Gli alberi in Brasile facevano troppa
sporcizia, crescevano assai rapidamente e alcuni, con i venti forti e le loro
insufficienti radici, rischiavano di cadere addosso alla gente, alle macchine e
alle case. La gente evitava di averne in giardino.
Alberi altissimi invece si vedevano
di là slanciarsi verso il cielo, nessun altro attorno ne aveva tanti e di quel
tipo.
Riceveva delle visite, spesso di notte. Forse erano i suoi clienti. I vicini avevano tentato di comunicare con lui senza risultato, avevano sentito suonare un telefono qualche volta, ma non sapevano come si chiamava e che numero avesse. Chiamarlo a voce non serviva a niente, i suoi cani poi abbaiavano minacciosamente e per un bel po'.
Il mago aveva gatti e cani in
quantità e qualità. Tutti si chiedevano cosa gli dava da mangiare.
Meno lui ci teneva a mostrarsi, più
loro diventavano curiosi. C'erano sempre quei quattro muri alti che ne
impedivano la vista e il mago stesso, se era ancora lì, era piuttosto riservato
e silenzioso. I vicini dicevano che non si sapeva cosa mangiasse, perché
non lo avevano mai visto andare o tornare con dei sacchetti, anzi non lo
vedevano proprio da un anno all'altro.
Lo chiamavano il mago
perché, le poche volte che era stato avvistato, era vestito con una lunga tunica
scura i suoi occhi pareva che fiammeggiassero.
Una volta un
ladro inseguito dai derubati, loro più armati di lui, era scappato
oltre il muro del giardino, si era sentito un gemito sordo, poi un rumore
di ossa rotte e di masticazione conseguente, nessuno aveva avuto il coraggio di
andare a vedere cosa era successo, o cosa ne era rimasto.
Per coincidenza pare pure
che, nottetempo, si facessero anche magicamente sparire delle montagne di ossi
che un vicino macellaio ammucchiava vicino casa.
Quando accadeva un fatto
inspiegabile insomma veniva immancabilmente attribuito a lui, ecco anche perché
lo chiamavano il mago. Non ci sono purtroppo filmati disponibili, foto o altre
testimonianze.
“Si dice che osservando gli animali si
capiscano meglio gli esseri umani, quando poi, avendoli compresi o no,
arriviamo all’eventuale conclusione che non ci sia bisogno di perderci altro
tempo... allora vale ancora di più la pena di osservare gli animali.
Non amano disquisire su
temi di attualità, questa per me è una virtù, non s’intendono di musica, ma
quando metto della classica calma, o della strumentale melodica e rilassante,
tutti i miei cani si mettono a dormire a pancia all’aria e mi pare un segno di
gradimento piuttosto lusinghiero.
La musica ad alto volume li
fa allontanare, cercano riparo, meglio degli umani sanno capire che non è una
cosa sana fracassarsi i timpani. I miei vicini ascoltano della musica così
insopportabile e così ad alto volume che i cani vogliono entrare in casa.
Adara è sterilizzata, ma
si comporta da mamma con Vilnius, che ha un paio di mesi, forse quasi tre. Cascioferro
è il più vecchio e fa il ruolo del padre di stampo antico, non vuole essere
disturbato e siccome il cucciolo non rispetta la sua privacy, gli ringhia
continuamente, ma non lo ha mai morso. Si vede che gli vuole bene, lo noto
quando bestemmio verso di lui, che è così vivace da annichilire ogni resistenza
e vuole tutto, subito e continuamente, allora Cascioferro abbassa le orecchie e
mi guarda come a intercedere, a scusarlo, che bisogna avere pazienza con i
bambini.
Adara in questi casi si
mette proprio in mezzo, scodinzola, mi guarda e fa delle smorfie con il muso,
emette un rumore come un brontolio. È lo stesso che fa anche quando sono
arrabbiato con lei, per esempio quando si mette ad abbaiare per ore di notte,
dialogando con cani lontanissimi che non conosce nemmeno di vista e sveglia
tutti.
Gli animali non li può amare chi ha sempre
vissuto in città, chi la campagna la vede a distanza, meglio alla TV o al
cinema. In giro per i campi e per i boschi io ci sono sempre stato, con piccoli
lassi di tempo come eccezione, anche a Vienna visitavo spesso i parchi e là c’è
molto più verde che in qualsiasi altra città oltre il milione di abitanti.
Klinckenhammer,
con un tipico comportamento canino, mi ha fatto capire come siamo noi, cioè
assai diversi da loro, ma loro sono meglio. Guardando dalla finestra, da fuori,
mi vede e va di corsa alla porta. Io non ho voglia di andarci, anzi da essere
umano penso che è un sempliciotto, Klinckenhammer.
Non
lo vedo più, però so che lui è là, fuori scodinzolante e seduto, ansioso
davanti alla porta. Mi induce con la sua sottile ma intensa psicologia a
smuovermi dalla mia decisione, ad aprire e ad andargli incontro, ad
accarezzarlo e a gioire anch’io della sua dimostrazione di affetto.
Non
ho mai avuto grande simpatia per i gatti, quando ce ne hanno portati due non li
volevo, ma ora ci sono affezionato e sento la loro mancanza, quando non sono
qui. Sì perché quando scrivo io viaggio parecchio e vado lontano assai, ma
dopo, al mio ritorno, loro sono lì ad aspettarmi.
Avevano
detto che se andavamo via per dei mesi loro se ne sarebbero andati dalla casa,
dal nostro terreno, invece no, ci hanno aspettato e una volta tornati non ce lo
hanno fatto pesare, né loro né i cani, tutto come prima, con una piccola
interruzione, l’ultima, di due anni e mezzo. Dopo mia moglie se ne è andata e
non è più tornata.
Paco,
il primo nostro gatto maschio, l’ho salvato dalle bocche di due grossi cani del
vicino di casa, ho scavalcato il muro e mi ci è voluto un po’ per convincerli a
bastonate, mi sento ancora in colpa perché prima di decidermi ad agire ho
aspettato, quasi ipnotizzato da quella scena.
L’altro
vicino, tempo fa, lo aveva salvato dai nostri cani, quando era più piccolo, io
non c’ero, chissà dov’ero. In entrambi i casi aveva sangue addosso che abbiamo
pensato fosse suo, invece era dei cani che aveva sgraffiato, per difendersi a
unghiate. Recentemente lo ho anche salvato che cercava di affogare, i gatti
hanno un’istintiva paura dell’acqua, ma che ci era andato a fare in piscina?
Forse
aveva visto un film alla tv degli orsi che si pigliano i salmoni e se li
mangiano.
Diciamo
che è sempre stato alla ricerca dei pericoli, oppure che non li sa distinguere,
ma è un gattone molto affettuoso che passerebbe le giornate a strusciarsi
addosso a tutti e a fare le fusa.
Sua
sorella Gina o Dina, in portoghese brasiliano la pronuncia è identica, invece è
un tipo molto riservato, dorme lontano dalla casa e il suo territorio è quello
da sopra al garage fino al muro di sopra. È una grande cacciatrice di uccelli,
topi e di quel tipo di gechi che stanno sui muri e si mimetizzano come i
camaleonti. Probabilmente anche Paco lo è ma è molto più pigro, e si fa vedere
meno, perché di giorno dorme, di notte sparisce e torna la mattina, ma non si
sa dove va. Sia lui che Gina sono arrivati qui già sterilizzati.
Dall'osservazione del
comportamento dei cani capiremo meglio quello dei gatti, in seguito quello
degli uccelli e dei topi, dei gechi, poi degli scarafaggi e delle formiche,
dopo i microbi, poi quello degli uomini intesi come umanità, ma anche a livello
individuale. È più difficile capirli, ma hanno anche loro una certa logica, a
pensarci bene.”
Il terreno era grande, ma
la quantità di gatti e di cani che vivevano là dentro pure era cospicua, come
facevano poi ad andare d'accordo era un mistero, però trattandosi di un mago
allora tutto pareva se non proprio automatico almeno possibile, certo in un
altro tipo di realtà, magari parallela, oppure piuttosto perpendicolare.
Gli avvoltoi giravano
sopra a centinaia di metri di altezza, e il mondo moderno attorno continuava
giorno per giorno a guardare la TV e ad andare a lavorare, chiedendosi ogni
tanto che cosa facesse il mago là dentro.
Non ci sono purtroppo
filmati disponibili, foto o altre testimonianze, ma dicevano che tra i cespugli
e i rampicanti c’era una vecchia piscina, dove lui allevava i pesci per
mangiarseli, un pollaio nascosto dalla vegetazione, poi pecore, capre e maiali,
la puzza quella si sentiva bene, dipendendo dal vento come girava.
Inviati dal municipio
avevano cercato di mettersi in comunicazione con lui, ma ci avevano rinunciato
e non avevano avuto coraggio di fare nient’altro. Il mago pareva che non
pagasse le tasse, ufficialmente non aveva luce elettrica né telefono, secondo
le voci immagazzinava l’acqua piovana con una grande cisterna.
“Dall'osservazione dei vicini capiremo meglio
perché è opportuno non uscire, da quella della TV perché è consigliabile
starsene a casa, dall'internet poi la conferma che il rispettivo culo non è
assolutamente da spostarsi da qua, almeno finché è possibile.
La mia è la casa più vecchia,
qua intorno non ce ne erano altre, poi sono arrivati a far rumore, ad aprire e
chiudere cancelli e porte, ad andare su e giù con le macchine. Quello schifo di
musica alta.
Il rumore qua è il
problema maggiore, ma ho dei tappi di cera per fortuna, che mi metto quando
scrivo e il mondo intorno pare già molto diverso e migliore. Insomma più
accettabile.
Mi piace il mio giardino,
se così si può chiamare, ma è più una boscaglia tipo giungla, diverso da tutti
qua a Porto Alegre, pieno di piante e di uccelli, piccoli e grandi tra cui i
colibrì, tanti gatti e troppi cani, milioni di formiche e insetti di ogni tipo,
spesso invaso anche da altri animali, istrici e opossum, ma tutti devono fare i
conti con Alcamo, il capo in carica al momento, che è il cane più giovane e
forte.
Tutti i giorni vengono su
venditori ambulanti con i megafoni e liste di articoli usati e nuovi, per me incomprensibili
gridate al cielo, ma qua sulla terra non ci si capisce niente. Là sotto la
modernità impazza ma quassù siamo ancora nel secolo passato, si prevede un
futuro più silenzioso, forse dopo guerre e pandemie, oppure ancora più
frastuono?”
La verità vera, ma non
ancora totalmente dimostrata, si venne a sapere quando Alcione, una vicina che
aveva parenti in Italia e ci andava quasi ogni anno, comprò un libro, Il Giardino del Mago, di un certo Menelao
Bertarelli Schioppa. Le era piaciuto e poi aveva comprato Non mi rompete, nel suo seguente
viaggio oltreoceano.
Il tema dei libri di Bertarelli
Schioppa era sempre lo stesso: la vita in un giardino recintato, che poi era
quasi una foresta, c’era un vecchio professore d’italiano, abbandonato dalla
moglie, che si era chiuso là dentro. I suoi libri vendevano abbastanza, cioè
non tantissimo, ma era una nicchia internazionale, perché rappresentavano l’amore
per la natura e per gli animali, il rifiuto della modernità, della vita in
società, un tema sempre più diffuso e attuale, in progressiva distribuzione.
Allacciamenti clandestini
di elettricità e internet, tubi di acqua riusciti a collegare con l’acquedotto
pubblico, non si sa come, permettevano al mago di evitare di spendere quei soldi
che non aveva.
Sua ex moglie era la complice
esterna. Lo aveva abbandonato, ma non del tutto. Le faceva pena il mago, o
meglio: si facevano pena a vicenda, per motivi opposti, ma lei gli forniva un
appoggio discontinuo, sì, ma a suo modo regolare. I figli, ormai adulti, gli
portavano la spesa dal lato boschivo del terreno, non si sa perché non
passassero dall’ingresso principale, forse si vergognavano.
Se quella non era la
storia del nostro mago ci assomigliava parecchio, come minimo doveva essere la
storia di uno come lui.
Non mi svegliate ve ne prego
Ma lasciate che io dorma questo sonno,
Sia tranquillo da bambino
Sia che puzzi del russare da ubriaco.
Perché volete disturbarmi
Se io forse sto sognando un viaggio alato
Sopra un carro senza ruote
Trascinato dai cavalli del maestrale,
Nel maestrale... in volo.
Non mi svegliate ve ne prego
Ma lasciate che io dorma questo sonno,
C'è ancora tempo per il giorno
Quando gli occhi si imbevono di pianto,
I miei occhi... di pianto.
La gente non conosceva
quella musica misteriosa che a basso volume, ogni tanto, si sentiva provenire
da lì, si trattava di un vecchio gruppo italiano ormai sciolto, di cui il mago
era da sempre appassionato.
Il Banco del Mutuo Soccorso è un gruppo musicale italiano
fondato a Roma nel 1968. Insieme alla Premiata Forneria Marconi, gli Area e Le
Orme è l'esempio più rappresentativo e noto, anche all'estero, di rock
progressivo in Italia, in Brasile sconosciuti.
Nelle notti di luna piena,
alcuni - non tutti ubriachi -giuravano di aver visto una silhouette scura,
sembrava quasi umana, muoversi tra gli alberi e le rocce sulla collina di fronte.
Altre ombre, parevano creature di varia grandezza e forma, gli giravano attorno
guardinghi e silenziosi. Non ci sono purtroppo filmati disponibili, foto o
altre testimonianze.
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