Noi
italiani siamo gli unici al mondo per i quali il tavolo, quello dove si apparecchia e
poi si mangia, diventa automaticamente femminile, forse perché una volta a
cucinare era solo la mamma.
La stanza che mi piace di più in una casa è la cucina, la più sincera e la più gradevole, per tutto quello che, volente o nolente, evoca. In cucina non si bara e non si può bleffare, si riconosce subito il falso e l'ipocrita. E poi non solo la donna, ma anche l’uomo deve saper cucinare, lavare i piatti, pulire la casa eccetera, nella vita non si sa mai cosa succede e più cose si sanno fare e meglio è.
La
famiglia è una cosa complicata, non sempre funziona come dovrebbe, forse perché
il mondo attorno è diventato sempre più complesso e disumano, materialista e
senza valori, si è perso ogni romanticismo in nome di un non si sa cosa di
plastica.
Meglio
una famiglia che non funziona pienamente che essere orfani, siamo d’accordo, ma
anche qui ci sono vari livelli e interpretazioni.
Ammiro
quelle degli altri, di famiglie, quando sono efficaci, almeno a tavola. La cucina ha a che fare molto con la famiglia, posso dire di non
averne una, quella che ho avuto prima non mi piaceva, mia madre però cucinava
bene.
Nei film
in generale, in particolare in quelli italiani, la parte culinaria, quella cioè
della riunione di persone di fronte a un desco, merende e colazioni incluse,
sono le scene che mi piacciono di più. Danno
un'idea pratica e sintetica di come vive la gente, attraverso le relative
epoche e le diverse latitudini. Nei polizieschi e nei noir fanno da contrappeso a
inseguimenti, sparatorie e scazzottate che mi annoiano e mi assordano, nei film
e serie TV, nei libri non esistono nemmeno e meno male.
Una volta
non capivo perché quando guardavo Montalbano, e lo vedevo mangiare da solo la
sera di fronte alla TV, mi ci immedesimavo parecchio, eppure ero sposato e
credevo sarebbe durata per sempre.
Ora sono
tornato a vivere da solo e capisco perché quella scena ricorrente me la sentivo
mia, mi ci vedevo come ero stato e sono tornato a essere. Era una scena che mi
faceva un po’ tristezza ma anche tenerezza, in fondo nella vita, anche se non
sembra, siamo sempre soli.
Il
commissario poi veniva sempre interrotto da una telefonata, da una visita
necessaria o inopportuna, immancabilmente non finiva mai di mangiare e mi
pareva uno spreco. A me però non mi interrompe nessuno, per fortuna o per
sfortuna, nessuna visita e nessuna telefonata, insomma posso mangiare in pace.
La cucina
rappresenta la convivialità, lo stare insieme, se non l'unico momento è il più
frequente e ripetibile in cui gli amici o la stessa famiglia si riuniscono e
parlano è a tavola, così per me si dovrebbe cucinare e mangiare nella stessa
stanza, come si faceva una volta.
Nel
contesto della storia raccontata, la parentesi del mangiare è fondamentale,
specialmente in Italia è il momento in cui si scambiano opinioni con più calma,
anche nell'epoca moderna, in cui la gente vive in uno stato di stress costante
e non si ferma per pensare, non fa mai una cosa sola per volta, se non in
vecchiaia, in presenza di problemi di locomozione, di limiti fisici e logistici
per poter approfittare appieno di ogni possibilità.
Ho avuto ed ho ancora amici
cuochi, ho lavorato nella ristorazione per un po’ di tempo, anche all’estero. Se io mi
sento anche un po' italiano è per lo più a causa della lingua e della nostra
gastronomia, per il resto mi sento piuttosto un cittadino del mondo.
Non sono mai stato un appassionato
di culinaria, ma ultimamente ho notato che nel mio passato, sia per lavoro che
per amicizie varie, c’ho avuto a che fare spesso, se non volentieri e ci faccio
attenzione, perché mi affascina, ci sono legato in maniera sottile ma indissolubile.
A farci caso, sia in casa che al
ristorante ci sono cose belle e romantiche, che attraversano la cultura di un
paese, sia inteso come villaggio che come nazione.
Guardo i filmati delle ricette su
Youtube, noto che ci sono diverse tendenze, alcuni non fanno vedere nemmeno la
faccia e partono con le varie fasi della preparazione, di come si fa quel
piatto, altri invece vogliono fare i comici per forza e non ci riescono, appare
tutto forzato e se la ricetta poi è ben sviluppata non lo so, ma quelli che mi
piacciono sono coloro che spiegano con calma e lo fanno con passione, bene o
male t’invitano a continuare e sono la minoranza.
Come in ogni altro compartimento
umano, io vado dietro alla simpatia naturale, quella che non si può imitare,
perché ognuno ha la sua, differente da quella degli altri, sottile e semplice,
non imita e non vuol convincere nessuno.
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