lunedì 8 agosto 2022

ANCELOTTI E KLOPP


 

Accendo il computer e guardo qualche video, tanto per rimanere informato di tutte le cose inutili. Vabbè non tutte, mi bastano quelle su cui si possa fare conversazione con qualcuno.

Tra Klopp e Ancelotti non mi so decidere, a Parigi sarà il campo a farlo e i loro giocatori. Ancelotti contro Klopp era la notizia più importante. Due esempi notevoli anche se assai diversi, Klopp è un tedesco piuttosto umano e innovatore, invece Ancelotti è un anziano allenatore italiano e ogni cosa che vede in campo la riconosce subito, perché l’ha già vista in precedenza. Gli è rimasto anche un sopracciglio alzato, in una antica espressione di stupore, che ora però non prova più.

“Non posso fare il pressing alto, dice ai giornalisti, perché ho giocatori troppo vecchi, allora mi adatto a quello che ho e, per caso oppure no, abbiamo vinto il campionato spagnolo e siamo in finale della Champions.”

Ho spento il computer, sono andato fuori e ho messo due coperte in terra, due gatti e due cani a caso si sono avvicinati, uno alla volta, si sono sdraiati attorno a me sotto un nespolo in fiore, con un gran traffico di api che ronzano.

Mi sono messo a studiare il comportamento di una piccola Lagartixa che è venuta a unirsi a noi cinque, con tutto il pericolo che le offriamo è venuta in mezzo a noi al sole. Mi sono distratto un attimo forse e un gatto se l'è mangiata. No, ora è uscita da un buco, magari siamo noi che stiamo sul suo territorio.

Qua non esistono le lucertole come le nostre, ci sono le Lagartixas, delle specie di gechi in mimetica chiazzata che se ne stanno sui muri dentro e fuori casa, cacciando insetti di ogni tipo. Senza volere se ne schiacciano spesso aprendo e chiudendo le finestre.

La nostra vita e quella degli animali sono collegate, ce lo dimentichiamo spesso, ma siamo animali anche noi, mi ripeto ogni tanto.

Tecnicamente non sono un bugiardo, ma la mia mente vive in spazi molto più ampi di quelli del corpo, attenermi alla verità propriamente detta spesso mi fa sentire una certa e indesiderata claustrofobia. Insomma la realtà più che altro mi serve da ispirazione, c’è chi abita ambienti angusti e torna sempre sulle stesse cose ripetendosi all’infinito… finché poi la morte li interrompe.

Vorrei vivere in mezzo ai boschi io, e lontano dalle strade e dall’energia elettrica, ma ormai mi sono abituato a queste comodità e a sessantatré anni è difficile fare l’eremita, magari bisognava cominciare prima. Però nelle opportune condizioni so apprezzare la nebbia, o la pioggia, come una giornata di sole. Un albero di mandarini stracarico dal quale allungando un braccio staccare un frutto e mangiarselo sotto i raggi caldi che vengono giù, in mezzo al vento autunnale freddo e umido. Ho imparato dai cani a sostare con il corpo all'ombra per metà e a scrivere forse da chi non se lo poneva come risultato, ma come cammino, in movimento senza fretta e senza pretese.

Per buona sorte siamo nati e cresciuti in un’epoca più sana e abbiamo conosciuto persone valide, esempi da seguire se non totalmente almeno in parte, perché ognuno è fatto alla sua maniera, anche se poi ci si rifà a modelli conosciuti… o meglio ancora se non si conoscono.

La fortuna che abbiamo non è da quantificarsi in denaro bensì in opportunità, è vero che qua attorno il mondo si scanna ogni giorno di più, ma per fortuna siamo già vecchietti e senza figli. 

 Non generalizziamo, io parlo per me ed è già un abisso assai profondo. Possessore di settecentoventi metri quadrati di terreno brasiliano in ripida salita, o forse meglio in burronesca discesa, dall’entrata verso la casa. Ho letto migliaia di libri, altre migliaia li ho cominciati e non mi sono piaciuti, forse meno ne ho portati oltre la metà e abbandonati. Ho attraversato una cinquantina di volte la pozzanghera dell'oceano e ho percorso migliaia di chilometri avanti e indietro, per una trentina abbondante di nazioni. Ho conosciuto tante facce che quando ne incontro una nuova mi pare di averla già trovata sul mio cammino. Ho fatto di necessità virtù, mio malgrado e a un certo punto della mia carriera di essere umano non so più qual è l'uno e qual è l'altra, e non me ne importa più, sono diventati la stessa cosa, non so più distinguerli.

Si può essere soddisfatti della vita, eliminando la perfezione come risultato da ottenere, considerando i vari aspetti, non ogni tanto, ma in maniera più o meno costante. Considerare l’esistenza come un miracolo, così ogni sua manifestazione, a partire dalla natura, ci può aiutare a trovare un consistente motivo per cui vivere.

Mi sento fortunato di aver compreso la bellezza di tanta gente che conosco e ho conosciuto, tra cui anche alcuni miei familiari e parenti, poi di aver avuto occasione di costruire una mia filosofia di vita che mi permetta di distinguere il bene dal male, per quanto siano mischiati e confusi oggigiorno, probabilmente lo sono anche sempre stati.

 Insomma per fortuna che sono stato fortunato, la mia è stata anche una vita di scelte e di esclusioni, tolto quello che non mi interessava, che è cresciuto fino a diventare una montagna, questo che mi è rimasto forse è poco, ma è mio e mi assomiglia, nel bene e nel male di ogni giorno. Non è stata una passeggiata da pecore, né da leoni, né facile né difficile, piena di alti e bassi, ma sempre seguendo il cuore e le mie stesse regole, a volte anche sbagliate, ma in costante tentativo di migliorare, soprattutto senza paura di confessarmelo e cambiare di conseguenza.

Non si può dire che l'essere umano abbia fallito in tutto, forse ha solo perso di vista i suoi obiettivi, magari ora c’è troppa gente e le mafie associate hanno il controllo del pianeta, ogni tanto si fanno la guerra, il potere e il denaro accecano tutti coloro che sono predisposti. Le buone notizie non sono molto ricercate, quelle cattive vendono assai meglio, sono diventate una merce come le altre e in più non devono necessariamente essere di buona qualità, anzi. Il consenso obbliga a mentire più di un tempo, il qualunquismo e le notizie false convivono bene, prosperano come non mai. Le buone idee sono sommerse dalle tante inutili o dannose. Le mezze verità sono sempre state bugie intere, ma la maggior parte della gente si accontenta di apparenze di plastica, se gli fai vedere una cosa vera non la riconosce più.

La solitudine che tu mi hai regalato, io la coltivo come un fiore, cantava Sergio Endrigo. Ieri dicevo che la vita di coppia era meravigliosa e oggi, solo perché mi hanno lasciato, canto gli elogi della solitudine.

 

 

 

 

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