mercoledì 27 marzo 2024

STAMATTINA

 


Ci vuole un’ispirazione per alzarsi dal letto la mattina? Forse sì, necessitiamo di un valido incentivo per non rimanere lì, se non abbiamo niente di urgente da fare ed è sempre stato il lavoro che ci ha fatto staccare dalle coltri per una vita.

Mio padre in vecchiaia diceva che si alzava presto, perché se stava a letto gli venivano in mente le bischerate, voleva dire i cattivi pensieri. E sono proprio quelli che mi fanno alzare ora, quando potrei dormire. 

Nella rispettiva gioventù eravamo tutti e due amanti del dormire fino a mezzogiorno, quando si poteva. Ora all’alba, a volte prima, me ne sto qua a guardare le stelle e la luna che mi vogliono dare il cambio, hanno già fatto il loro percorso e se ne vogliono andare a letto.

È la prima volta che scrivo qua sotto il Nespolo, sul tavolino di pietra, con il nuovo e bruttissimo sgabello in muratura, da me costruito con quasi una settimana di lavoro, ma solo un paio di  mezz'ore al giorno.

Bacche grandi come grosse susine, ma più pesanti, cadono al suolo con botte minacciose, da un albero enorme, la cui provenienza del litorale dello stato di Santa Catarina, ne rende difficile l’identificazione. Deve avere una decina d’anni, forse quindici, è alto più di dieci metri e in qualche modo ci sono affezionato, forse perché anche lui ha la sua storia da raccontare e ha fatto intersezione con la mia, da quando lo prendemmo che era pochi centimetri.

C’è una relativa pace qua oggi, a parte la brezza tra i rami, l'abbaiare di cani lontani e la solita radio a tutto volume del vicino, uomo trai più lontani da me in ogni senso. Formidabile chiacchierone e urlatore, alla radio ascolta programmi costituiti da voci di gente che parla e urla, si lamenta di rapine e pericoli per le strade di Porto Alegre. Un fottuto programmino che nella mia scala di valori starebbe alle ultimissime posizioni, ma che devo ascoltare tutti i giorni, perché il mio vicino è anche sordo, come tanta gente qui, che ha fatto per tutta la vita lavori in condizioni assordanti. Si trattava di un autista di autobus, il che vuol dire stress e traffico intenso, molto rumore tutto il tempo. Forse era già così anche prima, ma ora parla tanto e non dice niente, al telefono poi è un massacro di urli e ripetizioni bissate o trissate.

Su questo pezzo di strada ci sono due sue sorelle in fila, con le relative case e famiglie, un suo fratello che va in giro a cavallo e vestito come un tradizionale vaqueiro della pampa, abita qua sotto a un centinaio di metri.

Provengono da una cittadina dell’interno dello stato al confine com l’Argentina, ad almeno trecento chilometri da qui. Ho notato che le sorelle hanno delle facce come la sua e del suo fratello, con una cornice di capelli più lunghi, però. Non ho mai visto altrove somigliarsi tanto tra fratelli, in Italia non so perché sono più differenti tra di loro.

Qui all’incrocio poi parte una fila di figli e fratelli di una stessa altra famiglia, questi di origine italiana. Queste due famiglie sono state tra le prime abitanti di questa zona collinare, ce n'è un’altra ancora, tra le poche che conosco, sempre di origine italiana, con delle facce che sembrano fatte con il copia e incolla.

Senza alzarmi dallo sgabello rossastro in muratura, stacco una foglia di alloro da un ramo che arriva lì accanto e la annuso. Mi ricorda le ballotte, le castagne bollite, l’alloro ci veniva messo per aromatizzare. Dicono che fa bene e ci fanno degli infusi, un mio vicino e amico viene a prenderne ogni tanto per una parente malata, non so di cosa, e porta via delle sacchettate piene di foglie e rametti.

Da qualche mese la mia filosofia si è semplificata, è diventata tirar a far notte, andare a dormire presto, spegnendo la luce subito appena tra le lenzuola.

Il caldo dell’estate è provvisoriamente finito da qualche giorno, ma questo fresco di stamattina, poi nel pomeriggio va già oltre i venticinque gradi e verso i trenta. Siamo in autunno ma è pur sempre un autunno brasiliano, anche se qui stiamo giù a sud, tra Argentina e Uruguay e il clima è quello subtropicale, pieno di certe turbolenze di venti freddi che vengono dall’Antartide, poi si scontrano con quelli caldi dell’Amazzonia e quindi dell’Equatore.

Nella vita bisogna anche sapersi orientare, figurarsi che recentemente ho scoperto l'effettiva mia posizione geografica brasiliana, parlo della mia casa, esposizione al sole eccetera.

Ed è l'opposto di quel che pensavo.

I venti provenienti dall'Antartide e quindi da sud-est, tra cui il famigerato e violento Minuano, che sono quelli che portano normalmente la pioggia, che io vedo arrivare sempre dal fiume e da lontano, fino a sentirne l'odore e poi il rumore, arrivano invece da nord-ovest.

Avrei dovuto capirlo dal fatto che il sole tramonta di fronte a me, allora lì c'è l'ovest, a destra c'ho il nord, a sinistra il sud e dietro il restante e logico est.

Quando ci sono le tempeste noto pure che i venti qua sopra girano, essendo il punto più alto del crinale in questione.

Sto guardando il mondo e la vita attorno con la lente, prima li vedevo passare velocemente al mio fianco, ma non avevo tanto tempo e ora ce ne ho troppo, insomma in qualche modo si esagera sempre.


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