Gli uomini s’indebitano quanto possono e anche di più, spesso vivono in catapecchie, ma hanno i cellulari all’ultimo grido e l’automobile che pagano solo quando ci riescono, quindi sugli autobus ci sono più donne, anziani e bambini. I pensionati non pagano e gli autisti in ritardo fanno finta di non vederli e vanno a dritto, orientati così dalle imprese.
Una donna abituata a
stare per ore in giro su automezzi strapieni e talvolta anche rapinata sui
mezzi di trasporto, in congestionamenti urbani che all’ora di entrata e di
uscita dal lavoro sono regolari e giornalieri, sviluppa una conversazione
nervosa, ma confortante, con donne che come lei sono condannate a fare lavori
umili, a stare per ore sugli autobus, o aspettandoli a lungo quando sono in
ritardo.
L’amica di fermata
di autobus è una persona che racconta la sua vita volentieri, tanto per passare
il tempo e divertirsi sulle sue tragedie quotidiane, ride e piange con
sconosciute che però incontra spesso in quei frangenti e poi diventa veramente
amica di amiche, che raramente incontrerà fuori da quelle condizioni di stress
giornaliero.
Di che cosa parlano
le amiche di fermata di autobus? Di tutto e di niente, della vita e della
morte, delle offerte speciali del detersivo, come della visita all’ospedale per
la malattia improvvisa della cugina Elizandra.
Consideriamo
che Porto Alegre, come altre città brasiliane, è cresciuta senza uno schema,
nessunissimo piano regolatore. La sua struttura di strade è assai complicata,
irregolare e quasi mai squadrata, colline e dirupi, a volte assai ripidi, ne
complicano ulteriormente il disegno e la viabilità urbana.
Non
è raro che per evitare i rami degli alberi i camion e gli autobus debbano
camminare in mezzo alla strada e bloccare chi arriva dall’altra parte.
Come
in tante altre grandi città brasiliane il transito è una cosa confusa, a
partire dal fatto che le strade sono insufficienti per il numero di macchine,
taxi, navette, autobus e camion.
A
continuare coll’educazione stradale quasi inesistente che ha a che fare con
l’educazione personale della gente, o meglio: con la sua mancanza. I brasiliani
sono molto più pazienti, gentili e soavi degli europei, ma in grandi città e
agglomeramenti possono perdere la calma anche loro.
In
più in Brasile non ci sono treni, con una superficie totale superiore a 28
volte quella dell’Italia, maggiore di quella europea, senza la Russia. I treni sono
solo usati commercialmente nello stato di S.Paulo. A Porto Alegre, come in
altre città considerate quasi grandi, c’è una linea di metropolitana che però
porta fuori, verso le città dormitorio.
Negli
ultimi anni, messa in atto la possibilità di vendere automobili nuove pagando
in 99 rate, il numero degli automezzi in giro è triplicato, poi le macchine non
le pagano certo tutte, ma l’importante non è quello, fondamentale è vendere e già
prima il transito era caotico e pericoloso.
Naturalmente a Rio e
S.Paulo è peggio, la gente è abituata a sorbirsi ore in autobus e in
metropolitana, senza posti a sedere e si calcola che tanti passano più ore nel
trasporto che al lavoro, a casa ci dormono e poi ripartono.
Il trasporto urbano
in Brasile è un problema e non ha soluzioni per i più poveri, perché non è certo
una priorità della mafia del cartello, o del cartello delle mafie. Naturalmente
sto parlando delle grandi città come Porto Alegre, per esempio, che non è
una tra le più grandi, non avendo forse nemmeno due milioni e mezzo di
abitanti, ma è la maggiore nell'estremo sud, dello stato del Rio Grande do Sul,
quasi un triangolo tra Oceano Atlantico, Uruguay e Argentina.
Ci sono strade di
grande movimento in cui troppi autobus bloccano i semafori, essendo le fermate
troppo prossime all'incrocio, e altre strade completamente ignorate perché poco
convenienti. I prezzi sono sproporzionati e non c'è una convenzione, tra le due
ditte principali, che permetta di pagare un solo biglietto se si va in unica
direzione, con un tempo limitato, come nelle grandi città di tutto il
mondo.
Non tutti gli
autobus hanno l’aria condizionata, ma chi ce l’ha, per risparmiare, è orientato
a farla funzionare solo quando non è caldo e ci sarebbe veramente bisogno,
succede allora che la gente dice di spegnerla, perché la accendono solo quando
è fresco di suo.
Insomma l’assurdo
diventa ordinario e ripetitivo nel mondo, e quindi anche qua in Brasile, ma i
modi e le maniere sono diverse ed è per questo che la gente è così paziente e
aperta d’idee, stanca, calma e stressata allo stesso tempo.
Il trasporto UBER
però sta suggerendo un parziale cambiamento, almeno per la fascia delle meno
povere, perché la passeggera, almeno per le distanze meno lunghe, viene portata
a destinazione in macchina e da sola, per un prezzo che spesso è pari o solo il
doppio del prezzo dell’autobus, poco più di quello della navetta e la viene a
prendere davanti casa, la lascia esattamente dove vuole lei, non deve camminare
proprio. Ovviamente non può usarlo per andare a lavorare e tornare tutti i
giorni, a meno che non sia di classe media, ma anche così diventa un costo
alto.
I tassisti
all’inizio hanno ovviamente malmenato per un po’ di tempo gli autisti UBER, e qualcuno
è stato anche ammazzato, ma ora hanno applicato tariffe più basse per fargli, a
loro volta, un po’ di concorrenza.
Qua in generale gli
stipendi aumentano molto lentamente, piuttosto fisiologicamente quelli dei
politici, in compenso assai velocemente levitano i prezzi di ogni tipo di beni
di consumo, dagli alimenti ai materiali di costruzione, che si calcolano negli
ultimi tre anni raddoppiati se non triplicati. È una tendenza regolare e
tradizionale, non c’è nemmeno bisogno della crisi, anche se quella aiuta, c’è
sempre o quasi.
Le
questioni di principio sono conosciute solo dove si può scegliere; in molti
paesi del mondo, dove la sopravvivenza impegna la gente in maniera totale, la
base della piramide non ha tempo e spazio per chiedersi un perché o un percome,
le cose semplicemente si fanno perché si devono fare, il motivo non interessa
più, ci se ne dimentica presto, e senza averlo mai saputo.
Quando
la stessa idea di questione di principio è un concetto astratto, si lotta per
un palmo di terra, per mezz’ora di ricreazione, si perde di vista cioè il senso
di tutto questo, se ce ne ha mai avuto uno, se non la sopravvivenza.
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