lunedì 13 dicembre 2021

IL PIERONI


 

In mia madre ci vedo il passato e il futuro, meno di tutti il presente. Ci vedo mia nonna e quindi sua madre, mio nonno e perciò suo padre, mio zio Pieroni e dunque suo fratello. Per forza di cose era Pieroni anche lei, mia madre, prima di sposare quello che era stato - a suo tempo - mio padre, il Lunardi, ma nessuno li chiamava mai per cognome.

Non è appena una questione di somiglianza fisica, dei Pieroni, in questo caso, pur che fossero convenzionati in Lunardi, ma anche di modo di fare, di frasi disegnate sull’umida parete della memoria, di ricordi spezzati e sommariamente attaccati, senza volerlo, di futuri a tratti intravisti o immaginati, eppure nemmeno vicini a una certa realtà.

Ci vedo me stesso, un giorno neanche tanto lontano, quando sarò forse così, ma non credo. Ci vedo il bello e il brutto, insomma, cose intermedie e familiari, ma per niente noiose, anzi quasi esotiche, ora che il mondo è così cambiato, e senza per niente migliorare.

Quello che siamo oggi è il risultato conseguente del nostro ieri, è vero che io assomiglio ai miei genitori, cosiddetti Pieroni e Lunardi, un po’ meno ai miei nonni, meno ancora ai bisnonni, tutti i cognomi non me li ricordo e nemmeno i nomi.

Ebbene sì, mi dà un certo piacere ricordare lo zio Pieroni, fratello maggiore di mia madre, un disumano studioso della vita umana, quasi Garfagnino, alla sua maniera, nato e cresciuto sul fiume Serchio, proprio vicino all’invisibile confine.

Per esempio quando seduto su un muretto, con la pipa in bocca, veniva interrogato dagli occasionali passanti del paese, alcuni carichi di merci, potevano essere patate o castagne, su cosa ci facesse lì, oppure che diavolo guardasse con tanto interesse davanti a sé. Il Pieroni rispondeva sempre con giovialità e umorismo, a volte anche involontario, mi ha raccontato mia madre, di solito la gente ci rideva e lo salutava. Una volta sola ho assistito, da bambino, alla scena ricorrente, stava piovigginando già da un po’ e alla domanda di rito lui ebbe a rispondere che la Garfagnana, per chi la osservasse con occhio attento, era piuttosto interessante, ma a volte gli si appannava il periscopio. Quelli non ci avevano mai fatto caso, avevano sempre gli occhi indaffarati e distratti, il periscopio non sapevano cos’era, per questo risero e lo salutarono.

A rigor di logica, nei pressi di Barga non si trattava nemmeno di Garfagnana, anche se su questo determinato argomento si dibatte ancora attualmente, più o meno inutilmente e sono passati cinquant’anni. Sempre secondo mia madre, lo zio diceva che non era una polemica del tutto inutile, grazie alla quale lui capiva rapidamente chi fosse un imbecille e chi no. Però non le ha voluto mai spiegare la sua tecnica.

Il Pieroni veniva chiamato da tutti con il cognome, non si sa perché. Solo sua moglie, finché rimase in vita, aveva il diritto, forse anche il privilegio, di poterlo chiamare Bastiano.

Mio zio aveva uno sguardo sognante e vuoto, che non si capiva facilmente se era rivolto verso l’interno o verso l’esterno e una papalina marrone scuro, che in tanti potrebbero giurare di non averlo mai visto senza. Mia madre a suo tempo ebbe a raccontarmi che a tavola però se la toglieva, per mangiare, ma allora la sua testa pareva a tutti incompleta, insomma che gliene mancasse un pezzo.

A tavola non parlava mai e guardava dritto davanti a sé, sorbiva l’immancabile minestrone a lente cucchiaiate, un po’ alla volta ci metteva dentro pezzettoni del pane che faceva lui. A quei tempi quasi tutti si facevano il pane in casa, ma non a tutti veniva fuori così casalingo come a lui. Lo faceva due volte al mese, il primo e il quindici, se era Pasqua, Natale, o un eventuale Ramadan, a lui non gliene fregava niente. Si era costruito da solo un forno con le pietre di fiume, in quella zona di un territorio del pollaio dove nessuno metteva mai piede, se non lui e la zia per fare il pane. In casa, al secondo piano, aveva allestito un corridoietto allungato, con l’unica finestra in fondo, verso il monte Forato, e ci aveva messo due madie, una di fronte all’altra. Poche volte l’ho visto all’opera, ma era una specie di cerimonia solenne. Per farlo ammodo si toglieva perfino la pipa di bocca e se gli domandavi qualcosa, rispondeva anche, ma solo a monosillabi. Il fiasco del vino era obbligatorio e il bicchierotto su una mensola.

Il pane del primo giorno era un’opera d’arte campagnola, il colorito scuro, i grandi buchi che a volte scoppiavano sotto la crosta, gli davano un aspetto rustico e gradevole all’occhio, l’odore invitante si sentiva da centinaia di metri, ma soprattutto il sapore era la sua migliore attrattiva, che due giorni dopo per alcuni era considerato anche migliore. Il 14esimo giorno era un po’ duretto, a rigor del vero, ma non diventava giammai gommoso e le galline e i conigli non se ne sono mai lamentati, secondo mia madre, nemmeno i tacchini e il maiale.

Il Pieroni era tacitamente considerato un filosofo, da chi conosceva il significato della parola, nessuno l’ha mai visto perdere la calma. Ne era incapace, si direbbe.

In compenso era bravissimo a farla perdere agli altri. Se qualcuno si arrabbiava con lui, situazione di routine al bar Pianaccio, la sua faccia rimaneva tra l’impassibile e il sorridente. Più lui dimostrava gioviale indifferenza, più gli altri s’incazzavano a bestia. C’era della gente un po’ meno sull’intellettuale a quei tempi, secondo mia madre talvolta anche piuttosto manesca.

Se gli chiedevano perché diavolo non reagisse, perché non diceva niente, lui spiegava quasi sussurrando che stava tentando di ascoltare il silenzio che c’era dietro a tutti quegli urli, che quello - il silenzio - a lui personalmente piaceva di più, un po’ come il cielo sereno oltre le nuvole grigie.

Se insistevano nella polemica ad alta voce, non di rado accompagnata dal turpiloquio e dalla bestemmia, lui si alzava, salutava e se ne andava a fare un giretto per la Media Valle adducendo che la Garfagnana per lui era diventata troppo rumorosa. Quelli all’inizio tentavano di fermarlo, poi di seguirlo, ma si mettevano a litigare tra di loro, se lì a Barga fosse o no parte della Garfagnana, e lui ne approfittava per allontanarsi con il suo passo lento e caracollante.

 

 


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