domenica 9 ottobre 2022

IL DIO CIGNALE

 

Dopo le sette guerre avevano tentato invano di ricostruire una comunità umana, o qualcosa del genere, ma avevano fatto in tempo appena a dare, oltre al nome proprio, un codice ai sopravvissuti, poi chiamati operatori. L’ottava guerra non si è mai fatta, ma sarebbe stata quella degli uomini contro gli animali.

La zona che l’operatore 34W conosceva del suo paese era scarsa e piuttosto a chiazze, prima di andarsene a vivere altrove era un bambino, quando però ci ritornò, iniziò a scandagliare il paese, o meglio i suoi boschi palmo a palmo, per via della sua missione. Ma era cambiato tutto, i pruni avevano invaso e nascosto ogni cosa, Lucca era tornata al suo vecchio nome celtico Luk ed era diventata una struttura di pietra e cemento che sorreggeva la scalata e la confusa discesa di enormi intrecci di rovi a cascata.

Non stava cercando un tesoro o nemmeno era curioso di quello che poteva trovare, doveva fare il suo lavoro sporco e sarebbe tornato alla base. 34W si sorprese di constatare che non aveva bisogno di niente di più di quello che già possedeva. Un fucile a frecce trai più cazzuti del mondo e una bici da montagna elettrica tra le migliori disponibili, una jeep che funzionava con tre tipi di carburanti, ugualmente male, si muoveva a scatti e scoppiettava.

Non sapeva se era un bene o un male, ma era sicuro di non sentire più il desiderio di niente, nulla di più.

Pensava che l’Orcio detto anche 345D fosse finalmente morto e invece lo trovò nel bosco di Pruno seduto su un ceppo a tagliuzzare un pezzo di legno con il coltello. Rimase contento e gli offrì un succo di rovi, ce l’aveva nascosto in mezzo ai pruni, c’era anche qualche spezia dentro e del muschio, si misero a parlare dei vecchi tempi. Non era passato così tanto tempo, a dire il vero, ma i calendari non esistevano più e gli orologi non contavano più niente.

Il mondo era pieno di progetti incompiuti, ma da quando il cinghiale aveva preso il potere tutto quello che si cominciava si portava a termine, l’uomo era diventato un terrorista, non riusciva più a contrastare il loro dominio, al massimo poteva fargli dei dispetti. I rovi erano il regno dei cinghiali da sempre, dove dormivano e si proteggevano dagli attacchi dei cacciatori. Ora i rovi avevano invaso tutto, sommerso le case e le macerie di quello che era stato l’impero degli esseri umani, ormai oltre il crepuscolo.

Insomma l’operatore cercava il cinghiale che aveva iniziato a parlare con gli uomini e come gli uomini. I cinghiali lo temevano, secondo lui, perché avrebbe potuto creare un precedente, un’alleanza, (chi lo sa?) insomma tutto quello che è nuovo rappresenta un pericolo.

Dicevano che si erano incrociati un uomo e una cinghiala, o un cinghiale e una donna, insomma era venuto fuori quel mostro, si fa per dire. C’era anche una voce che volessero fabbricarne altri, altri cinghiali umanizzati, oppure uomini cinghialati.

L’uomo era comunque diventato una rarità, i cinghiali erano milioni e lo braccavano. Era diventato il loro giochino preferito, non si sarebbero dimenticati di noi, finché l’ultimo fosse stato massacrato.

 

Intanto i cinghiali si stavano moltiplicando su tutta la fascia temperata, quella dove il futuro del mondo si stava decidendo da sempre, senza sapere bene cosa si doveva fare, ma farlo al caldo tropicale, come al freddo polare non garbava a nessuno.

Il lavoro e la schiavitù si assomigliano assai, non volendo, a volte, diventano perfino la stessa cosa. Se leggiamo un libro perché lo dobbiamo studiare, o se lo facciamo per il nostro piacere, lo stesso libro diventa un altro, spesso anche molto migliore. Ora sono proibiti, ma se ne trovano lo stesso di contrabbando.

Accade anche con le persone che si devono frequentare, magari perché sono colleghi e si lavora gomito a gomito, la differenza con le altre che vai a trovare perché ti piacciono è grande, ma spesso è solo perché ci sono quei contatti obbligati che ti rendono schiavo.

Scrivere porta la tua immaginazione a viaggiare dentro e fuori dal mondo, perfino a creartene uno tutto tuo. La realtà a volte è stretta e fa male, ma basta guardarla con altri occhi, sentirla con un altro cuore, non c’è bisogno di fuggire lontano, si può anche restare qui e osservare quello che succede.

 

Assomigliava sempre più a un frullatore, le cose si mischiavano senza apparente ragione. Ai nostri occhi era sempre stato così. Forse ora si notava di più. Il mondo stava per cambiare, per l’ennesima volta e non lo sapeva. Personalmente al mondo non gliene fregava niente. Insomma la natura se ne fotteva, faceva il suo cammino, la potevi deviare, ma non avevi mai idea di quali potevano essere le conseguenze.

 

Musica di Keith Jarrett, Neukolln Konzert

 

Provate a guardare di notte tutte le lucine che si vedono, in mezzo al buio, sulla collina, ognuna è una famiglia, ci sono persone là dentro che guardavano la tv una volta, ora siedono davanti al caminetto acceso, milioni di nuclei e di storie allacciate.

 

 

In Brasile dicono che l’uomo è un animale triste, ma credo che sia perché non sappiano come si sentono gli altri disgraziati animali a contatto con noi. Se sei lì che muori nessuno se ne cura, ma se stai bene e non vuoi assolutamente essere aiutato, ecco che tutti smettono istantaneamente di farsi i fatti loro, abbandonano lì tutto per terra e ti portano via, esattamente come e dove non vuoi. È strano come nella vita ti tocchi prendere sempre quello che non vuoi, e quello che vorresti, quando lo raggiungi, sia sempre diverso da come te lo eri immaginato.

Figurarsi che volevo contribuire al bene del mondo. Ma come? Pochi giorni prima della prima delle sette guerre, uno dei miei più cari amici era stato pestato a morte perché ritenuto un attivista di sinistra omosessuale e anarchico, come in effetti era. Ma il nocciolo della questione era un altro, il mondo stava per esplodere e quando comincia una guerra non si sa mai quanto dura, o se ne seguiranno altre, o se – come nel nostro caso – le due parti risulteranno entrambe sconfitte, fino quasi ad estinguersi per le radiazioni e le armi chimiche, più altre diavolerie intenzionalmente od originariamente inventate per massacrare il nemico e non sé stessi.

La vita del pianeta è in pericolo, ora l’uomo è cacciato e bandito dai cinghiali. Loro e i pappagalli si sono associati e quello che manca a uno ce l’ha quell’altro, si completano a vicenda.

 

Ambientazione di partenza: un quartiere di Praga, ex Repubblica Ceca, chiamato Malá Strana, noto anche come Piccolo Quartiere, è un'area collinare con vista panoramica sul fiume Moldava e il centro storico. Hotel, ristoranti informali e pub tradizionali si affacciano sulle strette vie e i visitatori scrivono messaggi per il Beatle scomparso sul Muro di Lennon. L'area di Kampa lungo il fiume offre ristoranti raffinati ed esposizioni di foto e lettere presso il Museo Franz Kafka. Nel parco di Wallenstein circolano liberamente pavoni. Mi piace usare questi termini ormai praticamente banditi, tanto i traduttori sono dalla nostra parte, prima o poi una rivolta la facciamo, magari anche due.

Questo prima delle sette guerre, naturalmente, il mondo è ora un ammasso di macerie, ma la natura quella sa riciclare sé stessa, anche Roma è un monumento vivente ai rovi, che sono tanto cari ai cinghiali e ricoprono tutto e tutti. L’altare della patria è un pinnacolo di scalinate bianche molto ben nascoste dal verde. A chi piace piace, personalmente lo preferisco a quello di prima.

Se e quando si estinguono le zanzare, come è successo in questi ultimi sei mesi, dicono che siamo finalmente alla frutta, ma forse esagerano, siamo ancora al formaggio e per questo c’è una certa puzza di gorgonzola o di camambert. Gli esseri umani stessi sono pochi e hanno pochi contatti tra di loro. La nostra situazione è di quel determinato tipo che ogni aggettivo a riguardo sarebbe incompleto eppure superfluo.

 

La mountain bike moderna nasce alla fine degli anni settanta in California, dopo un lungo periodo in cui venivano usate biciclette adattate, dette "clunker" (catorcio), per far gare in discesa su strade forestali. Si ritiene che la prima bicicletta appositamente costruita per l'uso fuoristrada sia quella di Joe Breeze, nel 1978. Successivamente Gary Fisher, Charlie Kelly e Tom Ritchey si associarono nella Mountain Bikes. Non voglio fare sfoggio di cultura, che non ne ho proprio nessuna, e poi gli americani mi garbano poco. Nei primi anni ottanta vennero comunque vendute le prime mountain bike prodotte su larga scala, che a quel tempo erano poco più che biciclette da corsa irrobustite, con manubrio dritto e gomme più larghe.

Non è per essere polemico, ma la tendenza ruffiana degli italiani moderni era quella di sostituire le nostre preesistenti parole con quelle inglesi, io che ero un bastian-contrario di vecchia scuola scelsi di fare l’opposto. In Tuscolandia, una robusta ma leggera bicicletta da montagna era il massimo potenziale di veicolo che ti permettesse di ammirare e assaporare la bellezza che c’era in giro, e per provarlo basta percorrere la stessa strada, una qualunque, prima in jeep poi in bicicletta, la differenza salta agli occhi e subito dopo al cuore. A piedi poi è anche meglio, ma si possono alternare tutt’e due, l’idea è che ci si possa fermare contemplativi ovunque, senza avere un cinghiale o cinque che ti sgruntano dietro.

Già dalla primavera del 2010 avevo comprato una di queste biciclette, con il tempo poi ne ho possedute altre, vedendo la differenza e l’importanza di essere attrezzati bene, su e giù per i pendii, robusti ma anche leggeri. Alcune le ho fabbricate da me, con pezzi di ricambio presi da altre bici, ingranaggi di altri mezzi meccanici, tritacarne e ulteriori ammennicoli.

Avevano inventato anche le mountain bike elettriche a motore, subito prima della catastrofe. Pare un ricordo lontano ormai. Ma io ce ne ho tre, ben nascoste dai pruni e dalle macerie.

Si passa continuamente, sistematicamente, dalla tragedia alla commedia e non ce ne accorgiamo, troppo impegnati con altre cose, alcune anche importanti, tra cui la sopravvivenza. La vita ci sorprende sempre, basta farci attenzione. Dalla stessa televisione, cosa spesso pensata per scopi diversi all’inizio, forse anche educativi e divulgativi, ma poi tutt’altro che artistici, eccoci una nuova ispirazione. Oggi non esiste più e per incredibile che possa sembrare, rimpiangiamo anche quei programmi idioti della domenica pomeriggio con Mara Venier.

Anche i fumetti erano bellissimi, per via della fantasia e della creatività che possono esprimere in maniera sintetica, certo non tutti possono disegnare e comporre testi, ci vuole una certa dose di talento che però potremmo anche avere nascosto dentro di noi. Non si può fare tutto, ma avendo tempo e voglia, soprattutto entusiasmo, ci si può scoprire artisti. Il tempo è quello che manca un po’ a ognuno di noi, eppure a volte mi pare che ce ne sia anche troppo, credo che la maggior parte non sappia farlo fruttare al meglio e per quello ci vuole di nuovo dell’entusiasmo. I fumetti comunque ora sono proibiti, i cinghiali sono un po’ sospettosi per le cose che non riescono a fare con i loro zoccoletti.

Insomma provate a immaginare che questo sia un fumetto di quelli apocalittici, anche in bianco e nero, ambientato nel futuro a Praga, che oggi si chiama Brogo, che poi è già passato e approssimativamente siamo nel 2030, forse qualche anno meno, non ci sono più elettricità o mezzi meccanici se non salvatisi dalla catastrofe delle sette guerre, al massimo si va in bici o carretti tirati da altri uomini o animali. Io vado in giro con queste bici da montagna elettriche, l’unico modo di produrre energia è con i pannelli solari, che sono proibitissimi e sono diventato d’inerzia un terrorista, senza scampo e senza gloria, forse una dose residua di orgoglio fuorimoda.

In Toscana, o Tuscolandia, da noi, si chiamavano cignali, insomma quelli che da un po’ hanno preso il potere, dopo le guerre in cui gli uomini, i soliti idioti si sono distrutti a vicenda, ma lasciamo perdere, noi in famiglia abbiamo una responsabilità indiretta, per via di mia madre Dalia, ci sentiamo colpevoli e orgogliosi, innocenti e fieri, guerrieri ancora da sconfiggere.

I cignali in fondo badano al sodo e non s’infarciscono certo il cervello con cose che non hanno speranza di poter gestire.

Mentre cerco di far perdere le mie tracce usando odori di altri animali, per esempio mi sono messo da solo in missione qua dalle mie parti, ci sono voluti dei giorni per arrivarci, ma sono contento perché sono tornato a casa, si fa per dire.

I pappagalli però sono tosti. Gli altri animali anche hanno preso la palla al balzo, per vendicarsi di tutto quello che hanno subito prima ci vorranno dei secoli, ma gli uomini sono pochi e deboli, si nascondono per evitare guai peggiori, ma forse si vergognano anche un po’.

La filosofia del cinghiale è ammirevole, per il maschio si riassume nel verbo mangiare, in più per la femmina si aggiunge solo la protezione dei piccoletti a righe.

I pappagalli sono intelligenti, si riconoscono in uno specchio e possono imitare qualsiasi tipo di suono, purtroppo si sono associati con i cinghiali e dominano il mondo. In mare i cetacei anche loro si sono messi contro l’uomo, ora che sono pochi e senza tecnologia, e non massacrano più le balene. Le scimmie e i cavalli sono un esercito a lato dei cinghiali e dei pappagalli. Le scimmie, specialmente gli scimpanzè, vanno a cavallo e sono pieni di rabbia verso di noi. E in più direi che hanno anche ragione, finalmente hanno l’occasione di restituire il trattamento che hanno avuto da noi, nei secoli dei secoli.

Intanto sono arrivato al Bar Doni, sotto questo ardito pinnacolo di rovi c’è il mitico bar dove ha lavorato mio nonno, poi è stato comprato da mio padre e ci sono nato io, riassumendo al volo. Il protocollo essenziale di sopravvivenza m’impone pochi romanticismi, negli spazi chiusi i cinghiali sono molto più pericolosi, ma entrerò a fare una ispezione rapida.

I raggi di sole tra le nuvole illuminano a ondate e sembra di essere sul fondo del mare, si è salvato in quest’angoletto una foto incorniciata del nonno che serve una marea di bicchierotti di vino. Poi sento uno scivolio prolungato e sgocciolato di corpi duri, tipo quando l’onda del mare in una spiaggetta ligure tornava indietro e i sassi sbattevano l’uno contro l’altro scendendo accompagnando il riflusso. Invece sono zoccoli, tanti di quelli loro, sento dire un intelleggibile frase in slavo, un pappagallo sbatte le ali. Fuori altri zoccoli più pesanti, quelli di cavallo.

Credo di aver quell’espressione tra la rassegnazione e il terrore di quella foca del documentario visto tanti anni fa alla TV, che rifugiatasi su un blocco di ghiaccio galleggiante, sperando di aver fatto perdere le sue tracce, sente che l’orca da dietro gli ha già azzannato la coda e la sta tirando giù.

 

Non si può dire che Antonello si rassegni serenamente, ma gli strappa un sorriso e una giustificazione il menù fisso ancora dipinto sul muro, loro ancora non sanno leggere, ma trai primi ci sono pappardelle alla lepre e al cinghiale.

Poi un lampo e un tuono, due altri lampi e i relativi tuoni, una pausa e poi un ultima coppia di manifestazioni spazio tempo accoppiate nella semioscurità. Poi silenzio e fumo. I suini pelosi sono spariti, solo quattro sono rimasti come montagnette scure a terra. Arriva un uomo, ha un fucile in mano, due cani che annusano in giro, ad Antonello gli sembra di riconoscerlo, poi sviene.

 

Antonello scriveva da sempre e io invece avevo cominciato dopo, avevamo in testa un sacco di cose non scritte, confessioni da farci. Una volta rimessosi dalle ferite e iniziato ad aiutarmi nel lavoro ordinario di manutenzione del bestiame e degli orti, abbiamo cominciato a rabberciare questo che doveva essere proprio l’ultimo manoscritto. Del mio penultimo ho dovuto cambiare tante cose, ma lui mi ha aiutato. L’ho trovato bene, da quando lo avevo visto in Brasile sembra ringiovanito eppure sono andati degli anni in mezzo. E delle guerre brutte non indifferenti.

Ho saputo che mia madre era una terrorista, quando gli uomini erano tanti e i cinghiali erano carne da macello, ma lei non ha mai saputo del mio secondo lavoro e nemmeno Antonello. Lui però era uno che aveva avuto un contatto diretto con le notizie, per questo nel cellulare aveva un archivio che descriveva la vita di Dalia, o perlomeno quello che aveva fatto, insieme a tanti altri illustri oppressi, per causare la scintilla della prima delle sette guerre. L’internet ormai era un ricordo lontano, lui queste notizie le aveva prese in quell’epoca in cui i terroristi si erano legalizzati e il mondo si schierava da una parte o dall’altra. Il suo cellulare funzionava ancora bene, lo caricava anche lui con i pannelli solari.

 

 

Dalia, dal suo diario spezzettato e senza date (magari il mondo cominciava ad allenarsi a non usare più espressioni di tempo)

La conoscenza di sé stessi passa attraverso un processo che è come una discesa agli inferi, che quindi fa male. Per riconoscere come sei, devi riconoscere che non sei quel personaggio ideale che pensavi di essere quotidianamente, quel carattere senza spigoli che uno mostrava agli altri. Come sei veramente, lo scopri a poco a poco. Ma il viaggio attraverso la conoscenza di sé passa attraverso l'incontro con l'ombra. E chi non incontra l'oscurità dentro di sé è ancora a metà del viaggio interiore, non ha viaggiato sul serio, è rimasto molto superficialmente fuori dal marcio.

La fiducia reciproca è il cemento che lega i cittadini a formare una società dove il bene comune è altrettanto importante di quello individuale. La criminalità invece è un attacco diretto ai fondamenti della società, soprattutto perché la menzogna è parte integrante di qualsiasi crimine, e le menzogne intaccano più di qualsiasi altra cosa la fiducia reciproca che gli uomini hanno bisogno di provare per poter vivere insieme. Ho abbandonato la mia casa e la mia famiglia due volte, ma la seconda è stato per passare alla lotta armata, mio figlio Pietro era già grande e sapeva difendersi da solo.

La radio intanto dice:

Fidarsi è male, non fidarsi è peggio

Comunicato Ecuador-Venezuela delle 15 e 30

 

I NO SUV sono un movimento spontaneo, come le Acciughe dell’Italia, mettiamoci anche pseudo, perché come quelle c’è dietro qualcuno che li paga, ma l’intento dovrebbe essere meno strumentale, perché chi tira fuori i soldi fa parte attiva del movimento, rischia in prima persona, speriamo che questo basti. Solo simbolicamente hanno centrato il fuoco del problema del loro mondo ideale su queste automobili enormi e alte, dove dentro c’è sempre una persona sola, inquinano l’aria e stimolano la fuoriscita delle altrui bestemmie. In Italia le Acciughe invece sono andate a trovare la famiglia Maletton, si sono fatte fotografare insieme, mentre i NO SUV progettano di massacrarne qualcuno anche di questa famiglia di ricchi irresponsabili che avevano (ahimè) la responsabilità di fare la fantomatica manutenzione delle autostrade, la mancanza della quale ha provocato il crollo del ponte Morandi a Genova, mentre loro s’intascavano tranquillamente i pedaggi degli automobilisti ignari.

 

 

Antonello

 

Sono stato separato da mia madre da piccolo e non l’ho più rivista, ma ho avuto sorprendenti notizie di lei da un po’ di tempo. Se c'era una cosa che Dalia proprio non sopportava erano le campagne mediatiche e la ormai perduta mancanza di senso delle proporzioni dei giornalisti, non tutti ma forse solo il 97%. Ormai la drammatizzazione della fottuta realtà sembrava diventata un misto di pandemie: assolutamente tutto e tutti dovevano essere oggetto di sospetti, tutto e tutti dovevano essere dipinti e ridipinti peggio di quel che erano, che già non era facile immaginarselo, l'importante era condannare, con tutti che ripetevano la frase che non bisogna giudicare e poi facevano il contrario, ben più che lasciare il beneficio del dubbio, l’innocenza insomma era noiosa e non faceva notizia. E il colmo era che se qualcuno osava criticare i media, l'intero branco sacro e intoccabile si schierava in difesa del proprio irrinunciabile ruolo di cane da guardia della democrazia e della giustizia, mandati da Dio o da chi per Lui. Ma chi lucrava sulle sofferenze e le paure della gente, se non appunto la fottutissima stampa e i fucking medias?

Le contraddizioni della nostra società, forse meglio dire della loro, sono questa confusione che non si sa se è una congiura o una totale incompetenza, forse un misto delle due.

Ultimamente ho sentito dire che i più non credono alla sua storia, quella di mia madre Dalia, eroina o maledetta che non avrebbe avuto il tempo materiale per fare e disfare tutto quello che vi sto raccontando ora, ma a questi signori dirò, magari in una seconda edizione del libro, che la sua storia scritta qui è solo un resoconto stringato dei fatti essenziali.

Ho perso la cognizione del tempo, ma va troppo bene che sono ancora vivo, chissà quanti saremo rimasti, senza speranze di resistere però, per tutti. A qualcuno bisogna pur ispirarsi, ora io vedo in Demetrio Kong il mio modello.

La sua opera più che scritta è tramandata a voce. Dicono che indirettamente abbia iniziato la fine dell’uomo, il crepuscolo di un dominio di secoli. Forse di millenni, ma le sette guerre erano già da prima nell’anima di tutti, bastava una scintilla.

 

 

Dalia

 

 In Brasile ci sono tornata per parentela, insomma ci sono anche nata, ma era nell’estremo sud, a Pelotas. Poi per passaggi rapidi quanto fisiologici, sono salita verso nord, verso Rio De Janeiro e sono entrata nel gruppo asociale anche, quasi senza accorgermene, era una scelta naturale se non obbligata, per come sono io. In più con un bambino che cresceva passando il tempo tra gente poco raccomandabile, tra cui il suo patrigno, colpa mia. Dovevo fare qualcosa però, non solo per noi due, ma per il mondo, quello che è successo dopo non lo potevo calcolare, né io nè nessun altro.

Edmilson non era affatto un ciarlatano come dicono e predicava cose nelle quali credeva per esperienza diretta, non per averle lette da qualche parte. Un dialogo interiore è necessario, per chiedersi se quello che facciamo è giusto, se è quello che vogliamo, se non nuoce a nessuno, se ci può portare dei risultati utili e magari anche equi.

Il luogo dove tutto è partito è stata la favela, perché i bisogni degli esseri umani, fisiologicamente risultano acuiti dove si vive male, dove si rischia la vita ogni giorno, dove l’esistenza proprio per questo diventa un bene più concreto e tangibile.

Nella favela si pensa meno agli altri problemi dell’uomo moderno, come per esempio al senso della nostra permanenza in questa valle di lacrime, qui la sopravvivenza diventa l’unico scopo, l’unico pensiero. In un certo senso, quindi, si è più umani e ci si allontana dalla mancanza di ideali della gente che va dietro al consumismo selvaggio, alla globalizzazione, ma non per scelta propria, piuttosto seguendo la maggioranza, come le pecore.

Dall’altro lato queste cose che si vedono continuamente in giro, specie alla televisione, ma alle quali non si accede facilmente, sono un generatore continuo di ansia di ricchezza, per cui le persone che riescono a uscire da quello stato di miseria, non saranno mai capaci di pensare a nient’altro, nella loro vita.

Quest’immagine di miseria sempre davanti agli occhi genera un tipo di società che idolatra il denaro e porta la gente di classe media e ricca a odiare questo - per loro vergognoso - aspetto del Brasile, che per esempio non volevano mostrare nei film e meno ancora nelle novelas, almeno fino a poco tempo fa, ma che ultimamente invece ne hanno scoperto il fascino feroce e sensazionalista, da vendere specialmente fuori dal Brasile e anche questo può essere un buon business.

Edmilson venne intimato di lasciare la favela, ma non avendo ubbidito alla fine venne giustiziato dai trafficanti che controllavano la favela Collina dell’Avvoltoio (Morro do Urubu) perché era diventato un pericolo per loro, già che lui insegnava alle persone a vivere meglio, la gente lo seguiva come un’autorità. Visto che Edmilson era diventato un personaggio famoso, la fazione Amici degli Amici (Amigos dos Amigos) ha dovuto mettersi d’accordo con le altre due fazioni di Rio de Janeiro, cioè Comando Rosso (Comando Vermelho) e Terzo Comando (Terceiro Comando).

Avevo capito che per fare veramente bene alla gente dovevo almeno cercare di eliminare i prepotenti che purtroppo non avevano nessuna voglia d’imparare a sviluppare un dialogo interno, ma preferivano piuttosto fare a pezzi gli avversari, togliere il loro potere individuale per poco che fosse, ma in quel modo accumulare il proprio, mattoncino su mattoncino costruivano dei grattacieli d’ingiustizia e di sangue rappreso, ma anche di soldi e quindi di potere, che se non sono esattamente la stessa cosa, spesso coincidono.

La mia seconda carriera iniziava segretamente, tutto quello che mi aveva insegnato Edmilson mi serviva, soprattutto a capire chi avevo di fronte, ma questo era il momento in cui dovevo imparare a usare le armi, comprare informazioni direzionate e il denaro ora ce l’avevo. Un addestramento da killer anche era un tipo di prodotto non proprio facile a trovarsi in giro e soprattutto da parte di chi - magari - non lo sarebbe andato subito a spifferare in giro. Intanto avevo conosciuto tanta gente nuova che aveva bisogno del mio aiuto, ma che poteva anche darmene, magari fare uno scambio, bastava trovare la persona giusta, per fortuna che nel frattempo avevo anche iniziato a riconoscere di chi mi potevo fidare e di chi no.

Iniziai a guardarmi intorno in quella ben determinata prospettiva e dopo non molto capii che Luiz, con il quale aveva più volte conversato sull’argomento, era la persona che cercavo.

La guardia specializzata finse di credere che era tutto per sicurezza personale, ma poi mi chiese se poteva collaborare più attivamente al progetto. Io caddi dalle nuvole ma pur negando iniziai a pensarci, intanto Luiz mi addestrava e parlavamo spesso di vari argomenti, passando tempo insieme e condividendo alcune idee diventammo quasi amici. Uno strano tipo di amicizia.

In seguito mi sono stupito che Luiz Amaral Valdeno facesse parte di quell’organizzazione che aveva le mie stesse idee e quelle di Edmilson, dentro c’era anche IV, Indio Velho, amico e consigliere di Edmilson. IV che aveva cambiato stile di vita, per noia forse, o per mancanza di donne, magari perché era sorta una nuova favela sulla sua collina, ma anche perché voleva farsi una specie di giustizia che anche secondo lui al mondo non esisteva ancora.

Oltre a Luiz c’era Iraq, di cui ho già parlato, c’era Nadine, ex moglie di Edmilson e poi Kong, un sudafricano fuori di testa, ma esplosivo. Questi ultimi due erano quelli che portavano i soldi, o almeno la maggior parte, che poi non erano direttamente loro, piuttosto dei loro ricchi genitori, ma ne avevano in quantità e qualità. Gli altri finanziamenti li fornivamo tutti, nel limite delle nostre possibilità. Una cinquantina sparsi per il mondo i collaboratori.

In sintesi noi eravamo persone che volevano aiutare gli altri, insieme a noi stessi, abbiamo provato a fare del nostro meglio, almeno per sentirci meno stupidi e manipolati, ma abbiamo perso la capacità di credere che potesse bastare, che non si potesse e non si dovesse fare qualcosa di più.

La mia prima pistola fu una Glock, perché non aveva quasi per niente rinculo ed era facile da usare.

 

   Il podcramp è un programma televisivo che imiterebbe un programma radiofonico, non ci riesce, ma ci prova, stanno pensando di fare anche il contrario, ma non sanno ancora come. Potrebbero anche riuscirci. Un programma di radio che imiti quello televisivo a pensarci lo hanno già fatto. Imitando tutto quello che si vede in giro si fanno meno sforzi, ma non appare che raramente qualcosa di nuovo, anche perché rivoluzionare tutto quello che si è faticosamente costruito non piace a nessuno, anche se fa schifo.

 

 

Ogni tanto entro su NOTIZIE RIGOROSAMENTE FALSE e mi ascolto qualcosa, i comunicati di solito vanno con sottofondo di musica strumentale di Harold Budd e c’è una voce che legge le notizie. A volte sembrano anche vere.

 

 “Chi ha rotto le scatole ai cinesi?” Comunicato Toscana Nord

 

Lo scomparso Sulk, riapparso in Brasile, forse eclissatosi per misure precauzionali, si dice sia riuscito a portare in loco il suo rivoluzionario piano e la pelle, tutti e due interi e funzionanti. Nel frattempo l’offensiva ai veri malfattori, gente che si diverte a spostare i capitali e a provocare le crisi finanziarie mondiali, secondo i NO SUV, si è intensificata. Naturalmente le notizie pubbliche, spesso false, dicono il contrario. Si sta arrivando ad associare le due principali reti asociali? Forse, visto che dalle due parti ci sono i moderni cavalieri templari che remano in questa direzione. L’import-export di persone intanto continua guidata da Sulk, del quale alcuni dicono che sotto questo nome si nasconda il fantomatico Kong di cui si parla come primo socio fondatore dei NO SUV.

 

 

 

Iraq

Da solo non avrei potuto far niente, se non altro perché non ho soldi e per fare quello che volevo fare ci vogliono i soldi, oltre che coraggio e determinazione.

Il sistema t’incatena al denaro e anche quando ti ribelli al sistema stesso, non per caso, quello ancora ti controlla, in qualche maniera, attraverso quei meccanismi di cui l’uomo è schiavo se non da sempre o quasi, è incredibile come è difficile fare qualcosa di differente.

Quando è morta mia madre, per un’infezione all’ospedale S.Marta, mi sono trovato pronto all’azione e Binho mi ha portato qua da loro.

Tra di noi c’è anche IV, Indio Velho, un vecchio indio di quasi ottant’anni, una specie di filosofo tranquillo e incazzato allo stesso tempo, che ha vissuto come un eremita fino a non molto tempo fa. Direi che nella vita si cambia e parecchio, almeno all’esterno, nelle nostre manifestazioni, voglio dire, anche se dentro di noi siamo sempre gli stessi.

Una volta non capivo che cosa pretendevano fare i terroristi, per me erano solo dei matti da manicomio, anche se dal fuori forse è quello che tanti pensano di noi, ma per fortuna non tutti. Insomma poi ho capito che il mondo ti porta a certe scelte drastiche, non sono tutte inevitabili, ma solo possibili e logiche, credo che sia questione di temperamento.

Avete fatto caso che i terroristi ammazzano sempre innocenti che non hanno niente a che fare col problema che si vuole combattere? Luiz mi ha fatto notare che tante volte applicano il terrore per arrivare esattamente al contrario di quello che dicono. Spesso vogliono ottenere sdegno e reazioni del consenso pubblico, spostare il suffragio universale nella direzione desiderata. I terroristi veri dovrebbero agire diversamente: perché non colpire i potenti, invece, chi veramente ha le mani in pasta?

È un successo che esista già una rete asociale in concorrenza con noi, il terrorismo sta subendo una fottuta evoluzione dialettica, finalmente si è capito chi e cosa bisogna colpire, se vogliamo dei risultati utili a tutti. Il gruppo degli Amici dei Nemici, nato nell'estremo oriente e sviluppatosi in Australia, Cina, Giappone e Filippine emula le nostre epiche gesta, con efficacia esemplare e relativa ottima organizzazione. Non è escluso nemmeno che un giorno ci si possa unire, ma forse è meglio, almeno per ora, agire separatamente e in concorrenza, per raggiungere più qualità e quantità negli interventi.

 

 

Luiz (artigliere capo dei NO SUV)

 

Niente più del silenzio spaventa gli esseri umani, perché da quello si possono immaginare infiniti pericoli in agguato e la vigliaccheria spesso per noi non è altro che l’incapacità di arrestare la corsa dell’immaginazione.

Passiamo la vita intera a cercare di capire quello che ci circonda, leggendo, documentandoci sulle cose del mondo, fino al punto in cui ci rendiamo conto che abbiamo finalmente un’idea approssimativa e generale sufficiente. La gioventù ci ha già abbandonati da tempo e quel temperamento esplosivo di una volta è diventato assai più riflessivo, raggiunta e passata la cosiddetta mezza età e quella necessaria distanza che ci permette di vedere le cose con una invidiabile visione d’assieme, è vero che ora il tempo passa troppo rapidamente, è una caratteristica della vecchiaia. Ma ora non abbiamo più dubbi a rispetto di come funziona il mondo.

Chi difende gli altri impara - anche senza volerlo - il miglior sistema per farli fuori. Credo che la mia esperienza professionale sia stata utilissima al gruppo, ma ho dovuto studiare cose alle quali non avevo nemmeno mai pensato. Se ci si addentra in un campo qualsiasi si vede che la complicazione aumenta, ma i risultati sono direttamente proporzionali all’entusiasmo, (che agisce poi sulla conseguente competenza,) oltre che alla freddezza e alla determinazione, nel nostro caso, nel metterli finalmente in pratica.

Da qualche anno mi sono reso conto che si parla di terrorismo a sproposito, nel mondo, spesso sono gli stati stessi, spinti da grossi privilegiati alla ricerca di ulteriori vantaggi, che intraprendono il vero terrorismo, quello che non si vede ma che si sente sulla pelle di milioni di persone, quelli che hanno votato per certi politici che fanno esattamente il contrario di quello che dicono. In sostanza tutti vogliono i privilegi giacché ai diritti non ci crede più nessuno. Però questo significa prendersi, con l’ipocrisia e la prepotenza, quello che è degli altri.

 

Il poliziesco è un genere che acchiappa, perché in fondo la nostra vita è piena di situazioni in cui ci piacerebbe sapere chi è stato il colpevole, chi sarebbe stato il fottuto responsabile?

Il podcramp avrebbe già rotto abbondantemente, anche se è da poco che esiste, meglio la radio, per immaginarsi meglio le notizie, senza vedere questi che fanno finta di non fare finta. E poi queste notizie qui sono esplosive, una volta tanto, o dopo tanto tempo, dicono tutto quello che c’è da dire.

A proposito cosa ci sarebbe da dire?

 

 

 Dai diari di Dalia

 

“Se queste mie parole diventeranno pubbliche, un giorno, significherà che qualcosa è andato storto, che ci siamo sfasciati contro il muro dell’indifferenza, il che non è troppo difficile a immaginarsi. Oppure che siamo diventati eroi internazionali, piuttosto, questa è una guerriglia a tutto campo e ogni cosa può accadere, noi non siamo certo qui per la gloria.

Il Brasile è il luogo ideale per nascondersi, da sempre, lo abbiamo scelto come sede. Il termine terrorista è sempre stato usato a sproposito, ma noi siamo dei veri terroristi, alla fine e/o finalmente. La favela è il luogo dove l’ingiustizia sociale è più evidente, non ci ho mai abitato, ma il nostro movimento si può dire che sia nato in una favela brasiliana, perché è proprio lì che la gente può comprendere al volo l’ipocrisia dell’epoca moderna, della civiltà occidentale, di un mondo dove le cose brutte si nascondono e quelle apparentemente belle si sbandierano.

Spesso è proprio la rabbia che ci viene fuori prepotente, ma ci hanno insegnato che bisogna contenersi, perdere il controllo non serve a niente e su questo siamo d’accordo.

Bisogna sfogarsi però, sennò s’impazzisce, quindi ho capito un’altra cosa, che la rabbia si può controllare e anche sfogare, basta non perdere la visione d’assieme, un disegno generale con una prospettiva razionale, un obbiettivo anche pazzo da raggiungere. Non so perché ma sento il bisogno di giustificarmi, eppure so che chi ci stima non ne ha bisogno, che a chi ci odia le mie spiegazioni non serviranno certo a cambiare idea. Forse ho solo bisogno di convincere me stessa, chi lo sa?

Ho conosciuto Kong all’aeroporto di Buenos Aires, da tassista incontro quasi solo e sempre gente che non rivedrò mai più, ma con lui ci siamo trovati subito bene, proprio sulle idee spicce e fondamentali, quelle che sono alla base per una ribellione ben calcolata, studiata nei particolari.

La nostra rabbia contro il mondo, la società, la politica, le banche, le multinazionali, il WTO e via discorrendo, quella rabbia fredda e controllata ha deciso per noi, in fondo e i soldi di Kong ce lo hanno permesso, o meglio, quelli di suo padre, oltre a quelli dei miei, che non sono pochi, tutti collaboriamo nel limite dei mezzi che abbiamo a disposizione.

Purtroppo nella storia del mondo di grandi uomini ce ne sono sempre stati pochi, non sto parlando di ciccioni, che quelli sono numerosi. Un grande uomo era il mio amante, piuttosto magro, un altro è stato Ghandi, secco come un chiodo ma consistente.

Un’ironia che il primo pratico, ma anche simbolico, atto del nostro sodalizio è stata l’esecuzione dei capi dei tre comandi dei trafficanti di Rio de Janeiro, che avevano ammazzato Edmilson, mentre ci preparavamo ancora a entrare in azione.

Il bandito è un traditore naturale, ogni sottocapo vuole diventare capo e così via, è stato relativamente facile e a buon mercato. Edmilson ci mancherà e non solo a noi, il mondo ha bisogno di gente come lui.

Dopo ecco il deputato brasiliano Sandro Vaia, suggerito e poi documentato da Iraq e Binho, scappato negli USA dopo che uno dei suoi grattacieli, costruiti con sabbia di mare e materiale scadente era caduto e la gente superstite, oltre alla vita dei familiari, aveva perso anche la sua casa senza speranza di potersela vedere risarcita.

Non era stato difficile assoldare un professionista e metterlo sulle tracce dello schifoso. Naturalmente poi iniziammo anche a fare la propaganda sui giornali e su internet, chiamammo il nostro gruppo la Fine della Pazienza. Noi naturalmente miravamo molto più in alto, perché Vaia era un pesce piccolo, era stato cassato dal parlamento e se ne era dovuto andare dal Brasile, era solo un simbolo del passato, anche se piuttosto recente.

Niente di meglio che una pandemia per colpire il sistema nei suoi fulcri più solidi e apparentemente sicuri, per tanti fessi. Il mondo è assai distratto dal rapporto di perdite giornaliere del Corona Virus, alla fine se c’è un defunto riccone vecchio e diabolico in mezzo, tra tanti vecchietti poveri e tranquilli, chi se ne frega? Il prossimo passo era qualcuno di molto più importante, molto più attuale, ma già passato oltre il suo periodo d’oro di danni insistiti al suo paese e di ricchezza disonesta, l’ex presidente del consiglio italiano Alipio Bottaini. Figurarsi che dopo essere stato condannato per corruzione, concussione, abusi di potere, vari scandali sessuali e non, dopo aver tenuto sotto scacco l’Italia per quasi venti anni, dopo essere stato mandato via dal parlamento, continuava sottobanco a dirigere l’Italia, aveva ancora diritto al vitalizio e alla scorta pagata dai contribuenti, che invece lo avrebbero volentieri fatto a pezzettini. Tutto grazie all’appoggio di quell’altra parte del paese, che lucrava con la disfatta di quella che chiamavano ancora patria.

Intendiamoci: la nostra idea era piuttosto internazionale, ci tenevamo a chiarirlo nei nostri comunicati, volevamo e vogliamo colpire duro ovunque ci fosse del marcio a grandi livelli e c’era l’imbarazzo della scelta, bastava guardarsi intorno.

Naturalmente uno dei nostri punti forti è avere un basista o addirittura gruppi che abbiano interesse contrari alla nostra futura vittima, non necessariamente per amore della libertà, ma a volte solo per prendere il suo posto. Per questo non dobbiamo mai rivelarci o aprire il nostro gioco, con nessuno.

La corruzione era il modus operandi di Alipio, scappato in Francia all’inizio dell’epidemia e noi riuscimmo a farlo spiaccicare al suolo a Biarritz dopo una caduta da venti piani, con i suoi stessi metodi, cioè grazie a uno dei suoi uomini della sicurezza, che avremmo pagato bene, ma riscosse solo la metà, cioè l’acconto, perché fu massacrato dai suoi colleghi, idioti prezzolati.

Industriale di armi, il padre di Kong sarebbe stato un uomo da colpire come tanti altri, ma lui lo voleva fare in maniera intelligente, senza ammazzarlo o rovinarlo, come certo meritava, piuttosto eliminando, grazie ai suoi soldi, quelli come lui.

Il prossimo nome era nientemeno che Joachin Whitebread.

"Per più di un secolo, gli estremisti ideologici ai due lati opposti dello spettro politico hanno colto al volo incidenti ben pubblicizzati per attaccare la mia famiglia, per l'influenza eccessiva che sostengono noi maneggiamo sulle istituzioni politiche ed economiche americane. Alcuni credono che facciamo parte di una cabala segreta che lavora contro l'interesse anche degli Stati Uniti, oltre a quelli di tutti gli altri paesi, definendo me e la mia famiglia come internazionalisti e di cospirare con altri nel mondo per costruire una struttura politica ed economica globale più integrata. Se questa è l'accusa, mi dichiaro colpevole, e sono orgoglioso di esserlo ".

Ecco cosa ha avuto la faccia tosta di dire in un’intervista recente. La moneta unica, magari i microchip in un secondo momento, sono gli obbiettivi, in verità e tutto questo orchestrato a forza di crisi globali, al costo di tante vite distrutte di persone economicamente insignificanti.

Whitebread si era ritagliato su misura e a pieno diritto il suo posto nell’olimpo degli idioti di famiglia ricca e rapace particolarmente arrogante, non solo per quelli che lo conoscevano personalmente o per averci avuto disgraziatamente a che fare.

Tutti sanno che lo squalo ha cinque marce in avanti, ma sta quasi sempre in quinta. Non ha la marcia indietro, forse per un difetto di fabbricazione. Joachin non conosce la possibilità di tornare indietro sulle sue pinne, se glielo dicessero non ci crederebbe nemmeno che c’è qualcuno che lo fa. Per lui essere odiato è qualcosa che lo fa sentire importante, insomma che la sua vita sia servita a qualcosa, per rendersi immortale, che diamine, un po’ come essere molto amato per altre persone.

Una volta dei falsi terroristi italiani dicevano colpirne uno per educarne cento, qui la dimensione è molto maggiore, la ripercussione sarebbe stata una Tsunami, se ci fossimo riusciti. Certo, ma non era facile, riuscire a raggiungere uno che da sempre è stato oggetto di odio, aveva una notevole esperienza nel difendersi, mentre attaccava il mondo con delle altre armi più ipocrite e nascoste, gestendo il consenso insieme ad altri figli di puttana del genere.

Dopo Bottaini e alcune altre teste parziali e fottute dall’avidità, la stampa di tutto il mondo si era accanita contro di noi, lo stesso Milo Mörbach, già nella nostra lista, acerrimo nemico di Alipio, ma molto più ricco e potente, proprietario di testate giornalistiche e di reti televisive in lingua inglese tra le più importanti e numerose del mondo.

Kong dice spesso:

“Ora tutti i giovinotti più importanti stanno pensando che potrebbe toccare a loro, chi lo sa, magari la prossima volta, i nostri comunicati sono vaghi ma precisi, per chi ci vuole intendere, e noi andiamo in crescendo, loro stanno perdendo punti, per la prima volta nella storia.”

Whitebread bisognava colpirlo nel suo relax quando non ci pensava neanche, infiltrare un uomo trai suoi era possibile, ma ci voleva tempo, pensammo allora al vecchio e caro fucile col cannocchiale, ma la mongolfiera non andava bene, la sua villa era circondata da un parco, c’erano troppi alberi, la vegetazione era fitta. Il banchiere aveva una specie di castello finto antico, nel Vermont, faceva spesso passeggiate nel parco, magari parlando col cellulare tutto il tempo.

A Kong allora venne l’idea dell’esplosivo dentro il cellulare, ce ne entrava poco, se usava il vivavoce non andava bene, doveva scoppiare mentre lo teneva accostato all’orecchio, per farlo senza uccidere altre persone vicine era necessario vederlo e il parco era l’ideale, anche se tra un ramo e l’altro. Riuscimmo ad arrivarci attraverso la cameriera, ce lo fece avere di notte, lui lo lasciava sempre nel suo studio, in un cassetto chiuso a chiave. Col cannocchiale lo seguimmo a stento finché iniziando una conversazione tra le tante, la testa gli esplose in modo assai spettacolare, anche se purtroppo non si poté filmare. I suoi uomini cercarono il punto da dove fosse partita la fucilata ma non lo trovarono, perché non esisteva, c’era solo un potente telecomando.

 

 

 

“Fidarsi è male, non fidarsi è peggio” Comunicato Toscana Nord delle 23 e 30

 

I pettegolezzi qua attorno abbondano, in compenso le notizie sono frammentate e confuse. Figuriamoci se poi KK appartenesse ai NO SUV. Secondo gli esperti i nomi anche vengono cambiati, a volte leggermente, quindi ho trovato Bgù, o perfino GB, addirittura PCR e altri. Pare che KK fosse uno dei membri fondatori, intervenuto in Brasile dalla limitrofa Colombia, si capisce che c’è una guerra trai falsi terroristi, come i NO SUV si considerano e quelli veri, che però la gente comune ancora non considera tali, come Forfkos, Whitebread e altri grandi malfattori. Secondo Christa Koch la mandante indiretta degli assassini di OFG è stata addirittura la moglie, appartenente ai NO FAKE NEWS.

Lo scultore AA, il cui vero nome è AAB secondo Christa Koch è un pezzo grosso dei NO FAKE NEWS, pare che lo scultore abbia una villa sontuosa a Stazzema, il comune a cui appartiene Pruno, anche se ora AAB risulta anche cittadino canadese e residente a Vancouver.

 

Ci fermammo per qualche mese, anche perché il nostro uomo che aveva ucciso Vaia aveva venduto la sua intervista ai giornali e ci venne paura che potessero risalire a noi.

Meno male che l’avevamo contattato per internet e tra noi c’erano due hacker colle palle rotanti, gente che aveva le nostre stesse idee e che ora faceva parte del nostro staff in pianta stabile.

Ora ci stiamo preparando per colpire a livello ambientalistico quelli che non accettano di dare limiti all’inquinamento, l’inesorabile distruzione delle condizioni di vita sulla terra è un aspetto determinante, ormai allacciato e mischiato con altre magagne politiche a livello internazionale.

Insomma le rivoluzioni ci sono anche state al mondo, e pure spesso, anche se meno di quante avrebbero dovuto essercene, e comunque sono servite come simboli magari anche notevoli, ma di poca durata, perché chi prendeva il potere poi si comportava ugualmente se non peggio, un esempio recente è stata la Primavera Araba. Comunque le rivolte riuscivano a provocare del disturbo, dei costi e allora i potenti sono corsi ai ripari.  Ora c’è una rete di menzogne impenetrabile che manipola tutto e tutti, in maniera sistematica, il consenso viene venduto e comprato come una merce qualsiasi, ma sempre più preziosa.

E non dimentichiamoci, anche se i professionisti lo disdegnano, che è difficile sfuggire a un buon cecchino armato di un moderno fucile col cannocchiale e computer integrato; gli americani ne hanno inventati e realizzati di quelli che calcolano anche l’incidenza del vento. Come cazzo fanno le guardie del corpo a proteggere questi potentissimi coglioni, se si possono ammazzare anche da distanze oltre il chilometro?

Una delle nostre vittime è stata giustiziata da un pallone aerostatico, tutti l’avevano visto e salutato con la mano, ma nessuno ha pensato che i colpi erano partiti proprio da lì, ci sono diventati matti e non c’hanno capito una beneamata.

Non è anche un’ironia che i soldi di Kong presi dai genitori, siano proprio quelli a castigare gente come loro, che fabbricano armi e le vendono in tutto il mondo?

Alla fine tra quello forte e quello intelligente chi vince? Per molto tempo ho pensato che purtroppo vinceva quello più forte, ora penso invece che la spunti quello più intelligente, perché la sua mente gli ha permesso di capire che non è astuto come sembra vivere sulle disgrazie degli altri e che doveva trasformarsi e diventare anche forte. Insomma lo diceva pure Darwin, chi sopravvive sarà colui che saprà adattarsi meglio alle situazioni.

Magari uccidere questi galantuomini non serve a niente, perché poi ne arrivano altri, a volte sono famiglie addirittura  con tradizioni secolari, come nel caso di Whitebread. Forse è una cosa solo simbolica, ma almeno ci si sfoga un po’, non ci si sente impotenti, non si sta colle mani in mano.

Chissà che poi invece facciamo nascere una moda, che una volta tanto possa servire a qualcosa di concreto e gli schifosi associati capiscano finalmente che non vale più la pena di rischiare.

Magari a forza di calci in culo lo capiscono che la prepotenza è anche un metodo efficace, sì, ma solo finché non trovano qualcuno più prepotente di loro.

Se la natura ha fatto sviluppare l’umanità in questo senso, la Fine della Pazienza è ancora solo un virus, spero pericoloso però come quel casuale asteroide che a un certo punto, per caso o per destino scritto da chissà chi, mise fine al dominio di 160 milioni di anni dei dinosauri sulla terra. Intanto azioni e reazioni si sono succedute, non c’è stato tempo di riflettere che sulle ceneri, sulle rovine fumanti.

 

Fidarsi è male, non fidarsi è peggio. Comunicato urgente, ma con moderata calma, che tanto è lo stesso. (Musica di Henry Cow, solo le più calme e figurative, quelle che parlano della luna)

 

Il podcramp è un programma televisivo che imita un programma radiofonico, il che pare una stronzata e forse lo è anche, ma piace, a chi non si sa, ma evidentemente piace. Ci sono attori che imitano dei disc jockey che parlano alla radio, però si vedono. Nella nostra società che ha bisogno sempre di novità e non si cura della falsità delle quali, ogni cosa vera ha il destino di scomparire. Siamo destinati all’estinzione, come ogni cosa o creatura che esiste, o che è che è esistita, ma forse è anche un evento piuttosto prossimo, molto più vicino di quello che pensiamo. Il mondo cambia di continuo, forse lo stesso universo va di pari passo, eppure hanno velocità differenti, ma quello che conta è l’uomo, almeno per noi bipedi è che l’uomo si sia dato una formidabile zappata sui piedi. Magari proviamo a fare qualche passo indietro per capire cosa è successo, anche se i piedi ci fanno male, proviamoci.

Quando i governi e i popoli, di alcuni stati, si sono uniti ai NO SUV, o se vogliamo ai 666, per combattere gli altri popoli e gli altri stati, è cominciata la prima delle sette guerre che hanno fatto diventare la terra un pianeta pieno di radiazioni che si muovevano come nuvole di nebbie basse, sul quale oggi stanno morendo anche le zanzare.

 

Antonello disse che anche l’Orcio, l’operatore 345D, era stato massacrato dai cignali, l’ultimo essere umano che aveva visto, con il quale aveva bevuto un buon succo di rovi stagionato. Gli garbavano le biciclette da montagna anche a lui. Che riposi sugli altopiani verdi di Manitù, o qualcosa del genere, se un dio doveva pur essere mai esistito, gli garbava quello dei pellerossa.

Il penultimo manoscritto stava faticosamente diventando ultimo, e ce l’avrebbe fatta in pochi giorni, magari, se le colline di Poma non si fossero annerite di cinghiali. Forse non mi avevano trovato prima perché i miei animali - con il loro - avevano coperto il mio odore, ma stavolta ci avevano seguiti. Noi eravamo armati e anche bene, ma erano migliaia e alcuni - certo i capi - camminavano su due zampe, sembrava che urlassero gli ordini in un qualcosa di simile a una ruvida lingua slava. Scimpanzè e oranghi a cavallo, avvinghiati ai lunghi colli, portavano notizie e perlustravano  intorno al nostro campo, per informare sull’assedio che avevano intenzione di praticare contro di noi. I pappagalli volavano a zig-zag e informavano a grugniti i capi cinghiali dei nostri movimenti.

Per quanto potevamo resistere?

Tanto o poco che fosse la nostra storia era giunta al termine, l’uomo aveva fatto tutto il possibile e finalmente l’estinzione era davanti a noi. Per quanto io fossi ancora un uomo davo ragione a loro, agli animali e pure Antonello lo diceva e lo scriveva perfino nei suoi libri.

C’erano altri esseri umani ancora vivi al mondo? Non lo sapevamo. E tutto sommato era una solo questione di tempo. Tappeti di topi scivolavano già sotto i cespugli, piccoli medi e grandi, grigi, marroni e neri. Evidentemente era la fine.

 

 

Arrigo, l’ultimo arrivato

 

Mio padre Antonello aveva previsto tutto, comprese pandemie e guerre, che la terra avrebbe visto morire gli esseri umani, uccisi dai loro tragici e sistematici errori, dalla loro scarsa e zoppicante lungimiranza. Forse l’uomo era troppo intelligente, magari è stata proprio la sua eccessiva intelligenza che lo ha fregato.

Mia nonna Dalia diceva che le cose più idiote le fanno le cosiddette persone intelligenti. L’intelligenza umana spesso viene usata a sproposito, quella pura, quella che non ha bisogno di risultati per affermarsi come tale. Coloro che si definiscono assai intelligenti fanno degli sbagli catastrofici, e non nonostante la loro intelligenza, no, contrariamente a quanto pare logico, proprio a causa della loro stessa intelligenza. La sua stessa intelligenza, quella di nonna Dalia, è stata duramente messa alla prova, da lei stessa. Per sé ha scelto due uomini che non avevano molto di buono, quasi di caratteristiche opposte tra di loro e li ha sopportati finché ha potuto, la conseguenza è stata che dopo è passata alla lotta armata.

Magari noi Malagna siamo delle bestie, come spiegarsi che io sono ancora qui quando tutti gli altri invece no? Babbo non sapeva che mamma Alenka era incinta, quando lo ha lasciato, non ha mai saputo della mia esistenza. Per questo sono venuto a cercarlo qui al Bar Doni in Toskana o Tuscolandia, l’antica Tuscia insomma. Non ho fatto in tempo. Arrivare fin qui da Brogo non è facile di questi tempi, gli animali ci stanno cacciando sistematicamente, come prima facevano noi con loro e si vogliono vendicare di tutto quello che è successo prima, durante e dopo. Se sul pianeta ci sono tante razze in estinzione, se le radiazioni e le armi chimiche hanno ucciso molti o quasi tutti gli uomini, tanti o troppi animali.

Ho trovato finalmente la casetta dove viveva mio zio Pietro, ho capito che si sono ritrovati, mio padre e lui, anche se stavano andando incontro alla morte, non lo sapevano ed erano contenti.

Gli animali se ne fregano dei manoscritti, quindi questo qui che sto per completare, è sfuggito ai loro occhi, era ben nascosto e protetto sotto una pietra del piccolo metato dove viveva mio zio e mio padre - ferito dai cinghiali - ha riposato negli ultimi suoi giorni, ha combattuto la loro ultima battaglia.

I cani si sdraiano con il corpo metà al sole e metà all’ombra, per non soffrire né il caldo né il freddo. Dopo le sette guerre approssimativamente la metà dei cani si sono alleati ai padroni, solo la metà che invece ha scelto di combatterli è rimasta in vita.

Otto persone di varie generazioni di una stessa famiglia hanno accumulato notizie su un periodo oscuro della storia. Se la storia è stata scritta dagli uomini, intesi come umanità, questa è la parte finale. Non credo che lo leggerà mai nessuno, anche se alcuni cinghiali cominciano a parlare e a camminare sulle zampe posteriori, ma in fondo la testimonianza vale lo stesso, anche se non riuscirà a spiegare il perché di tutto questo. Quello che conta è la domanda, non la risposta.

Una delle fonti più importanti di questo manoscritto è mio padre, che io però non ho mai conosciuto personalmente. Antonello voleva salvare il mondo, quello andava troppo veloce e lui lo voleva frenare, ci ha provato tentando di illuminare gli uomini su quello che non bisognava continuare a fare. Mio padre era una specie di profeta, aveva detto nei suoi noiosissimi trentaquattro libri che gli uomini vivevano male, che potevano migliorare assai, ma che sistematicamente lo evitavano e che il mondo andava incontro a imprevisti che loro non avevano calcolato, ma che lui aveva intravisto ed elencato, spiegato e rispiegato senza che nessuno gli desse retta. Non che fosse l’unico, tanti ci hanno provato invano. Mia nonna Dalia anche, pur essendo una donna, voleva salvare il mondo degli uomini, ma la sua nobile causa lo portò indirettamente alla distruzione.

Alenka era una donna piena di temperamento, che ha lasciato mio padre perché lui si ostinava a vivere la sua vita per un ideale che lei non condivideva, almeno come stile di vita. Invece lei voleva vivere semplicemente, per questo lo ha lasciato e lui credo che abbia capito. Per motivi differenti, ma tutte le donne importanti della nostra famiglia ci hanno lasciato, a partire da Gianna morta prematuramente, tutte le fidanzate di Pietro, Dalia e Alenka, la mia Danickova, morta giovanissima in guerra per le radiazioni.

Alenka non ci ha portato niente di scritto, ma ha letto molto, in più mi ha condotto ad amare la lettura e mi ha convinto a leggere i libri che Antonello aveva scritto, che mi hanno permesso di capire almeno le basi fondamentali del quando, del cosa e del come, del dove e del perché. Tutte domande ancora senza risposta.

Non sono un vero scrittore, tecnicamente nemmeno mio padre e mio zio lo erano, con certezza neanche mio nonno e mia nonna, sicuramente neppure il mio bisnonno. Cambiamo i tempi verbali senza accorgerci della loro incongruenza, a livello grammaticale e sintattico, magari perché scriviamo col cuore. Però tutti abbiamo aggiunto qualcosa, poco o tanto che sia, pur non essendo scrittori. Se lo fossimo stati, tutti e otto, però, se magari lo fossimo stati, saremmo stati scrittori di racconti, non di romanzi.

Questo qua è anche troppo lungo, ammettiamolo, ma è un racconto e non un romanzo. Il romanzo è una risposta, una pietra finale, noi non abbiamo certo questa presunzione. Il racconto no, il racconto di solito è una narrazione breve, è una narrazione incompleta. Inizia dopo che qualcosa è già avvenuto, termina quando qualcos’altro deve ancora succedere. Lascia fuori una grassa porzione di storia, e certe volte quello che resta fuori è addirittura più ciccioso e determinante di quello che c’è all’interno.

Il racconto è una specie di punto interrogativo, e a tutti noi Malagna in fila nello spazio e nel tempo, evidentemente interessavano più le domande delle risposte.

 

 


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