Ci vuole un’ispirazione per alzarsi
dal letto la mattina? Forse sì, necessitiamo di un valido incentivo per non rimanere
lì, se non abbiamo niente di urgente da fare ed è sempre stato
il lavoro che ci ha fatto staccare dalle coltri per una vita.
Mio padre in vecchiaia diceva che si alzava presto, perché se stava a letto gli venivano in mente le bischerate, voleva dire i cattivi pensieri. E sono proprio quelli che mi fanno alzare ora, quando potrei dormire.
Nella rispettiva gioventù eravamo tutti e due amanti del dormire fino a mezzogiorno, quando si poteva. Ora all’alba, a volte prima, me ne sto qua a guardare le stelle e la luna che mi vogliono dare il cambio, hanno già fatto il loro percorso e se ne vogliono andare a letto.
È la prima volta che scrivo qua sotto
il Nespolo, sul tavolino di pietra, con il nuovo e bruttissimo sgabello in muratura, da me costruito con quasi una
settimana di lavoro, ma solo un paio di
mezz'ore al giorno.
Bacche grandi come grosse susine, ma
più pesanti, cadono al suolo con botte minacciose, da un albero enorme, la
cui provenienza del litorale dello stato di Santa Catarina, ne rende difficile
l’identificazione. Deve avere una decina d’anni, forse quindici, è alto più di
dieci metri e in qualche modo ci sono affezionato, forse perché anche lui ha la
sua storia da raccontare e ha fatto intersezione con la mia, da quando lo
prendemmo che era pochi centimetri.
C’è una relativa pace qua oggi, a
parte la brezza tra i rami, l'abbaiare di cani lontani e la solita radio a
tutto volume del vicino, uomo trai più lontani da me in ogni senso. Formidabile
chiacchierone e urlatore, alla radio ascolta programmi costituiti da voci di
gente che parla e urla, si lamenta di rapine e pericoli per le strade di Porto
Alegre. Un fottuto programmino che nella mia scala di valori starebbe alle
ultimissime posizioni, ma che devo ascoltare tutti i giorni, perché il mio
vicino è anche sordo, come tanta gente qui, che ha fatto per tutta la vita
lavori in condizioni assordanti. Si trattava di un autista di autobus, il che
vuol dire stress e traffico intenso, molto rumore tutto il tempo. Forse era già
così anche prima, ma ora parla tanto e non dice niente, al telefono poi è un
massacro di urli e ripetizioni bissate o trissate.
Su questo pezzo di strada ci sono due
sue sorelle in fila, con le relative case e famiglie, un suo fratello che va in
giro a cavallo e vestito come un tradizionale vaqueiro della pampa,
abita qua sotto a un centinaio di metri.
Provengono da una cittadina
dell’interno dello stato al confine com l’Argentina, ad almeno trecento
chilometri da qui. Ho notato che le sorelle hanno delle facce come la sua e del
suo fratello, con una cornice di capelli più lunghi, però. Non ho mai visto
altrove somigliarsi tanto tra fratelli, in Italia non so perché sono più
differenti tra di loro.
Qui all’incrocio poi parte una fila
di figli e fratelli di una stessa altra famiglia, questi di origine italiana.
Queste due famiglie sono state tra le prime abitanti di questa zona collinare,
ce n'è un’altra ancora, tra le poche che conosco, sempre di origine italiana,
con delle facce che sembrano fatte con il copia
e incolla.
Senza alzarmi dallo sgabello rossastro
in muratura, stacco una foglia di alloro da un ramo che arriva lì accanto e la
annuso. Mi ricorda le ballotte, le castagne bollite, l’alloro ci veniva messo
per aromatizzare. Dicono che fa bene e ci fanno degli infusi, un mio vicino e
amico viene a prenderne ogni tanto per una parente malata, non so di cosa, e
porta via delle sacchettate piene di foglie e rametti.
Da qualche mese la mia filosofia si è
semplificata, è diventata tirar a far notte, andare a dormire presto, spegnendo
la luce subito appena tra le lenzuola.
Il caldo dell’estate è
provvisoriamente finito da qualche giorno, ma questo fresco di stamattina, poi
nel pomeriggio va già oltre i venticinque gradi e verso i trenta. Siamo in
autunno ma è pur sempre un autunno brasiliano, anche se qui stiamo giù a sud,
tra Argentina e Uruguay e il clima è quello subtropicale, pieno di certe turbolenze di venti freddi che vengono dall’Antartide, poi si scontrano con
quelli caldi dell’Amazzonia e quindi dell’Equatore.
Nella vita bisogna anche sapersi orientare,
figurarsi che recentemente ho scoperto l'effettiva mia posizione geografica
brasiliana, parlo della mia casa, esposizione al sole eccetera.
Ed è l'opposto di quel che pensavo.
I venti provenienti dall'Antartide e
quindi da sud-est, tra cui il famigerato e violento Minuano, che sono quelli
che portano normalmente la pioggia, che io vedo arrivare sempre dal fiume e da
lontano, fino a sentirne l'odore e poi il rumore, arrivano invece da
nord-ovest.
Avrei dovuto capirlo dal fatto che il
sole tramonta di fronte a me, allora lì c'è l'ovest, a destra c'ho il
nord, a sinistra il sud e dietro il restante e logico est.
Quando ci sono le tempeste noto pure
che i venti qua sopra girano, essendo il punto più alto del crinale in
questione.
Sto guardando il mondo e la vita
attorno con la lente, prima li vedevo passare velocemente al mio fianco, ma non
avevo tanto tempo e ora ce ne ho troppo, insomma in qualche modo si esagera
sempre.
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