venerdì 28 giugno 2024

ETERNI BAMBINI

 


Era iniziato l'inverno e ormai da tre anni interi mi ero separato dalla mia seconda moglie. A dire il vero quegli anni erano volati ed era stata proprio lei ad andarsene.

Tre anni di solitudine, di Facebook e notizie false. Da una decina almeno avevo cominciato a fondare e ad abbandonare ciclicamente gruppi di Facebook, ad alimentare la mia amicizia con gli animali, cani e gatti e a credere sempre di più di aver sbagliato pianeta.

Non che la Terra fosse brutta, anzi, la natura era proprio meravigliosa, ma era troppo piena di gente. Non credevo più all'amicizia, e anche se la colpa fosse stata solo mia, cambiare a sessantacinque anni era piuttosto arduo e improbabile.

E poi io mi piacevo ancora, con tutti i miei difetti, dentro di me ero così pieno di personalità differenti, di prove di capacità inframezzate da altrettante incompetenze, ricordi buffi e situazioni tragicomiche. Insomma non mi sembrava di aver bisogno degli altri, da solo mi facevo compagnia, senza sforzo producevo abbastanza movimento e stronzate. Sapevo anche di sbagliarmi, in un certo senso, ma era troppo tardi e non avevo voglia di discuterne con nessuno, tantomeno con me stesso.

Non credevo più all'amore per una donna, oppure ci avevo sempre creduto poco, forse perché mi rendevo conto che io ero troppo complicato e diverso dalla maggior parte della gente, maschi o femmine che fossero.

Non so se il matrimonio sia la morte dell'amore. A dire il vero non so nemmeno l'amore cosa sia. All'inizio era infatuazione, poi amicizia, condividere interessi e sogni, poi è sopraggiunta la noia.

Sapere già tua moglie cosa sta per dire, che cosa pensa, ripetere le stesse situazioni all'infinito. Naturalmente anche da parte sua capisco che sia lo stesso, perché una persona può essere anche intelligente, imprevedibile, divertente e simpatica, ma va avanti con una specie di comportamento, che rimane sempre simile a sé stesso.

Noi, bambini a oltranza, in generale abbiamo bisogno di sicurezze, ma poi sono proprio quelle che ci stancano, che invece di essere  rassicuranti, alla fine ci annoiano.

L'amore per me me sarebbe voler tanto bene a questa tua compagna che ogni cosa che fa, (anche se spesso prevedi cosa e come,) ti fa tenerezza, ti diverte e non ti annoia. Dovresti ammirarla e apprezzarla, anche nei suoi difetti, senza riserve, senza volerla cambiare.

Mi è capitato di pensare che con qualcuna questo miracolo avviene e non si stanca di avvenire ogni giorno, ma non è facile trovarla e un altro miracolo sarebbe che quella poi voglia condividere con te tutta questa attenzione, tenerezza e ammirazione senza voler piantare tutto, desiderare qualcos'altro o qualcun altro.

C'è da dire che i miei interessi e le mie necessità erano simili a pochi individui, poche persone mi piacevano, eppure starci insieme mi stancava. Forse loro parlavano troppo o io troppo poco.

Il rapporto con i cani e i gatti però era decisamente migliore. Loro mi stimavano e io apprezzavo la loro compagnia senza parole, senza giudicare, senza fare commenti.

Ada era morta a tredici anni, esattamente come tutti i miei cani precedenti, non ero certo superstizioso, ma il numero tredici ricorreva nella disgrazia. Per ovvi motivi avrei preferito il diciassette, ma era evidente che non era disponibile.

Al suo posto, meno di un mese dopo, avevo adottato Tatiana, che avevo subito soprannominato Cocca. Forse perché avevo rivisto diversi telefilm del Maresciallo Rocca con Gigi Proietti, ambientato a Viterbo e una serie con Nino Manfredi chiamata Commissario a Roma. Come forse si usa nella regione Lazio, affettuosamente chiamavano Cocca le rispettive figlie, entrambe già adulte.

La vita dell'emigrante con l'internet è migliorata. Nel senso che si possono trovare, registrare, ascoltare e vedere video del proprio paese a migliaia di chilometri di distanza. In più si possono scaricare musiche e libri, fumetti e altre cose ripescate dalla nostra infanzia. Insomma ci si trasferisce nello spazio e nel tempo, in maniera spesso piacevole e romantica.

L'Australia è un paese accogliente, magari un po' fuori mano, ma almeno qua ci si sente piuttosto lontani da certi scandali assurdi e i governi sono più consoni ai gusti dei cittadini, rispetto a tanti paesi occidentali.

A proposito: noi qua non siamo né orientali né occidentali, per quanto grossa, siamo un'isolona piuttosto isolata e per di più l'interno è alquanto desertico. Gli stessi nostri animali non assomigliano a quelli delle altre nazioni. Basta guardare il canguro e il koala, l'ornitorinco assomiglia a diverse bestie mischiate, ma solo fisicamente, dentro di sé lui si sente in tutt'altra maniera.

Non dico che i nostri politici siano rigorosamente onesti e le prostitute assolutamente vergini, ma siamo avvantaggiati in tante cose, per esempio abbiamo i migliori ubriachi del mondo, per ettolitro pro capite e così via. Sono anche tanti e aumentano.

Purtroppo o per fortuna io mi sono scoperto diverso anche in questo: dopo aver bevuto assai fino a una ventina di anni fa, sono diventato praticamente astemio. Magari una birretta gelata quando è caldo e se trovo del vino buono italiano in città, ogni tanto me lo sbafo con piacere.

Droghette leggere sì, ne ho consumate un po' in gioventù, ma mai quelle pesanti. A dire il vero la cocaina l'ho provata due volte, ma non mi è sembrata quel granché. Forse perché io apprezzavo già la calma e la lentezza più del contrario eventuale e se il mondo corre sempre di più io freno con tutta la mia forza. Nella vita bisogna essere pratici, fuori non lo so, non ci sono ancora mai stato, ma non manca tanto tempo.

Parlando di Facebook, durante gli anni sono arrivato a fondare e successivamente a non abbandonare un unico gruppo, dove non si parla tanto, per sua stessa definizione, ma si apprezzano canzoni, video, foto e frasi fondamentali, quasi tutte copiate altrove, ma a volte anche mie.

Il gruppo si chiama Senza Parole (La Lingua è un Virus) ispirato a una canzone e al relativo film musicale di Laurie Anderson.

"Evitiamo stereotipi e mode, le polemiche che diventano tormentoni teleguidati, la pubblicità e la propaganda, naturalmente riavvicinamoci alla natura. Gli animali ci fanno capire tante cose sugli uomini. Parlare è bene, starsene zitti anche. Qualche ululato ogni tanto non fa male a nessuno."

Ci ho scritto di lato per far capire cosa e come, dove, quando... e soprattutto perché. Voglio che s'intenda di schianto che le apparenti democrazie e il politicamente corretto mi hanno ormai scassato il meridione del corpo. Se nel gruppo in questione qualcuno si azzardasse a fare il furbo, io lo butto fuori pressoché subito.

Tutto questo per introdurre il fatto - non trascurabile -che una donna avevo notato nel mio gruppo da anni, la quale non aveva mai messo un singolo mi piace, o manifestato una qualsiasi preferenza, tale Tula Buelhoff, di Cincinnati, Stati Uniti. A un certo punto lei mi scrisse un messaggio.

Per ovvi motivi io non avevo mai detto la verità su me stesso, nel mio profilo risultava che io abitassi in Cina e avessi ottant'anni, addirittura avevo tre profili e tre nomi differenti, che usavo a turno, ma quello con il mio vero nome era quello che usavo di meno.

Nel mio gruppo c'erano duecentodiciotto persone, alla sua massima estensione, ma poche partecipavano, forse meno di cinquanta.

Tula risultava visionare il materiale, senza scrivere mai niente. Era sposata, o almeno diceva di esserlo e dalle foto che c'erano sul suo profilo, anche dei relativi figli, sembrava verità.

Io sono curioso in generale, ma non a livello personale, non mi piace infilarmi nella vita delle persone, anche perché non desidero che si ficchino nella mia.

Apprezzavo in silenzio la sua presenza abbastanza continua nella sua saltuarietà, la sua timida discrezione e avevo notato che la sua foto era rimasta sempre la stessa, con una maschera nera da carnevale che copriva parte del viso, attorno agli occhi. Io invece cambiavo foto spesso, non sempre ce ne mettevo di mie, a volte foto di animali o scene di film, pure qualche mostruoso cortese, magari dei cartoni animati, in riferimento a cose che solo io sapevo.

 In breve Tula mi disse che invece, secondo lei, ero un tenerone, che le piacevo e che mi voleva incontrare.

Io obiettai che vivevamo piuttosto lontani in quantità e qualità di migliaia di chilometri e che lei era sposata. Lei rispose che invece eravamo a meno di venti chilometri di distanza, lo aveva capito dalle foto che mettevo su Facebook, entrambi avevamo barato sui luoghi di residenza.

Mi aveva perfino sgamato sui tre profili e nomi differenti. A volte io facevo dialogare tra di loro i tre personaggi, come se fossero tre persone differenti, era un giochetto che mi garbava, mi sembrava buffo, ma non so se gli altri ci cascavano. Lei mi aveva scoperto per esempio, e ci si era pure divertita.

Il suo nome, strano e composto, anche era falso. Si chiamava Lucia Concordi, di origine italiana, toscana e aretina. Ma se era sposata o no, non me ne accennò.

Allora cominciai a inventarle opportune e relative scuse: ero troppo vecchio per innamorarmi di nuovo, stavo bene con le mie bestiole, non avevo soldi, se era quello che voleva da me,  lei aveva un marito e dei figli a cui rendere conto.

Lucia probabilmente ci rimase male, alla sua maniera. Se ne stette in silenzio per mesi, senza mandarmi una parola scritta, che ne so, un qualche velato o meno vaffanculo orale e registrato.

Poi una sera me la trovai sulla soglia della porta di casa e la riconobbi subito, non ebbe bisogno di dire niente.

Non era sposata, le foto erano false, prese di qua e di là. Non aveva bisogno di soldi, ma solo di una buona compagnia. Una persona complessa andava bene, ma pur anche gentile e buffa.

Le dissi che di complessità ce ne avevo e pure in abbondanza, ma non garantivo affatto sulla gentilezza. Sapevo di essere buffo, ma era una cosa che non mi piaceva che mi dicessero gli altri.

Rise della mia preoccupazione, del mio ingiustificato terrore di aprirmi con lei e delle mie battute... che io dicevo in completa serietà, non per farla divertire, ma solo per mettere le mani davanti. Mi sentivo invaso dal nemico e non capivo che era solo per uno stupido partito preso.

Avevo sempre pensato che non avrei mai fatto niente, o rifiutato di fare qualcosa, per uno stupidissimo partito preso. Evidentemente mi sbagliavo.

Se ne andò, sorridendo ironicamente, per niente convinta del mio rifiuto di potersi almeno frequentare come amici.

Mi lasciò lì piantato come un cretino, quale ero senza dubbio, ma non me ne rendevo ancora conto, almeno in quella ben precisa situazione. 

Fino a questo punto però non ho detto che lei mi piaceva assai. Aveva uno sguardo birichino e una calma necessaria per ascoltare tutte le cazzate che dicevo, rimanendo piuttosto imperturbabile, ma con un sorrisino appena accennato che mi faceva stare sulle spine, ma in modo gradevole, mi pareva.

No, ne ero sicuro.

Nel gruppo poi continuò allo stesso modo di prima, senza giammai pronunciarsi, ma visionando spesso il materiale da me postato. Scoprii che andavo sempre a vedere se lei c'era o no, e allora pubblicavo delle cose che pensavo che le sarebbero piaciute. In fondo non sapevo niente di lei, ma se le ero piaciuto io, allora le cose che piacevano a me dovevano garbare anche a lei. Come il verbo garbare per esempio, tipicamente toscano, evidentemente le garbava.

Insomma mi stava facendo lentamente bollire nel mio stesso brodo, come la famosa rana nell'acqua calda. Il bello è che mi faceva anche sentir bene, eppure mi sentivo ansioso come un adolescente alla prima cotta.

Erano passati due anni dal nostro primo incontro, girottolando al supermercato Bloomington, fatta una curva attorno a uno scaffale di scatolette di tonno e acciughe, me la trovai di colpo davanti e ci rimasi come uno stoccafisso.

Lei sorrise in maniera incantevole, secondo me aveva calcolato il mio tragitto e si era fatta trovare lì davanti come se fosse per caso.

Il cuore mi batteva forte e dissi le prime imbecillaggini che mi vennero in mente, lei rise divertita e snocciolò con estrema naturalezza le sue. Anzi, con una specie di abile e falsa timidezza, mi fece sentire non troppo scemo e in un certo senso pure un paonazzo e imbranato padrone del gioco, che invece era tutto suo.

Senza ulteriori parole la baciai, davanti a tutti.

L'ultimo bacio che avevo dato - alla mia seconda moglie - doveva essere stato almeno un decennio prima. Per pura fortuna avevo mangiato una mentina da poco.

La sera la gatta cerca di stare in mezzo tra di noi, a guardare la tivù, ma la mandiamo via. Il calore reciproco del nostro corpo, sebbene in Australia faccia un caldo dannato, ci è troppo necessario.

Incredibile a questa età trovare finalmente qualcuno che interpreta la vita come una bambina, per combinare con un altro eterno bambino. Due piccioncini che vedono l'esistenza come un bizzarro scherzo della natura, insomma.

 

 

 

 

 

 

 

 


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