Dal mio belvedere, anfiteatrino di pietra e cemento, sotto il cipresso, in mezzo alle spade di San Giorgio, la collina di fronte fa da palco e loro sbucano da dietro, da nord-ovest, sopra una Porto Alegre che non si vede, eppure sappiamo che più o meno è là dietro.
Ora un elefante candido sta tossendo, ma in silenzio, si capisce da una chiazza leggermente più scura di vapore che gli esce dalla bocca aperta. Dopo tre secondi o quattro si è trasformato in una testa di Lama, forse un’Alpaca e sulla schiena, che non si vede, ma si indovina, subito dietro, evidentemente un barboncino piuttosto malandrino ha alzato la gambetta e fa la pipì.
A volte sono grandi gonfie e
immacolate, altre volte grigie e minacciose, poi straccetti equidistanti che si
spostano come un gregge su di un campo che poi è il cielo.
Si colorano indifferentemente dei
tramonti e delle albe, come se quel sole fosse uno di loro, un compagno caldo
che ci si mischia e le accarezza, mentre lente e dolcemente se ne vanno, per
far posto ad altre e le sfumature cambiano e si distanziano, si sfaldano e si
ricompongono.
Tra le cose più belle del Brasile
ci sono le nuvole, sia per la loro varietà di forme di colori, che per il loro
lento e instancabile movimento.
La bellezza di una situazione, di
una musica, di una persona, della natura attorno a noi, hanno un senso se ci
fanno sentire una soddisfazione, un'emozione. Meglio se non sono indotte da una
serie di norme e mode, proprie della società. A queste ci si può ribellare,
certo è difficile ignorarle, forse dargli meno importanza di quella che hanno
per gli altri, vivere più o meno parallelamente, a debita distanza, in fondo
ecco per me la disciplina a cosa serve.
In cosa consiste la mia presunta
saggezza? È forse accettare il mio destino di essere umano? È comprendere di
non poter sempre capire, eppure non rinunciarci?
In un certo senso la saggezza è
acquisire la certezza di non poter mai, in nessuna maniera, risolvere i
problemi della nostra vita definitivamente, eppure non ribellarsi alla propria
logica assurdità.
Non tentare nemmeno di eliminare
la sofferenza dell'esistere, altresì godere della bellezza a disposizione, una
meraviglia che non si controlla e non si quantifica, una stupenda e variegata
manifestazione che non ha canoni prestabiliti, sebbene si cerchi continuamente
di giudicarla, classificarla e infine catalogarla.
In sostanza dissentire, discutere
o litigare con il mondo può anche avere senso, ma lateralmente comprendere che
nessuno e nulla possano avere ragione, anche solo in modo provvisorio.
A volte il silenzio pare la cosa
migliore, per esempio dopo pranzo, o anche dopo cena, però pare che la gente ne
faccia sempre più a meno, come se questo silenzio facesse paura, come se
dovessero riempire ogni parte vuota, temendo che qualcun altro, o
qualcos'altro, lo potesse fare prima di loro e magari in una maniera che loro
non vogliono.
Gli animali non parlano e quando
anche si esprimono in qualche maniera, non hanno questa caratteristica e mi
garbano perché non vanno dietro a mode stupide, ammettendo che esistano quelle
che non lo sono.
Dal punto di vista puramente
antropologico, da una vita anch’io cerco di capire me stesso attraverso gli
altri, l’uomo attraverso la donna, l’umanità confrontandola con gli animali.
La filosofia di vita è un
argomento tanto vasto che a volte non si sa cosa dire, come iniziare e direi
persino proseguire. La mia attuale è semplice: vivere senza aspettare un domani
per godersi quello che posso assaporare oggi, senza farsi mettere i piedi in
testa, ma non metterli nemmeno a nessuno. Non si prevede la presenza costante
di persone o più in particolare di donne. Animali sì, cani e gatti.
Cerco di capire il mondo nelle sue
varie manifestazioni ma senza ossessionarmi, senza farne un caso personale.
Guardando un po’ indietro, fino a non molto tempo fa, si prevedeva la presenza
di una moglie, quando la quale se n’è andata, non ho voluto cercarne un’altra,
ero già vecchio. I gatti anche non erano contemplati, ma oggi sono una colonna
portante della mia esistenza. Per la loro vigile attesa sorniona e per
l'affetto che dimostrano costantemente, ma senza esagerare. I cani spesso
strafanno, specialmente quando sono giovani, ma va bene così, lo sappiamo e ci
siamo preparati, l’affetto che proporzionano compensa abbondantemente.
Facciamo un altro passo indietro
per scoprire che la libertà ha dettato sempre i miei di passi e anche quando
esagerava, il suo traboccare non mi è sembrato eccessivo, era considerato tale
dagli altri, magari non me lo dicevano, eppure si notava a volte, a voler
proprio farci caso.
La resistenza è un’altra voce
importante, dettata in seconda o terza battuta dalla libertà, per cui resistere
a una società che ti vuole dare un sacco di roba che non ti interessa, in
cambio della rinuncia a quello che ti piace. Società che ti vuol far pagare un
prezzo assurdo per un servizio che non ti darà, o se te lo dà è sempre più
apparente che efficiente.
Vivere fuori dalla società ha il suo
prezzo, ma che può essere limitato o estinto, se la si considera una calamità
naturale e si vive al margine, in una specie di penombra, visto che il
protagonismo non ci interessa proprio.
Bisogna scegliere, non si può
prendere tutto, ma la maggior parte verrà separato e accantonato in maniera del
tutto automatica, semplicemente seguendo le proprie idee, anche e soprattutto
nei fatti.
E le parole?
Quelle a volte scappano fuori
senza volere, ma per coloro a cui noi vorremmo piacere, sono i fatti che parlano,
le azioni o la loro passiva mancanza, nelle situazioni in questione, di volta
in volta.
La differenza è sottile, ma
l’imperfezione è lodevole proprio perché ci fa capire tante cose, tra cui il
meccanismo delle stagioni, delle giornate e delle ore, insomma la ripetizione,
forse necessaria per poter distinguere tutto quello che fa capolino, anche solo
per un secondo.
Chi ama la montagna potrà capire
che vivere sul crinale di un circostante popolare livellamento e
involgarimento, richiede quella fottuta sensibilità, forse poco pratica e
perfino dolorosa per tanti, ma che vale la pena, per me e pochi altri,
nell’alternarsi di effimere eppure forti folate di gioie quotidiane.
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