domenica 1 ottobre 2023

ATTAVOLA!!!

 


Noi italiani siamo gli unici al mondo per i quali il tavolo, quello dove si apparecchia e poi si mangia, diventa automaticamente femminile, forse perché una volta a cucinare era solo la mamma.

La stanza che mi piace di più in una casa è la cucina, la più sincera e la più gradevole, per tutto quello che, volente o nolente, evoca. In cucina non si bara e non si può bleffare, si riconosce subito il falso e l'ipocrita. E poi non solo la donna, ma anche l’uomo deve saper cucinare, lavare i piatti, pulire la casa eccetera, nella vita non si sa mai cosa succede e più cose si sanno fare e meglio è.

La famiglia è una cosa complicata, non sempre funziona come dovrebbe, forse perché il mondo attorno è diventato sempre più complesso e disumano, materialista e senza valori, si è perso ogni romanticismo in nome di un non si sa cosa di plastica.

Meglio una famiglia che non funziona pienamente che essere orfani, siamo d’accordo, ma anche qui ci sono vari livelli e interpretazioni.

Ammiro quelle degli altri, di famiglie, quando sono efficaci, almeno a tavola.  La cucina ha a che fare molto con la famiglia, posso dire di non averne una, quella che ho avuto prima non mi piaceva, mia madre però cucinava bene.

Nei film in generale, in particolare in quelli italiani, la parte culinaria, quella cioè della riunione di persone di fronte a un desco, merende e colazioni incluse, sono le scene che mi piacciono di più. Danno un'idea pratica e sintetica di come vive la gente, attraverso le relative epoche e le diverse latitudini. Nei polizieschi e nei noir fanno da contrappeso a inseguimenti, sparatorie e scazzottate che mi annoiano e mi assordano, nei film e serie TV, nei libri non esistono nemmeno e meno male.

Una volta non capivo perché quando guardavo Montalbano, e lo vedevo mangiare da solo la sera di fronte alla TV, mi ci immedesimavo parecchio, eppure ero sposato e credevo sarebbe durata per sempre.

Ora sono tornato a vivere da solo e capisco perché quella scena ricorrente me la sentivo mia, mi ci vedevo come ero stato e sono tornato a essere. Era una scena che mi faceva un po’ tristezza ma anche tenerezza, in fondo nella vita, anche se non sembra, siamo sempre soli.

Il commissario poi veniva sempre interrotto da una telefonata, da una visita necessaria o inopportuna, immancabilmente non finiva mai di mangiare e mi pareva uno spreco. A me però non mi interrompe nessuno, per fortuna o per sfortuna, nessuna visita e nessuna telefonata, insomma posso mangiare in pace.

La cucina rappresenta la convivialità, lo stare insieme, se non l'unico momento è il più frequente e ripetibile in cui gli amici o la stessa famiglia si riuniscono e parlano è a tavola, così per me si dovrebbe cucinare e mangiare nella stessa stanza, come si faceva una volta.

Nel contesto della storia raccontata, la parentesi del mangiare è fondamentale, specialmente in Italia è il momento in cui si scambiano opinioni con più calma, anche nell'epoca moderna, in cui la gente vive in uno stato di stress costante e non si ferma per pensare, non fa mai una cosa sola per volta, se non in vecchiaia, in presenza di problemi di locomozione, di limiti fisici e logistici per poter approfittare appieno di ogni possibilità.

Ho avuto ed ho ancora amici cuochi, ho lavorato nella ristorazione per un po’ di tempo, anche all’estero. Se io mi sento anche un po' italiano è per lo più a causa della lingua e della nostra gastronomia, per il resto mi sento piuttosto un cittadino del mondo.

Non sono mai stato un appassionato di culinaria, ma ultimamente ho notato che nel mio passato, sia per lavoro che per amicizie varie, c’ho avuto a che fare spesso, se non volentieri e ci faccio attenzione, perché mi affascina, ci sono legato in maniera sottile ma indissolubile.

A farci caso, sia in casa che al ristorante ci sono cose belle e romantiche, che attraversano la cultura di un paese, sia inteso come villaggio che come nazione.

Guardo i filmati delle ricette su Youtube, noto che ci sono diverse tendenze, alcuni non fanno vedere nemmeno la faccia e partono con le varie fasi della preparazione, di come si fa quel piatto, altri invece vogliono fare i comici per forza e non ci riescono, appare tutto forzato e se la ricetta poi è ben sviluppata non lo so, ma quelli che mi piacciono sono coloro che spiegano con calma e lo fanno con passione, bene o male t’invitano a continuare e sono la minoranza.

Come in ogni altro compartimento umano, io vado dietro alla simpatia naturale, quella che non si può imitare, perché ognuno ha la sua, differente da quella degli altri, sottile e semplice, non imita e non vuol convincere nessuno.


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