giovedì 21 novembre 2024

estratto dal romanzo L'ULTIMO MANOSCRITTO

 

Pedona  giovedì 4 aprile 2024

 

ZIO GIANNI E I SOGNI

 


  

Un corpo stanco sotto, non può pretendere un cervello perspicace sopra.

      Gennaro Grun (La vita insiste nel farci degli scherzi)

 

 Sono stato invitato da Annibale e Zino a giocare a carte al bar, di sera. Ho cercato di rifiutare invano, pareva una cosa importante per loro. Hanno anche insistito per giocare di soldi, pochi spiccioli, ma ero piuttosto stanco e poi andare e tornare al metato, ci vuole dell’ispirazione da giocatori incalliti, oltre alla forza fisica. Per principio non ho mai portato una bottiglia di vino al metato, non sono astemio solo che preferisco farne senza, ma loro mi riempivano continuamente il bicchiere e mi ubriacavano di vino oltre che di discorsi a biscaro, poi mi pelavano il portafoglio. E ridevano come matti. Non è che non ci ho provato a farmelo piacere, ma alla seconda volta li ho mandati affanculo senza troppi complimenti.

Non mi piacciono gli orologi, i calendari e tutto quello che ne deriva. I numeri sono necessari, le date meno. Questo diario non riporterà precisi riferimenti di tempo, forse non si può nemmeno chiamare diario, ma a pensarci bene non c’è neanche bisogno di chiamarlo, probabilmente non lo leggerà mai nessuno.

Piano-piano ho ricominciato a scrivere, è inutile farlo quando sei troppo esausto, non viene bene, anzi non viene proprio. Ogni tanto scrivo anche racconti per bambini, forse non li leggeranno, ma intanto io li scrivo. Per divertimento. Ho notato che quando scrivo mi diverto di più che quando leggo, perché decido io cosa succederà. Naturalmente scrivere necessita di maggiore energia e quando sono molto stanco più facilmente leggo.

Spesso dialogo a colpi di penna Bic con Gianni Modigliano, uno trai maggiori filosofi contemporanei che io abbia mai conosciuto, uno zio da parte di madre sui centoventi chili, pressoché immobile a livello di corpo, ma assai frizzantino nel pensiero. 

Lui trova sempre un significato a quello che scrivo. Non è che Gianni non sia un po’ fuori di testa, lo è però in maniera piacevole, e nel suo lavoro è capace, ma non ha una vita sua scissa dalla psicanalisi e purtroppo o per fortuna vive di fantasie, occasionalmente anche piene di realtà, ma pur sempre virtuale. Da quale pulpito viene la predica, però?

“Ho fatto un sogno strano qualche tempo fa, cioè strani sono tutti, ma secondo te perché nei miei sogni di ora ci sono solo animali? Ci deve essere un significato simbolico, non ti pare?” Gli dico.

“Forse…” Mi risponde.

“Certo, Annibale è stato qui tutto il giorno per aiutarmi a fare le vasche per allevare i pesci. Guarda coincidenza mi sono sognato pesci, assemblee di pesci che dovevano decidere, come esseri umani, su quello che era bene e quello che era male.”

“Ammettiamolo pure, ma andiamoci piano con le teorie fantastiche e romantiche, però. La scienza ci dice che sono del tutto prive di fondamento queste credenze che attribuiscono ai sogni capacità divinatorie. Sognarsi una cosa, qualsiasi cosa e poi constatare in seguito il suo verificarsi nella vita reale è una roba sconcertante che può essere facilmente scambiata per paranormale. Però, se noi ci mettiamo a esaminare attentamente e obiettivamente il fenomeno si ridimensiona e la straordinarietà del fenomeno se ne scappa. Ogni notte i 6 miliardi di persone che popolano la Terra sognano per più di un’ora, un numero spaventoso di sogni…”

“Aspetta, bloccati un attimo. Io non ti ho ancora raccontato il sogno…”

“E raccontamelo allora!”

“Nel lago d’Isola Vecchia anni fa, con il cambiamento climatico in atto, fu possibile aggiungere le carpe, alle già esistenti trote, ma chi lo fece non sapeva che così avrebbe generato un conflitto tra i due branchi più facoltosi, anche se c’erano già altri pesci meno importanti e di contorno. Le carpe vivevano in fiumi, laghi, acqua corrente e ferma, pulita o torbida, pianura e montagna, si adattavano meglio quindi ed erano anche più grosse delle trote, ma non mangiavano altri pesci, le trote invece sì. Va bene: laghi, fiumi e ruscelli, ma di montagna, o anche di pianura ma le acque dovevano essere fredde e cristalline per le trote.

Dopo un’assemblea con i dirigenti dei due gruppi, alle carpe fu dato il fondo del lago e alle trote la superficie, ma a primavera le carpe volevano stare anche in superficie e allora si divise il lago tra a monte e a valle, le carpe vicino alla diga e le trote nella parte più stretta.

Anche così non funzionò, forse perché le trote erano abituate ad avere tutto lo spazio per loro.

La carpa più anziana fece un discorso esortando le trote ad adattarsi, come del resto fanno tutti i pesci, ma non solo, anche gli altri animali, perfino l’uomo. Loro per esempio, le carpe avevano convissuto e continuavano a convivere con i Lucci, che non sono tanto amichevoli e che ti mangiano le carpette giovani per dessert. La carpa anziana disse che sugli altri pianeti non lo sapeva, ma che sulla terra ci voleva molta pazienza. Dalle altre parti, figurarsi che l’acqua scarseggiava più che sulla terra. Le carpe risero e applaudirono con le pinne pettorali, i cavedani quasi tutti e perfino le rovelle e le alborelle, qualche anguilla, ma le trote no. La carpa anziana disse che loro si sentivano più importanti perché erano arrivate prima, erano più difficili da pescare, per gli uomini poi la loro carne era più pregiata e quindi più costosa, la trota la mangiavano anche al ristorante, tutti gli altri pesci di acqua dolce no, meno di tutti la carpa. Però la carpa si adatta meglio alle temperature, mangia di tutto e se quindi, qualcuno avesse sentito parlare di Darwin, allora capirebbe che è meglio della trota, perché il clima cambia e con esso le condizioni di vita e chi non sa adattarsi muore.

Tra gli avannotti di carpa però, per sbaglio c’erano anche dei siluri che appena cresciuti iniziarono a mangiarsi tutto e tutti, senza distinzioni di classe. Per via del solito cambiamento climatico anche i cormorani arrivarono al lago e si mangiarono tutti i pesci piccoli. Alla fine rimasero i siluri e i cormorani, ma visto che i siluri si mangiavano i cormorani e quest’ultimi non avevano più niente da mangiare, se ne andarono.”

Alla fine la carpa anziana buonanima aveva ragione, ma se le trote avessero cambiato il loro comportamento non sarebbe successo niente di importante. L’uomo come al solito aveva fatto dei guai con la sua indifferenza e ignoranza, alla fine non era stato utile nemmeno a sé stesso, anzi era stato dannoso. Nonostante questo continuava a violentare la natura a proprio vantaggio, ma il suo vantaggio prima o poi sarebbe terminato. E poi la colpa non era sua, la natura rinnova sempre sé stessa e il tempo era già scaduto.

 “No. Anche la teoria delle informazioni nascoste, citata prima, può contribuire a spiegare certi sogni premonitori. Può, infatti, accadere che un soggetto percepisca delle informazioni senza rendersene conto (ad esempio, vedendo una persona percepisce il suo cattivo stato di salute). 

Durante il sogno queste informazioni possono riaffiorare (per continuare l’esempio, si può sognare che quella persona si ammali) e ciò che si sogna ha una certa probabilità di accadere realmente (la persona si ammala). Infine va fatta un’ulteriore considerazione. Di solito i sogni si ricordano con difficoltà.  Di conseguenza capita spesso che ognuno di noi, in perfetta buona fede e del tutto inconsapevolmente, aggiusti a posteriori il ricordo del sogno per farlo combaciare con qualche episodio realmente accadutoci.”

In quei giorni il dualismo trote–carpe era stato l’argomento reale di conversazione, come faceva il mio sogno a non dipendere da questo particolare insistente?

Quando Gianni si metteva a parlare di cose tecniche adottava un linguaggio tecnico, faceva un po’ schifo, ma se lo volevi era così, se non lo volevi era così lo stesso, insisteva che i sogni non abbiano necessariamente qualcosa a che fare con quello che stai facendo in quel periodo. Lo mandai debitamente affanculo, mi pareva proprio che qui l’implicito sovrastasse l’esplicito.

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