lunedì 8 agosto 2022

ALZIRA E IL LAGARTO

 


Ogni tanto mi siedo qui fuori, che c’è anche un bel panorama. Oggi è freddo, c’è un vento che viene dal polo sud, ma al sole si resiste.

Converso con Alzira, la mia vicina di casa, divorziata con due figli grandi, attualmente vive da sola come me. Il brasiliano del sud, il gaùcho, ha un senso dell’humour naturale, rimane serio, ride e scherza allo stesso tempo, se non sei allenato non capisci in tempo utile. La donna se ha attraversato l’esistenza conoscendo vari tipi di situazione e si sente indipendente come lei, forse è ancora più libera, profonda e acuta.

“L’osservazione delle nuvole in movimento, è un esercizio da farsi accompagnato dal ritmo della respirazione. Per cui sono da evitarsi cibi pesanti come le costolette di maiale o la salsiccia alla brace. Il massimo dell’effetto si raggiungerà con nuvole bianche su uno sfondo di cielo azzurro. La velocità del vento consigliata è quella intermedia, dipendendo anche dal livello di stress raggiunto dalla persona in questione, giacché se troppo veloce ne aumenterà la percentuale di ansia, troppo lenta ne favorirà l’appisolarsi.” Dice lei e io rido.

“Una volta l’uomo ascoltava di più e parlava di meno, non erano solo frasi e concetti, si rendeva conto dei sentimenti altrui e ascoltava anche i silenzi, si specchiava di più nell’altrui persona. Sottintendeva che l’altro non era un nemico, ma se non uno uguale a lui, era un essere che aveva sentimenti, desideri, progetti e un’esistenza che non valeva né più né meno della sua.” Continuo io e lei approva con la testa.

“Anche la donna.” Dice poi seria lei e ne ridiamo.

“L’introspezione talvolta è strategicamente diretta verso l’esterno per evitare di mettere in difficoltà noi stessi, diamo la colpa agli altri, ma in questo caso il nome del fenomeno anche sarà soggetto a un radicale cambiamento. Chi si sente superiore è perché di fatto si considera inferiore, si dovrebbe stabilire cosa è il bene e cosa è il male, a questo punto, ma purtroppo le interpretazioni sono varie e piuttosto contrastanti.” Continua lei, malinconica e allegra allo stesso tempo, lo sguardo le scende a sud, verso la Patagonia.

“Oggi dichiaro, ma con una certa allegria, come se parlassi di tutt’altro, che ai tipi come me piacciono i cambiamenti e che vorrei morire perché continuare a vivere sarebbe accumulare ripetizioni.”

 Alzira è una che sa distinguere la cianfrusaglia da ciò che nella vita è davvero importante. Insomma siamo due sessantenni avanzati e guardiamo il mondo che scorre e si affanna attorno a noi, ammiriamo gente come Gabriela, una ragazzina di venti anni che passa e abita lì accanto, una che non ha ancora vissuto le esperienze di cui molti sono già stufi.

“Ci sono fatti della tua vita che appartengono solo a te, segreti che solo tu sai.” Dice lei.

“Già.” Dico io, ma non so a cosa si riferisce.

 “Mi è ignoto il perché, ma l’idea di un futuro davanti mi si è cacciata in testa e non se ne va. Il futuro mi pare dietro, un tempo che non esiste ancora e quando esisterà sarà un normalissimo presente. Una Gauchonia piena di gente che non è ancora nata, che farà cose a cui nessuno ha ancora pensato.”

“Ci si rende conto di essere vicini al giro di boa quando abbiamo tempo e saggezza per ricordare il passato senza fretta e il futuro sembra già ieri.” Dico tremando dal freddo.

“Il giro di boa? Ah, ora lo chiamano così?”

Il sole si è nascosto dietro alle nuvole. Ridiamo e scappiamo in casa, per via della temperatura inclemente, ci siamo messi d’accordo circa un auspicabile caffè bollente con uno schizzo di grappa.

Alzira cita la frase di uno scrittore di qui, di Porto Alegre, che dice che in questi tempi complicati la gente che ha i soldi per pagare uno psicologo si dovrebbe vergognare a frequentarne uno.

Nel fine settimana cucina delle specie di frittelle dolci e salate, le mette ordinatamente in un cestino con una tracolla che ha cucito lei, le carica sulla sua Fiat Uno azzurra e le va a vendere sul fiume, dove la gente passeggia e prende il sole. Dice che non lo fa per i soldi, ma per mantenere in movimento la sua filosofia di vita, per mettere in pratica le sue teorie insomma. Una volta ci sono andato anch’io e pur se c’era indiscutibilmente da divertirsi, la sera ero esausto e ho avuto perfino difficoltà per addormentarmi.

Alzira ogni tanto dice che nella vita è essenziale saper cambiare di marcia, se possibile subito prima che diventi indispensabile. Dobbiamo cioè fare come i Lagartos, che sono lucertoloni di un metro e più di lunghezza, sono onnivori e lenti nei movimenti, ma se inseguiti dai cani si alzano sulle zampe come una Citroen Pallas e diventano velocissimi.

Allora penso a mia madre, alla sua terza e ultima visita qua in Brasile, diceva che aveva paura del Lagattolo. Sapeva che ce n’era uno, ancora cucciolotto, in una tana nel muro vicino al garage, ma non l’aveva mai visto, ne aveva solo sentito parlare.

Chissà come se lo immaginava.

Non fisicamente, ma Alzira le somiglia un po’, a mia madre e forse anche al lagarto, ma è evidentemente una donna dalla mentalità più aperta e non vive in un buco nel muro. In comune con mia madre ha una certa quieta saggezza campagnola e una luce simile nello sguardo. Come il lagarto sa arrangiarsi in una maniera pressoché animale, garantisce prima di tutto la sua sopravvivenza, senza troppe seghe mentali, ma in più ha un senno di poi piuttosto articolato e complesso, eppure ruspante assai nella sua quotidiana manifestazione.

Quando le ho fatto leggere questo testo non avevo notato che a portata di mano, del tutto casualmente, c’era un battipanni di plastica piuttosto robusto e le conseguenze sono state quelle più logiche e dolorose per me dopo un inseguimento nel suo giardino. Alzira è una di quelle che fanno tutto scherzando, ma sul serio.

Ci divertiamo ad alimentare i malcelati doppi sensi della gente, ma ormai alla coppia non ci si crede più, preferiamo gestire la nostra solitudine, che abbiamo scelto andando per esclusione, in maniera che sia pratica e piacevole, ma in maniera separata. Guardandoci intorno, spesso anche sconsolati, scopriamo ogni giorno che nonostante tutto siamo fortunati.

 

 

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