Dalla guerra più contemporanea
che abbiamo oggigiorno, l’ultima notizia sul giornale è stata quella delle
tavole antiche di terracotta ritrovate in una città Irachena, in seguito a
un’esplosione terroristica che ha dilaniato ventotto soldati americani e un
ambasciatore australiano. Mio nonno Marasco ha detto che gli è dispiaciuto
dell’ambasciatore australiano. Le tavole, di cui tutto il mondo già parla, a pochi
giorni dalla scoperta, sono un puzzle spazio-tempo per gli scienziati ai quali
non è parso vero di ficcarcisi dentro con la testa e tutto. Pare che suddette
tavolette di terracotta siano del secondo millennio avanti Cristo e assolutamente
non originarie della regione compresa tra il Tigri e l’Eufrate, dove sono state
rinvenute, cioè nell’antica Mesopotamia. Ci sono state portate non si sa
quando, non si sa perché e non si sa da chi, ma di quasi sicuro c’è che
dovrebbero essere provenienti dalla zona del Lago Fantasma della Mongolia, qualche
migliaio di chilometri in diagonale, direzione nord-est. Il Lago Fantasma è un
bacino naturale, sì, ma piuttosto scherzoso, di un deserto sassoso di là, che,
con la scusa dell’erosione, dei forti e continui venti e della grande quantità di ciottoli che lo circonda, è in eterno e
costante movimento. È facile documentarsi in internet, pare proprio che il Lago
Fantasma, scoperto già all’epoca di Marco Polo, in seguito non risultava
rispondere agli appelli in caso di controllo o normale conferma dei disegnatori
di mappe o dei viaggiatori che le seguivano. Spesso quel mattacchione non si faceva
trovare dove le cartine geografiche lo indicavano.
giovedì 24 maggio 2018
venerdì 18 maggio 2018
AGENTE SEGRETO
-Lei non ci crederà, ma io sono un agente
segreto.
-Beh, ora non lo è più.
-E perché mai?
-Perché ora che ce lo ha detto, noi lo
sappiamo.
-È vero, non ci avevo pensato.
-La legge è chiara, in questi casi.
-Effettivamente.
-Ma mi tolga una curiosità, come ha fatto a
diventarlo?
-In che senso?
-Beh, mi risulta che la selezione sia alquanto
rigida.
-Ah, non è vero, niente di che, solo un
normale corso per corrispondenza.
-Pensavo peggio.
-Cioè?
-Se lo dice lei deve essere vero, ma pensavo
fosse più difficile.
-No, no, per me è stata una specie di formalità.
-Tutti possono diventarlo, allora.
-Basta essere molto intelligenti.
-E non modesti?
-No, la modestia non è richiesta.
-È per quello che la chiamano intelligence?
-Indovinato.
-Bravissimo, ho la massima stima per chi
rischia la vita per il bene della patria.
-Su quello ha ragione, ha proprio una dannata ragione.
-Bene, ora però prenda le sue belle pasticchine
colorate.
-Tutte in una botta?
-Ecco, bravo!
-Il dottor Capixaba a che ora viene?
-Oggi non c’è, ma se ha bisogno può parlare
con la dottoressa Thelminha.
-No, quella non mi piace!
-A dire la verità neanche a me, ma oggi è
quello che passa il convento. Cioè l’ospedale psichiatrico S.Pedro, nel nostro caso
specifico.
martedì 15 maggio 2018
COSIMO, GASPARE, REITANO E TOTÒ
Oggetto di scherzo era il carattere singolare di Don
Gaspare, un abruzzese che non rideva mai, ma che faceva spanciare, senza
volerlo, tutti gli altri, con le sue esagerazioni sulle questioni di principio.
Parlava quasi esclusivamente con proverbi, era sempre diffidente, non si apriva
mai in una confidenza, criticava tutti e tutto, era arrabbiato in tutto quello
che faceva, era sempre di malumore.
ZIO COSIMO
Berlino era una città fredda, dicevano, perché
popolata principalmente da tedeschi. Il che era verità, ma c’erano anche tante
altre nazionalità e razze, provenienti da tutte le terre emergenti dal mare,
del nostro piccolo, ma formicolante globo. Il clima era pure di un ben
determinato tipo, per il quale, d'inverno, per mesi, il cielo rimaneva coperto
da una cortina grigia… tanto che gli italiani dei ristoranti scherzavano coi
tedeschi dicendogli, in quella mistura di tedesco, d’italiano e di dialetti del
sud: Ao kino (cinema) dovete andare, se
volete vedere ‘o sole!
domenica 13 maggio 2018
IL SEGRETO DEL NOSTRO INSUCCESSO
Tino e Pino, due comici che non fanno più ridere nessuno, hanno deciso
di andare in montagna, alla casetta dello stesso Tino Pieri detto Zazzera, che
si trova alla Doganaccia, 1458 metri sul livello del mare, basse maree escluse.
Per ritrovarsi con se stessi, ha detto Zazzera, di conseguenza anche con gli
altri; è stata un’idea sua tra le tante e fra le poche accettate da Pungitopo,
al secolo Pino Gramaglia. Mentre salgono in Fiat Panda beige, i pini, le acacie
e i castagni si succedono fino a diventare progressivamente faggi, larici e
abeti. I tornanti sembra che invece vogliano andarsene, non si sa proprio
perché hanno insistito nel fare una specie di strada intorno a quelle buche. Si
sono divisi i compiti: Zazzera parla e Pungitopo guida, ma anche se si scambiassero
i posti, la distribuzione delle frasi risulterebbe ugualmente scompensata:
venerdì 11 maggio 2018
NEL SUD DEL BRASILE
A Porto Alegre li
chiamano Sebos, forse per via dell’unto di dita sudate sulle pagine, questi
luoghi romantici dove si vendono libri di seconda, terza o quarta mano, a volte
anche di quinta o sesta, rigorosamente mai di prima. Ci vado spesso quando sono
in centro, ed era epoca di Carnevale quando trovai quel libro, in uno di questi
negozi, ma quella fu una scoperta da segnare sul calendario. È vero che era un po’ rovinato, mancava la copertina, c’era
un nome e cognome scritto a penna sulla prima pagina bianca, c’erano numerose
macchie di misteriosa e differente materia e origine, perfino un pezzo di cibo,
per quel che sembrava, indurito e verdastro a pagina 12. Però
dall’incipit avevo capito subito che mi sarebbe piaciuto.
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