Dalle finestre
aperte del nostro appartamento in primavera ed estate entra spesso un odorino di sugo di carne, vegetale o
di altre salse di tanti tipi, forse perché il nostro vicino Luis cucina bene e
tutti i giorni a pranzo, anche se è da solo. La sera si mantiene leggero con
delle minestrine, che olezzano pure bene ma sono meno invitanti, sennò poi non
riesce a dormire, ci ha comunicato.
Ogni tanto ci invita a
mangiare da lui, nell'appartamento accanto al nostro, assai umilmente si scusa
ogni volta, ma ci fa pagare.
Se è rimasto in vita, dopo tutto quello che ha attraversato suo malgrado, deve arrangiarsi come può, è l'unico diritto che ha. La parola pensionato qua in Argentina è un eufemismo.
Il signor Luis
Bonifacio aveva un ristorante qui a Buenos Aires, nel quartiere Boca, quello
degli italiani, è rimasto da solo da tanti anni, la moglie è morta e i figli
sono emigrati in Inghilterra.
Tenendo conto degli argentini di origine
italiana, questi rappresentano il primo gruppo etnico del nostro paese con
20/25 milioni di persone, più del 50% della popolazione argentina riconosce una
qualche discendenza da avi italiani, tra cui la mia famiglia e quella di mia
moglie con i cognomi Battistini e Fazio.
Il signor Bonifacio,
se lo incontri per caso, sorride e saluta, ha l'aria di non voler disturbare,
ma se gli dai un minimo di corda vedi che ha una gran voglia di parlare e vale
anche la pena di fermarcisi. Fa piacere sentire il vivo e nobile sentimento che
manifesta, cose di altri tempi e nonostante l'ansia riesce a parlare con calma
e a dipingere fottute atmosfere e suonare senza volere strumenti allegri e allo
stesso tempo malinconici, con le sue frasi, in un perfetto e colorito catalano.
Volendo parla anche italiano, ma non credo che conservi la stessa proprietà di
linguaggio.
Il suo modo di tirare
su qualche soldo è organizzare queste cene e invitare chi conosce, o amici di
amici. Insomma gente fidata che può fargli un offerta finale generosa, per la
gustosa serie di pietanze che prepara e i vini che le accompagnano. Lui propone
un rimborso pro capite, ma di solito glielo duplicano, sennò ci guadagnerebbe
troppo poco. Ne fa una o due alla settimana e ci campa alla sua maniera, a
seconda della riuscita o meno, a livello finanziario, ma la cosa più importante
è che gli piace.
Senza avere nessun
altro scopo nella vita che cucinare e poi mangiare, è una persona di cultura e
di intelligenza non comune. Di nome Luigi o Luis, lo chiamano Condorito, per
l'aspetto un po' spelacchiato che ha. Un sorriso smagliante e sincero, gli occhi assai brillanti, sguardo
penetrante, i denti un po' all'infuori.
Una mattina l'ho
trovato dal Temucano, dove a volte si permette un caffellatte e un crostino
dolce di tipo Carioca, ma raramente.
Mi sono seduto con lui
ed è partito con le notizie internazionali, i suoi figli pare che stiano bene e
anche i nipoti che lui aveva visto solo in foto, qualche raro filmato su
Youtube.
Stavamo parlando di cinema, il signor
Bonifacio è anche un intenditore sopraffino, specie del cinema italiano e un
amico gli scarica periodicamente dei film in internet che lui poi vede alla TV
in lingua originale.
Mi raccontava di quel film, Il Bi e il Ba, dove conversando con Marco Messeri, Nino Frassica da giovane, involontariamente parafrasando l'amico, a proposito di film un po' più impegnati della nostra penisola dice: "Ma chi sono i fratelli Caviali!" Sottintendendo che lui, Messeri, cineasta nel contesto del film, era molto meglio dei fratelli Taviani. Il nostro palazzo ha le pareti fine e a volte sentiamo le sue risate.
Nostalgiche frasi in
italiano un po' spezzato gli vengono fuori, con me, perché sa che lo capisco.
Dopo qualche minuto di amabile conversazione in lingua mista però ho notato e
confermato a me stesso che aveva un'aria strana, gli occhietti lucidi non
sorridevano come al solito.
Credo di essere una
delle poche persone che ci parla regolarmente, che lo apprezza in pieno e
allora, anche se spesso non ho tempo, si vede che ci tiene a me e se ne fida
anche, in quella sua maniera molto riservata, ma che ogni tanto viene fuori
quasi d'impeto con delle confidenze piuttosto intime e improvvise.
"Una domanda un
po' personale, forse complicata nella risposta, ma lo chiedo a te perché sei un
ragazzo che ha capito tante cose della vita. Secondo te Josè, ci si può
innamorare a settantacinque anni?"
Io sono rimasto
stupito, anche perché lui mi aveva sempre detto che è vero che si sentiva solo,
eppure non riusciva a pensare a una compagna che non fosse stata sua moglie
Varvara, già defunta e di origine russa. Constatato in un attimo che mi aveva
messo in difficoltà ha continuato lui:
"Lo so che sono
troppo difficile di gusti, troppo legato al passato, troppo chiuso in questa
mia vecchia nicchia incrostata di ricordi, eppure è successo: ho trovato una
persona di sesso femminile che, nonostante tutto, mi piace e non mi sento solo
con lei, come con tante altre che incontro alla tombola o riunioni di
quartiere. Mi ha fatto capire di ricambiare le mie attenzioni..."
Poi uno spazio corto
ma piuttosto ansioso, che però io non sono riuscito a riempire a tempo, e visto
che non parlavo, sentendosi forse anche in colpa per il mio imbarazzo, ha
ripreso quasi subito.
"Possibile che a
questa vetusta età e dopo averci rinunciato per quasi venti anni, ora io mi
possa avventurare in una cosa che non so se m'illuderà di più di quello che mi
potrà dare e soprattutto che io non illuda inutilmente lei, Carmen Colon (che
in più si chiama proprio come la bambina della canzone di Lucio Dalla) donna
sola o piuttosto vedova, che non mi conosce ancora, che intraveda la
possibilità romantica ma anche pratica che tutto potrà cambiare?"
"Ma è un bella
cosa! Perché quella faccia triste? Certo che si deve buttare in questa
avventura, la vita è tutta un'avventura, se rifiutasse di farlo poi non se lo
perdonerebbe mai... e anche lei, come si chiama, Carmen Colon, ci rimarrebbe
malissimo! Non ci ha pensato?" Sono riuscito finalmente a dire. Non ero
per niente convinto di tutto quel mio entusiasmo, ma mi è sembrato quello che
avrei dovuto dirgli, ciò che era giusto in quel momento, in tale circostanza.
Il signor Bonifacio
non aspettava altro, si è alzato di scatto ringranziandomi più volte, aveva le
lacrime agli occhi e se ne è uscito dal bar, dimenticandosi anche di pagare il
suo caffellatte con crostino dolce di tipo Carioca, ma l'ho fatto io per lui,
che il Temucano non è tanto amichevole in generale, meno ancora per queste
cose.
Non molto tempo dopo
ho conosciuto anche lei, lo aiutava al tavolone nelle sue cene ed era veramente
simpatica e affabile, gli combinava qualche casino con i piatti sbagliati alle
persone giuste, ma tutti ci ridevano, perché il suo modo di fare era
determinante, la gente non se la prendeva.
Ora Luis poteva
occuparsi della cucina e basta, potevano permettersi più clienti e anche se non
si conoscevano prima, dopo diventavano amici.
Chi aveva provato una
volta ritornava, le pietanze che lui cucinava, troppo complicate a volte per
farle in un ristorante, proprio per questo non si trovavano in giro e la
maggior parte delle ricette la gente non le aveva mai provate. Specialmente chi
era di origine italiana ci teneva a quelle cose, perché poi lui diceva da quale
parte dello stivale venivano, se poteva ne raccontava la storia, se trovata dal
suo amico Carmelo in internet e distribuiva le fotocopie, alcune erano
considerate mangiari poveri, ma vere e proprie leccornie.
Al tavolone ci pensava
Carmen Colon, con la sua faccetta vispa da india, gli occhi orientali come due
fessure, le sue risatine e le sue galoppate rapide nonostante i settant'anni.
Ho ritrovato Luis al
Temucano un anno dopo ed era contento come non lo avevo mai visto, si stava per sposare, di nuovo, con
Carmen, mi ha invitato.
A proposito mi ha
ricordato due bei film in lingua spagnola, Il Figlio della Sposa di Juan
José Campanella e Intramontabile
Effervescenza di cui non ricordava il regista, forse nemmeno era argentino,
ma c'era la nostra bravissima attrice China Zorrilla.
Soprattutto il primo
aveva a che fare con Luis e Carmen, perché c'era di mezzo l'Alzheimer e un
ri-sposalizio tra due vecchietti, di cui lei affetta da questa malattia senile.
Gli attori erano tutti bravissimi. Il figlio della sposa gestiva con successo
un ristorante ed era il famoso Ricardo Darin. Luis ha detto che questo attore
viene da molti accusato di partecipare a tutti, proprio tutti i film
argentini negli ultimi anni, ne abbiamo riso, ma ha opinato che alla fine per
lui non è affatto una cosa negativa.
Dopo poco è arrivata
Carmen con un pacco enorme di spesa fatta, spuntavano prezzemolo e porro,
s'indovinavano anche le carote dai loro ciuffi verdi.
Ha detto che tra i
clienti per la sera c'era anche Norma Aleandro, la grande attrice che nel film El
hijo de la novia - Il figlio della sposa, impersonava la sposa malata di
alzheimer, nella vita era vecchia sì, ma senza quella malattia, ha aggiunto
felicissima. Le risatine di Carmen erano contagiose e sono andato a lavorare
proprio contento per quei due.
Il bello del mio
raccontino è che poi, a seguito di quella sera di cucina mediterranea, su
relazione entusiastica di Norma, il regista Campanella ha voluto fare un film
su loro due.
Dopo aver provato le
scene in studio, hanno poi scelto di filmare nella casa del signor Bonifacio,
dopo aver testato vari attori si sono decisi a usare loro due, visto che la
vita gli aveva insegnato a recitare piuttosto bene la parte di sé stessi e
probabilmente nessuno lo avrebbe potuto fare meglio.
La scena più bella
secondo me è quella dove Carmen pulisce il pesce al tavolo e la gente le chiede
dove aveva imparato così bene, lei allora racconta che è figlia d'arte, e ride.
Cioè suo padre e suo nonno erano pescatori e mentre toglie sistematicamente le
lische con forchetta e cucchiaio, se ne torna sul litorale del sud con una
storia autentica che i commensali si immaginano quella tragicomica scena di
pesca come se fossero in Patagonia.
Tra i clienti-attori
del film ci sono Natalia Verbeke, Hector Alterio ed Eduardo Blanco, oltre
naturalmente Norma Aleandro e Ricardo Darin. Quasi lo stesso cast di El hijo de la novia, insomma.
La brutta notizia è
stata però che Luis si è ammalato gravemente ed è morto, quando il film era
quasi pronto, mancava proprio poco e lo hanno finito lo stesso.
La morte di Luis ha
però fatto così male a Carmen che se ne è tornata in Patagonia dai suoi
fratelli.
Il regista Campanella
anche è rimasto impressionato da Carmen e dalle sue storie di pescatori e l’ha
seguita là, per fare un film al quale stanno lavorando con entusiasmo, con
attori non professionisti scritturati sul posto, che interpreteranno la parte
di sé stessi.
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