Padre
Piredda è il nuovo parroco di Santa Candida, Sardegna occidentale, è un cagliaritano
cinquantenne onesto e sincero, forse troppo. Infatti ultimamente ha avuto un
dubbio, di quelli grossi, voleva smettere, togliersi quella tonaca, insomma
tornare a essere un laico, aveva perso la fede.
Poi
l’ha recuperata grazie… o forse solo in seguito a un tempestivo intervento del
vescovo Piccoletti e di un bravo terapeuta, ma sta facendo ancora dei sogni
strani, lunghi e pieni di particolari che non riesce a interpretare.
Lo
psicoterapeuta Don Mario Fontanarosa è l’addetto della curia per questi casi e
Don Gavino Piredda gli racconta l’ultimo lungo e particolareggiato parto della
sua mente malata e notturna.
-
Forse gliel’ho già detto che non sono tipo da sognare, o perlomeno non lo ero,
non mi ricordavo mai se e cosa avevo sognato, fino a poco tempo fa.
Ecco il sogno nei particolari: due ex malati si incontrano in un qualcosa che pensano sia il Purgatorio, ma assomiglia anche a un mezzo Paradiso. Le facce sembrano quelle di due miei parrocchiani della mia chiesa di prima in Abruzzo. Mentre passeggiano un po’ ansiosi, tra le nuvole grige e spumose, sfilano davanti a casette che sembrano di polistirolo fluttuante, ognuna con il nome di una delle tante religioni scritte sopra l’entrata.
All’inizio
ci sono angeli-inservienti di seconda e terza categoria che s’incaricano di
accompagnare i nuovi arrivati, per fargli capire meglio quale potrebbe essere
la loro strada.
Ognuno
su una carrozzella bianca spinti dai rispettivi angeli, gentili ma poco
propensi a farsi quattro chiacchiere, almeno all’inizio, nella fase dei nuovi
arrivi e dello smistamento.
Insomma
le due anime, o quello che sono, s’incontrano e si riconoscono, si salutano:
“O
bravo Carlo! Finalmente sei uscito dalla sofferenza!”
“Caro
Giulio, vedo con piacere che anche tu hai abbandonato quell’esistenza grama!”
“Infatti,
complimenti, hai proprio un bel colorito per essere morto da poco e poi con
tutti quei mesi di letto… o si parla di anni?”
“Grazie
caro, purtroppo stiamo parlando proprio di anni, lunghi anni, ma anche tu hai
messo su addirittura qualche chiletto, come hai fatto? Io proprio ora non mi
posso lamentare, comunque, e poi anche la memoria mi pare si sia rigenerata…”
“Beh,
sì, anche la mia, a volte anche la morte, non volendo, aiuta.”
“Eh
sì, bella frase ma ti senta il cielo… però ora che succederà?”
“Ora
finalmente si vedrà cosa ci può accadere, sono proprio curioso…”
“Non
è che hai venduto l’anima al diavolo?”
“IO?
E tu?”
“Io
gliela avrei data anche volentieri, dipendendo dal prezzo naturalmente, ma non
so più neanche dove l’ho messa e poi non si è fatto vivo proprio nessuno…”
“Non
me lo dire a me, mi hai tolto le parole di bocca, quasi-quasi io me lo
aspettavo, invece no, nessuno, non è come nei film!”
“Parole
sante. Ma ora il tuo angelo non ti ha detto niente di quello che faremo d’ora
in avanti?”
“No,
non mi ha voluto anticipare niente, a dirla tutta non è di molte parole,
cortese e affabile, ma abbottonato assai. E il tuo?”
“Una
stampa e una figura col tuo, non una parola di più, né una di meno. Personalmente
sono propenso alla reincarnazione, ti vorrei confessare, mi sono convertito al
buddismo da qualche annetto, visto che la salute non era più di ferro, ma piuttosto
di piombo…”
“Sorpresa!
Vedi vecchio squalo che anch’io ho fatto lo stesso tuo ragionamento,
namiokorenghekiò eccetera eccetera, ma allora che ci facciamo qui? Questa è la
prima cosa tra le tante che mi chiedo.”
“Ecco!
Io non sono mai stato un buon cristiano, neanche prima della mia conversione…”
“E
io nemmeno!”
(Il
terapeuta della curia alza le sopracciglia arcuate e spalanca gli occhi, non
può non rimanere impressionato dal Piredda che si cala nei due ruoli e interpreta
assai ben distinte le due voci del dialogo.)
L’angelo
che spinge Carlo spiega che il cristianesimo essendo il più diffuso di tutte le
altre religioni, vista la confusione che c’era in giro, ha preso il controllo
rispettoso di tutte e fa una specie di guardia di frontiera tra la vita e la
morte, spedendo poi le anime alle varie destinazioni scelte. Un po’ come fanno
gli Americani sulla terra, a distinguere, senza conflitti di interessi, tra il
bene e il male. Giulio che è lì accanto ascolta curioso e il suo angelo ogni
tanto gli spiega quello che non ha capito. Diventa una conversazione a quattro.
Pare
che sia possibile anche rinnegare la religione precedente, ma una volta sola,
eccezione sia fatta, ovviamente, per chi abbraccia religioni con reincarnazione
inclusa nel contratto.
“Qual
è quella che va di più attualmente?” Chiede Giulio.
“Il
buddismo, come lei ben sa, per via della reincarnazione, chiaramente, ma è
anche la più cara, per via della legge della domanda e dell’offerta.” Spiega
l’angelo con calma e sorriso stampato.
“Ma
se uno non si reincarna, dei soldi che se ne fa? Solo per lasciarli alla
famiglia?” Domanda Carlo, anche a sé stesso.
“Nooo,
che si dannino per guadagnarseli anche loro, come ho fatto io!” Dice Giulio
quasi gridando.
L’angelo
suo allora espone le regole un po’ più diffusamente:
“Scegliete
quello che volete, qui c’è la tabella dei prezzi, che si pagano in anni di
purgatorio, non in soldi, quelli potete dimenticarveli, almeno per ora, finché
non avrete un corpo nuovo e poi i soldi vecchi, della vostra vita precedente
non ci saranno nemmeno più.
Se
volete il buddismo ce ne sono vari tipi, però dovete farvi anni di limbo,
perché la fila è lunga e c’è da aspettare, ma in fondo per chi ambisce
all’eternità cosa vuoi che sia?”
I
due mezzi dannati, dispiaciuti di dover dire addio ai depositi in banca,
leggono avidamente le tabelle incuriositi e in più preoccupati.
“Lo
sapevo, non ti puoi sbagliare, il più economico è il cristianesimo, non lo
vuole nessuno.” Dice Carlo.
“Forse
perché non ha la reincarnazione…” Sospira Giulio.
“Ma
sarebbe subito disponibile.” Incoraggiano in coro gli angeli.
“Nooo,
senza reincarnazione niente da fare.” Dice Giulio.
“Ma
solo il buddismo ha questo optional?” Chiede Carlo.
“Ci
sarebbe anche lo Spiritismo…” Ammette l’angelo più vicino.
“E
costa tanto?”
“No,
non è tanto richiesto, è abbastanza sconosciuto in Europa, è più una roba
sudamericana, ma là anche le altre religioni miste stanno andando per la
maggiore…”
“Con
pochi mesi di limbo ve la cavate, insomma.” Dice l’altro angelo.
“Ma
che differenza c’è, in termini di regole, controindicazioni eccetera?”
Domandano coralmente i due in odore di eternità.
“Nel
buddismo ci si può reincarnare in persone o anche in animali, dipende dalla
saggezza con cui ci siamo comportati nell’ultima vita.” Dichiara l’angelo di
Carlo.
“E
nello spiritismo?” I due ancora in coro.
“Ci
si reincarna con qualcuno del nucleo familiare, figli, moglie, fratelli, padri
madri, senza distinzioni di sesso...”
“Ma
anche zii e nonni?”
“Zii
sì, se facevano parte del nucleo, anche nonni se vivevano in famiglia.”
“Anche
bisnonni e trisnonne? E cugini di secondo grado?”
“Pure,
con lo stesso criterio, se ci avete vissuto insieme. Se facevano parte del
nucleo familiare nel quale avete vissuto, anche parzialmente, in termini di
tempo.”
Alla
fine Carlo sceglie lo spiritismo, ha in mente di riappropriarsi del suo
capitale conquistato con tanto lavoro e fatica, Giulio invece opta per il
buddismo, anche perché nella sua famiglia c‘è troppa gente che non gli garba
per niente.
L’eternità
però è una roba piuttosto lunga e c’è occasione di ritrovarsi, magari per un
cambio di rotta. Il tempo non è lo stesso della terra, è piuttosto liquido e
senza orologi né calendari. Quando, passata una porzione medio-lunga, si incontrano
di nuovo, pare che nessuno dei due sia soddisfatto della scelta fatta in
precedenza.
“Mi
è toccato proprio mio figlio Giuseppe, che non lo sopportavo per niente, un
figlio di puttana, educato - si fa per dire - da sua madre e da sua zia,
d’altronde io non c’ero mai…” Dice Carlo.
“Ma
come? Che ti sei preso qualcuno che era già in vita?”
“Ma
sì, è una cosa che hanno inventato da poco tempo, se non vuoi aspettare troppo,
puoi prendere il posto di chi viene ritirato per incompetenza manifesta.
Secondo il boss quei due erano dei morti viventi.”
“E
allora è andata proprio così male?” Chiede Giulio.
“Malissimo,
o meglio: schifosamente, un drogato, senza ambizioni che di farsi delle pasticchine
infernali, rubare soldi, tradire tutti e tutto! Che storia, meglio dimenticare!”
“Madonna
mia.”
“Meno
male che sono morto presto.”
“E
dopo?”
“Mi
sono detto ci riprovo.”
“E
chi ti è toccato?”
“Mio
zio Leopoldo.”
“Un
omosessuale travestito?”
“Magari!
Almeno sarebbe stata una vita movimentata!”
“E
allora, cosa c’è di peggio?”
“A
parte che gli omosessuali possono avere una vita meravigliosa, perché no? Anche
se non ho mai provato, lo ho sentito dire più volte, ma zio Leopoldo era uno
che non si muoveva dalla poltrona, un pigro che non leggeva nemmeno un
giornalino per non affaticare gli occhi. Sembrava che vivesse in un universo
parallelo. Ma neanche troppo.”
“Ed
era sposato?”
“Ecco,
sembri uno sbirro, hai messo il dito nella piaga, giustamente il peggio era la
zia Isabella, che gli rompeva i coglioni 24 ore su 24.”
“E
lui?”
“E
lui zitto, chiuso in quella sua economia di tutto, che si asserbava chissà per
cosa. Ci ha lasciato le penne che aveva un’anima e un corpo, forse anche il
cervello, che erano ancora cellofanati.”
“Insomma
ora vuoi cambiare.”
“E
certo, ma a proposito, il buddismo come ti è andato?”
“Non
me ne parlare.”
“Raccontami
invece! Che ti è successo?”
“Sì,
in fondo sfogarmi mi farà bene.”
“Hai
dovuto aspettare tanto?”
“Tanto,
oppure troppo, ma là si perde anche la nozione del tempo, e poi quella è stata
la parte migliore, nel limbo non si sta poi male, no, no, inoltre ho ritrovato pure
il mio autista Mauretto e ci siamo fatti delle belle partite a dama e a
scopone.”
“E
allora, poi dopo?”
“Prima
mi è toccato un gatto, il nome faceva schifo, figurati, Pioppino, ma la sua
vita mi garbava, ero libero come il vento, su e giù per i tetti, scopavo e
mangiavo, ho fatto anche delle nidiate di gattini non indifferenti, a casa mi
trattavano come un re, il mangiare era buono, tutto quello che mettevano in
tavola aveva una parte per me, disgraziatamente però quelli vivono poco, sono
finito quasi subito sotto una macchina e addio vita dorata!”
“E
dopo?’”
“Una
pecora della pampa, un vento dannato, in Patagonia!”
“Una
vitaccia?”
“Peggio!
Sempre in giro a mangiare erba e poi c’era anche il montone, era uno che montava
parecchio, per fortuna eravamo in tante.”
“E
perché poi sei morta?’”
“Ammazzata
dai miei stessi padroni, nella Pampa argentina e cilena la carne di pecora giovane
in campagna…” Spiega Giulio e viene interrotto da Carlo.
“Basta,
lasciamo perdere i particolari.”
“E ora che ne facciamo di noi?”
“L’angelo qui accanto, l’altra volta, cioè un po’ di tempo fa, mi ha spiegato un po’ di quel tale Brughismo, mi ha convinto che cosa vuoi che ti dica…” Dice Carlo.
“Che cacchio di religione è?”
“È una cosiddetta religione di nicchia.”
“Come
sarebbe? Nel senso che la professano in pochi?”
“Anche.”
“Ti
devo tirare le parole fuori di bocca?”
“Ti
dico solo che con la reincarnazione è l’unica altra opzione.”
“Ma
il buddismo ha diverse tipologie…”
“Sì,
ma è sempre la stessa zuppa.”
“E
allora questa religione di nicchia?”
“Il
brughismo?”
“Sì.
Che cosa si fa e dove si professa?”
“Hai
presente le isole Suswayij del Pacifico?”
“No,
e il nome mi garba già poco o nulla.”
“Pazienza.”
“Me
lo vuoi dire o no cosa bisogna fare?”
“No.”
“Perché
fai tanto il misterioso?”
“Io
non faccio il misterioso, mi dissocio da certi atteggiamenti e basta.”
“Ti
supplico in ginocchio, dimmi tutto quello che sai e non ti romperò più le
scatole.”
“Giurin-giurello?”
“All’ennesima
potenza.”
“Mi
hai quasi convinto.
Allora:
prima ti dico una parte, se ti garba ti dico anche l’altra. Sennò arrivederci.”
“Va
bene. Affare fatto.”
“Allora:
che cosa abbiamo imparato noi due dalle nostre disgraziate esperienze terrene?”
“Io
niente, almeno mi pare, non so proprio niente e sono completamente
disorientato, per il futuro quasi-quasi mi do all’islamismo.”
“Bravo,
ho attraversato anch’io questa fase, ma poi ho scoperto il brughismo.”
“E
cosa dice mai questo cazzo di brughismo?”
“Se
ne parli male prima di conoscerlo, io giro il culo e me ne vado.”
“Nooo,
chiedo umilmente pietà, l’ho fatto per abitudine, sono scettico perché la vita
mi ha reso così, non credo più a niente!”
“Bravissimo,
questo è inevitabile, ma anche quella è una fase che io ho superato grazie al
brughismo.”
“Ecco,
bell’assai, ma cosa dice, se così posso umilissimamente chiederti, questo
meraviglioso brughismo di cui sento la massima e positiva curiosità?”
“Prima
di tutto dice che prendere in giro il prossimo tuo può essere pericoloso,
perché purtroppo o per fortuna la vita è un mistero.”
“E
qui ci siamo.”
“Poi
che non si può sapere tutto.”
“E
mi pare anche a me, cosa buona e giusta, parola del signore, anche se non so ancora
bene quale.”
“Dopo,
che invece di aggiungere bisogna togliere.”
“No,
qui mi devi spiegare.”
“Bisogna
dissociarsi.”
“In
che senso?”
“L’uomo
ha il vizio di associare, aumentare, aggiungere, crescere… e così via.”
“E
invece?”
“E
invece la vita va guardata con la lente.”
“Cioè?”
“Invece
di partire per lo spazio e scoprire nuovi mondi, stelle e pianeti, galassie che
girano vorticosamente ma sembrano ferme, bisogna prendere il piccolissimo
granello di sabbia e guardarlo con il microscopio.”
“A
che scopio? Scusami, a che scopo?”
“Il
mondo, la vita, l’universo, è tutto meraviglioso, e miracoloso, se ci pensi, solo
il fatto di essere qua! Basta avere il tempo, la calma e la lungimiranza - il
termine è alquanto appropriato, anche se non sembra - di non andare a guardare
troppo lontano. Intorno a te c’è tutto, proprio vicino a te, non hai bisogno di
nient’altro.”
Giulio
rimane perplesso, in silenzio per un po’ e poi chiede:
“Ma
quanti brughisti ci sono al mondo?”
“Tanti
e pochi, forse anche troppi, dipende dai punti di vista.”
“Non
mi dire che sai il numero esatto.”
“Lo
so, ma non te lo dico.”
“Perché?”
“Perché
non capiresti.”
“Perché
non capirei? Tu come fai a saperlo?”
“Sennò
non me lo avresti chiesto.” Dice Carlo indignato.
“Ma
da cosa lo capisci che non capirei?”
“Dal
fatto che dai tutta questa importanza al numero.”
“No,
l’ho chiesto solo per curiosità.”
“Vedi?”
“Cosa?”
“La
tua curiosità è morbosa.”
“Ammetto,
sono curioso, ma posso anche redimermi, se mi dimostri che è sbagliata.”
“Dodici.”
“Dodici
cosa?”
“Noi
brughisti. Siamo in dodici.”
“Non
mi dire che zio Leopoldo…”
“Infatti,
solo che con zia Isabella attorno non poteva che essere un brughista di cacca,
avrebbe dovuto scappare, ma ha scelto di fare il martire. O forse non ha
nemmeno scelto, il brughismo ha scelto per lui, in questo caso disgraziato.”
“E
allora?”
“Anche
il brughismo ha i suoi difetti, secondo me ha bisogno di una riforma.”
“Cioè
auspicheresti un brughismo meno ascetico e più cosciente?”
“Per
esempio. Anche un po’ più razionale e meno anacronistico. Bisognerebbe essere
come due Martin Luteri moderni. Tu te la sentiresti?”
“Io
sì, ma che autorità saremmo noi, per cambiare una religione?”
“No,
cioè sì, è una religionetta di nicchia, o più che altro è una disciplina, ti ho
detto che siamo in dodici, con te saremmo in tredici, porta anche sfortuna, meno
male che non siamo superstiziosi, ma ce lo vogliamo mettere qualcosa di nostro?
La vogliamo portare nell’Olimpo delle Religioni?”
“E
poi quale sarebbe il dio di questa religione?”
“La
nicchia.”
“Che?”
“Una
conchiglia bianca, simbolo del guscio che protegge la vita, insomma una
nicchia, te l’ho già detto che è una religione di nicchia.”
“Senza
doppi sensi?”
“Questo
non l’ho ancora capito. Devo controllare. Allora sei dei nostri?”
“Beh, tante altre opzioni non ne ho. Però questo
piano tuo mi pare un po’ troppo sgangherato.”
“Non
hai capito qual è il nesso? Forse hai ragione, ora te lo spiego: ti ricordi
Hubbard, quello di Scientologia?”
“Mai
conosciuto.”
“Bene,
meglio così. Insomma lui ci si è arricchito, ha capito che fondare una
religione nuova è molto redditizio e siccome so che tu oltre a cercare la pace
interiore non strappi le banconote, per via della pace esteriore, che anche
quella è importante.”
L’angelo
che li aveva accompagnati la prima volta, passando di lì per caso, interviene e
dice:
“Per
fondare nuove religioni il meglio di tutti è il Brasile, se volete fare un bel
colpo in poco tempo ve lo consiglio, poi là della reincarnazione non gliene
frega niente a nessuno, una vita gli basta e gli avanza.”
“Ma
noi dobbiamo fare una riforma, non sappiamo nemmeno se è possibile…”
“Meglio
cambiargli nome, allora, l’impatto è maggiore. Il fatto che sia piccola, voglio
dire: una cosa di poca gente, è un vantaggio, potrete decidere tra voi, poi in
Brasile le nuove religioni vengono fondate ogni giorno e qui si stanno per
cambiare le norme, tra religione, setta e disciplina la distinzione è ancora
vaga, approfittatene.”
“Scusate, ma noi non siamo fuori dal mondo reale? Brasile o Giappone fa lo stesso, o no?”
-
E poi? – Chiede il terapeuta.
-
Finito qui.
-
Gli altri sogni sono tutti di questo tipo?
-
Direi di sì, sempre qualcosa che avesse a che fare in qualche modo con la religione,
ma il messaggio per me non è tanto chiaro.
-
Per forza. Il messaggio non c’è proprio. Si ricorda da quando ha iniziato a
fare sogni del genere e soprattutto a ricordarseli? - Chiede il terapeuta.
-
No, cioè sì, approssimativamente, forse un mese e mezzo fa, prima di arrivare a
Santa Candida.
-
Aveva già avuto notizia della nuova sede e del giorno di inizio?
-
Sì, da una settimana prima, ci avevo pensato anch’io, ma non credo che i due
eventi siano legati.
-
Perché no?
-
Beh, non è il primo incarico e non conoscevo per niente questo paese, che alla
fine non è nemmeno tanto male o diverso dagli altri, poi perché c’è voluta una
settimana per elaborare questo normale cambiamento?
-
Forse ha ragione, non ricorda qualcos’altro che l’ha colpita, che in qualche
maniera abbia minato le sue precedenti sicurezze, che possa in qualche modo
aver sconvolto il suo piano di vita?
-
No, almeno non mi pare proprio.
-
A trasmettere una fede ai parrocchiani non si può barare. Lei lo sa meglio di
me, già è difficile credendo, figuriamoci se non si crede.
- Forse il sogno voleva dire che la religione nostra è tradizionale e assai bella, non si può negarlo, ma forse un po’ troppo anacronistica. - Fontanarosa fa una faccia di uno al quale si è appena raccontata una barzelletta che non fa ridere, grugnisce come uno che non sa cosa esattamente dire, ma se lo dicesse non sarebbe niente di lusinghiero.
Fontanarosa non
gli piace per niente, già dalla faccia, il suo modo di fare e la sua voce
melliflua. La religione e la psicologia non sono in antitesi? Perché poi gli
dava del lei?
Appena
sceso per strada gli viene in mente una cosa importante che aveva rimosso, di
cui si vergogna e non l’ha detta al terapeuta antipatico magari proprio per
questo. Come aveva fatto a dimenticarselo? Una decisione inconscia ma allo stesso tempo determinata?
Insomma
il suo migliore amico, Gian Giacomo, era morto proprio il giorno precedente al suo
primo sogno, o incubo che si volesse chiamare. Si trattava di un gatto tigrato
e zoppo, preso a Pacentro dalla strada quando era piccolo.
E
poi padre Piredda si era informato, il brughismo pare che esistesse veramente.
Brugo era una specie di hippy su una motocicletta interplanetaria di tipo
chopper, vagamente assomigliava anche a Gesù con i capelli al vento, pare che ogni tanto di fronte alle difficoltà insormontabili e alle bruttezze pratiche e teoriche
del mondo moderno, si trasformasse in conchiglia, che entrasse in
una specie di meditazione tibetana o qualcosa del genere.
C’erano
di mezzo i Maori, era una religione recentissima e nata in Nuova Zelanda, per
quanto se ne sapeva,
E
non sembrava per niente male.
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