Alcuni pensano che l’uomo sia l’animale più intelligente, altri dicono che sia la donna; si parla spesso della capacità mentale e sociale delle scimmie più grandi, i primati; poi ci sono le balene che formulano, attraverso una lingua molto ben articolata, dei pensieri filosofici sulla vita in generale, o, in particolare, su come è dilettevole snuotazzarsela nelle acque gelide, se si è protette da un apposito strato di grasso.
Ma perché mai nessuno ha descritto il cane, oppure, se vogliamo, per esempio e più esattamente, il pastore tedesco, come un intellettuale?
Ve lo dico io: probabilmente perché non lo è, in generale, salvo alcune eccezioni. Il motivo principale di questo è che il pensiero lupo-canino è ancora ai suoi albori. Ciò non significa che non si facciano sforzi per progredire. Se ci pensate ci sono cose in cui un cane è migliore dell’uomo. Quali? Prendiamo il nostro abbaiare, per esempio, funziona per immagini, situazioni prestabilite, è un codice internazionale, vale in Turchia come in Alaska.
Proprio quello che l’uomo ha tentato di fare, invano, con l’Esperanto, sta tentando, con risultati alterni, di fare con la lingua inglese, forse un giorno ci riuscirà, ma, non credo, mai completamente. In questo vi siamo passati avanti, senza fare niente di particolare, che non fosse non insistere nel complicarci la vita.
La nostra Torre di Babele non ha avuto luogo per una ragione essenziale: recitiamo il nostro ruolo senza pretese eccessive, non abbiamo preteso, finora, di somigliare a nessun Dio, perché la nostra praticità ci ha suggerito di tralasciarne, all’interno della nostra personalità, il bisogno.
Nessuno, stavo dicendo, ha pensato al punto di vista del pastore tedesco, forse perché si è sempre pensato che non ne abbia uno.
Mi basta però che si cominci a riflettere su questo: neppure l’uomo parlava all’inizio della sua storia, ha imparato poi a scrivere, molto tempo dopo aver cominciato a parlare e allora considerate, per favore, quanto tempo è che esiste la razza ‘pastore tedesco’, detta anche ‘cane lupo’ , la quale è stata creata, (sebbene sia erroneamente chiamata pura,) dallo stesso uomo? Sì, ebbene sì, è duro ammetterlo, ma siamo una specie di robot canini, messi insieme con vari pezzi di altri cani preesistenti, ma a partire da quel momento abbiamo costruito la nostra identità.
Ora con questo primo documento vogliamo dimostrare quello che possiamo fare, certo, abbiamo bisogno di aiuto, sappiamo che da soli faremmo ben poco. Quindi ci interessa prima di tutto dichiarare la nostra amicizia, la nostra volontà di collaborare, la nostra sicurezza che questo sarà un affare vantaggioso da entrambi i lati, perché la nostra devozione è totale, in fondo l’uomo è il nostro Dio, ci ha creati e ci ha dato sempre la pappa, ci ha dato i prodotti anti-pulci, possiamo dire che in certi casi siamo stati trattati meglio degli stessi loro simili, dobbiamo della gratitudine alla vostra razza, senza dubbio, ma non solo quella, avete letto Frankenstein? Forse avete visto il film?
Il difficile per voi è accettare il come è stato scritto questo manoscritto e... se prendeste come fatto acquisito che sono state due zampe a scriverlo, lo dovreste denominare “zampascritto”. Forse tutto questo vi sembrerà impossibile, ma quello che racconterò sarà comprovabile, visto che gli avvenimenti che seguiranno sono stati vissuti principalmente da due esseri viventi: Luigina, essere umano, sesso femminile, ventisette anni, nazionalità italiana (Canosa, provincia di Bari, regione Puglia) ed io, Cerasino, cane lupo, maschio, cinque anni (stessa provenienza).
L’idea ci è venuta quando Luigina ha deciso di intraprendere un’impresa temeraria, cioè il giro del mondo in barca a vela con un cagnone. Uno dei pochi abbinamenti che non erano mai stati ideati, solo uno simile di Ambrogio Fogar, umano di sesso maschile, ma all’Antartide, con un cane da slitta di sesso maschile, di cui ora mi sfugge il nome.
C’è da dire che in qualità di italiani all’estero, io e Luigina abbiamo fatto una vita atipica. Viviamo in Bretagna, lei lavora come insegnante di navigazione con barca a vela, dà lezioni d’italiano, addestra cani da guardia.
Io fin da piccolo sono stato abituato a vivere sulle superfici difficili di piccole imbarcazioni. È da tenere conto che per un cane sarebbe cosa proibitiva, ma Luigina mi mette in zampa delle scarpette di gomma che ha fabbricato per me, con quelle non scivolo e posso anche collaborare un poco alla navigazione, per quello che si può fare con la bocca, certo che due mani sarebbero un’altra cosa.
Quello che ho imparato nella mia corta vita, per adesso, lo devo a lei, la compagnia che ci facciamo non è più un sostitutivo, per lei, mi auguro. Noi non abbiamo, da un po’ di tempo, un rapporto di padrona e cane, diciamo che siamo fidanzati, ma senza il consenso dei genitori, con i quali, per fortuna, abbiamo perduto i contatti. Per come stanno le cose nel mondo, per il momento, non potremo avere figli, non potremo sposarci, non possiamo rendere pubblica la nostra unione, ma nonostante ciò tutto funziona a meraviglia.
Questi cosiddetti “rapporti” sono cose da esseri umani, Luigina già è una roba intermedia, nel senso che è mezza ‘animala’, nel senso buono, visto che poi tutti lo siamo... ma grazie a lei io posso capire di più della loro cultura, assorbirne alcune cose dentro la mia, che si sta sviluppando, insomma: fingere un poco di essere un mezzo umano più peloso, un qualcosetta di difficile, è vero, ma basta avere dentro dell’entusiasmo e tutto diventa possibile.
Per esempio, come si può constatare da queste pagine, Luigina mi ha anche insegnato a scrivere, però, non tanto per comunicare con lei, che per quello non ne abbiamo bisogno, ma per farmi diventare un intellettuale.
Ho avuto difficoltà all’inizio, prima per imparare a capire tutte le parole, mentre prima mi bastava il senso generale, poi saperle dividere, ho cominciato con dei libri per bambini, con le figure, con le lettere grandone. Poi ho cominciato a riprodurne l’unione, di nuovo, a formare le conseguenti frasi. Facevo tanti errori, scrivevo lentamente, con una grande fatica, ma posso dire che è valsa la pena. Anche se queste pagine sono corrette da lei, che in più fa una certa opera di censura, posso vantarmi di avere fatto dei progressi enormi.
Il suo computer, sulla barca di undici metri che è anche la nostra casa, ha due tastiere, una normale e una enorme che si è fatta fabbricare, dove ogni tasto è un quadrato di tre centimetri e mezzo di lato, ognuno ha tre possibilità, perché sono meno di quelli di una tastiera normale. Così, dopo qualche mese di allenamento, posso scrivere questa storia che è cominciata oggi.
Freasdiom Venerdì 17 maggio
Abbiamo controllato di nuovo le condizioni della barca, per le quali abbiamo lavorato quasi otto mesi, per aumentarne la strumentazione e perciò la praticità e la sicurezza. Siamo stati finanziati e sponsorizzati nei materiali e nelle consulenze, appoggiati in tutti i sensi, per migliorare le possibilità e le prestazioni della nostra stessa casa navigante. Non abbiamo voluto costruirne o comprarne un’altra, per motivi sentimentali, per portare a termine il nostro progetto iniziale. Partire, peli al vento (anche Luigina in quanto a peluria non scherza), a cavallo del nostro veliero, con una ragionevole speranza di ritornare a questo piccolo porto della Bretagna.
Davanti a centinaia di amici e conoscenti, turisti e curiosi, giornalisti e sponsor, femministe ed amici degli animali, siamo usciti, come previsto, alle nove. Il tempo è buono, qualche nuvoletta curiosa di vedere la scena, ma senza pretese di tempesta. Luigina è molto nervosa, ma credo che la mia presenza, nonostante le mie scarse possibilità marinare, la conforti. Dicono che noi pastori tedeschi abbiamo un’apparenza rassicurante, il che non sempre è necessariamente quello che noi sentiamo dentro, siamo tutti molto sensibili, questo sì, nel bene e nel male, ma la nostra conformazione fisica è un muso simpatico che trasmette pace interiore, due occhioni intelligenti e così via; eppoi abbiamo un carattere caloroso, siamo sempre positivi, dotati un cuore generoso, siamo anche ottimi amatori... chiedetelo a Luigina.
Ecco che in poco tempo siamo già in alto mare, le persone sulla riva sono diventate pupazzetti sempre più piccoli, fino a scomparire, la terra ora è una striscia grigia, sempre più sottile, le onde sono lunghe e tra l’una e l’altra andiamo giù in basso, allora sembrano montagne in movimento, le scaliamo e poi le scendiamo, senza grande fatica, il vento e le vele lavorano per noi. Intorno non vediamo più nient’altro che mare e cielo, alcuni gabbiani ci seguono, Luigina sta facendo delle foto, ha già girato alcuni minuti della partenza con la telecamera, dobbiamo documentare più possibile questa impresa storica. Se tutto va bene fra tre anni saremo qui di nuovo.
Luigina ha deciso di partire proprio un venerdì 17 per smitizzare superstizioni e credenze, diciamo la verità, lei è un po’ in guerra contro tutto, stiamo sempre combattendo o fuggendo di qualche cosa. Ha anche, però, una cosa che i cani non hanno: il senso dell’umorismo, sto imparando a scherzare in maniera quasi umana, con una certa distanza, senza prendere tutto sul serio. Luigina è femminista, anche un po’ lesbica, nonostante ciò il nostro amore è profondo, perché è una persona intelligente, dal cervello aperto e... finalmente, saremo noi due soli, un pastore tedesco e una cicciona in mezzo al mare.
Dobbiamo dimostrare al mondo cosa possiamo fare, in tanti hanno investito su di noi, come il nostro maggiore sponsor, la ditta italiana più famosa di cibo per cani: ‘Cagnolon’, la pubblicità è stampata sulle vele, sui nostri impermeabilini da barca gialli, sul battello gonfiabile di salvataggio, sulla tela di sfondo del computer.
Il movimento femminista francese e quello italiano ci hanno anche aiutato, il WWF, Greenpeace ed altri meno importanti, insomma, quelli che appoggiano la nostra impresa sono in tutto dieci gruppi differenti, anche se le percentuali variano abbastanza.
Noi non abbiamo speso niente, anzi stiamo guadagnando dei bei soldoni, visto che tutti volevano entrare in questo progetto, che finalmente non ha un umano maschio come protagonista, ma due rappresentanti di gruppi finora gregari nella grande corsa della storia dell’uomo (finalmente inteso solo come razza umana).
La rarità e l’importanza dell’impresa, basata su particolari in parte ancora sconosciuti ai più, verrà resa pubblica con questo diario di bordo, questo per farvi rendere conto dell’apertura mentale di Luigina, che avrà tanti difetti, ma in quanto a coraggio e intelligenza... non c’è bisogno di dire altro.
Il sole scende e siamo in mezzo ad un immenso blu scuro del mare, screziato di candido bianco della spuma delle onde, andiamo in direzione del tramonto che dal giallo passa ad un beige vivo, al senape, dopo rosa e al verde, al turchino, poi all’azzurro del cielo. Le nuvole sembrano pecore meccaniche, in quanto sporche di grasso... A volte penso che potrei essere anche il primo cane poeta... poi dico, tra me e me, quello che ho imparato da Luigina, (che sarebbe poi il contrario di ciò che lei fa sistematicamente, ) cioè mi ripeto che è meglio non esagerare.
Riguardo poi a quelli che dicono che i cani non riconoscono che alcuni colori, vorrei sapere da dove è che hanno tirato fuori questa stupidaggine.
Pur avendo provato questa sensazione di infinita libertà altre volte, ma in altri viaggi più corti, certo meno simbolici, sento che stavolta è diverso, è un giorno importante, per me e la mia razza: i pastori tedeschi e anche per tutte le razze canine, per le donne, per le ciccione, per le lesbiche, per le femministe, per la prima coppia formata da un essere umano ed un essere animale (soprattutto per quelli che pensano che ci sia nel mezzo un abisso di differenza).
C’è stato anche un cane russo che è andato nello spazio, ma a quel tempo, in maniera molto poco cosciente, di ciò che stava accadendogli, per quel che ne so. Ora che mi ricordo, era una cagna e si chiamava Laika. Dopo il sacrifico di lei, che si è persa nello spazio siderale, abbaiando il suo smarrimento, migliaia di cani nel mondo furono battezzati con questo nome, anche se non si può parlare ancora, senza ridere subito dopo, di battesimi per i cani.
Andremo a dormire tra poco, il radar, con il rivelatore al massimo del volume, ci avviserà se ci saranno imprevisti. Perfino noi pastori tedeschi sappiamo che molti navigatori solitari, o quasi, si sono spiaccicati poco dignitosamente contro transatlantici o grosse navi da carico, senza che da là sopra nessuno se ne accorgesse. Quando sono arrivate in porto hanno trovato misteriosi pezzi di tavole e di vela, impigliati con corde ed altri resti delle rispettive tragedie, sulla parte della prua che rompe le onde e tutto quello che passa di là inavvertitamente, schiacciando i pisolini più inopportuni.
Luigina mi pare molto contenta ora, non fa che dirmi che sta andando tutto bene, che un buon inizio è importante, che si sente finalmente rilassata, stanotte ci sarà del sesso animalesco, con certezza, dopo si russerà con forza, forse qualche scorreggia, mentre si dormirà il sonno dei giusti.
18 maggio 2000, secondo giorno
Tutto liscio, la strumentazione funziona a dovere e il tempo per ora ci aiuta. Non nego che l’essere quasi umano mi ha dato una serie di paure nuove... prima, lo sanno tutti, i cani non pensavano mai al futuro, anzi la maggior parte non lo fa neanche ora, ma io sì e... come diceva Hemingway: .
Pensare a quello che può succedere dopo, per quanto spesso utile per progettare il da farsi, può portare a una paura ingiustificata dei pericoli possibili, la mente con la sua conseguente coscienza, devono saper essere usate per non essere una arma a doppio taglio.
Stanotte abbiamo forse raggiunto il massimo d’intensità, chi lo sa, magari lo zenit sessuale tra pastori tedeschi e italiane di peso, anche se per ora non esistono precedenti resi di pubblico dominio, sono convinto che stiamo battendo dei record, anche perché, probabilmente per la prima volta, un cane lupo ha degli impulsi sessuali provocati anche da motivi intellettuali.
Luigina si è svegliata stamani con un buon umore che non le vedevo addosso da mesi, mi ha pettinato con la mia spazzola preferita gialla e si è immersa nelle carte di navigazione, quando lo fa è maniaca nei particolari, è meglio che me ne vado là fuori ed abbaio ai gabbiani, esercizio poco umano ma assai gustoso per me.
Per quello che ho capito da lei, è estremamemente importante infilarsi nella corrente che dall’Africa sale fino all’altezza dello stretto di Gibilterra, che poi gira e scende lungo l’America Latina, come ha fatto Amir Klink quando è salito remando dal Sud Africa per poi scendere verso il Brasile, ho saputo anche che quest’ultimo è stato scoperto proprio così, un bel po’ di tempo fa.
Dopo abbiamo passato il tempo giocando al , nel quale sono specialista e vinco sempre o quasi.
Mentre lei sceglie un oggetto e lo nasconde in qualche luogo in coperta, io me ne sto là sopra romanticamente guardando le onde. Poi lei mi chiama e mi dice il nome dell’oggetto (questo serve anche per imparare il nome che gli umani danno alle cose, un sistema assurdo che noi cani evitiamo da sempre, ma che io ho scelto di apprendere, per motivi di praticità). Poi, ecco che scendo con il naso gocciolante e pronto alla ricerca.
Se dopo dieci minuti io non sto con l’oggetto misterioso in bocca, ho perso, se lo trovo in quel lasso di tempo ho vinto. Il premio? Un biscottone duro da rodere, ma saporitissimo, della premiata ditta Cagnolon. Confesso che mi sento un po’ offeso, perché so che i cani comuni sono addestrati in questa maniera. Altri sono obbligati a fare cose idiote, per guadagnarsi un biscotto. Forse dovrei rifiutarmi, ma il fatto è che i biscotti sono veramente ottimi, il gioco è divertente, nessuna telecamera mostrerà al mondo questa cosa, che un giorno morirà, forse quando imparerò a parlare.
Un altro passatempo è pulire la barca e controllare gli strumenti ogni tanto, guardare con il cannocchiale, e parlare da sola, per Luigina, per me il passatempo migliore rimane dormire al sole, fiutare odori di altre barche lontane... ma sempre puzzolenti, non solo per via della purezza dell’aria circostante.
Si può seguire con lo sguardo i volatili marini ed abbaiargli, ogni tanto, ma con vigore e convinzione. Non ci sono solo i gabbiani, ne ho visti di vari tipi, ma non so i nomi. So che esistono anche dei pesci che volano, ma per ora non ne ho visti, credo che abitino acque meno fredde, mari più tropicali, secondo la famiglia Schürmann ed Amyr Klink.
22 maggio, sesto giorno
Tutto procede come progettato, Luigina, da tanto che sta bene, ha ricominciato a parlare in dialetto barese, cosa che non faceva da almeno due anni, da quando, cioè, ci siamo stabiliti in Francia. Non ne sentivo la mancanza, dico la verità, quei suoni strani sembrano provenienti da una balena balbuziente e non da una bocca umana, ma sono contento che lei si senta così in forma.
Ho imparato a tenere il timone con la bocca e con le zampe, a leggere gli strumenti nuovi, insomma, mi do da fare per essere sempre più utile, per apprendere nuove tecniche.
Il maggior handicap è però non avere delle mani, le mie zampe sono poco pratiche, non posso stringere niente, che non sia con la bocca, a volte penso che ci vorrebbero due bocche per poter lavorare.
Lei spesso scherza paragonandomi a quella specie di pertica di alluminio, terminante con un gancio ricoperto di plastica o gomma, che serve per prendere le corde di ormeggio per attraccare, denominato ‘mezzo marinaio’. Dice che insieme con quello facciamo un marinaio intero... e se la ride, sguaiatamente, direi. Allora io la guardo freddamente, (se un pastore tedesco può guardare freddamente, quello sono io), ma lei insiste. Si diverte così, che ci volete fare?
In certi determinati momenti penso di essere diventato snob troppo presto, sono solo un cane un po’ evoluto e già guardo gli esseri umani con sufficienza. Inoltre, quando mi metto a parlare... bene, diciamo a comunicare, con altri cani, vedo che più che imparo dagli uomini e più mi allontano dai miei simili. Sicuramente ho vissuto troppo poco con i cani e quasi sempre con Luigina, la cui cultura alternativa è atipica anche per gli esseri umani.
Per fare i miei bisogni fisiologici in mare devo mettere il posteriore fuori dalla barca, cercare di calcolare il vento, è chiaro che la diarrea è proibita.
Luigina insiste per fotografarmi in questi momenti cruciali, devo dire che da quando m’ispiro agli uomini o principalmente alle donne, nella mia maniera di vivere, mi vergogno di tante cose per le quali, prima, mi sentivo completamente indifferente. Questa è una di quelle. Mi chiedo: cosa penseranno di me? Il primo cane a scrivere un Libro di Bordo di un viaggio intorno al mondo, vedendo quelle pose ridicole?
Speriamo in bene, che il male viene da solo.
27 maggio, decimo giorno
Mi sono già dimenticato come è fatta la terra, sto sentendo meno entusiasmo per il mare, sono ansioso perché non ho mai visto una tempesta e penso che un giorno o l’altro ne prenderemo in pieno una, o meglio lei ci prenderà e ci farà sentire due estranei, molto meno a nostro agio in mezzo agli elementi rabbiosi, in quel momento, potenzialmente fatale per noi e tutti quei disgraziati che pensavano di poter dominare le forze della natura.
In questo gli animali sono più sensibili degli uomini, intesi come razza umana, sanno molto bene quanto la natura è potente, non la sfidano, sanno che perderebbero.
Luigina parla spesso, in francese e in italiano, con amici ed amiche, per radio, in dialetto barese con me, visto che capisco quello che vuole dire anche senza bisogno delle parole. Però, per sfida, contro la mia condizione di cane, anche se quasi mezzo umano, sto imparando due dialetti, per ora, il suo ed il napoletano, che mi piace per via delle canzoni.
1o giugno, quindicesimo giorno
Sto pensando, (se un pastore tedesco può pensare, quello sono io,) che un giorno, quando torneremo, io sarò famoso, la nostra vita cambierà, non potrò più liberamente uscire a passeggiare per le vie ventose di Freasdiom... forse non abiteremo nemmeno più là.
Luigina mi pare più nervosa, comincia a sentire la mancanza della terra, dice che nessuno è abituato a lasciare la terra per così tanto tempo, che se ne sente l’assenza, inevitabilmente, ha ragione.
Il tempo continua ad essere buono, ma sento un po’ la minaccia della furia della tempesta su di noi, è chiaro, gli animali sono più legati alla natura, qualcosa mi dice che tutta questa tranquillità, questi venti favorevoli, presto o tardi si stancheranno di noi e del nostro ardimentoso veleggiare qua in mezzo, ci metteranno alla prova, una prova che non abbiamo mai affrontato, ne abbiamo solo sentito parlare, dobbiamo passare attraverso questo, lo abbiamo sempre saputo, ma ora che siamo qui è diverso, il mare è bellissimo, ma mette anche paura.
4 giugno, diciottesimo giorno
Eccoci qua, in mezzo alla grande pozzanghera, con quasi niente da segnalare, un po’ di ansia, un po’ di fretta repressa, che ci viene dalla nostra maniera di vivere sulla terra ferma, forse. Luigina ha cominciato a parlare in dialetto anche per radio, è un buon segno. Per quello che mi sembra, però, dall’altra parte non la capiscono.
La comunicazione è un po’ problematica, ma è, più che altro, una maniera per parlare, per sfogarsi, per fare quello che non può fare con me, io la ascolto ma non posso rispondere, a meno che stia lavorando al computer e allora lei usa la voce ed io la tastiera, un esperimento mai riuscito agli scienziati e che per noi è diventato routine. Anzi, ultimamente sto mandando e-mails per spiegare quello che lei voleva dire per radio, ma lei non lo sa, si offenderebbe.
6 giugno, ventesimo giorno
Terraaaaaaaaa!!!!
Si stanno accumulando le nuvole, in maniera così rapida come non avevo mai visto, siamo in vista della terra e speriamo di arrivarci prima di questa eventuale burrasca. Già altre volte sembrava che il cielo dovesse cadere, ma tutto si è dissolto senza succedere niente.
Luigina dice che quello è il Brasile e che dovremmo essere a poche ore dallo sbarco, dice anche che è lo stato del Paraiba. Me lo ha fatto vedere sulla mappa nautica. Dichiara, inoltre, che lei sa parlare bene il portoghese e lo spagnolo, ma quando dice qualcosa in queste due lingue, per mostrarmi la sua maestria, mi pare, in entrambi i casi, una leggera variazione del barese. Non dico niente, primo perché non so ancora parlare e poi perché mi pare che, come cane, non sono all’altezza di esprimere opinioni sulle lingue degli uomini, tanto meno dei dialetti.
I fattori atmosferici stanno peggiorando, ci sono vortici di vento e pioggia, spero che questa volta la nostra impudenza non venga punita insieme alla nostra imprudenza.
Non era meglio se mi accontentavo di essere il primo cane poeta? Non avrei avuto bisogno di essere in mezzo a questo finimondo che è appena cominciato, che però vorrei tanto che fosse già finito.
Luigina mi ha già messo quella specie di imbragatura pettorale, con una robusta corda che esce da una carrucola chiusa, a molla, regolando la lunghezza della corda... nel caso non troppo improbabile che io cada in mare.
Il fatto è che quello non è più il mare, ma sembra, adesso, un inferno nero e bianco, le onde ci sommergono e ci lasciano scoperti a tempo irregolare... pare la realizzazione in video di una musica di Wagner, ma gli effetti sono però troppo realistici, l’acqua è gelata ed è difficile respirare, forse è la Tannhauser Ouverture , dove i suoni dei differenti strumenti sbattevano l’uno nell’altro inventando il free-jazz molto prima di Charlie Parker.
Questa parte è stata scritta molto tempo dopo, i ricordi sono un po’ lontani e nebbiosi, ma gli episodi principali sono indelebili nella mia mente...
In una capanna di canne di bambù, mi sono svegliato da solo, con una zampa fasciata, e tutto il corpo dolorante. Anche la testa mi faceva male, ma in una maniera differente, irregolare, le fitte erano fortissime. Avevo anche un taglio enorme su una coscia, ho tentato di leccarmelo, come noi cani facciamo per disinfettare e pulire le ferite, ma aveva un sapore spaventoso di medicine.
Visto che non c’era nessuno mi sono alzato da quelle coperte vecchie e puzzolenti e mi sono guardato intorno. Che erano maleodoranti (al gusto pesce marcio) me ne sono accorto dopo, perché in quel momento avevo il naso secco e non sentivo gli odori. Sono uscito dall’oscurità della capanna, fuori un sole indiavolato batteva sul suolo polveroso e la fitta vegetazione, intorno alla capanna, era molto diversa da quella francese o italiana, era forse il tipo di natura caratteristico di paesi più caldi e umidi.
All’inizio, sdraiato sull’erba sotto grandi alberi ombrosi e maestosi, che non avevo mai visto, mi sono chiesto se Luigina era sopravvissuta, la barca che fine aveva fatto, poi di chi era quella capanna.
Era tutto molto confuso, era impossibile calcolare quanto tempo era passato, ci vedevo anche un po’ annebbiato, i miei ricordi erano pure pieni di vuoti.
Quando il naso ha ripreso a funzionare, ed era passata una ulteriore porzione di tempo, visto che il sole era morto e nato due volte, ho avuto due risposte determinanti: Luigina era stata là dentro, ma l’odore più forte era quello di un uomo, con ogni probabilità il proprietario della casetta di canne di bambù.
Incorniciata e parzialmente coperta da un vetro sporco e rotto, una foto che poteva essere interpretata in due maniere: un negro sorridente, a cavallo di un pony... oppure un cavallo di grandezza normale con sopra un negrone formidabile dai denti bianchi, i piedoni del quale arrivavano quasi al suolo.
Non so se la gelosia che ho provato era perché lei era la mia fidanzata, o se era perché era la mia padrona, ma quello che ho sentito era forse poco animale e più evoluto come sentimento, o almeno più umano. Questo non mi ha per niente consolato. Era forte, ho sentito come se il mio mondo stesse terminando. Allora, per evitare una nuova caduta, stavolta solo morale, ma non migliore della precedente in quel mare in burrasca, sono fuggito via di là.
Ho corso per un bel po’ di tempo, tanto per sfogarmi. Poi il collo ha cominciato farmi malissimo, la ferita alla coscia ha cominciato a sanguinare ed era sporca di sabbia, e sono entrato in mare per lavarla.
A qualche metro dalla riva, mi sono steso un po’ nell’acqua bassa e calma, le piccole onde l’increspavano appena. Guardando verso il largo ho ricominciato a rivivere gli ultimi attimi di tempesta prima di perdere i sensi, dovevo essere contento che ci eravamo salvati, eppure non lo ero.
Giratomi verso la riva ho visto un’altra capanna, mezza nascosta nella vegetazione, vicino alla spiaggia. Uscito dall’acqua, dopo una buona scrollata, mi sono avvicinato circospetto alla costruzione di canne. Era esattamente fatta come l’altra, solo che più piccola, aveva probabilmente solo una stanza. Mano a mano che arrivavo più vicino, più sentivo un cigolio, come quello che fanno le barche di legno in mare: ma più rapido di quello, no, era piuttosto un
Non so perché non immaginavo cosa potesse essere, forse non volevo, forse non accettavo quell’idea, che magari era già dentro il mio subcosciente (e se un cane lupo può parlare dell’uso - anche se incosciente - del suo subcosciente, quello sono io,) ma rifiutava, per ovvi motivi, di uscirsene e passare al resto del corpo, al mio cervello.
Da una fessura tra una canna e l’altra li ho visti, sul letto di legno cigolante che accompagnava il loro ritmo. Era uno spettacolo quasi comico, ma forse più tragico, almeno per me, anche un po’ sensuale, se vogliamo. I due quasi adulteri stavano facendo il loro sporco servizio, o almeno così mi pareva. Come tutti gli umani erano sudatissimi, le mosche svolazzavano a sciami su di loro, i gemiti del legno si fondevano ai loro, una musica per corpi infuocati eppure umidi.
Non è stata che una conferma, ma mi ha fatto male, anche perché improvvisa, non importa se in quanto cane o semi-umano peloso, il male fa male e basta.
A questo punto forse un essere umano penserebbe a quello che ha da perdere e sarebbe, forse, diplomatico, direbbe a se stesso che ha una missione da compiere e cercherebbe di fare in modo di continuare il viaggio, non per il suo stesso bene, ma per quello che rappresentava quella storica impresa, per il mondo e per chi ci cammina sopra: , eccetera.
Un peloso ex-pretendente all’immortalità, invece, si sente d’improvviso molto più piccolo ed insignificante di quello che pensava e fugge e corre e si ferma solo quando non ha più fiato.
Ecco che i sogni e i propositi di grandezza sono andati a farsi friggere, è bastato un uomo che l’ha accettata, nella sua diversità, per farle rinnegare tutto quello che è successo prima, mi chiedo se era tutto falso quello che sentivamo, o forse solo io l’ho sentito?
Facile bruciarsi per chi entra in un mondo che non gli appartiene, i cani vedono l’amore nella sua praticità, con una specie di fedeltà canina, appunto, mentre i sentimenti veri sono esclusiva degli umani, chi prova questa cose per la prima volta è assai più vulnerabile.
Risalendo il fiume, che entrava in mare lì accanto alla capanna, ho cominciato a vagare per la boscaglia cibandomi di lucertole e roditori, rane, pesci e animaletti di varie dimensioni e aspetto, quindi anche sapore. Non erano male, in generale, molto meglio del cibo per cani, forse anche più salutari. Stavo vivendo comunque il limbo di un paradiso che forse era perduto per sempre, o magari non era nemmeno esistito.
Porco cane!
Come sono passato alla fase seguente...
Però, anche se il mio morale era a pezzi, quello lì era un signor limbo, così selvaggio come non ne avevo conosciuti mai, meraviglioso come la sua natura.
Nella mia nuova solitudine e disperazione sono stato contento di trovarmici, meglio là in mezzo alla foresta che in mezzo alla civiltà, per recuperarsi.
Non ho mai conosciuto veramente una città, solo di passaggio, ma penso che sia il peggior luogo possibile, per qualsiasi cosa, ma principalmente per riprendersi da una pena d’amore.
È un fatto che gli animali, (gruppo del quale facevo ancora parte, in quel momento sicuramente di nuovo e più di prima,) noi, siamo più semplici, siamo utilitaristici. Infatti, dopo un po’ di tempo, forse bestialmente, forse no, mi ero dimenticato di dover essere triste e due cagnette della boscaglia mi avevano anche fatto scordare della solitudine.
Uau e Oofy erano due brave ragazze, selvagge, ma autentiche ed intelligenti, per niente gelose, fuggite dalla vita con gli uomini, con una storia alle spalle che non ho mai saputo. Nella lingua dei cani non esistono le domande, noi, in fondo, del passato ce ne freghiamo, del futuro anche, per noi esiste solo il presente.
Dopo quelli che erano stati forse alcuni mesi, o semplicemente un accumularsi senza fretta di minuti piacevoli, ecco che ero padre di vari pelosetti impertinenti.
Dopo un po’ mi sono reso anche conto che un po’ di umiltà mi aveva fatto bene. Mi aveva fatto capire alcune cose sulla mia condizione, particolari importanti che mi erano sempre sfuggiti. Per esempio che sono un animale e che non devo fuggire da questo stato di cose. Ho imparato che il tempo passato insieme ai miei simili era più ben sfruttato, più conforme alla mia personalità.
Allora la solita domanda che gli uomini si fanno me la sono fatta, per l’ennesima volta ed ho avuto, finalmente, una risposta pronta, stavolta senza ombra di dubbi: si può parlare d’intelligenza, in fatto di cani?
Senza dubbio, in generale, con alcune eccezioni. Ma la nostra è diversa da quella degli uomini, è più pratica, meno astratta, non esce dal tema della sopravvivenza, non facciamo giri di pensieri per arrivare al punto, non abbiamo complicazioni di genere esistenziale, insomma viviamo meglio, anche se a volte ci danniamo per causa di un padrone antipatico.
Se la condizione di avere un padrone è il nostro limite maggiore, con Uau e Oofy, nella foresta, la vita vale la pena, se con Luigina le cose erano più grandiose erano anche poco naturali, per accorgersene è bastato l’incontro di lei con quell’uomo, il mio con le mie cagnette della boscaglia.
Passato un tempo ancora, incuriosito, insieme alle mie due compagne, ai nostri sette cuccioli mi sono deciso a scendere dalle montagne. Abbiamo attraversato le colline, verso la spiaggia, qualche giorno di pausa e di riposo, poi via di nuovo, sempre accompagnando il fiume che avevo risalito ed ora stavamo costeggiando al contrario, verso il mare.
Il cibo veniva procurato da noi tre adulti, ma anche i piccini stavano imparando. Si mangiava di tutto, era tutta roba sana, perché con noi non aveva il tempo di ammarcire, la fame, come la nostra continua ma tranquilla attività, erano forti e naturali.
È bello dormire con il cielo come tetto, non l’avevo mai fatto ma è diventato in poco tempo l’unico modo, il più salutare, il più naturale... svegliarsi la mattina, acciambellati e accostati l’uno all’altro, al canto degli uccellini, è una meraviglia, è qualcosa di paradisiaco.
Esistono anche i pericoli, serpenti ed insetti velenosi, animali più grandi e predatori vari, ma sono particolari che fanno parte del gioco, qua o si attacca o si è attaccati, non esistono altre ansie o altri tipi di pensieri.
In fondo tutto questo è molto meno aggressivo che una vita civilizzata, dove i pericoli sono più frequenti e cammuffati in maniera migliore, qua in mezzo lo stress non si sa che cosa sia, l’unica preoccupazione ha solo due variazioni: procurarsi il cibo... e non diventare il cibo di qualcun altro.
Arrivati in zona, dal sopra di una ultima e simbolica collina, ho visto che, incredibilmente, al posto della capanna c’era una cittadina, tantissime casette ed alcuni palazzi anche, una grande strada di asfalto e tante automobili, con dentro e fuori persone, tutte assai scure, tutte affaccendate.
Ritorno alla “civiltà”
Non so quanto tempo era passato, interessante anche questo fatto del tempo, a noi animali non interessa molto, ma del tempo umano doveva esserne passato tanto.
Lasciata la mia atipica e doppia famigliuola - al prezzo di una – in una capanna abbandonata nel bosco, sono sceso lungo il fiume, fino alla baracca che ora era una casetta di legno. Mi sono messo a guardare, sdraiato in posizione di attesa, appunto... ad attendere. Dopo alcune ore d’immobilità totale, sono andato più vicino alla casa, guardavo dalle finestre ma era buio e pareva che non ci fosse nessuno.
Si è accesa una luce, ho visto una quasi Luigina vagare assonnata per le stanze, fino a che è andata in una sala più grande, ha messo su una musica piena di batteria e chitarra elettrica, musica rock delle più pesanti, ma cantavano in una lingua che poteva anche essere portoghese. Poi è venuta verso la finestra, dove c’era un computer, lo ha acceso e ha cominciato a fare suonare i tasti, con delle pause, poi nuove mitragliate di lettere, sbadigliava ogni tanto, si grattava una tettona, poi l’altra.
Luigina era più magra, ma non propriamente asciutta, direi che era più bella, aveva anche i capelli biondi. Ho visto subito la mia amata tastierona, a lato di quella normale, che lei stava usando. Il tavolo al quale era seduta, era davanti alla finestra da cui io spiavo, vedevo le varie espressioni del suo faccione, le stesse che conoscevo, grintose, aggressive, molto poco femminili e buffissime. Per quanto un po’ arrugginito potevo indovinarne i sentimenti corrispondenti, ma non vedevo quello che appariva sul monitor.
Speravo che la storia che avevo scritto fosse ancora là, magari in qualche dischetto, ero sicuro che lei l’avrebbe conservata, ma quel libro di bordo era passato attraverso una tempesta materiale... più una di ideali.
Alcuni minuti dopo è entrato lui, era realmente gigantesco, ho avuto conferma che il cavallo della foto non era un pony. Si chiamava Zé, lei lo chiamava continuamente per nome. Un omaccione dalla bocca sempre aperta, dalla grande faccia nerissima, con due baffoni fuori-moda da morire dal ridere. Poi lui le ha chiesto se c’erano notizie di me: Cerasino.
Se un cane può piangere di commozione, ebbene, io l’ho fatto, in quel momento, gemendo a basso volume. Lei gli ha risposto di no, e la sua faccia dura di ex-lesbicona-chitarrista-di-gruppo-hard-rock era apertamente triste, sotto il suo tentativo d’inespressività che io conosco bene.
Avrei avuto voglia di abbracciarla, a mio modo, e di leccarla sul naso (nella mia tradizionale maniera canina), ma non l’ho fatto e sono rimasto lì a vedere che cosa succedeva poi.
Invece non è successo più niente di straordinario, solo che il mio cervello di pastore tedesco ha razionalizzato la situazione, ha riflettuto sul da farsi. Me ne sono andato, ma tutti i giorni tornavo lì a spiarli.
Era facile procurarsi cibo là intorno, nei secchi dei rifiuti, poi c’erano i granchi e i topi, e particolarmente i pesci e la carne messi a seccare al sole erano facile preda, i nostri cucciolotti avevano trovato più difficoltà a cacciare nella boscaglia, lontano da lì. Uau e Oofy gli hanno insegnato a rispettare le quantità, per non farsene accorgere, per poter tornare a rubacchiare senza insospettire gli umani, riempiendo gli spazi lasciati vuoti.
Dopo qualche giorno ho visto che era possibile entrare in quella casa, quando loro dormivano, o quando erano usciti per andare a pescare. C’era una finestra alta che lasciavano sempre accostata, era vicina alla casetta delle reti e degli attrezzi da pesca, salivo sul tetto e di là saltavo in casa. I due erano pescatori, dormivano di pomeriggio e di sera, uscivano la notte in barca, una barca a vela un po’ strana che chiamavano jangada, tornavano a mezzogiorno o giù di lì.
La mia tastierotta era sgraffiata e scollegata, ho penato non poco per mettere lo spinotto al suo posto. Sempre quella maledetta mancanza di mani!
Se c’è una cosa che invidio agli uomini non è il cervello, che a volte non li aiuta, ma va contro il loro stesso interesse, no, sono quelle appendici così versatili: le mani sono utilissime, noi cani dobbiamo fare tutto con la bocca, il che è poco pratico, per non dire scarsamente igienico... e se ne avessimo due, di bocche, sarebbe meglio, ma ancora non sarebbe come avere due belle mani, con dieci dita con grande voglia di collaborare, per fare presa su quello che abbiamo ed avremmo sempre bisogno di ‘maneggiare’, invece ‘boccheggiare’ o ‘abboccare’ sono azioni da pesci e non proprio augurabili.
Comunque chi ha una cosa sente la mancanza dell’altra, se hai le zampe non puoi avere le mani, le scimmie hanno la loro difficoltà, una volta scese dagli alberi, per camminare per lunghi tratti di terreno... se hai le pinne, fuori dal tuo elemento sei ... se sei molto intelligente ti manca la semplicità, se sei un ignorante difficilmente scriverai un libro di filosofia, ma in molti casi ti comporterai meglio di un intellettuale.
Insomma, non si può barare a questo mondo, è inutile fingere, eppoi nessuno ha tutto, qualcosa manca sempre, il segreto è sapersi accontentare, cercando, è chiaro, di migliorare, qualche volta sfidando anche, ma senza esagerare, le leggi naturali, per imparare un po’, per arrivare a qualcosa di nuovo.
Ecco che, tornato a fare il filosofo, ho ricominciato a scrivere la nostra storia, le mie ciampolotte erano scalpitanti, ma all’inizio ho avuto difficoltà a riprendere il ritmo. I dischetti erano due e c’era scritto con quella calligrafia impossibile: Diario di Bordo/Cerasino, uno e due. Erano uguali, uno copia dell’altro, perché questo eccezionale documento non andasse perso.
Inoltre, per Internet, mandavo messaggi dal computer a se stesso. Comunicavo che stavo bene e che vivevo adesso con la mia famiglia, dicevo che era meglio che ognuno facesse la sua vita... Luigina ha capito facilmente che i messaggi partivano da lì, ma rispondeva agli stessi come se mi arrivassero nella mia nuova casa, che era un’abitazione virtuale, in movimento, sulle colline del Paraiba, se quello era poi effettivamente il Paraiba non l’ho mai saputo.
In che cosa consiste poi il Paraiba, tantomeno lo so, però sembrava un nome simpatico per un cane e l’ho usato per chiamare un mio cucciolotto, forse il più rompiscatole, che aveva qualcosa a che fare con Luigina, non so esattamente cosa. Quando avevo voglia, continuavo a scrivere la storia, riprendendo da dove ero stato interrotto, cioè da prima della bufera.
Ora è finita, lei tenterà di pubblicarla, alcune parti forse saranno tagliate, lei non vuole che certe cose arrivino alle orecchie di Zé, che non sa scrivere, né tantomeno usare il computer, ma non si sa mai.
La storia finisce con alcuni degli e-mails che ci siamo scritti a vicenda, seduti sulla stessa sedia, in maniera diversa ma scodinzolando, io dal fuori e lei dal dentro, in momenti differenti e alternati, scrivendo con due tastiere diverse, allo stesso computer.
Luigina è un tipo di donna non troppo femminile, anche ora che è dimagrita, diciamo che come stile assomiglia un po’ al cantante Ozzy Osborne, del quale cantava anche alcune canzoni quando suonava nel gruppo ‘Charcuterie’ (che significa salumeria in francese).
Nei paesi più progrediti, oggigiorno, ci sono sempre più donne che sembrano uomini e uomini che sembrano donne, dicono che un giorno gli umani saranno tutti bisessuali, altra cosa in cui gli animali sono più progrediti, sono già quasi tutti così.
Corrispondenza elettronica
“Caro Cerasino
figlio di una cagna, perché te ne sei andato in quella maniera? Va bè, ho capito che eri geloso, ma non avevi detto che i cani non sono gelosi?
Forse dovrei darti delle spiegazioni... però chi se ne frega, insomma lo hai capito da te cosa è successo, no? Tra noi non avrebbe mai funzionato, spero che tu non sia arrabbiato con me... non hai diritto di esserlo, hai capito?
Un bacio e una tirata di coda
Luigina”
“Luigiotta,
ex cicciona mia
ho visto dalla finestra che sei dimagrita e più bella. Credo di sapere come hai perso tutti quei chili... ma come hai fatto a diventare bionda? Sono tornato indietro per vedere le cose come stavano, incuriosito. La mia tristezza non è durata tanto, lassù sulle montagne. Direi che i miei sentimenti quasi umani mi hanno portato ad esagerare il dolore, in quel momento, la mia praticità animale, poi ha prevalso.
Devo dire che ho imparato qualcosa. Mi pareva di aver perso tutto, invece ho fatto un progresso. Tu sai che io non avevo mai vissuto con i miei consimili, i pastori tedeschi, o con i cani. Solo quando ero piccolo, prima che tu mi portassi a casa tua. Poi, quando ce ne siamo andati in Francia, ogni rapporto col passato è stato tagliato. Ho quasi creduto in certi momenti di essere una persona, o di volerlo essere, o che lo sarei diventato, ma era tutto confuso, invece ora è tutto chiaro.
Ho scoperto che essere una persona non è meglio, né peggio, ma non è una scelta, è un qualcosa che funziona solo per le persone. Essere cane non è il massimo, né il minimo, ma è lo stato di cose più adatto ai cani. Il perché di queste differenze invalicabili non lo so, ma ho capito che è così, il motivo per cambiare questo stato di cose ora non mi pare più valido.
Vi ho visti vagare per la casa con gli occhi ancor chiusi, prepararvi per andare a pescare, gli sguardi che vi scambiavate, la complicità e l’unione che c’è tra di voi, tra di noi non avrebbe potuto esistere, non perché non ci capivamo, alla nostra maniera c’era una comunicazione, ma perché il vivere ogni singolo particolare di un momento, da cane e da donna, sono completamente differenti, è molto più facile vivere con chi intende sensazioni e stati di umore; anche se parlare di umore, per un cane, è ancora fantascienza.
Cambiando di argomento, la barca dov’è? È sopravvissuta al destino?
Una leccata affettuosa
Cerasino. ”
“ À Cerasì!!
Intellettuale e lupone, vedo che la tua vena di scrittore è in piena forma, chi crederebbe che un giovane pastore tedesco è capace di questo? Visto che il nostro grande viaggio se ne è andato a farsi fottere, potresti forse tentare la strada della letteratura, scrivi tanto e sei così palloso che forse avresti successo, usi le parole con il loro fottuto significato e così via, dubito che qualsiasi uomo possa fare altrettanto con la lingua dei cani, se mai potesse interessare a qualche essere umano. Ti sto prendendo in giro, è chiaro. Ma, dove sei stato tutto questo tempo, figlio di un cane?
La barca non è sopravvissuta a nessun destino, alla prima burrasca ci ha lasciato le penne, non ha saputo fare meglio che affondare, ora è là sotto, a fare da casa ai pesci, la nostra ‘Cozza marinata’, in fondo al mare, ma tutti i dischetti li ho ripescati con alcune cose di valore, con l’aiuto di due pescatori ubriachi, amici di Zè, che anche lui, quanto a bere, fa la sua parte.
Ti lascio un sacchetto di pesci in frigo, prendilo che sennò ammarcisce.
Ti pigliasse un accidente!
Luigina. ”
“Ex morbidona
la mia vita, come ti ho detto, è cambiata, anche se meno nobile e tendente ad un futuro migliore per la specie, o per categorie diverse che forse possono fare anche a meno della mia opera. Dopo la tempesta ho cominciato a pensare più a me stesso e tutto va bene, mi sento, più in linea con la mia condizione, con la maniera dei miei simili, con i quali sto vivendo e facendolo mi sono accorto che non lo avevo mai fatto, ma tutto funziona meglio e non per caso, solo che non sapevo come era, è chiaro, non avevo elementi per saperlo.
Per come lo ho visto dalla finestra con te, penso che il tuo primo uomo sia un simpaticone, e anche le mie prime due cagnette: Uau e Oofy, sono grandi compagne, tra noi non c’è gelosia, figurati che abbiamo messo su una ‘cooperativa’ di sette cucciolotti, che stanno cominciando a cacciare, nel senso che da un po’ di tempo stanno cominciando a portare indietro anche qualche cosa che non sia marcia o velenosa. Pare proprio che siano testardi come il padre e simpatici come le madri: quattro sono di Uau e sono più piccoli e grassottelli, dal pelo corto, i tre di Oofy invece più magri e alti, il muso più corto e il pelo più lungo, le orecchie anche sono più lunghe... i colori sono tanti e mischiati: nero, rossiccio, bianco e anche un po’ di grigio, alcuni di loro sono quasi a tinta unita, altri un po’ più ‘arlecchini’.
Cerasino”
“Cerasino: pelosissimo essere dalle orecchie a punta
hai messo su famiglia sulle montagne, eh? Hai fatto bene, forse un giorno anche noi faremo dei mulattini strillanti, per ora va liscio così, il sesso funziona a ripetizione e finché la barca va, lasciala andare, come diceva Orietta Berti.
Sul fatto della mancanza di gelosia tra te e le tue baldracche cinofile, ci credo e non ci credo, se non sei geloso perché te ne sei fuggito senza salutare? Non sarai mica diventato un falso anche te come gli uomini?
Ho difficoltà a credere che stai scrivendo tutte queste cose filosofiche e sociali, non le hai forse copiate da qualche rivista?
È meglio che ti mantieni lontano, che se Zé sospetta di qualche cosa ti spenna come un tacchino e ti arrostisce allo spiedo, è gioviale sì, finché va tutto bene, quando s’arrabbia è meglio scapparsela.
Mi pare che, fuori quella tua vena lamentosa e noiosa di sociologo del cavolo... mi pare che tutto ti stia andando bene, l’importante è che non ti faccia vivo fisicamente, non so come reagirebbe il mio omaccione, meglio non provocarlo... vedrai che ti lascio dei bei pescioni, per te e per la tua famiglia.
Una bella grattata sulla schiena
Luigina”
“Figlia di figlie dei fiori,
bocciolo di primavera: Luigissima
vedo con piacere che non sei cambiata, almeno come personalità, la tua maniera di elogiare e di essere sempre affabile, insomma, tutto come ai vecchi tempi. Ciò nonostante ho deciso di ritornare sulle montagne, dove ho passato gli ultimi mesi, è un paradiso di vita selvaggia, non ne ho mai sentito il bisogno fino ad ora, prima non ne conoscevo nemmeno l’esistenza, ma ora sì.
Poi lassù ho incontrato le mie cagnolotte, ho ritrovato me stesso dopo lo choc di vederti messa sotto pressione sessuale da un essere umano fuor di misura.
Non credo che pubblicherai il racconto, per non avere problemi con lui, magari è meglio di no. Se lo fai, puoi cambiare i nomi e devi stare attenta. Forse il mio sogno umano è finito in fondo al mare con la ‘Cozza Marinata’ , va bene così, ne è valsa la pena, è stato emozionante.
Devo dirti che ultimamente non mi dispiace nemmeno più di non avere le mani, sono soddisfatto delle mie zampe, ho capito che ognuno ha le appendici che merita, che terminano in conformità alla propria personalità. Quello che permettono in più, le mani, è conseguenza del tipo di cervello che avete, certo più complesso del nostro, il che non sempre rappresenta positività. Insomma: se i cani avessero le mani scriverebbero, se scrivessero penserebbero di più, se pensassero tanto si rovinerebbero il piacere istintivo ed animale, non sarebbero più i cani, ma un’imitazione degli uomini, sarebbe andare contro alla nostra natura.
La mia ammirazione per gli umani, non mi impedisce di riconoscere il nostro valore, il fatto che in fondo viviamo meglio, poiché, io credo che, per quanto cerchiate di migliorare il vostro livello di vita, in modo generale, non fate altro che complicarlo. I bisogni che create per voi stessi vi schiavizzano, per esempio non potreste più fare a meno della televisione, dell’automobile, della carta igienica, del computer eccetera. Scrivere è una bella cosa, ma mi fa pensare a tante cose che se non avessi questo bisogno nemmeno mi passerebbero per la testa. Allora l’ignoranza è una virtù e il sapere un fattore negativo?
Certamente, in generale, con alcune eccezioni.
Sto scherzando naturalmente, voglio dire solo che io sono cane e cane voglio rimanere, che tu sei donna e che donna devi essere.
Vedi che da quando hai lasciato sogni di grandezza e tutti i piccoli inganni che ti eri costruita per fuggire da te stessa, ecco che ti sei sentita bene. Perché il mondo dice che una donna grassa non può essere bella? Questo non so chi lo ha deciso, ma è un’ingiustizia. Sono sicuro che ora sei magra perché non te ne importa più niente. A volte voi umani diventate dei tipi di personaggi solo per fuggire agli schemi, però ve ne create altri, spesso andando contro la vostra stessa natura. Come si fa ad amare noi stessi se nel frattempo siamo diventati degli altri? Oltre a non riconoscerci, rifiutiamo di vederci in quegli stereotipi, ma è in quello che ci siamo trasformati, solo per non voler guardare in faccia la realtà.
Non è difficile, come si pensa, seguire la natura, ma se le nostre priorità sono altre, tutto funziona male. La tendenza è complicare, invece dobbiamo, a costo di andare contro corrente, semplificare. Tu lo hai fatto e sei felice, ecco che la tua vita, piena di amore e natura, di mare e di sesso, anche se devi lavorare duramente, è una vita che vale la pena, più di prima. Hai smesso di sognare ora? Hai perso la tua libertà? No, credo che sia passata solo la tua ansia. Ti mando un’insieme di regole tibetane, le ho trovate in un libro abbandonato sulle montagne, forse le conosci già, forse le parole non sono esattamente queste, ma il senso più o meno è lo stesso.
Comportati da brava ragazza, grazie di tutto.
Cerasino.”
Cerca di vivere come il cane
Non lasciare passare l’opportunità di uscire a passeggiare.
Prova la sensazione dell’aria fresca e del vento sul tuo muso (o viso) per puro piacere.
Quando qualcuno che ami si avvicina, corri a salutarlo.
Quando ce n’è necessità, pratica l’obbedienza.
Fai sapere agli altri quando invadono il tuo territorio.
Corri, salta e gioca ogni giorno.
Mangia con gusto ed entusiasmo, ma smetti quando ti senti soddisfatto.
Sii sempre leale.
Non fingere mai di essere quello che non sei.
Se quello che vuoi è coperto di terra, scava fino a trovarlo.
Quando qualcuno sta attraversando un giorno difficile, stai in silenzio, siediti vicino e tenta gentilmente di compiacerlo.
Evita di mordere quando un semplice ringhio può risolvere.
Nei giorni tiepidi, stenditi di spalle sull’erba.
Nei giorni caldi, bevi molta acqua e riposa sotto un’albero frondoso.
Quando sei felice, danza e fai ondulare tutto il corpo.
Non importa quante volte ti hanno censurato, non assumere la colpa che non hai e non ti sentire intimidito... corri immediatamente di nuovo dai tuoi amici.
Rallegrati del semplice piacere di una camminata.
Se il tuo problema ha soluzione, allora non ti devi preoccupare. E se il tuo problema non ha soluzione, tutta la preoccupazione sarà invano.
(Raccolta di regole tradizionali tibetane, probabilmente non scritte da un cane.)
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