venerdì 30 agosto 2024

INTANTO NEL QUARTIERE AVELLANEDA...

 

Dalle finestre aperte del nostro appartamento in primavera ed estate entra spesso un odorino di sugo di carne, vegetale o di altre salse di tanti tipi, forse perché il nostro vicino Luis cucina bene e tutti i giorni a pranzo, anche se è da solo. La sera si mantiene leggero con delle minestrine, che olezzano pure bene ma sono meno invitanti, sennò poi non riesce a dormire, ci ha comunicato.

Ogni tanto ci invita a mangiare da lui, nell'appartamento accanto al nostro, assai umilmente si scusa ogni volta, ma ci fa pagare.

Se è rimasto in vita, dopo tutto quello che ha attraversato suo malgrado, deve arrangiarsi come può, è l'unico diritto che ha. La parola pensionato qua in Argentina è un eufemismo.

Il signor Luis Bonifacio aveva un ristorante qui a Buenos Aires, nel quartiere Boca, quello degli italiani, è rimasto da solo da tanti anni, la moglie è morta e i figli sono emigrati in Inghilterra.

 Tenendo conto degli argentini di origine italiana, questi rappresentano il primo gruppo etnico del nostro paese con 20/25 milioni di persone, più del 50% della popolazione argentina riconosce una qualche discendenza da avi italiani, tra cui la mia famiglia e quella di mia moglie con i cognomi Battistini e Fazio.

Il signor Bonifacio, se lo incontri per caso, sorride e saluta, ha l'aria di non voler disturbare, ma se gli dai un minimo di corda vedi che ha una gran voglia di parlare e vale anche la pena di fermarcisi. Fa piacere sentire il vivo e nobile sentimento che manifesta, cose di altri tempi e nonostante l'ansia riesce a parlare con calma e a dipingere fottute atmosfere e suonare senza volere strumenti allegri e allo stesso tempo malinconici, con le sue frasi, in un perfetto e colorito catalano. Volendo parla anche italiano, ma non credo che conservi la stessa proprietà di linguaggio.

Il suo modo di tirare su qualche soldo è organizzare queste cene e invitare chi conosce, o amici di amici. Insomma gente fidata che può fargli un offerta finale generosa, per la gustosa serie di pietanze che prepara e i vini che le accompagnano. Lui propone un rimborso pro capite, ma di solito glielo duplicano, sennò ci guadagnerebbe troppo poco. Ne fa una o due alla settimana e ci campa alla sua maniera, a seconda della riuscita o meno, a livello finanziario, ma la cosa più importante è che gli piace.

Senza avere nessun altro scopo nella vita che cucinare e poi mangiare, è una persona di cultura e di intelligenza non comune. Di nome Luigi o Luis, lo chiamano Condorito, per l'aspetto un po' spelacchiato che ha. Un sorriso smagliante e sincero, gli occhi assai brillanti, sguardo penetrante, i denti un po' all'infuori.

Una mattina l'ho trovato dal Temucano, dove a volte si permette un caffellatte e un crostino dolce di tipo Carioca, ma raramente.

Mi sono seduto con lui ed è partito con le notizie internazionali, i suoi figli pare che stiano bene e anche i nipoti che lui aveva visto solo in foto, qualche raro filmato su Youtube.

 Stavamo parlando di cinema, il signor Bonifacio è anche un intenditore sopraffino, specie del cinema italiano e un amico gli scarica periodicamente dei film in internet che lui poi vede alla TV in lingua originale.

Mi raccontava di quel film, Il Bi e il Ba, dove conversando con Marco Messeri, Nino Frassica da giovane, involontariamente parafrasando l'amico, a proposito di film un po' più impegnati della nostra penisola dice: "Ma chi sono i fratelli Caviali!" Sottintendendo che lui, Messeri, cineasta nel contesto del film, era molto meglio dei fratelli Taviani. Il nostro palazzo ha le pareti fine e a volte sentiamo le sue risate.

Nostalgiche frasi in italiano un po' spezzato gli vengono fuori, con me, perché sa che lo capisco. Dopo qualche minuto di amabile conversazione in lingua mista però ho notato e confermato a me stesso che aveva un'aria strana, gli occhietti lucidi non sorridevano come al solito.

Credo di essere una delle poche persone che ci parla regolarmente, che lo apprezza in pieno e allora, anche se spesso non ho tempo, si vede che ci tiene a me e se ne fida anche, in quella sua maniera molto riservata, ma che ogni tanto viene fuori quasi d'impeto con delle confidenze piuttosto intime e improvvise.

"Una domanda un po' personale, forse complicata nella risposta, ma lo chiedo a te perché sei un ragazzo che ha capito tante cose della vita. Secondo te Josè, ci si può innamorare a settantacinque anni?"

Io sono rimasto stupito, anche perché lui mi aveva sempre detto che è vero che si sentiva solo, eppure non riusciva a pensare a una compagna che non fosse stata sua moglie Varvara, già defunta e di origine russa. Constatato in un attimo che mi aveva messo in difficoltà ha continuato lui:

"Lo so che sono troppo difficile di gusti, troppo legato al passato, troppo chiuso in questa mia vecchia nicchia incrostata di ricordi, eppure è successo: ho trovato una persona di sesso femminile che, nonostante tutto, mi piace e non mi sento solo con lei, come con tante altre che incontro alla tombola o riunioni di quartiere. Mi ha fatto capire di ricambiare le mie attenzioni..."

Poi uno spazio corto ma piuttosto ansioso, che però io non sono riuscito a riempire a tempo, e visto che non parlavo, sentendosi forse anche in colpa per il mio imbarazzo, ha ripreso quasi subito.

"Possibile che a questa vetusta età e dopo averci rinunciato per quasi venti anni, ora io mi possa avventurare in una cosa che non so se m'illuderà di più di quello che mi potrà dare e soprattutto che io non illuda inutilmente lei, Carmen Colon (che in più si chiama proprio come la bambina della canzone di Lucio Dalla) donna sola o piuttosto vedova, che non mi conosce ancora, che intraveda la possibilità romantica ma anche pratica che tutto potrà cambiare?"

"Ma è un bella cosa! Perché quella faccia triste? Certo che si deve buttare in questa avventura, la vita è tutta un'avventura, se rifiutasse di farlo poi non se lo perdonerebbe mai... e anche lei, come si chiama, Carmen Colon, ci rimarrebbe malissimo! Non ci ha pensato?" Sono riuscito finalmente a dire. Non ero per niente convinto di tutto quel mio entusiasmo, ma mi è sembrato quello che avrei dovuto dirgli, ciò che era giusto in quel momento, in tale circostanza.

Il signor Bonifacio non aspettava altro, si è alzato di scatto ringranziandomi più volte, aveva le lacrime agli occhi e se ne è uscito dal bar, dimenticandosi anche di pagare il suo caffellatte con crostino dolce di tipo Carioca, ma l'ho fatto io per lui, che il Temucano non è tanto amichevole in generale, meno ancora per queste cose.

Non molto tempo dopo ho conosciuto anche lei, lo aiutava al tavolone nelle sue cene ed era veramente simpatica e affabile, gli combinava qualche casino con i piatti sbagliati alle persone giuste, ma tutti ci ridevano, perché il suo modo di fare era determinante, la gente non se la prendeva.

Ora Luis poteva occuparsi della cucina e basta, potevano permettersi più clienti e anche se non si conoscevano prima, dopo diventavano amici.

Chi aveva provato una volta ritornava, le pietanze che lui cucinava, troppo complicate a volte per farle in un ristorante, proprio per questo non si trovavano in giro e la maggior parte delle ricette la gente non le aveva mai provate. Specialmente chi era di origine italiana ci teneva a quelle cose, perché poi lui diceva da quale parte dello stivale venivano, se poteva ne raccontava la storia, se trovata dal suo amico Carmelo in internet e distribuiva le fotocopie, alcune erano considerate mangiari poveri, ma vere e proprie leccornie.

Al tavolone ci pensava Carmen Colon, con la sua faccetta vispa da india, gli occhi orientali come due fessure, le sue risatine e le sue galoppate rapide nonostante i settant'anni.

Ho ritrovato Luis al Temucano un anno dopo ed era contento come non lo avevo mai visto, si stava per sposare, di nuovo, con Carmen, mi ha invitato.

A proposito mi ha ricordato due bei film in lingua spagnola, Il Figlio della Sposa di Juan José Campanella e Intramontabile Effervescenza di cui non ricordava il regista, forse nemmeno era argentino, ma c'era la nostra bravissima attrice China Zorrilla.

Soprattutto il primo aveva a che fare con Luis e Carmen, perché c'era di mezzo l'Alzheimer e un ri-sposalizio tra due vecchietti, di cui lei affetta da questa malattia senile. Gli attori erano tutti bravissimi. Il figlio della sposa gestiva con successo un ristorante ed era il famoso Ricardo Darin. Luis ha detto che questo attore viene da molti accusato di partecipare a tutti, proprio tutti i film argentini negli ultimi anni, ne abbiamo riso, ma ha opinato che alla fine per lui non è affatto una cosa negativa.

Dopo poco è arrivata Carmen con un pacco enorme di spesa fatta, spuntavano prezzemolo e porro, s'indovinavano anche le carote dai loro ciuffi verdi.

Ha detto che tra i clienti per la sera c'era anche Norma Aleandro, la grande attrice che nel film El hijo de la novia - Il figlio della sposa, impersonava la sposa malata di alzheimer, nella vita era vecchia sì, ma senza quella malattia, ha aggiunto felicissima. Le risatine di Carmen erano contagiose e sono andato a lavorare proprio contento per quei due.

Il bello del mio raccontino è che poi, a seguito di quella sera di cucina mediterranea, su relazione entusiastica di Norma, il regista Campanella ha voluto fare un film su loro due.

Dopo aver provato le scene in studio, hanno poi scelto di filmare nella casa del signor Bonifacio, dopo aver testato vari attori si sono decisi a usare loro due, visto che la vita gli aveva insegnato a recitare piuttosto bene la parte di sé stessi e probabilmente nessuno lo avrebbe potuto fare meglio.

La scena più bella secondo me è quella dove Carmen pulisce il pesce al tavolo e la gente le chiede dove aveva imparato così bene, lei allora racconta che è figlia d'arte, e ride. Cioè suo padre e suo nonno erano pescatori e mentre toglie sistematicamente le lische con forchetta e cucchiaio, se ne torna sul litorale del sud con una storia autentica che i commensali si immaginano quella tragicomica scena di pesca come se fossero in Patagonia.

Tra i clienti-attori del film ci sono Natalia Verbeke, Hector Alterio ed Eduardo Blanco, oltre naturalmente Norma Aleandro e Ricardo Darin. Quasi lo stesso cast di El hijo de la novia, insomma.

La brutta notizia è stata però che Luis si è ammalato gravemente ed è morto, quando il film era quasi pronto, mancava proprio poco e lo hanno finito lo stesso.

La morte di Luis ha però fatto così male a Carmen che se ne è tornata in Patagonia dai suoi fratelli.

Il regista Campanella anche è rimasto impressionato da Carmen e dalle sue storie di pescatori e l’ha seguita là, per fare un film al quale stanno lavorando con entusiasmo, con attori non professionisti scritturati sul posto, che interpreteranno la parte di sé stessi.

 

 

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