martedì 24 febbraio 2015

A TUTTI I GIANCARLI



Ho un amico fissato con l’economia globalizzata, non vuole parlare che della rovina del mondo occidentale, del suo imminente crollo, del suo inevitabile disastro.
Vede i governi come i principali nemici della gente, dice che sono messi lì apposta per ingannarla e derubarla.
Credo che abbia ragione, in linea di massima, ma gira e rigira non accetta altri argomenti che quello, ne è ossessionato.
In più assume un tono che non ammette repliche, diventa il proprietario assoluto della verità economica mondiale, cosa che anche lui stesso sa benissimo che non è, ma se lo dimentica.

Magari è utile dire che vive lontano, che è il più vecchio che ho, nel senso che è il primo che ho conosciuto, tra quelli che sono rimasti miei amici fino ad oggi, dopo aver lasciato il Canton Ticino tanti anni fa e vissuto in dieci nazioni differenti.
Ci vediamo ogni due o tre anni, quando vado in Svizzera, a Lugano, a volte io attraverso il confine e lui vive lì vicino, a Milano, si è naturalizzato italiano.
Avevo già provato a parlarne più nei dettagli, sia per e-mail che con Skype o Facebook, perfino di persona, ma mi aveva risposto invariabilmente di no, che queste cose non lo ossessionavano per niente, anzi: ormai non gli facevano più né caldo né freddo.
Non c’è persona più vulnerabile di un falso superuomo (che di veri non ce ne sono) oltre ai guai che tutti hanno già, lui deve anche fingere di non venirne mai e poi mai scalfito.
Invece è tutta una montatura per evitare qualcos’altro, la sua vita personale, per esempio, che lo fa star male e non sa trovarvi una soluzione.
Una volta Giancarlo amava la natura, andava in barca a vela, faceva grandi camminate a piedi in montagna, giocava a tennis, girava con gruppi di amici in bicicletta, sia da strada che in mountain-bike e così via.
Non è che queste cose ora non le faccia più, ma non ci trova quella soddisfazione di prima.
Ho cercato di incentivarlo a trovare un’uscita da quella situazione, ma sarebbe una rivoluzione troppo cruenta, separarsi da una moglie è difficile, soprattutto se si hanno figli e genitori in casa.
Allora gli ho consigliato uno sfogo migliore, qualcosa di semplicemente più efficace.
Gli ho detto che per evitare una cosa brutta ne sta usando un’altra brutta, che se ne scegliesse almeno una bella, almeno per scrupolo personale poteva provarci, magari sarebbe una roba più efficace.
Però chi è fissato non vede che quello e pensa solo a quello, tutto il resto gli scivola addosso.
In un secondo momento mi sono reso conto che di cose positive in giro non ce ne sono tantissime.
Dopo ho pensato che ci sono sì, ma bisogna cercarle, mentre quelle cattive, che sono la maggioranza, invece, vengono da sole, in più insistono, e ci martellano da tutti i lati.
Ecco perché nella vita è importante la disciplina, non per comportarsi come militari, piuttosto per non abbandonarsi ad una spontaneità apparentemente facile, ma poco costruttiva.
In più Giancarlo mi ha stancato, non c'è nessuna possibile soluzione a quello che dice, non c'è più alcun futuro, i bambini e anche i giovani sono condannati, la colpa è solo nostra.
Il filo conduttore delle sue e-mail è sempre quello, ormai la fine del mondo è vicina e più ci pensa più diventa imminente.
Tanto per tentar di cambiare il fuoco della questione, avevo provato anche a dirgli che una fine del mondo può arrivare facilmente anche dall’esterno, ancor oggi in questo campo, quello che si può prevedere è sempre approssimativo e parziale, se non totalmente errato.
Il buco dell'ozono è stato riconosciuto come un problema serio per tutto l'ecosistema terrestre, sono stati banditi i gas nocivi che erano la principale causa del fenomeno: i risultati ottenuti sono incoraggianti, a tal punto che il buco dell'ozono non ci appare quasi più come una minaccia. Ma è anche vero che il problema del surriscaldamento globale persiste, causato da altri fenomeni quali l' effetto serra.
Da astronomo è facile parlare, io i guai del mondo li vedo da lontano, perso da tempo immemorabile nello spazio siderale.
Invece la vita di un uomo politico è difficile, inutile negarlo, lo stress lo attanaglia e più è pieno di soldi e più ha paura che se ne accorgano tutti che ne ha troppi o peggio ancora di perderli.
Intanto ora ho capito che per aiutare Giancarlo devo trovare le cose positive e fargliele attraversare, per potergli far provare una sensazione che magari ha dimenticato.
Il che non è una cosa facile, anche riuscendo a scovarle, la distanza tra di noi non è solo quella geografica, ma piuttosto sono dei chilometri di diffidenza che si sono formati col tempo e lo spazio.
Dei miei studi sulle stelle ed i pianeti non gliene frega niente, forse devo entrare nel suo terreno: l’economia (intesa come riflesso della politica e viceversa).
Ed ecco che attraverso l’internet, da Melbourne, nella lontanissima Australia, scopro quello che approssimativamente già sapevo: che proprio la Svizzera, il nostro comune paese d’origine, è un rarissimo esempio di democrazia che funziona.
Passo a dirglielo per e-mail con il tono di qualcuno che gli sta facendo un regalo, ma forse è proprio il contrario e me ne accorgo dopo.

“Lo svizzero è considerato freddo e piuttosto antipatico, da molti perfino xenofobo.
Eppure è una persona che ha una mentalità efficace che si è formata attraverso i secoli e nel proprio paese da’ occupazione a migliaia di gastarbeiter, un quarto delle forze di lavoro è rappresentata da stranieri.
Tanto per cominciare è uno dei pochi paesi al mondo che non hanno partecipato a nessuna guerra negli ultimi cento anni.
In nessun altro paese come in Svizzera il cittadino è chiamato così spesso ad esprimere la propria volontà in ambito politico: in genere, in un anno hanno luogo quattro votazioni federali, nella maggior parte dei casi su più argomenti; inoltre devono essere decise numerose questioni cantonali e comunali.
Poiché la decisione spetta al popolo – e non ai rappresentanti da lui eletti – questo sistema viene definito DEMOCRAZIA DIRETTA.
In Svizzera, vi è una netta separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario per quanto concerne le persone, mentre a livello delle funzioni tale separazione è più tenue.
In altre parole, nessuno può essere contemporaneamente membro di più di una delle tre autorità federali (Parlamento, Governo o Tribunale supremo); tuttavia, per ragioni pratiche, ognuna delle tre autorità svolge anche compiti che, a rigor di termini, rientrerebbero nella competenza di un altro potere.
Praticamente in nessun altro Stato la partecipazione del popolo è così ampia come in Svizzera.
La lunga tradizione democratica, ma anche la dimensione ridotta e il numero degli abitanti relativamente piccolo nonché l’alto tasso di alfabetizzazione e un’offerta diversificata dei media sono determinanti per il funzionamento di questa forma particolare di Stato.
Lo scorso primo agosto, per esempio, il cosiddetto Natale della Patria, il giorno in cui la Svizzera è in festa per celebrare la propria nascita nel lontano 1291, l’attuale presidente, la signora Eveline Widmer – Schlumpf, nel corso del suo discorso ha ricordato:

Sappiamo di vivere in un Paese in cui aleggia lo spirito della libertà, della democrazia e della pace, e di questo siamo riconoscenti.
Sono valori per i quali vogliamo, tutti insieme, impegnarci.
Sono le fondamenta sulle quali abbiamo costruito e continueremo a costruire, anche per far fronte alla pressione odierna e futura.
La storia non si ripete ma rima con se stessa, scrisse Mark Twain.
Gli avvenimenti di epoche diverse possono essere paragonati solo in parte: ogni situazione è nuova e singolare.

Nel 2001 l’adesione all’Unione Europea fu respinta dal 76 per cento degli svizzeri in un referendum; secondo un sondaggio commissionato dalla tv di Stato nel 2012 i favorevoli erano scesi addirittura al 6 per cento.
Secondo quello stesso sondaggio, i favorevoli ad aderire almeno allo Spazio economico europeo (See) sarebbero appena l’11 per cento: al referendum del 1992 il NO al See vinse di un’incollatura, 50,3 per cento contro 49,7.”

Gli ho detto tutte queste cose che lui naturalmente sapeva già, anche se è naturalizzato italiano non ha certo dimenticato da dove viene e dentro di sé, ora che l’Italia va male, si sente anche un coglione.
Ha osservato che la Svizzera è un paese piccolo e che è principalmente nei paesi grandi che si fa la differenza nell’economia mondiale.
Io ho ribattuto che essere un paese trai più ricchi del mondo a volte non è il desiderio più intimo del cittadino, ma piuttosto quello di stare bene.
Lui ha detto che niente come l’economia è lo specchio dello star bene e qui abbiamo cominciato a litigare.
Noi due sappiamo benissimo che lui se ne è andato in Italia perché la sua mentalità elastica, riguardo leggi troppo rigide, non gli permetteva di apprezzare a fondo la nostra Svizzera, ‘paese di bacchettoni’.
Gliel’ho fatto notare e forse non avrei dovuto, perché la verità fa più male di ogni altra cosa, soprattutto a chi non c’è abituato.
Ha reagito come una tigre informatica, assai poco moderata nei termini.
Tra un insulto e l’altro gli ho portato i numeri dell’Australia, dove vivo da otto anni: un paese grande, che magari se ne frega di essere trai primi della classe,  però funziona e la gente è soddisfatta.

“Oggi l'Australia, democrazia parlamentare di tipo federale, costituisce uno stato indipendente nell'ambito del Commonwealth.
Tra l’altro ha avuto un ruolo pionieristico nella concessione del voto alle donne e nell’introduzione dello scrutinio segreto.
Il sistema di Governo australiano riflette i modelli di democrazia liberale britannico e nordamericano, ma con caratteristiche squisitamente australiane.
Come gli Stati Uniti, ma diversamente dalla Gran Bretagna, l’Australia si è dotata di una Costituzione scritta, entrata in vigore nel 1901, che specifica le funzioni del Governo federale, come le relazioni internazionali e il commercio estero, la difesa e l’immigrazione.
Gli Stati e i Territori hanno competenze nelle materie non assegnate al Governo federale.
Nella pratica i due livelli di governo collaborano su molte questioni.
Gli Stati e i Territori istituiscono degli enti di governo locali, che tuttavia non hanno le responsabilità in materia di polizia e istruzione pubblica che competono ad enti analoghi in altri paesi anglofoni.”

Gli ho fatto notare che la decentralizzazione dei poteri e la grande diversità culturale degli emigranti che l’hanno popolata, in un certo senso assomigliano alle grandi diversità della Svizzera e dei suoi Cantoni, delle sue quattro lingue ufficiali.
Giancarlo ha detto che, grazie, l’Australia è grande, sì, come territorio, ma che ha relativamente pochi abitanti, buona parte della sua superficie è desertica.
Allora gli ho raccontato che mio padre buonanima, che lui ha conosciuto personalmente e che - tra le altre cose – a suo tempo ha avuto modo di dargli non pochi scappellotti, aveva una teoria: che tutti i paesi di origine latina non fossero affatto seri e che avessero problemi simili per via della gente sulla quale non si poteva fare affidamento.
I paesi nordici invece, o tutti quelli di origine differente da quella latina, erano popolati da gente più rispettosa delle leggi e più lavoratrice.
Sull’Oriente e sull’Africa, Bortolo non si pronunciava.
I problemi non sono i governi, caro Giancarlo - gli ho detto - ma la gente che ne fa parte.
Lui però se ne frega della filosofia e dei pensieri a largo raggio, perché tanto se scoppia una crisi mondiale, ‘se non è oggi sarà un domani’, sia Svizzera che Australia ci cascano in mezzo, proprio come l’Italia che invece se lo merita, come se la colpa fosse anche loro, ammesso e non concesso che abbiano fatto veramente bene il compito per casa.
Su questo aveva ragione, ma io finalmente ho capito che non c’era niente da fare: lui vedeva le cose guardando dall’alto verso il basso ed io invece sempre dal basso verso l’alto.
L’umiltà difetta proprio a quelle persone che ne avrebbero più bisogno, se solo riuscissero ad ammettere che la colpa è anche loro, potrebbero tentare di metterci una pezza, invece no, danno sempre la colpa agli altri e così si chiudono la porta da soli.
Allora gli ho detto che il Sole, che attualmente è una stella NANA GIALLA, si trasformerà in una cosiddetta GIGANTE ROSSA, e si espanderà fino a circa cento volte il proprio diametro attuale.
Siccome la Terra dista dal Sole meno di tale distanza, secondo la maggior parte degli astrofisici dovremmo venire inghiottiti da una nube di fuoco a circa tremila gradi, il che inibirebbe la vita sulla Terra, e probabilmente la Terra stessa.
Naturalmente ho ritenuto superfluo specificare che gli scienziati stimano che tutto ciò avverrà più o meno tra qualche miliardo di anni.
Le amicizie possono finire in tante maniere, questa è finita così, ma non credo che sia stata colpa della politica, né dell’astronomia.

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