata. La medicina moderna ha sconfitto l’alzheimer in questa maniera,
allungando la vita degli umani non si scorge più alcuna differenza. Ecco che io
compio 144 anni (o 12 alla seconda) il prossimo 25 di dicembre, cioè domani
l’altro. Modestamente il ceppo Malagna è uno dei più puri e antiki della Terra.
L’aspettativa di vita, poco più di due secoli fa era inferiore ai 30 anni forse
anche perché c’era una grande mortalità infantile, ora i bambini sono una cosa
così preziosa che li facciamo crescere con una cura estrema, forse anche
esagerata. Per impedirgli di diventare dei mammoni a cinque anni vanno spinti
già fuori di casa e si accumulano nelle colonie extraterras, sparse un po’
dovunque e comunque scelte dai genitori e dalla commissione SII.
Tra
le cose che voglio fare, prima di lasciare questo sconfinato universo, c’è
quella di riuscire a produrre degli gnocchi di patate come li faceva mia madre.
Fuori dalla nostra zoppicante memoria, naturalmente, le patate non esistono più
da decenni. Però ho finalmente scoperto, non attraverso il gusto, ma piuttosto
con l’aiuto della logica e dei ricordi, che quelli erano i migliori.
C’è
da dire che come buongustaio mio padre era pieno di fissazioni, ma non tutte
prive di senso. Mangiava poco e digeriva male, dopo cena girava per le stanze,
ore e ore, massaggiandosi la pancia con la mano. Mia nonna, madre di mia madre,
lassù sulle montagne, faceva un ragù più rozzo, con addirittura le bucce dei
pomodori dentro.
Sacrilegio.
Il
ragù di mia madre Nenna dovette adeguarsi a una più raffinata tritatura degli
ingredienti e anche gli gnocchi diventarono più piccoli e più saporiti. Quelli
di mia nonna erano degli gnocconi enormi, scuri e minacciosi, tre erano già una
porzione abbondante. Mia moglie cucina bene assai e sua madre anche era una
maestra in alcuni manicaretti. Per gli gnocchi, credo, si rifacesse a dei
canoni meno raffinati di quelli di mia madre, però, la cui smisurata classe
veniva fuori dal fatto che doveva rendere conto a un rompicoglioni come mio
padre. Il padre di mia moglie, Asdrubal, mangiava qualsiasi cosa, si sparava in
gola perfino il fegato e la trippa, figurarsi che era addirittura appassionato
per i sanguinacci. Nellos, invece, mio padre, scartava già il cinquanta per
cento del disponibile, senza averlo nemmeno mai assaggiato, solo per motivi
psicologici o etici. Per il restante cinquanta il procedimento però era piuttosto
complicato. Alla fine si salvava forse un dieci per cento scarso, ma quello non
aveva difetti, né per lui, né per nessun’altro. Sennò s’arrabbiava.
Comunque,
viste le cose con quel famoso senno di poi, che dicono sia una scienza esatta,
non sono le caratteristiche del gusto in sé, che sono decisive, per il mio
responso finale e inappellabile.
Mia
madre è ancora insuperabile perché sono cresciuto con quei sapori, nei miei
migliori anni, quelli della gioventù. La nostra fascia, quella vicina all’equatore
aveva ancora le quattro stagioni ben definite, non è durato molto, ma nella
memoria è indelebile quel ricordo caldo e soleggiato, per chi avesse dei dubbi
ci sono anche dei filmati in rete. Figurarsi che allora, quando nevicava, per
me era una festa, mi ci divertivo come una piccola ruspa cingolata.
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