domenica 22 febbraio 2015

BEATITUDINE SCRIBACCHINA

Cammino in mutande per il giardino, mi siedo sulle pietre dell’anfiteatrino a cercare di pensare, ma è caldo e gli insetti mi massacrano, torno in casa.
Aiutato dall’aria condizionata, cerco di riprendere il pensiero interrotto in un luogo ideale di riposo che potrebbe essere proprio lo stesso giardino, ma al fresco, ambientato in Norvegia, magari a primavera.

Mi accorgo solo ora, mentre lo dico, che dopo essermi chiesto alcune volte, distribuite negli anni, se ero o no, una persona felice, una maniera per esserlo di più è già il semplice smettere di chiederselo.
Il concetto era già chiaro, per me, ma per passare alla pratica a volte ci vuole del tempo, ora mi rendo conto che lo stavo già applicando.
Ricordo di nuovo a me stesso che ingannarmi è l’ultima cosa che voglio e cerco di capire meglio la felicità, una situazione che fa capolino da dietro una parola tanto usata e nella realtà di tutti i giorni così poco compresa, ma assai compressa...

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