domenica 22 febbraio 2015

COSE DA FARE PRIMA DI MORIRE


Il presente è detto indicativo proprio perché - al momento giusto -  separa le acque per noi e ci indica da una parte un passato e dall’altra un futuro.
Ci dice che il passato - per quanto romantico - non è più; che il futuro - anche se radioso -non è ancora.

Invece il passato, anche se non sempre imperfetto, che sia prossimo o anche remoto, non ha più energia, ma sulle sue macerie, magari ancora fumanti, saltella proprio il presente, a indicarci la strada da scegliere.
Il futuro, non importa se sarà semplice o anteriore, certo avverrà o sarà avvenuto, ma purtroppo c’è ancora da aspettare.
Anche se a volte ci viene il dubbio, siamo piantati qua in mezzo e pure se condizionali e congiuntivi vari ci punzecchiano con ipotesi non sempre realizzabili, pare proprio che esistiamo, effettivamente, in qualche misteriosa maniera.
Dimentichiamoci quindi, almeno per un po’ di essere professori d’italiano, o dei sedicenti scrittori: il presente è proprio oggi, ora, in questo momento.
Però se ci facciamo prendere dall’ansia, il tempo perde il suo valore, anzi sciupa anche tutto il resto.
La grande contraddizione degli esseri umani è il costante pensiero della morte, di tempo noi qua ne abbiamo anche troppo, ma se pensiamo che è una cosa che un giorno finirà, allora pare che ci manchi.
Non credo di essere uno di quelli che pensano spesso alla morte come un qualcosa in un certo senso sgradevole.
Se però considerassi la mia nascita una delle cose migliori che io abbia mai fatto, ecco che la fine dell’esistenza potrebbe provocarmi un qualche disappunto.
Non penso di conoscere la morte, come non abbastanza la vita, la prima però è solo un momento, l’altra invece ha una durata, perciò è forse preferibile, in quanto maggiormente interattiva.
A noi umani il pensiero della fine della vita ci accompagna e c’incuriosisce, se non sempre, almeno spesso, dalla nascita alla morte.
Uno strano processo per cui una persona prima c’è e dopo non c’è più.
È forse una magia?
La magia crea qualcosa dove in precedenza non c’era, o fa sparire una cosa nel niente, ma è solo un trucco.
La filosofia, invece fa capire che quel qualcosa che noi credevamo inesistente invece esiste, o quello che credevamo esistere - al contrario -  non c’è.
Insomma la filosofia è il contrario della magia, o qualcosa del genere.
La morte dovrebbe essere il contrario della vita, o magari no.
Se uno sapesse quando deve morire, potrebbe organizzarsi meglio?
Come quando si va dalla cartomante e poi ci si fa eccessivamente influenzare dalle sue previsioni.
Allora è meglio saperlo oppure no?
Personalmente preferisco di no, anche se mi dicessero che morirò esattamente fra cinquant’anni a partire da adesso.
Sarebbero cinquant’anni troppo influenzati da questa previsione e poi che fregatura se non fosse nemmeno vero!
Il principio di Heisemberg dice che l’osservatore influenza inevitabilmente il risultato dell’esperimento.
Il mondo senza di me non sarebbe certo lo stesso, almeno dal mio punto di vista.
Anzi, ho ragione di credere che non esisterebbe nemmeno.


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