venerdì 10 novembre 2000

Calogero City

Avevamo preso un bella decappotabile d’epoca a nolo , marca sconosciuta, color bianco-sporco... e c’eravamo infilati senza meta per le strade, su per le colline.
La giornata era meravigliosa e tutto intorno pareva valere la pena.
Attraverso la Grecia, fino a quel momento, avevamo fatto una vacanza memorabile, cercavo di non pensare che entro due giorni sarei stato di nuovo al lavoro.
Lascia perdere!
Gina era una veneta allegra, conosciuta appena un mese prima delle ferie, mi aveva accompagnato brillantemente in quella escursione su e giù per la culla della civiltà occidentale.
Durante il resto dell’anno vivevamo a Londra, una città dove le infinite razze, prendendo esempio dallo snobismo inglese, si mantenevano alla dovuta distanza dalle altre: gli indiani stavano con gli indiani, gli italiani con gli italiani eccetera. A volte si mischiavano, ma, se potevano, preferivano di no.

lunedì 19 giugno 2000

Il professor Nello Rugani, ovvero: come t’insegno una lingua straniera senza perdite di tempo e di denaro...



Dal 1989, cioè dopo la caduta dei muri dell’Europa Orientale, Praga è diventata progressivamente una città con tendenze consumistiche, ma molto attiva sotto vari punti di vista. Principalmente da quello turistico, strettamente legato a quello economico, i quali portano in genere ad una crescita, almeno iniziale, delle prospettive. Un vento di novità, di rinascita, allora anche l’arte che si sente meno oppressa se ne esce in forme nuove e diverse, quelle cioè che parevano sorgere direttamente dalle ceneri del comunismo.
In una discoteca punk ho conosciuto il professor Rugani, il famoso specialista di didattica per l’insegnamento delle lingue, l’inventore della nota tecnica di dare lezioni di lingua sott’acqua.
La prima volta che ne ho sentito parlare, ho pensato ad una barzelletta, ma era invece una cosa molto seria. Scoppiare a riderne, era normale, a quei tempi, ed è normale ora, anche se, come si sa bene, è una realtà ormai più che confermata e di ambito mondiale.

venerdì 19 maggio 2000

Te lo dico io: sembra di essere nella vecchia Napoli!

Te lo dico io: mettere su un ristorantino tipico napoletano a Benares è parsa un'idea balorda a tutti, anzi lo era, ma Pasquale era troppo convinto del contrario per dare ascolto a chicchessia.
Da qualsiasi punto di vista, le differenze culturali sono troppo grandi, l'India e tutto l'oriente estremo hanno un sistema di vita lontanissimo da tutto quello a cui noi siamo abituati. Allora lo stesso vale al contrario, ho pensato, io, come gli altri, che l'indiano se ne fotte della cucina partenopea, anche perché non la conosce.

giovedì 4 maggio 2000

Il punto di vista di un pastore tedesco




Alcuni pensano che l’uomo sia l’animale più intelligente, altri dicono che sia la donna; si parla spesso della capacità mentale e sociale delle scimmie più grandi, i primati; poi ci sono le balene che formulano, attraverso una lingua molto ben articolata, dei pensieri filosofici sulla vita in generale, o, in particolare, su come è dilettevole snuotazzarsela nelle acque gelide, se si è protette da un apposito strato di grasso.
Ma perché mai nessuno ha descritto il cane, oppure, se vogliamo, per esempio e più esattamente, il pastore tedesco, come un intellettuale?
Ve lo dico io: probabilmente perché non lo è, in generale, salvo alcune eccezioni. Il motivo principale di questo è che il pensiero lupo-canino è ancora ai suoi albori. Ciò non significa che non si facciano sforzi per progredire. Se ci pensate ci sono cose in cui un cane è migliore dell’uomo. Quali? Prendiamo il nostro abbaiare, per esempio, funziona per immagini, situazioni prestabilite, è un codice internazionale, vale in Turchia come in Alaska. 

sabato 1 aprile 2000

Un calabrese coi baffi

Alla fine della primavera e in fondo all’isola di Florianopolis, la baia di Matadeiro ci aspettava sotto una pioggia fitta e fina. Siamo arrivati di sera impacchettati in impermeabili di plastica frusciante.
Dopo una cena in un ristorante deserto ad Armação abbiamo passato il ponticello, di cemento e senza alcuna ringhiera, abbiamo seguito la stradina pure di cemento e probabilmente armato, poi abbiamo salito la scala.
Anni addietro il ponticello non c’era e l’unica opzione per raggiungere la spiaggia era rimboccarsi i pantaloni eventuali e mettere i piedoni nell’acqua, i pesci fuggivano disperati, tutte le volte che guadavo il fiume, ma ciò era possibile solo quando c’era la bassa marea, allora stavano più attenti.
Da là sopra l’abbiamo ammirata, un po’, prima di scendere... come l’avevo rivista tante volte in sogno: ubriacante di bellezza, di passato e, speravo, anche di futuro.
Ai vecchi tempi l’unica luce notturna che cadeva là era quella magica della luna e delle stelle, quando era nuvoloso la schiuma delle onde diventava fosforescente; ora invece c’erano dei fari in fila, orientati in direzione del mare, per tutta la lunghezza della spiaggia.