Non
disperare. La tua anima gemella è lì fuori! Tra 7 miliardi di persone. In 5
continenti diversi. Supponendo che sia viva e che sia single.
(Iddio,
Twitter)
Ha
un aspetto un po’ zingaresco, ma senza volerlo, nel suo disordine è assai
ordinato. La faccia magra del protagonista è quella di un uomo, immaginiamoci
un impiegato comunale, un arcaico mezzo stereotipo con baffi e capelli
piuttosto lunghi per un cinquantenne, di origine italo-bulgara nel nostro caso,
che vive in Brasile, a Florianopolis.
Il suo nome stesso è venuto fuori da un destino burlone, lo volevano chiamare Adilson, ma un distratto impiegato dell’anagrafe lo scrisse così, o forse furono i genitori che sbagliarono a riempire un formulario. Dopo tutti ci si adeguarono e qualche anno dopo pensavano anche che fosse l’unico con questo nome al mondo. Invece poi, con l’aiuto dell’internet, lui recentemente ha scoperto che ne esiste un altro più a nord, nello stato del Tocantins. Adislom Da Silva, forse con lo stesso tipo di errore di scrittura alle spalle e non suo. Pazienza.
Sembra
che la sua famiglia si fosse incrociata tra varie razze, tra cui gli indios,
nei decenni seguiti alla venuta di suo padre, dall’Europa Orientale in Ecuador.
Si sa però con certezza che i suoi genitori arrivarono dal Cile quando lui era
piccolo.
Non
è di questo che parleremo, ma piuttosto di quello che ha fatto a partire da un
certo momento della sua esistenza. Ciò che è accaduto dopo, è stato il
risultato, come di solito succede, di tutto quello che gli era successo prima,
più quel decisivo tocco di imprevedibilità del fattore umano.
Questo
impiegato amministrativo dunque, piuttosto stimato e anche ragionevolmente
amato dai colleghi, indifferentemente dal loro livello o grado burocratico, faceva
una vita assai riservata. Adislom però era stanco del suo lavoro, avrebbe voluto
andare in pensione, però mancava ancora del tempo e poi non sapeva come avrebbe
potuto mantenersi. Diciamo che la situazione per i pensionati brasiliani era
abbastanza delicata, che tanti dopo dovevano lavorare più di prima.
In
ufficio c’era sempre una grande confusione e doveva tenere un certo tipo di
comportamento di fronte agli altri, e magari non sapeva più nemmeno quale fosse
la sua naturalezza, neppure quella altrui.
Aveva sempre
avuto problemi con le donne, da giovane le voleva con tutta la sua forza, che
magari non era nemmeno troppa, ma quelle che lui desiderava erano quelle che
non volevano lui e viceversa. Fin qui tutto normale. Poi aveva avuto i primi
rapporti e aveva notato che si sbagliava sempre di persona, che quella che
pareva in una maniera, poi era in un’altra e anche la bellezza, che all’inizio
era importante, lo ingannava facilmente. Una gli sembrava bella e simpatica e
poi scopriva che era piuttosto brutta e antipatica, oppure era lei che non
voleva lui, per motivi simili o differenti. A volte anche le due situazioni si
univano o si alternavano, senza poterne scorgere i fluttuanti confini.
Poi c’era anche
il problema della conversazione, lui non era di molte parole e non gli riusciva
a comando di fare il simpatico.
Il simpatico
non gli riusciva farlo nemmeno con calma e assai tempo a disposizione.
Non poteva
certo starsene zitto tutto il tempo, se si sforzava di parlare poi diceva
inevitabilmente delle cretinate, ma che purtroppo sembravano serie.
Insomma verso
i trent’anni cominciò a pensare già che era meglio lasciar perdere e così fece,
tanto che poi non capiva come riuscissero gli altri a stare insieme a una
donna, alcuni addirittura per una vita. Cose di altri tempi?
Venti anni
dopo non stava ancora per andare in pensione, ma aveva capito che stare sempre da
solo non era quello che voleva. Si è deciso a cercare di cambiare idea e quando
ci è riuscito, forse per caso o forse no, il suo amico si è sposato, proprio per
aver trovato una compagna in una di queste tante agenzie di incontri, che
stavano sorgendo come funghi dopo la pioggia, allo sbucar del sole.
Anche
se a volte gli sembrava che quella cominciasse solo di pomeriggio, ogni
mattina, appena consumata una colazione non troppo pesante, si sorprendeva a
riflettere, su come dare una sterzata anche moderatamente decisiva alla sua
vita. A volte a quello stesso tavolo, senza nemmeno togliere le briciole da
sotto i gomiti. Guardava pensieroso fuori dalla finestra, piovesse o il sole squarciasse
le nuvole, o se il cielo fosse completamente azzurro, il suo comportamento e
il conseguente risultato non cambiava. La sua esistenza continuava purtroppo
rettilinea, sarà stata colpa delle copiose briciole di pane sotto i gomiti, delle
tattiche sbagliate, o solo leggermente imperfette, ma sistematicamente ripetute,
o in fondo della loro pratica inesistenza. Non usciva mai da quei fieri propositi, dai
pensieri stanchi, consumati insieme al caffellatte, quei pochi biscotti o pane
imburrato, un mandarino sgonfio, una banana mulatta che forse aveva visto tempi
migliori. Sta di fatto che l’auspicata curva, sul grafico della sua esistenza,
non si delineava mai.
Tentare magari una specie di disperato zigzag finale, forse non avrebbe portato cambiamenti degni
di nota, ma tanto valeva provare.
La
prima piccola ma indicativa sterzata improvvisa, per cominciare, fu di non
andare a lavorare, la quale anche se piuttosto ovvia, non gli era mai riuscita.
Dopo quarant’anni lui non aveva mai fatto un’assenza, una malattia, un ginocchio
sbucciato, che fosse solo una gomma bucata… forse perché non aveva un mezzo suo
personale, ci andava sempre in autobus e quelli c’hanno pneumatici più robusti.
Adislom
era tipo di maschio brizzolato e un po’ bloccato, più o meno da sempre, aveva
un tipo di comportamento essenziale, parlava poco, non aveva forti amicizie, né
entusiasmi particolari per qualche tipo di occupazione. Leggeva molto e ascoltava
musica, qualche volta passeggiava pensieroso sulla spiaggia, qualche raro ma
bel film ogni tanto.
Quando
tornava a casa, dopo il lavoro, fuggiva dai rumori e dai ragionamenti complicati,
accendeva la televisione senza audio. Preferiva non parlare, quando era stanco,
per questo viveva da solo, o forse era un’abitudine che aveva sviluppato di
conseguenza.
I
suoi collaboratori più giovani scherzavano su di lui, dicendo che quando arrivava
a casa esausto, si buttava sul letto e accendeva la radio. Poi per non essere
disturbato dal rumore, abbassava il volume, a più riprese, fino a togliere completamente
l’audio, ma non la spegneva.
Magari
sperava ancora in un miracolo.
Invece
di muoversi però ripassava ossessivamente le varie fasi della sua vita,
riassumeva tutto di nuovo, sperando di trovare l’errore e di cancellarlo.
Il
senno di poi non era retroattivo, purtroppo e le variazioni nella routine
dell’operatore di archivio Adislom Kostadinov erano piuttosto limitate, per non
dire impossibili. Poche amicizie maschili esageratamente selezionate, anche
perché la sua idea di conversazione era di quel tipo in cui le persone alternavano
le frasi e, quando non parlavano, addirittura ascoltavano gli altri, non solo,
ma seguivano un certo filo logico, non cambiavano continuamente argomento come la
gente moderna, che oltretutto non si faceva problemi a interrompere continuamente.
Insomma
le questioni principali erano due, anche per lui chiare, ma immobili: la prima,
abbiamo già detto, è che si sentiva stanco del suo lavoro e voleva andare in
pensione, ma non sapeva se avrebbe potuto andare avanti con la miseria che gli davano,
o forse lo sapeva già e la risposta era no.
La
seconda era che da anni non aveva una donna, la sua vita non ne era mai stata
piena, ma qualcuna l’aveva conosciuta e anche amata. Però da qualche anno ci aveva
rinunciato, o forse sarebbe meglio dire che erano state loro che avevano
rinunciato a lui.
Quindi
quel lunedì mattina aveva deciso di fare quello che stava da tempo rifiutandosi
di affrontare, cioè di mettere piede e corpo nell’agenzia matrimoniale dell’amica di un amico, insomma portarci anche la testa, se gli riusciva, con
quel cervello riluttante e solitario dentro, ragnatele e tutto.
Non
per sposarsi, certo, o almeno non subito.
L’appartamento
di Adislom era al decimo piano di un ex-palazzo moderno nel centro più rumoroso
di Florianopolis, rua Dr.Flores, al sesto c’era la famosa agenzia Supermega
Encontros e lui non poteva fare a meno di notare che c’era un viavai di tutto
rispetto, tanta gente anche della sua età, o anche più vecchia.
Il suo collega Decio si era sposato la settimana prima, aveva conosciuto la sua lei da un anno, proprio attraverso un’agenzia del genere. Questo era un motivo in più per il quale si era deciso di passare all’azione. Il primo passo, (o forse era già al secondo o al terzo, ma tutti piuttosto corti e guardinghi,) era andare all’agenzia matrimoniale. Non quella sotto casa, era meglio che fosse un po’ fuori mano, quella di Getulia Sakura Hartweig, una cara amica di Odair, il suo migliore amico.
(In tutto ce ne aveva due e uno si era appena sposato, quindi lo aveva quasi perso.)
Getulia era simpatica, intelligente e veramente
competente, secondo lui. Gli intimi semplificavano con un Ge che suonava più
familiare, anche se decisamente meno efficace da un punto di vista
professionale. Un’agenzia del genere aveva ovviamente un’esigenza, anche
maggiore delle altre, di mostrare almeno un’apparenza di serietà.
Era
lunedì mattina, Adislom aveva chiesto
e ottenuto un intero giorno libero, in archivio era un’epoca smorta, era caldo
e la gente era indaffarata per la primavera alla fine e il conseguente e logico
inizio dell’estate. I documenti si chiedevano sempre d’inverno, c’era meno da
fare.
Si
è alzato alle nove, ha fatto colazione e se ne è andato da Ge. Ha dovuto
aspettare un’ora prima di essere ricevuto, aveva un appuntamento, ma ce ne erano
tanti prima di lui, più che altro donne. Dalle mascherine per il virus spuntavano solo gli
occhi e alcuni ciuffi di capelli, qualche testa pelata, ma in comune avevano
una cosa: si guardavano insistentemente fingendo di non guardare, dissimulando ma
anche mal controllando la curiosità. Lui che era un timido, più che altro
sentiva vergogna, però avvertiva anche un certo piacere, in-fondo-in-fondo, qualcosa
forse anche di sensuale, che da tempo non provava.
Ge
lo ha ricevuto con un bel sorriso, ma già un po’ stanco, sotto la mascherina e
dandogli una leggera gomitata d'intesa, in maniera complice, quando lui si è presentato e le ha
detto che era parente e amico di Odair. Hanno parlato un poco del cugino, lei
gli ha detto cose che lui ha faticato ad associare alla personalità di Odair,
dalla faccia seminascosta di lei ha capito che la sensazione era reciproca su
quello che lui le ha raccontato. Forse un caso di omonimia.
Getulia
era una donna non propriamente bella, ma che sprigionava una magnificenza nel
suo modo di fare, nella sua maniera di guardare le persone con franchezza,
inoltre si muoveva armoniosamente e aveva una voce profonda. Nel suo sangue c’era
influenza giapponese e tedesca, aveva gli occhi a mandorla e la bocca si intuiva
carnosa.
Le
frasi per rompere il ghiaccio sono state poche, perché lei ha realizzato in
pochi istanti che quello si è già sciolto. Entrati nel merito del motivo della
visita, ecco che lei gli ha mostrato grandi album pieni di foto di donne con e senza
mascherina, di presentazioni scritte di persone di sesso femminile,
sintetizzate secondo gli argomenti principali. I soliti.
Che
cosa è davvero importante per scegliere una donna da conoscere? Prima di tutto
la foto, poi l’età, che cosa fa nella vita, se ha figli, è stata sposata? Dove
vive? Le domande sono tante e inevitabilmente una legata all’altra.
“Allora:
lei che tipo di donna cerca, Adislom?”
“Una
bella donna, intelligente, simpatica, magari non troppo complicata...”
“Della
sua stessa età?”
“Certo.
Non lo so. L’età non è importante.”
“Glielo
chiedo perché la maggior parte degli uomini vuole donne più giovani.”
“No,
non sono quel tipo di uomo.”
“E
che tipo di uomo è?”
“Un
po’ timido, prima di tutto, quindi anche riservato e non mi piacciono quelli
che in presenza di una donna, specialmente se è una bella donna, cambiano
totalmente e si vogliono far vedere interessanti.”
“La
maggior parte dei brasiliani quindi. Bene. Ma tanto per farmi un’idea pratica: lei pensa che
io sia una bella donna?” Adislom arrossisce e lei sorride, si toglie la
mascherina, ha la pelle un po’ butterata, con la mascherina era meglio, lei lo
guarda e poi se la rimette con calma, continua sorridendo l’inchiesta formale come
se avesse già risposto.
“Accetterebbe
donne con figli?”
“Preferisco
senza figli...”
“Ma
eventualmente?”
“Dipende...
se lei mi piacesse molto...”
“Il
tipo di occupazione? Che tipo di donna vuole? Una con un certo successo
nell’ambito del mondo del lavoro?”
“Anche,
ma questo non è importante.”
“Glielo
chiedo perché la maggior parte degli uomini vuole una donna molto poco
indipendente, così la possono dominare meglio.”
“Non
voglio dominare nessuno io, a casa mia è il cane che comanda, per darli
un’idea, una cagna per la precisione.”
“Sterilizzata?”
“Beh,
sì, io abito in un appartamento piccolo…”
“Ecco…
vede? Le femmine non sterilizzate sono piuttosto ingombranti… se non altro in una
prospettiva futura…”
Hanno
riso insieme.
Il
prezzo della consulenza era duecento reais, ma per lui avrebbe fatto uno sconto
di 20, alla fine dei quindici minuti di prassi. Lui ha ringraziato uscendo con
quattro numeri di telefono e il ricordo già sbiadito delle relative foto,
appena in strada già incerto a quale foto corrispondevano i nomi e i relativi
cenni essenziali di personalità e attitudini, storie personali eccetera, troppe
nozioni che si stavano accavallando, come era normale e logico.
Decio
lo ha anche convinto, con l’appoggio di Odair, che lui doveva mettersi finalmente
il passato in tasca, e per farlo era meglio anche fare una bella pulizia completa
nel suo cervello, pieno di ragnatele e di sassi, insomma di cose pesanti e
inutili, altre leggere e svolazzanti, ma che gli impedivano di vederci chiaro,
che gli confondevano le idee.
“Quindi
terapia di gruppo e poi anche individuale.”
“Tutt’e
due insieme?”
“Sì.”
“Ma
non è un po’ esagerato?”
“Forse,
ma devi anche considerare che hai perso già gli anni migliori, ora bisogna che
tu ti dia da fare, lo sai che l’uomo ha un tempo di vita limitato? Per non
parlare poi della vita sessuale!”
La
professoressa Anatolia De Guivres lo ha convinto in pochi minuti, insieme agli
altri allievi, che la respirazione non solo è essenziale, ma che lo può introdurre
in un tipo di visione ben differente della vita in generale, o della realtà che
ha conosciuto fino a quel momento.
Non
ci aveva mai pensato.
Gli
altri allievi e allieve, come li chiamava la professoressa, sembravano essere
là per motivi differenti dal suo, ma forse dissimulavano, o il suo magari stava racchiuso
nella stessa categoria del loro. Si chiamava anche depressione, o magari
qualcosa che la preannunciava, forse una specie di preallarme.
Le
malattie moderne, ma a pensarci bene anche quelle antiche, partivano da cause
psichiche o fisiche, a volte si mischiavano, erano molto differenti eppure
molto simili tra di loro, un po’ come gli esseri umani. La sensibilità eccessiva, o la totale insensibilità erano conseguenze e manifestazioni dello stesso male?
A volte sì, ma non sempre e necessariamente.
Tutto
questo per dire che Adislom credeva che la vita stesse diventando senza senso,
il che non era vero e non lo è quasi mai, di per sé, ma il crederlo già gli
impediva i movimenti, perché era convinto che stesse diventando tutto inutile. Ha
detto che prima non ci faceva neanche caso, ma attualmente gli stereotipi lo
stavano affogando.
Clelia
Pollastrini Da Paz, la sua nuova analista individuale invece ha ribattuto che era
lui che insisteva nel vedere tutto sotto forma di luogo comune, di cose già
viste, ma bastava semplicemente cambiare la sua maniera di considerare le cose,
il mondo, la vita. Niente di più facile. Ci voleva un po’ più ottimismo, di conseguente
dinamismo, movimento, che diamine!
“Che
esagerazione, che cosa può portare un uomo a sentirsi così affondato nella
palude della vita? Solo il fatto di crederla una palude, che può anche essere
vero, ma solo in parte, la realtà è molto più ampia, tanto ampia che è
difficile scorgerne i confini, questa è la vera e grande difficoltà, sapere e
rendersi conto di quella che è la sconfinata realtà, più facile rifugiarsi in
qualcosa di più limitato, anche se è una palude... ma è una scelta, inconscia o
piuttosto incosciente, se vogliamo, quindi deve assolutamente essere deviata, cambiata,
insomma prima anche sradicata.
Tante
cose possono convincerci che una singola parte del nostro molteplice mondo
abbia preso il sopravvento definitivo, ma qua sul pianeta rotolante niente c’è
di questo genere costante, anche l’illusione si muove e cambia il suo corso,
basta farci caso.”
Con
i suoi quattro numeri sotto l’antiquato apparecchio, Adislom ha passato una
settimana intera senza telefonare a nessuna, lo ha fatto solo dopo che Ge lo ha
chiamato, avvertita dalle sue ragazze, che poi erano piuttosto donne mature, ma
lei le chiamava così. Adislom ha domandato se non avrebbero potuto magari essere
loro a chiamare lui, ma era contro le regole della casa, le donne si aspettavano
che fosse l’uomo a farsi avanti, da sempre, anche se il mondo moderno aveva già
stravolto queste usanze, per Ge era importante invece mantenere una formalità un
po’ all’antica e Adislom questo lo comprendeva bene e subito dopo ha respirato
profondamente e ha chiamato il primo numero.
Si
trattava di una falsa allegra, si sentiva che era triste, forse anche depressa,
assomigliava troppo a lui e non andava bene, comunque del suo aspetto fisico
non ne sapeva niente, se la immaginava magra e con le occhiaie. Ha detto che le
piaceva la musica, il cinema, che leggeva molto, inspiegabilmente non sapeva
dire un autore preferito e non gli ha chiesto quale fosse il suo, se ne avesse
uno, se anche lui leggeva o no. Le piaceva viaggiare, come se le brasiliane
viaggiassero sempre, invece no, ne parlavano anche assai, ma preferivano
comprarsi qualcosa di solido e materiale, se avevano un po’ di soldi. Insomma
Adislom ha avuto la sensazione che fossero cose che le avevano suggerito di
dire, per rendersi interessante, ma che in realtà non gliene fregasse proprio niente.
Il
problema a quel punto era che non si ricordava i nomi a quali foto corrispondevano.
A Ge ha detto una bugia quando ha dichiarato che l’età quindi l’aspetto fisico
non contavano, magari quando lo ha detto non si rendeva conto, ma due di quelle
foto almeno - per quanto una foto possa sempre ingannare - non raffiguravano
donne con le quali gli sarebbe piaciuto accompagnarsi senza alcuna vergogna,
anche per uno come lui, lontano dalle mode e dai pettegolezzi, l’aspetto fisico
era fondamentale, eccome.
Le
donne in Brasile danno molta importanza alla loro forma fisica, visto che per
via del caldo mantengono quasi sempre il corpo abbastanza scoperto,
principalmente in una città di mare come la loro. Florianopolis è su un’isola,
per di più meta di vacanze per diversi stati del sud.
Melba
lavorava in banca e questo significa uno stipendio buono, ma Adislom si rendeva
conto anche che una persona con pochi interessi era proprio quello che a lui
non andava, gli ci sarebbe invece voluta una piena di risorse, di entusiasmo, se
possibile senza bleffare.
La
seconda per fortuna era un’allegra autentica, Zinha era anche simpatica, un po’
troppo campagnola per i suoi gusti e si immaginava quella foto in cui appariva una
bionda ossigenata sorridente, dalle sopracciglia nere disegnate, grassa e piuttosto
scialba, secondo i suoi gusti. Adorava la musica e ballare, non leggeva tanto (che poi significava affatto), il cinema sì, come no, però meglio un bel film da
guardare a casa, magari a letto o sgranocchiando
qualcosa.
La
terza, Valeria, era molto nervosa, rideva come uno scoiattolo, anche se lui non
lo sapeva come ridevano, li ha visti solo alla TV, sarà perché se la immaginava
con i denti davanti all’infuori e con gli occhi sempre spalancati, una grande ansiosa,
senza dubbio. Corrispondeva abbastanza al pur vago ricordo che aveva di una
delle foto.
Si
era figurato, anche nei particolari, che iniziare sarebbe stato difficile, ma
che poi ci avrebbe preso la mano. Però se alla prima si è sentito ridicolo,
alla seconda ancora di più e quella sensazione strana andava aumentando, invece
di diminuire, insomma quella voglia di lasciar perdere tutto.
La
quarta comunque gli è sembrata la migliore, ha tentato di indovinare a quale
foto si abbinava quella voce e quell’insieme di propositi per il futuro, di
stereotipi malcelati che gli facevano capire che si trattava di una donna
simile a lui in alcune cose, forse anche più positiva in altre, per fortuna.
Lavorava come segretaria in un supermercato di prodotti importati, gli ha detto
subito orgogliosamente quanto guadagnava e questo non gli ha fatto una buona
impressione, ma si portava a casa uno stipendio buono. Ha confessato poi di
avere un matrimonio fallito alle spalle e un figlio di dieci anni sulle medesime.
Però la sua maniera di fare gli è piaciuta e pensava già di volerla incontrare.
Alla
quarta telefonata è stata lei a proporre di incontrarlo e si sono messi
d’accordo per una passeggiata sulla spiaggia di Barra da Lagoa.
Purtroppo
Carlinha era la meno attraente delle quattro donne delle foto, quella bionda e
grassa, con quelle sopracciglia ridicole da film muto. Adislom quando l’ha
vista è stato tentato di fuggire, ma ha affrontato stoicamente le due ore di conversazione,
ne è uscito arricchito sulle nozioni pratiche femminili del senso della vita, ma
impoverito su quello del suo ultimo e vano sforzo maschile di cambiare la sua. Pensava
di rinunciare quindi, ma poi ha cambiato idea.
Adislom
era un metodico e ha scritto delle schede con le descrizioni e le sensazioni
delle sue prime quattro, intuendo che avrebbe dovuto fare dei lunghi e tortuosi
chilometri prima di giungere alla meta, se mai ci sarebbe arrivato. Era un
pessimista, ma sapeva di esserlo e quindi combatteva la sua tendenza da sempre.
Intanto
le sue due terapie marciavano bene, la respirazione era migliorata e il senso
della vita gli appariva più largo, meno asfittico, insomma anche meno noioso. È
vero che i soldi diminuivano, ma se per anni non aveva mai speso niente di più
che lo stretto necessario per sopravvivere, ora aveva deciso che era il momento
di investire senza lesinare. Odair gli diceva e gli ripeteva ogni giorno il
motto o la va o la spacca. A lui non piaceva
per niente questa espressione popolare, era proprio il contrario del suo stile,
anche se quello era involontario e non lo lasciava per niente soddisfatto, sia
della routine che dei risultati inesistenti, dei cambiamenti invisibili, fino a
quel punto della sua vita.
Saltando
quelle intermedie, che sono state parecchie, alla casella numero ventidue ci ha
trovato Valnisia, che gli ha fatto sperare subito qualcosa di bello. Si trattava
di una mulatta sensuale e attraente, perfino simpatica e intelligente, ma al
secondo incontro allo shopping center
Beira Mar lei ha portato Giba, il figlio quindicenne, forse per caso, forse
no. Non sembrava per niente contento di stare lì ad annoiarsi. Alla fine lei lo
ha preso a schiaffi platealmente, dopo un’ennesima impertinenza del Giba nei
confronti di Adislom, che tentava di sorridere e di minimizzare, ma non sapeva affatto
come comportarsi.
La
sorpresa stavolta è consistita nel fatto, non trascurabile, che Valnisia aveva
un’agenzia del genere di quello di Getulia. Al terzo incontro, quando lei ha intuito
che lui voleva fuggire da quella situazione, gli ha chiesto se piuttosto non desiderava
lavorare da lei, che le pareva che avesse classe e capacità, la maniera di fare
riservata che era assai apprezzata in Brasile, ma spesso risultava solo
simulata. Lui ha accettato subito. Gli aveva promesso un buono stipendio, ma avrebbe
dovuto fare dei cambiamenti dal lato estetico, niente di che, solo per sembrare
più professionale all’occhio del cliente, e soprattutto della cliente.
La
settimana dopo, vestito in giacca a cravatta, ha fatto ingresso nell’elegante
studio di Valnisia, si era tagliato i capelli, si era fatto aggiustare i baffi.
Lei lo ha esaminato distrattamente e pareva soddisfatta.
Ha
cominciato per prima cosa ad assistere ai colloqui attraverso un vetro a
specchio, come alla polizia, il microfono gli riportava le voci e così poteva
seguire la tecnica di lei nei dettagli, per poi, magari, inventarsene una sua,
gli ha suggerito lei.
Ha notato subito che Valnisia trattava differentemente i clienti rispetto a Ge, si vedeva il suo intuito nella scelta del conforme procedimento già dalle prime frasi, c’era una specie di complicità sottile, eppure forte, che lei sapeva trasmettere loro e di solito riceveva di ritorno.
Il contatto telefonico veniva sempre fatto dalla segretaria Adelinha
che invece era una specie di robot sovrappeso e di cortesia esagerata, ma che
secondo Valnisia ai clienti piaceva, li faceva sentire a loro agio e pronti per
parlare, personalmente poi con Valnisia stessa, notavano la differenza e se ne compiacevano
e allora sborsavano volentieri, insomma si fidavano.
“Buon
pomeriggio, telefono per l’annuncio...”
“Sì,
buon pomeriggio a lei, siamo a disposizione, dalle 9 alle 12, poi dalle 14 alle
19, vuole fissare un appuntamento con la dottoressa?”
“Sì,
cioè no, vorrei prima sapere come è la prassi, come si sceglie e quanto
costa...”
“Benissimo,
non c’è problema, ma lei deve venire qua e parlare con la dottoressa, questa
parte non costa niente e lei potrà avere davanti a sé la sistematica della
nostra agenzia, che è seria e qualificata, ma assai difficilmente potrei
spiegarle per telefono la nostra procedura. Se lei viene qua, potrà rifiutare
se non le piacerà, liberissimo di farlo e senza nessuna pressione da parte
nostra, ci mancherebbe… cortesia e discrezione è il nostro motto, ma solo così
saprà per intero tutto quanto vorrà sapere e naturalmente senza nessunissimo impegno...”
Raramente
le persone non si fidavano di quel discorsetto semplice e comprensibile per
tutti, ma ben studiato. Adelinha era paziente e spiegava cento volte la stessa
cosa alla stessa persona, usando parole e frasi differenti, ma mai e per nessun
motivo parlava del prezzo che era abbastanza alto e doveva essere rivelato solo
come ultima cosa e da Valnisia in persona. Entrambe sapevano a memoria che solo
quando il cliente si fosse finalmente sentito in pace con i suoi scrupoli, solo
allora sarebbe stato pronto a mettere mano al portafoglio. In generale però
erano più numerose le femmine e per questo che lui era stato chiamato. Secondo Valnisia, le donne volevano parlare con un uomo, e trasferire su quell’uomo un’idea del loro
potenziale compagno futuro, al contrario di quello che era l’opinione comune,
anche e soprattutto nelle altre agenzie.
La
competenza doveva essere mostrata, si dovevano far vedere gli album, le foto,
gli schedari, tutto o quasi al computer e Valnisia lì davanti era molto convincente, lui
doveva farne una sua versione maschile e anche personale, ma secondo lei
Adislom era nato e cresciuto proprio per quel tipo di lavoro, non c’era verso
di sbagliarsi.
Lui
invece temeva che non avrebbe potuto diventare mai un improvvisato
professionista del genere, quello che lo incitava era più che avrebbe potuto
veramente aiutare il prossimo, fare in maniera che le coppie si formassero già
per funzionare nel tempo.
No,
a dire il vero, ancor più sperava che trattando con le donne, in qualità e
quantità, avrebbe trovato una sua compagna ideale. Poi lo stipendio non era affatto
male, e c’era anche un consistente premio di produzione.
L’agenzia
era di lusso, rispetto all’altra, si vedeva che la gente che ci andava era di
livello più alto, pagavano il doppio e quindi la selezione era naturale, ma Valnisia
lo aveva avvertito e aveva fatto una faccia seria: mai mischiare il sacro col profano. Lei stessa aveva provato a trovare
il suo compagno con un’altra agenzia, ne era testimone lui stesso.
Ha
cominciato quindi a filmare i colloqui con la telecamera nascosta, per poi
rivedere più volte e assimilare e confrontare la psicologia di Valnisia alle
prese con le varie esigenze dei clienti. Ma il suo progetto era ancora
sotto-sotto quello di trovare una donna per la sua vita. Valnisia in lui ci
vedeva un buon professionista, che in quel ramo sono tutti improvvisati, ma ci
vuole un talento fino a quel momento nascosto e lui ce lo aveva.
Dopo
qualche giorno di riprese e di documentazione, visto che lei lo pressava, si è
deciso a fare i primi passi di pratica, l’idea di Valnisia era che lui si
specializzasse per fare, in seguito, solo la parte delle clienti femminili;
mentre lei si sarebbe presa solo i maschi. Adislom ha sentito inaspettatamente
una punta di gelosia che ha accantonato subito. Secondo lei questo avrebbe
aumentato ancora le vendite di anime perché la loro professionalità sarebbe
cresciuta e di conseguenza i risultati pratici, perché -in-fondo-in -fondo- in
Brasile la pubblicità di bocca in bocca è quella che funziona più di tutte le
altre.
Anche
se è una capitale di stato, Florianopolis è una città relativamente piccola e la
gente si conosce quasi tutta, almeno di vista. L’isola omonima anche non è
molto abitata, per ricevere così tanta gente d’estate, poi lavorano quasi tutti
nel turismo e quindi c’è un contatto quasi forzato, specie nei mesi più freddi,
per la preparazione della stagione delle vacanze.
Intanto,
per farsi un’idea, secondo Valnisia doveva ricevere anche gli uomini, Adislom, che
naturalmente gli riuscivano più facili, lo coinvolgevano meno a livello emotivo, li
capiva anche meglio. Passavano le settimane, il lavoro gli piaceva, la sua
esperienza cominciava prendere consistenza, si ampliava e si ramificava.
Tra
le tante bruttarelle e attempate, ce n’era una che gli piaceva. Era una rossa procace,
di trenta anni circa, lo confondeva già solo allo sguardo, all’inizio lo sconvolgeva
tanto che Adislom sentiva che voleva scappare, ma se ne sentiva anche fisicamente
assai attratto.
“Guardi,
il mio problema con i miei pretendenti è che loro mi cercano solo per il sesso,
invece per me il sesso è l’ultima cosa, per me è più importante l’amicizia, la
complicità, insomma, anche quando i primi contatti funzionano, poi tutto si
sgonfia, perché poi più loro si arrapano e più mi danno l’idea che tutto quello
che vogliono è quello e solo quello...”
“Molto
bene, lei ha le idee chiare, questo è un vantaggio, è la prima volta che
ricorre a una agenzia di incontri?”
“No,
ma le cose non hanno mai funzionato, credo che la colpa non sia solo mia, ho
notato che queste agenzie, spero che la vostra non sia così, pensano solo ai
soldi, un po’ come i miei uomini che mirano solo al sesso, non so se le due
cose hanno una qualsiasi relazione tra di loro, ma vorrei più dolcezza e calma
nelle persone, meno dannata fretta di arrivare al sodo, lei per esempio, mi
pare una persona equilibrata, certo, un po’ vecchiotto per me... ma lei è
libero?”
Dal
suo rossore, lei ha capito che lo era, che nel suo ruolo fosse un principiante, ma
la mancanza di risposta invece ha detto il contrario, ma di quale domanda?
Insomma ognuno ha avuto la sua pensata logica e poco dopo Adislom stava
prendendo i dati personali della signora. Si trattava di una donna sposata che
cercava un rapporto da affiancare a quello con il marito, che non era mai in
casa e quando c’era allora era meglio che non ci fosse, ma gli voleva bene e
probabilmente era lui che aveva i soldi.
Insomma
la storia segreta è cominciata e gli piaceva parecchio, oppure troppo. Sensazioni
mai provate, anche quella fase del sotterfugio che non aveva mai pensato di
aver voluto o potuto affrontare nella sua vita. Ha creduto che forse quello fosse
il famigerato amore, ma non ci ha messo troppo a capire che era solo novità,
sesso e capriccio, cose che conosceva poco. È diventato più curioso, aveva meno paura, si sentiva più sicuro.
Valnisia
lo ha invitato a cena diverse volte, ogni tanto gli ha portato anche dei
regalini, cose piccole ma scelte con cura, indovinando i suoi gusti, la sua
sorpresa e la relativa gioia di venir stupito, considerato. Andavano anche a
prendere il caffè spesso insieme, durante il lavoro. La maniera di fare di lei
gli piaceva. Intanto il menage con la rossa signora sposata durava da un po’ di
tempo, ma lui ha avuto anche altre avventure piccanti e segrete, sempre e solo
con le clienti.
Il
lavoro andava bene, oltre allo stipendio che non era per niente male, Adislom ha
scoperto di avere un fascino che non conosceva, forse perché era vestito
meglio, più curato nell’aspetto, ma anche l’immagine di consultore amoroso faceva
automaticamente nascere nelle donne qualcosa, mentre parlavano di altri
potenziali uomini, che loro però inevitabilmente spesso vedevano in lui.
Valnisia
gli ha detto che lui sembrava molto calmo, che nella vita è una virtù che non aveva
prezzo, se usata bene. Adislom era saggio, almeno apparentemente, non perdeva
mai la pazienza, il cliente o meglio ancora, la cliente, sentiva subito di
trovarsi in buone mani e subito dopo ne voleva anche approfittare.
Aveva
bisogno quindi di sentirsi in forma, si è tagliato i baffi e sembrava più
giovane. Ha cominciato anche a fare sport in palestra, più frequenti e lunghe le
camminate sulla spiaggia, ha scoperto che gli piaceva abbronzarsi.
Si
sentiva un altro uomo.
A
sorpresa Valnisia gli ha proposto di aprire la sua agenzia, gli ha chiesto se voleva
un prestito, gli ha trovato addirittura un fondo ideale per un ideale tipo di
occupazione del genere.
Lui
non ha capito all’inizio, lei gli ha detto che la sua personalità era diventata
troppo ingombrante, che lei stava passando in secondo piano, che ormai lui
aveva tutte le carte in regola per farsi una clientela sua personale.
Valnisia
gli ha scelto una segretaria efficace dopo una serie di annunci, colloqui e
provini, gli mandava addirittura i clienti, gli faceva pubblicità e lui
contraccambiava. Le cose sono andate subito bene, il suo Suaves Encontros gli ha dato immediatamente soddisfazione, a lui e
ai clienti, specialmente alle clienti e poi i soldi.
Ma
Valnisia che cosa voleva da lui?
Possibile
tutto questo interessamento senza nessun interesse diretto o indiretto che fosse?
Ormai
frequentarla era diventata un’abitudine, senza obblighi e senza fretta, lei gli
ha fatto capire che sapeva delle sue storie e che non le davano per niente
fastidio. Ogni tanto si faceva vedere con un uomo, un amico, per ingelosirlo e
lui si ingelosiva.
Lei
lo guardava crescere, questo sentimento sotterraneo, aspettava che fosse
maturo?
Ai
più sembrava un’amicizia, ma pareva anche strano che lo fosse, tra un uomo e
una donna incontratisi in un’agenzia per cuori solitari, c’era una complicità inusuale
e curiosamente anche sensuale. Lo ha progressivamente avvicinato a sé stessa, se
ne è accorto, proprio nel momento in cui la libertà che lei lo ha aiutato a
raggiungere avrebbe dovuto farla diventare gelosa.
La
sua rossa sposata non voleva farsi lasciare, voleva lasciare il marito e ha cominciato
a ossessionarlo al telefono e di persona, Valnisia lo ha aiutato, lo ha consigliato
e attraverso il suo avvocato è riuscita a risolvergli il problema.
Sono
passati tre anni da quando si sono conosciuti. Giba, il problematico figlio di
lei, è andato a vivere in Portogallo. Le due agenzie si stavano facendo spietata
concorrenza, ma era solo apparenza perché si mandavano clienti a vicenda. Sono
diventate le due migliori dell’isola, probabilmente di tutto lo stato di Santa
Catarina, o del sud del paese, perché gli arrivava gente anche da altri stati
limitrofi, dallUruguay e dall’Argentina.
Florianopolis
era un’isola incantata, le spiagge gli sembravano sempre più belle, la sua casa
sulla baia di Matadeiro era un gioiello di pace e di stupenda macchia atlantica
nel giardino, il motore della sua nuova BMW marciava a pieno regime, un colpo
dopo l’altro e il suo oggi pareva già differente, in funzione di un domani in
prospettiva.
Tutto
questo era stato preceduto da una crescente coscienza di sé stesso e una minore
sensibilità agli odori e ai rumori, una respirazione regolare e un sonno più
continuo, il battito del cuore sembrava aver compreso di nuovo la sua vera funzione,
che è di appoggio e non di protagonismo.
In
un bel pomeriggio ventoso, Adislom ha scoperto di essere sbucato dall’altro
lato del tunnel, quando abbracciata di slancio Valnisia non si è sentito
affogare dal suo profumo sempre troppo forte per lui, come quello di tante
altre donne, e le ha detto che accettava di collaborare con lei... cioè non solo a
livello di affari. Una dichiarazione di amore imbranata, ma che lei ha apprezzato,
non gli risposto, ha fatto la civettuola, ma gli ha fatto capire che andava
bene.
Come
poteva un uomo limitato è timido come Adislom diventare un conquistatore? Certo,
era anche intelligente, ma non sapeva usare che una parte infima del suo
potenziale. Non aveva nemmeno il fisico del playboy e gli anni gli avevano
consumato anche l’autostima, se mai ce ne avesse avuta una, lui non l’aveva mai
notata. Sicuramente era stata Valnisia che l'aveva cambiato e magari lo aveva
fatto per indurlo a capire che lei era la donna giusta per lui. Lei lo sapeva
già, ma doveva solo condurlo a intendere la situazione anche a lui e per farlo era
riuscita a portarlo sulle sue stesse tracce, in maniera che Adislom riuscisse a
capirlo prima lui, internamente e poi di conseguenza poterlo trasmettere alla
sua parte esteriore, quella cioè che dimostra i suoi sentimenti apertamente e che
lui non era mai riuscito a trasmettere a nessuna donna prima, certo nemmeno
loro a lui, se ce ne erano stati.
Un
giorno seduti in veranda dell’appartamento di lei, con sconfinata vista sul mare,
ponte e continente relativo, con quel silenzio tra di loro che non pesava mai,
ma che era piuttosto una dimostrazione di complicità, Adislom ha chiesto a
Valnisia, che era laureata in psicologia più altre robe limitrofe, cosa diavolo
fosse l’amore secondo lei e lei ha risposto, ma prima si è accesa una sigaretta
e ha bevuto un sorso di cognac francese.
“L’amore
tra un uomo e una donna è una roba misteriosa e ibrida, gli scienziati non ci
hanno capito ancora niente. Magari è un po’ come le previsioni del tempo, le
variabili sono infinite, incalcolabili.
Secondo
me nasce dalla simpatia istintiva per il modo di fare di qualcuno, dalla sbocciata
attrazione sessuale, e poi si trasferisce ben presto nel desiderare per sé
stessi una serie di vantaggi tangibili, che possono essere anche durevoli e
determinanti per lo star bene o male. Se va storto e ci si innamora di qualcuno
che non ci ama, può essere anche la distruzione, per questo tutti lo vogliono,
ma lo temono anche in egual maniera o forse anche maggiore. Alcuni ne sono
talmente terrorizzati che fuggono tutta la vita.
Capire
che una persona di sesso opposto possa essere la nostra fortuna, può essere la
felicità, tra virgolette e parentesi, perché non è mai cosa durevole, continua
e assoluta come dicono i libri o i film, inutile illudersi, ma può essere
solida e ripetibile, con una certa irregolare discontinuità, tipica degli
esseri umani.
Affinché
questo accada è indispensabile che la persona impari a non ingannare sé stessa,
ma anche così non avrà la sicurezza del successo, insomma bisogna un po’
accontentarsi e un po’ volere sempre di più. E ci vuole anche fortuna. E poi
bisogna capire quando si incontra la persona giusta, intendere se sia proprio lei e non
lasciarsela sfuggire. Spesso succede che la persona giusta si incontri nel
momento sbagliato, oppure nel momento giusto, per una purtroppo frequente
coincidenza, si trovi piuttosto la persona sbagliata.”
“Tutto
qui? Mi sembra facile.” Ha chiesto Adislom serio. Lei ha riso.
“Infatti,
niente di che.
E
una certa dose di senso dell’humour è indispensabile per non prendere tutto
maledettamente sul serio. Ma non si può prendere neanche tutto per scherzo,
insomma. Ci vuole equilibrio, saggezza, ma anche genio e sregolatezza. E
fortuna, molta fortuna.”
“Non
ti sei dimenticata niente?”
“Mi
pare di no.”
“Mi
avevano parlato dell’esistenza del sentimento...”
“Ah,
certo, ma quello è una conseguenza delle altre cose, l’ammirazione per
qualcuno, che ci possa dare dei vantaggi concreti di vario tipo, non esclusi
quelli sessuali.”
“Ah,
ecco…”
“Dimenticavo
però che il sentimento può facilmente essere irrazionale e portarci verso
l’inganno, farci credere che quella persona sia in una maniera, ma poi invece è
in un'altra e farci a pezzettini, con comodo, senza fretta, e soprattutto senza
il minimo rimorso.”
“Se
uno dovesse pensarci prima, allora, desisterebbe prima di cominciare.”
“Sì.
Forse è meglio non saperlo, ma quando conosci le varie fasi, magari, sai meglio
come muoverti. Un altro ingrediente importante, non solo per questi casi
amorosi, è non desistere facilmente, non avere fretta di risolvere tutto
subito…”
“
…e qui sono già due ingredienti in più.”
“Oppure
una persona che faccia tutto per te, dall’altra parte, per il comune
interesse…”
“…
come hai fatto te con me?”
“Per
esempio, ma tutti questi sforzi non sono vani e isolati, bisogna ammettere, la
vita funziona un po’ come l’amore, cioè tanta disciplina, senza scordarsi dei
sentimenti, del piacere, dei possibili risultati buoni… insomma non ci si può
lasciar crescere il muschio addosso. E non ci si può muovere come automi, cioè
senza mettere costantemente in dubbio quello che si fa ogni giorno…”
“Non
scoraggiarsi mai?”
“Sì.
Questa è la parte che hai fatto anche te, da un certo momento in avanti, se tu non ci avessi creduto, dalla tua
parte, ogni mio sforzo dalla mia sarebbe stato vano.”
“Forse.”
“Ma
una cosa mi chiedo, da un po’ di tempo, ma forse è meglio se la chiedo
direttamente a te: cosa hai visto in me, cosa ti ha fatto decidere a convincere
me, che ero un mollusco senza iniziative, che si poteva fare della mia una
vita a due?”
“Proprio
quello, che eri uno che parlava poco, uno che non disturbava nessuno…”
“Non
credo di aver capito.”
“Beh,
di gente che parla tanto al mondo c’è pieno, e sono spesso quelli che lo fanno
a vanvera, ma di quelli che parlano poco e a volte sono quelli che hanno cose
più interessanti da dire, che sotto la timidezza e il rispetto hanno anche
qualcos’altro di solido, quelli che te chiami sentimenti, ma sono conseguenza
di altre cose precedenti e intrecciate. Siete pochissimi.”
“E
perché?”
“Perché
il mondo stimola il contrario, l’apparenza senza contenuto. Iniziative senza
preparazione. Critica senza autocritica. Le cose stanno costantemente peggiorando,
nessuno lo vede meglio di noi, dentro una cosiddetta agenzia matrimoniale.”
Sembrava
tutto eterno e meraviglioso, ma non è durato molto, tra di loro, nonostante
tutto. Purtroppo non ha funzionato, hanno passato dei bei momenti, comunque e
hanno resistito qualche annetto anche dopo.
Lei
si sentiva superiore e lui non accettava di sentirsi inferiore, nella
routine c’erano piccole prepotenze e conseguenti pesanti silenzi. Forse non è
solo una questione d’incompatibilità tra l’uomo e la donna, è l’ambiente
attorno, perfino da come da loro stessi è stato sviluppato, che non li aiuta.
Adislom,
rimasto da solo, ha più soldi e dignità di prima, il suo lavoro gli piace, ha
una bella casa e con Valnisia ha un rapporto di amicizia non indifferente.
Giba, il figlio di lei, è tornato sposato con un’angelica ragazza slovena, ma
il loro matrimonio è in crisi.
Insieme
al senso della vita, alla competizione, alla cosiddetta democrazia, all’economia
condannata alla crescita forzata, il matrimonio è causa di dubbi, riflessioni e fughe.
L’esistenza
è una serie di transizioni, di varia velocità e importanza, attaccate l’una
all’altra. Non ci si può fermare.
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