Abbiamo portato il nostro sistema gastrico a passeggiare, ma anche il cervello è voluto venire. Speravamo di no, di poter fare un giretto senza i soliti pensieri guastafeste.
"Preso singolarmente, nessuno è responsabile per la complessità e la relativa catastrofe della miserabile vita attuale dell'uomo moderno." Ha detto il cervello, fatti pochi passi, a tutte noi parti del corpo, sentendosi saggio, intelligente e importante.
Lo abbiamo ignorato, come facciamo di solito, non si rende conto della sua impopolarità tra di noi, insiste sempre per avvelenarci ogni istante.
Ci siamo goduti la natura intorno, gli odori e la parte visuale, grazie agli occhi, che seppure fisicamente legati da una certa prossimità al cervello, sono unanimi a noialtri nel cercare un po' di relax, è la cosa che vorremmo un po' tutti. Anche la bocca spesso si diverte a fargli dei dispetti e messasi d'accordo con il sistema fonatorio lo ostacola con anagrammi di parole incomprensibili, intanto noi ci facciamo delle sane risate alla faccia sua, che comunque è anche nostra.
Montaigne diceva che il nostro corpo è fatto di componenti rattoppate insieme, che spesso ognuna ha un suo progetto diverso dalle altre.
Certo che prima di crederci bisognerebbe avere un’idea, seppur minima, del corpo di Montaigne, ma è da supporre che non fosse troppo diverso dal nostro, anche se dai dipinti dell’epoca si vede chiaramente che ha i baffi, talvolta addirittura la barba.
Volendo se ne potrebbe dubitare, a partire magari da altre sue frasi tipo: "Non ho mai visto un mostro o un miracolo più grande di me stesso" , "Sono io l'oggetto del mio pensiero".
Invece piuttosto da salvare: "La sapienza non può rendere l'uomo buono".
Di dubbia efficacia, almeno ai tempi attuali, la frase, da alcuni attribuita a lui: “uomo baffuto, sempre piaciuto”. Nel sedicesimo secolo forse funzionava meglio.
Metterci da parte non si può, se non momentaneamente e nemmeno metterci d'accordo tutti, è difficile, qualcuno diverge sempre e il cervello vorrebbe fare il dittatore ma non ce la fa, lo mandiamo ripetutamente a quel paese e non abbiamo nemmeno bisogno di sapere quale, basta che ci dia qualche attimo di pausa ristoratrice.
L'assemblea giornaliera la facciamo di solito dove capita, ma oggi il cervello ha portato noi membri e organi in un piccolo teatro all'aperto cittadino, nel mezzo del parco Alfonso Valderrama, che s'ispira all'antichità e forse anche alla saggezza dei filosofi Greci, dimenticandosi che è facile fare i pensatori se non si deve lavorare, mentre gli schiavi si sobbarcano tutta la fatica e la frustrazione.
Ci illudiamo che un cesso asfittico al suo posto, e il sollievo di un puzzolente scarico di umani detriti sia meno ispiratore.
Che ce ne facciamo della saggezza se non la sappiamo usare in maniera efficace?
Il teatro greco è romantico, d'accordo, ma c'è un sacco di gente che passa, rumori di macchine, clacson, musica, insetti e uccelli, insomma distrazioni, conseguenti interruzioni.
Nel cesso invece, posto che sia pulito e dotato di finestrino, è molto più facile concentrarsi.
Appena posato il relativo e nobile culo sulle fredde pietre, il cervello ha preso subito la parola, ha parlato di cose importanti, certo, fondamentali e filosofiche, e maledettamente rilevanti a livello sociale... ma molto meno interessanti di tanti altri nostri desideri urgenti o solo semplici - eppure complessi - problemi interni.
"...gli orrori del quotidiano ci inoculavano delle costanti dose di vaccino, la barbarie banalizzata ci insensibilizzava, ogni dose di orrore rinforzava gli anticorpi che proteggevano la nostra salute mentale, la barbarie banalizzata ci insensibilizzava e l'indignazione e la rassegnazione hanno trovato il loro punto di equilibrio nelle nostre vene. Non si sopravvive in mezzo alla miseria del mondo senza questa immunizzazione acquisita. L'unica maniera di vivere con un minimo di normalità per chi non è un insensibile nato, ma i vaccini prevengono contro i germi di routine, il terrore degli immunologisti è il germe nuovo, il germe immune alla prevenzione, il germe fino a quel momento sconosciuto.
La scalata degli orrori nel notiziario degli ultimi tempi sfida le nostre difese, con quell'incendio dell'autobus con le persone prigioniere al suo interno, dopo la storia del bambino trascinato fino alla morte e siamo entrati nel terreno dell'orrore inimmaginabile, dell'orrore inedito e con paura che anche questo si banalizzi, ci siamo abituati a tutto, ma niente nella lunga storia della miseria umana ci ha vaccinato contro questo."
La pancia lo ha interrotto, mormorando che se ne fregava di quei ragionamenti astrusi, dai suoi vari organi interni ha comunicato che aveva piuttosto fame, oppure solo una voglia di dolciumi, però forte. Allora il cervello, come al solito, ha ripreso imperterrito:
"Viviamo assai in automatico, forse troppo, per renderci conto di quando bisogna uscire e cambiare, automaticamente accantoniamo quello che non capiamo, poi ci rifugiamo in rassicuranti e banali meccanismi.
Se manca la luce per ore, tento di accenderla entrando in una stanza, mi scordo ogni volta che ne ho bisogno, che non si può. In tante cose sono un tipo distratto, in altre non riesco a dimenticarmi dell'argomento in questione, forse proprio perché sforzandomi di farlo ci penso in continuazione, mi dico che non è poi così importante, che posso benissimo farne a meno, ma con tanta veemenza, che invece me ne ossessiono.
(Il cervello parla di sé includendo in blocco anche noi, ma lui intende sempre e comunque che siamo un essere unico, tutti noialtri saremmo degli attributi complementari al suo volere, o supplementari come quelli delle partite di calcio, eppure ogni giorno siamo di nuovo qui a tentare di fargli capire di no, che si illude e basta, invece.)
Si dice che alla mente si possano dare solo ordini positivi, quindi. E l'universo non ci riesce di immaginarlo, non siamo stati equipaggiati per poterlo nemmeno intravedere e tentare solo di comprendere le sue origini, i suoi limiti, la sua ragione di essere.
Cerchiamo allora di accontentarci dell'idea di un dio, che spieghi con il suo esistere tutto quello che non capiamo, un dio in sé ha tutte le risposte, ma nessuno lo vede o lo sente veramente.
Se riusciamo a inventare questa piccola ma efficace convenzione per noi e ad accontentarcene, ci farà sentire certo più tranquilli."
A questo punto tutti insieme lo abbiamo coralmente mandato affanculo e ci siamo avvicinati al carrettino del gelataio, appena transitato e fermatosi nella piazzetta tra gli alberi. Erasmo Guitierrez stava suonando anche per noi la sua trombettina a righe bianche e verdi, come un canto di sirene tra gli anfratti. Ed era piuttosto quello che ci interessava, non le solite cervellotiche stronzate.
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