Cammino in
mutande per il giardino, mi siedo sulle pietre dell’anfiteatrino a cercare di
pensare, ma è caldo e gli insetti mi massacrano, torno in casa.
Aiutato
dall’aria condizionata, cerco di riprendere il pensiero interrotto in un luogo
ideale di riposo che potrebbe essere proprio lo stesso giardino, ma al fresco,
ambientato in Norvegia, magari a primavera.
Mi accorgo
solo ora, mentre lo dico, che dopo essermi chiesto alcune volte, distribuite
negli anni, se ero o no, una persona felice, una maniera per esserlo di più è
già il semplice smettere di chiederselo.
Il concetto
era già chiaro, per me, ma per passare alla pratica a volte ci vuole del tempo,
ora mi rendo conto che lo stavo già applicando.
Ricordo di
nuovo a me stesso che ingannarmi è l’ultima cosa che voglio e cerco di capire
meglio la felicità, una situazione che fa capolino da dietro una parola tanto
usata e nella realtà di tutti i giorni così poco compresa, ma assai compressa...
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