lunedì 1 novembre 2021

COSTRUIRE IN BRASILE

 


 

Mi avete chiesto se i lavori qui in casa sono finiti o come stiano procedendo. Se veramente lo volete sapere, il discorso è abbastanza complesso. Ecco una possibile risposta, forse troppo lunga, ma se avrete un po’ di pazienza, ne riceverete in cambio un'idea completa e magari vi divertirete anche, alle mie spalle. 

Del tutto per caso - o forse è stato il solito destino burlone - mi sono imbattuto in un muratore brasiliano che conoscevo già da tempo, uomo insomma che aveva fatto alcuni lavoretti a casa mia, anche cose medie o più grosse, di muratura e carpenteria, falegnameria eccetera.

Se hai bisogno di qualcuno che ti faccia un po’ di muratura, qualcosa d’idraulica, modifiche e riparazioni all’impianto elettrico, taglio di alberi, di rami invadenti eccetera, qua nella zona sud di Porto Alegre c’è Carlinho, professionista un po’ lento ma veramente capace in tutto quello che fa, se e quando lo facesse. L’unico difetto è che se sei un tipo ansioso lui ti porterà all’infarto, a qualche tipo di ictus e allora può diventare meno conveniente anche per lui, perché non lo pagherai come promesso.

Il primo lavoro che mi fece, lo dovetti rifare tutto di sana pianta, ma non era colpa sua. Ci aveva messo un poliziotto in pensione, alle sue dipendenze, che era sparito lasciandomi le pietre in mezzo alla stradina per arrivare al garage e poi aveva fatto, con il solito pesante ritardo e schifosamente il lavoro in questione. Erano diversi anni fa, stava ancora imparando il mestiere.

Non lo avevo più cercato anche perché le ultime volte mi aveva promesso di venire poi non si era presentato, almeno tre o quattro volte.

 Non è capace di dire di no, avevo pensato, è un bravo ragazzo. Non ero lontano dalla verità, ma il discorso era un po’ più complicato.

 Quando sono arrivato ad abitare qua lui viveva nella casa di fronte al mio cancello di entrata e la strada è stretta, il cancello peggio, la pendenza è forte e bilaterale, entrare e uscire è già difficile, ma se qualcuno posteggiava di fronte al cancello di Carlinho, diventava praticamente impossibile.

Se non era lui era un suo fratello, ce ne aveva tre, ma ora uno è morto, non voglio dire per fortuna. Insomma lì davanti c’era sempre qualcuno che m’impediva di entrare e di uscire. Qualcuno che se sollecitato poteva spostare la macchina con la necessaria calma.

Magari l’errore fondamentale era mio, che avevo un cancello troppo stretto e che tecnicamente partivo sempre in orario, ma sul filo del rasoio e in probabile predicato per un prossimo ritardo.

Oppure la colpa era della strada, eccessivamente sterrata e in pendenza eccessiva. Figurarsi che quando scendevo dalla macchina, per chiudere il cancello, notavo che una ruota della macchina rimaneva per aria, senza toccare terra. Terra si fa per dire, giacché - per arginare l’erosione - la gente ci buttava dalle pietre al calcinaccio, rifiuti vegetali o animali, tutto e il contrario di tutto. Io stesso avevo fatto diversi esperimenti interessanti, non solo per il bene della scienza, quasi tutti inutili o addirittura dannosi all’economia della strada, alla mia entrata e uscita, stimolo o provocazione alle altrui bestemmie, che per fortuna qui non fanno parte della cultura e ci si limita alle parolacce ripetute, insomma ci si accontenta di ritornare a più riprese sulle stesse.

La puntualità in Brasile è considerata una cosa da stranieri, un orario è appena indicativo per stabilire il relativo ritardo necessario e puntuale, immancabile.

Bugiardi qua sono tutti, ma esistono vari livelli e classificazioni. Carlinho stesso non annunciava mai una cosa che poi avrebbe effettivamente fatto, poteva esserci un vago fondo di verità, ammettiamolo, ma mai esattamente come lui aveva detto, con la scadenza che aveva preannunciato, con la totale efficacia che aveva spergiurato che ci sarebbe stata, senza alcun dubbio, ma che alla fine non c’era e non gli assomigliava nemmeno da lontano. C’è da dire che qua le altre piccole ditte di costruzione sono molto peggio, quindi bisogna accontentarsi, anche se ci si trova approssimativamente vicini alla più larga e confusa approssimazione, non si può certo chiamare una grande impresa, dopo sennò come si fa a pagarla?

Nel calcio succede una cosa diversa, ma in certo senso simile: una squadra di una qualsiasi altra parte del mondo spera di fare bella figura, di avanzare più possibile, di classificarsi bene. La squadra del Brasile parte per un mondiale dichiarando che è sulla rotta per la vittoria finale, in ultima istanza l’hexa, che sarebbe il sesto titolo. Ma lo dice dal 2002, dopo aver vinto il penta, cioè il quinto. Cioè essere ottimisti è una bella cosa e pessimisti una pessima cosa, ma in entrambi i casi, meglio sarebbe non esagerare. Per loro arrivare secondi è molto peggio di arrivare ultimi.

Mi ricordo un tecnico di una squadra di serie B dello stato di San Paulo, il San Caetano, che arrivata in A grazie a lui e per la prima volta nella sua storia, per due campionati consecutivi arrivò seconda. Lo mandarono via senza lesinare in offese.

Carlinho soffre di convulsioni, prende medicine non so da quanto tempo, dice che con queste pasticche non le avrà più, ma un giorno ha perso i sensi ed è caduto da sopra una massicciata che stava facendo, della sua casa, ha battuto la testa e lo hanno ritrovato solo molto tempo dopo, non si sa come sia sopravvissuto, diciamo che ha avuto culo, ma forse ne avrebbe avuto di più morendo, dipende dai punti di vista e dai livelli di ottimismo.

Con i suoi disturbi non avrebbe nemmeno potuto bere, ma fino a poco tempo fa era ubriaco tutte le sere dopo il lavoro, ora forse ha capito che non ci può più scherzare.

È una persona intelligente, alla sua maniera, forse non ha studiato, anzi di sicuro, ma altrettanto di sicuro fa lavorare il cervello. O almeno è in grado di farlo, solo che non lo fa sempre e a volte preferisce addirittura evitarlo.

L’altro giorno per esempio ha lavorato duramente per togliere le tegole dal mio tetto ed erano solo in due a farlo, un lavoro massacrante. Una volta scoperchiatolo dovevano aggiustare il sottostante telaio di legno per poi metterci le lastre di Eternite, e fissarle con il trapano e le viti autofilettanti. Qui si chiama Brasilite, che ora fabbricano senza più amianto. Pare che fossero cancerogene, ma Carlinho dice che è solo perché essendo un materiale indistruttibile alla fine non c’era ricambio e l’industria della costruzione non si arricchiva abbastanza.

Carlinho diceva pure che non sarebbe piovuto, di non preoccuparmi. Ora, quando mi dice così, io mi preoccupo di più, di colpo il mio livello di preoccupazione sale, impossibile cercare di controllarlo.

Quando il tetto era scoperto, non c’era tempo per fare una sistemazione del telaio per poi avvitarci le nuove lastre all’incirca di un metro per due, la pioggia secondo le previsioni era imminente.

Un capitolo a parte meritano le previsioni del tempo brasiliane, d’accordo che qua il clima subtropicale è particolarmente ostico, perché il caldo equatoriale sopra di noi si scontra con il freddo antartico, grazie ai venti della Patagonia, o per colpa loro. Fatto sta che non indovinano nemmeno quasi mai se e quando pioverà, ma hanno la petulanza di prevedere, nero su bianco, quanti millimetri di acqua cadranno, giorno per giorno, ora per ora. Alla gente di qua piace guardare su internet e vedere tutta questa fottuta tecnologia, non ci pensano proprio che poi non ha niente a che fare con la realtà vera.

Mancava anche poco all’oscurità insomma e Carlinho con l’aiuto del fratello Ireno e di due altri manovali sopraggiunti, hanno tirato su tutte le lastre di Brasilite, e le hanno disposte su tutto il tetto, senza fissarle, tappando con dei teli di nylon le parti scoperte. I pannelli erano troppo pesanti e il vento non li avrebbe scoperchiati, o almeno così speravamo.

I nostri armadi erano pieni di vestiti e poi c’erano i letti, i mobili e gli armadi stessi, fatti di una specie di truciolato, non possono assolutamente bagnarsi, sennò si sfanno. Il truciolato è l’unica opzione, perché il legno è soggetto al Cupim, che è una specie di termite, ma molto più veloce e tremendo di quello che sono i tarli in Europa.

Le previsioni stavolta erano di qualche rovescio, roba leggera, rigorosamente senza vento, specificavano anche, come di solito, i millimetri esatti, pochi comunque e ben distribuiti durante la notte. Manco a farlo apposta si è rovesciato il mondo sul mio povero tetto, i teli hanno fatto solo da filtro, l’acqua è entrata a catinelle in casa, cioè le catinelle le avevo messe io da sotto, ma non sono bastate, allora ho messo attorno tutti i panni vecchi che c’erano in giro, ma anche quelli sono stati un palliativo, perché sono seguiti due giorni di pioggia e vento ininterrotti.

Sotto il ruscello più forte e i relativi affluenti avevo costruito anche una geniale piscina di nylon e legno, quando improvvisamente ha smesso di piovere. Ero riuscito a salvare i mobili e i letti, comunque.

Non è che le previsioni del tempo non ci azzeccano mai, secondo me bisogna saperle interpretare, per esempio se dicono che pioverà poco allora pioverà tanto, o viceversa. Se dicono niente vento, allora ci sarà una tempesta, se la previsione è una pioggia che durerà poco allora non smetterà più.

Questo clima subtropicale è piuttosto ingannevole e burlone, poi nella vita bisogna essere mezzi filosofi, una volta fuori fare quello che volete, ma qui è indispensabile sia capire, che accettare di non poter capire.

Oggi c'è un temporale e i cani entrati in casa per paura dei tuoni non si sentono abbastanza rassicurati e mi guardano come se io fossi Dio, e allora secondo loro volendo potrei farla finita schioccando le dita, con questo bombardamento che è uno stress fine a sé stesso. Mi vedono tranquillo e sicuro, forse secondo Agata e Franco mi sto divertendo un po' alla faccia loro, anche se poi invece si tratta solo di musetti impauriti.

Cambiano posto, se mi alzo mi vengono dietro, forse la porta del terrazzo semiaperta per loro è il luogo meno indicato. Ero venuto qui per scrivere e per respirare meglio, ma non ci possiamo rimanere.

La notte porta consiglio, è vero, ma funziona meglio se riesci a dormire. Se non dormi per due notti il consiglio è più confuso e improbabile ancora.

Ho pensato che i colleghi di Carlinho sono tutti peggio di lui, almeno quelli di cui io abbia notizia: prendono tutti i lavori che gli chiedono di fare e li distribuiscono alla rinfusa nel tempo, facendo in maniera che tutti i clienti rimangano equamente incazzati, eppure impotenti.

Il metodo è quello collaudato e consacrato: arriva con del materiale, fa qualche telefonata, poi dicendo che torna dopo poco, scappa. Lo rivedi nei quattro o cinque giorni successivi, ma comincia a piovere e non si può lavorare. Intanto casa tua è nel caos e nella sporcizia.

Il fatto è che lui sta sempre sotto pressione, anche se quella pressione ormai non la sente più. Figurarsi che non vuole rimanere a casa, perché c’ha troppi lavoretti arretrati da fare, me lo ha confessato lui, preferisce avere troppi lavoretti arretrati da fare fuori, gli ho detto io, e lui ha sorriso. C’era un fondo di verità nella mia frase, forse, ma ha preferito non pensarci troppo.

Ho notato che la colpa non è mai sua e che se ingenuamente gli dai corda, lui comincia a lamentarsi dei torti subiti dal mondo in generale, ma principalmente dai suoi fratelli, smette di lavorare a tempo indeterminato, finché tu non scappi con qualche scusa e non torni più.

Tonico, il vicino di casa alla nostra destra, è anche nostro amico e aveva un armazem (magazzino alimentari) qui a pochi metri, che ha chiuso da non molto tempo per eccesso di rapine, con la crisi degli ultimi anni gli portavano via soprattutto le cose da mangiare. Purtroppo Tonico è anche amico di Carlinho, che a pranzo automaticamente va là da lui e torna ore dopo, credo anche mezzo ciucco, ma è difficile notare la differenza.

I manovali appena li paghi spariscono, quindi ne ho conosciuti in grande quantità. La qualità professionale abbastanza livellata, è bassa o nulla, in più mi pisciano da tutte le parti, ma all’erba o alla nuda terra preferiscono le aree cementate. Alcuni sono molto simpatici, assolutamente tutti bevicchiano, si presentano vari livelli e classificazioni.

Secondo me, il suo manovale migliore era Murilo, uno giovane, di colore, alto giovane e forte. L’altro giorno tranquillamente montava e scendeva, su e giù, con un secchio pieno di cemento la scala fino sul tetto. La casa è di due piani, che se ci provavo io morivo dalla paura di cadere, proprio cadendo dalla scala, virtualmente ma anche materialmente schiacciato da quel peso. Lui lo ha fatto per ore, avanti e indietro, con calma. Un secchio di cemento, acqua e sabbia, poi uno di mattoni pieni, alternando, senza fermarsi. Mi faceva paura solo a guardarlo, sono scappato dentro.

Oltre alla sua innegabile forza fisica, lo sprezzo del pericolo è notevole, che se qualcuno qui casca da sei metri o più di altezza, la sicurezza sul lavoro nero non esiste e non è pagata, se non con la prigione, in questi casi non so cosa succederebbe e non ci voglio nemmeno pensare. Là dentro ho considerato che Murilo è il migliore anche perché quando Carlinho comincia a lamentarsi del mondo lui non gli dà ascolto, quindi il muratore se ne stanca e il lavoro rende di più.

Nella casa di fronte al mio cancello, di proprietà di Carlinho, ora abita una coppia di colore, lei lavora come una schiava in giro a pulire le case altrui e lui sta tutto il giorno a bighellonare, ascoltando musica orribile ad alto volume, dice che c’ha il cancro, ma non muore mai.

La tettoia di fianco alla casetta sta per crollare ed è pesantissima, che se passa qualcuno sotto: gatto, cane o essere umano, ci rimarrà ugualmente schiacciato. Glielo hanno più volte detto a Carlinho, ma lui ha fatto orecchie da mercante, anzi peggio: da muratore brasiliano.

Sopra c’è un albero preistorico enorme che ha dato già grossi problemi con i fili d’elettricità della via, i suoi rami sembrano rugose collottole di Brontosauri e arrivano sopra il mio terreno, perdono dei baccelloni che continuamente trovo per terra e spazzo senza riuscire giammai a liberarmene. Dicono tutti che è pericoloso, che può cadere, se non l’albero i suoi rami pesantissimi lo hanno già fatto, ma lui non ci crede, non gli pare probabile, forse non conosce neppure la parola.

Il cupim è una specie di tarlo che come ho già detto rode il legno. A casa di Carlinho, gli inquilini, per non rimanere sempre sotto la polvere che gli animaletti lasciano cadere dal soffitto, lo hanno foderato con grandi teli di nylon. La casa non ha neanche i vetri alle finestre, non so quanto pagano di affitto, magari non glielo pagano nemmeno.

Alla fine ho concluso che il profilo di Carlinho forse non era il più adatto alle mie esigenze, sia dal punto di vista puramente filosofico che vieppiù dal semplice e normale bisogno di un muratore abbastanza poliedrico, ma un po’ più razionale, per le riparazioni della casa in questione, la mia. Prima credevo che lui non si facesse pressare da niente e da nessuno, ma non era un calcolo, nemmeno una cosa lontanamente ragionata, era solo una roba fisiologica. Allora gli ho chiesto, magari per tentare di comprendere una ben determinata situazione, in cui però mi ero già trovato altre volte e non solo con lui:

Ma se tu dicessi ai tuoi clienti che in quel momento hai troppo lavoro, che non puoi prenderne uno in più pensi che perderesti i tuoi clienti? O che magari rimarresti inattivo?

Non mi ha subito risposto direttamente, nemmeno dopo con calma e neppure indirettamente, a dir la verità. A seguito di una spirale di sue lente frasi, ho capito che a casa sua ha troppa roba arretrata da fare e che questo è il motore delle sue scelte, o forse solo il freno. La pressione della moglie è l’unica che teme, le altre non le considera nemmeno esistenti. In più la prassi è quella, tutti fanno così, non si conosce un altro tipo di pratica lavorativa.

Da questo e da altri fatti contingenti, in seguito ho capito che noi, tutti, a vari livelli e classificazioni, abitiamo la nostra vita portati in giro da venti montani e correnti marine, spinti o frenati da motivi vari e differenti, spesso poco importanti per una qualsiasi efficace economia, ma che ci trascinano od ostacolano in misure irregolari e discontinue, per portarci a un traguardo senza farci capire quando, come, né perché. O se quello sia da considerarsi effettivamente un traguardo.

La mia tattica con Carlinho è di pagarlo con il contagocce, così ho pensato che sia obbligato a tornare a finire i lavori. Poi lui invece sparisce lo stesso e mi chiede i soldi per telefono.

 

 


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