Mi
avete chiesto se i lavori qui in casa sono finiti o come stiano procedendo. Se
veramente lo volete sapere, il discorso è abbastanza complesso. Ecco una
possibile risposta, forse troppo lunga, ma se avrete un po’ di pazienza, ne
riceverete in cambio un'idea completa e magari vi divertirete anche, alle mie
spalle.
Del tutto per caso - o forse è stato il solito destino burlone - mi sono imbattuto in un muratore brasiliano che conoscevo già da tempo, uomo insomma che aveva fatto alcuni lavoretti a casa mia, anche cose medie o più grosse, di muratura e carpenteria, falegnameria eccetera.
Se hai bisogno di qualcuno che ti faccia un po’ di
muratura, qualcosa d’idraulica, modifiche e riparazioni all’impianto elettrico,
taglio di alberi, di rami invadenti eccetera, qua nella zona sud di Porto
Alegre c’è Carlinho, professionista un po’ lento ma veramente capace in tutto
quello che fa, se e quando lo facesse. L’unico difetto è che se sei un tipo
ansioso lui ti porterà all’infarto, a qualche tipo di ictus e allora può
diventare meno conveniente anche per lui, perché non lo pagherai come promesso.
Il primo lavoro che mi fece, lo dovetti rifare tutto
di sana pianta, ma non era colpa sua. Ci aveva messo un poliziotto in pensione,
alle sue dipendenze, che era sparito lasciandomi le pietre in mezzo alla
stradina per arrivare al garage e poi aveva fatto, con il solito pesante
ritardo e schifosamente il lavoro in questione. Erano diversi anni fa, stava
ancora imparando il mestiere.
Non lo avevo più cercato anche perché le ultime volte
mi aveva promesso di venire poi non si era presentato, almeno tre o quattro
volte.
Non è capace di
dire di no, avevo pensato, è un bravo ragazzo. Non ero lontano dalla verità, ma
il discorso era un po’ più complicato.
Quando sono
arrivato ad abitare qua lui viveva nella casa di fronte al mio cancello di
entrata e la strada è stretta, il cancello peggio, la pendenza è forte e
bilaterale, entrare e uscire è già difficile, ma se qualcuno posteggiava di
fronte al cancello di Carlinho, diventava praticamente impossibile.
Se non era lui era un suo fratello, ce ne aveva tre,
ma ora uno è morto, non voglio dire per fortuna. Insomma lì davanti c’era
sempre qualcuno che m’impediva di entrare e di uscire. Qualcuno che se
sollecitato poteva spostare la macchina con la necessaria calma.
Magari l’errore fondamentale era mio, che avevo un
cancello troppo stretto e che tecnicamente partivo sempre in orario, ma sul
filo del rasoio e in probabile predicato per un prossimo ritardo.
Oppure la colpa era della strada, eccessivamente
sterrata e in pendenza eccessiva. Figurarsi che quando scendevo dalla macchina,
per chiudere il cancello, notavo che una ruota della macchina rimaneva per
aria, senza toccare terra. Terra si fa per dire, giacché - per arginare l’erosione
- la gente ci buttava dalle pietre al calcinaccio, rifiuti vegetali o animali,
tutto e il contrario di tutto. Io stesso avevo fatto diversi esperimenti
interessanti, non solo per il bene della scienza, quasi tutti inutili o
addirittura dannosi all’economia della strada, alla mia entrata e uscita,
stimolo o provocazione alle altrui bestemmie, che per fortuna qui non fanno
parte della cultura e ci si limita alle parolacce ripetute, insomma ci si
accontenta di ritornare a più riprese sulle stesse.
La puntualità in Brasile è considerata una cosa da
stranieri, un orario è appena indicativo per stabilire il relativo ritardo
necessario e puntuale, immancabile.
Bugiardi qua sono tutti, ma esistono vari livelli e
classificazioni. Carlinho stesso non annunciava mai una cosa che poi avrebbe
effettivamente fatto, poteva esserci un vago fondo di verità, ammettiamolo, ma
mai esattamente come lui aveva detto, con la scadenza che aveva preannunciato,
con la totale efficacia che aveva spergiurato che ci sarebbe stata, senza alcun
dubbio, ma che alla fine non c’era e non gli assomigliava nemmeno da lontano.
C’è da dire che qua le altre piccole ditte di costruzione sono molto peggio,
quindi bisogna accontentarsi, anche se ci si trova approssimativamente vicini
alla più larga e confusa approssimazione, non si può certo chiamare una grande
impresa, dopo sennò come si fa a pagarla?
Nel calcio succede una cosa diversa, ma in certo senso
simile: una squadra di una qualsiasi altra parte del mondo spera di fare bella
figura, di avanzare più possibile, di classificarsi bene. La squadra del
Brasile parte per un mondiale dichiarando che è sulla rotta per la vittoria
finale, in ultima istanza l’hexa, che sarebbe il sesto titolo. Ma lo
dice dal 2002, dopo aver vinto il penta, cioè il quinto. Cioè
essere ottimisti è una bella cosa e pessimisti una pessima cosa, ma in entrambi
i casi, meglio sarebbe non esagerare. Per loro arrivare secondi è molto peggio
di arrivare ultimi.
Mi ricordo un tecnico di una squadra di serie B dello
stato di San Paulo, il San Caetano, che arrivata in A grazie a lui e per la
prima volta nella sua storia, per due campionati consecutivi arrivò seconda. Lo
mandarono via senza lesinare in offese.
Carlinho soffre di convulsioni, prende medicine non so
da quanto tempo, dice che con queste pasticche non le avrà più, ma un giorno ha
perso i sensi ed è caduto da sopra una massicciata che stava facendo, della sua
casa, ha battuto la testa e lo hanno ritrovato solo molto tempo dopo, non si sa
come sia sopravvissuto, diciamo che ha avuto culo, ma forse ne avrebbe avuto di
più morendo, dipende dai punti di vista e dai livelli di ottimismo.
Con i suoi disturbi non avrebbe nemmeno potuto bere,
ma fino a poco tempo fa era ubriaco tutte le sere dopo il lavoro, ora forse ha
capito che non ci può più scherzare.
È una persona intelligente, alla sua maniera, forse
non ha studiato, anzi di sicuro, ma altrettanto di sicuro fa lavorare il
cervello. O almeno è in grado di farlo, solo che non lo fa sempre e a volte
preferisce addirittura evitarlo.
L’altro giorno per esempio ha lavorato duramente per
togliere le tegole dal mio tetto ed erano solo in due a farlo, un lavoro
massacrante. Una volta scoperchiatolo dovevano aggiustare il sottostante telaio
di legno per poi metterci le lastre di Eternite, e fissarle con il trapano e le
viti autofilettanti. Qui si chiama Brasilite, che ora fabbricano senza più
amianto. Pare che fossero cancerogene, ma Carlinho dice che è solo perché
essendo un materiale indistruttibile alla fine non c’era ricambio e l’industria
della costruzione non si arricchiva abbastanza.
Carlinho diceva pure che non sarebbe piovuto, di non
preoccuparmi. Ora, quando mi dice così, io mi preoccupo di più, di colpo il mio
livello di preoccupazione sale, impossibile cercare di controllarlo.
Quando il tetto era scoperto, non c’era tempo per fare
una sistemazione del telaio per poi avvitarci le nuove lastre all’incirca di un
metro per due, la pioggia secondo le previsioni era imminente.
Un capitolo a parte meritano le previsioni del tempo brasiliane,
d’accordo che qua il clima subtropicale è particolarmente ostico, perché il
caldo equatoriale sopra di noi si scontra con il freddo antartico, grazie ai
venti della Patagonia, o per colpa loro. Fatto sta che non indovinano nemmeno
quasi mai se e quando pioverà, ma hanno la petulanza di prevedere, nero su
bianco, quanti millimetri di acqua cadranno, giorno per giorno, ora per ora.
Alla gente di qua piace guardare su internet e vedere tutta questa fottuta
tecnologia, non ci pensano proprio che poi non ha niente a che fare con la
realtà vera.
Mancava anche poco all’oscurità insomma e Carlinho con
l’aiuto del fratello Ireno e di due altri manovali sopraggiunti, hanno tirato
su tutte le lastre di Brasilite, e le hanno disposte su tutto il tetto, senza
fissarle, tappando con dei teli di nylon le parti scoperte. I pannelli erano
troppo pesanti e il vento non li avrebbe scoperchiati, o almeno così speravamo.
I nostri armadi erano pieni di vestiti e poi c’erano i
letti, i mobili e gli armadi stessi, fatti di una specie di truciolato, non
possono assolutamente bagnarsi, sennò si sfanno. Il truciolato è l’unica
opzione, perché il legno è soggetto al Cupim, che è una specie di termite, ma
molto più veloce e tremendo di quello che sono i tarli in Europa.
Le previsioni stavolta erano di qualche rovescio, roba
leggera, rigorosamente senza vento, specificavano anche, come di solito, i
millimetri esatti, pochi comunque e ben distribuiti durante la notte. Manco a
farlo apposta si è rovesciato il mondo sul mio povero tetto, i teli hanno fatto
solo da filtro, l’acqua è entrata a catinelle in casa, cioè le catinelle le
avevo messe io da sotto, ma non sono bastate, allora ho messo attorno tutti i
panni vecchi che c’erano in giro, ma anche quelli sono stati un palliativo, perché
sono seguiti due giorni di pioggia e vento ininterrotti.
Sotto il ruscello più forte e i relativi affluenti
avevo costruito anche una geniale piscina di nylon e legno, quando
improvvisamente ha smesso di piovere. Ero riuscito a salvare i mobili e i
letti, comunque.
Non
è che le previsioni del tempo non ci azzeccano mai, secondo me bisogna saperle
interpretare, per esempio se dicono che pioverà poco allora pioverà tanto, o
viceversa. Se dicono niente vento, allora ci sarà una tempesta, se la previsione
è una pioggia che durerà poco allora non smetterà più.
Questo
clima subtropicale è piuttosto ingannevole e burlone, poi nella vita bisogna
essere mezzi filosofi, una volta fuori fare quello che volete, ma qui è
indispensabile sia capire, che accettare di non poter capire.
Oggi
c'è un temporale e i cani entrati in casa per paura dei tuoni non si sentono
abbastanza rassicurati e mi guardano come se io fossi Dio, e allora secondo
loro volendo potrei farla finita schioccando le dita, con questo bombardamento
che è uno stress fine a sé stesso. Mi vedono tranquillo e sicuro, forse secondo
Agata e Franco mi sto divertendo un po' alla faccia loro, anche se poi invece
si tratta solo di musetti impauriti.
Cambiano
posto, se mi alzo mi vengono dietro, forse la porta del terrazzo semiaperta per
loro è il luogo meno indicato. Ero venuto qui per scrivere e per respirare
meglio, ma non ci possiamo rimanere.
La notte porta consiglio, è vero, ma funziona meglio
se riesci a dormire. Se non dormi per due notti il consiglio è più confuso e
improbabile ancora.
Ho pensato che i colleghi di Carlinho sono tutti
peggio di lui, almeno quelli di cui io abbia notizia: prendono tutti i lavori
che gli chiedono di fare e li distribuiscono alla rinfusa nel tempo, facendo in
maniera che tutti i clienti rimangano equamente incazzati, eppure impotenti.
Il
metodo è quello collaudato e consacrato: arriva con del
materiale, fa qualche telefonata, poi dicendo che torna dopo poco, scappa. Lo
rivedi nei quattro o cinque giorni successivi, ma comincia a piovere e non si
può lavorare. Intanto casa tua è nel caos e nella sporcizia.
Il fatto è che lui sta sempre sotto pressione, anche
se quella pressione ormai non la sente più. Figurarsi che non vuole rimanere a
casa, perché c’ha troppi lavoretti arretrati da fare, me lo ha confessato lui,
preferisce avere troppi lavoretti arretrati da fare fuori, gli ho detto io, e
lui ha sorriso. C’era un fondo di verità nella mia frase, forse, ma ha
preferito non pensarci troppo.
Ho notato che la colpa non è mai sua e che se
ingenuamente gli dai corda, lui comincia a lamentarsi dei torti subiti dal
mondo in generale, ma principalmente dai suoi fratelli, smette di lavorare a
tempo indeterminato, finché tu non scappi con qualche scusa e non torni più.
Tonico, il vicino di casa alla nostra destra, è anche
nostro amico e aveva un armazem
(magazzino – alimentari) qui a pochi metri, che ha chiuso da non
molto tempo per eccesso di rapine, con la crisi degli ultimi anni gli portavano
via soprattutto le cose da mangiare. Purtroppo Tonico è anche amico di
Carlinho, che a pranzo automaticamente va là da lui e torna ore dopo, credo
anche mezzo ciucco, ma è difficile notare la differenza.
I manovali appena li paghi spariscono, quindi ne ho
conosciuti in grande quantità. La qualità professionale abbastanza livellata, è
bassa o nulla, in più mi pisciano da tutte le parti, ma all’erba o alla nuda
terra preferiscono le aree cementate. Alcuni sono molto simpatici,
assolutamente tutti bevicchiano, si presentano vari livelli e classificazioni.
Secondo me, il suo manovale migliore era Murilo, uno
giovane, di colore, alto giovane e forte. L’altro giorno tranquillamente
montava e scendeva, su e giù, con un secchio pieno di cemento la scala fino sul
tetto. La casa è di due piani, che se ci provavo io morivo dalla paura di
cadere, proprio cadendo dalla scala, virtualmente ma anche materialmente
schiacciato da quel peso. Lui lo ha fatto per ore, avanti e indietro, con
calma. Un secchio di cemento, acqua e sabbia, poi uno di mattoni pieni, alternando,
senza fermarsi. Mi faceva paura solo a guardarlo, sono scappato dentro.
Oltre alla sua innegabile forza fisica, lo sprezzo del
pericolo è notevole, che se qualcuno qui casca da sei metri o più di altezza,
la sicurezza sul lavoro nero non esiste e non è pagata, se non con la prigione,
in questi casi non so cosa succederebbe e non ci voglio nemmeno pensare. Là
dentro ho considerato che Murilo è il migliore anche perché quando Carlinho
comincia a lamentarsi del mondo lui non gli dà ascolto, quindi il muratore se
ne stanca e il lavoro rende di più.
Nella casa di fronte al mio cancello, di proprietà di
Carlinho, ora abita una coppia di colore, lei lavora come una schiava in giro a
pulire le case altrui e lui sta tutto il giorno a bighellonare, ascoltando
musica orribile ad alto volume, dice che c’ha il cancro, ma non muore mai.
La tettoia di fianco alla casetta sta per crollare ed
è pesantissima, che se passa qualcuno sotto: gatto, cane o essere umano, ci
rimarrà ugualmente schiacciato. Glielo hanno più volte detto a Carlinho, ma lui
ha fatto orecchie da mercante, anzi peggio: da muratore brasiliano.
Sopra c’è un albero preistorico enorme che ha dato già
grossi problemi con i fili d’elettricità della via, i suoi rami sembrano rugose
collottole di Brontosauri e arrivano sopra il mio terreno, perdono dei
baccelloni che continuamente trovo per terra e spazzo senza riuscire giammai a
liberarmene. Dicono tutti che è pericoloso, che può cadere, se non l’albero i
suoi rami pesantissimi lo hanno già fatto, ma lui non ci crede, non gli pare
probabile, forse non conosce neppure la parola.
Il cupim è una specie di tarlo che come ho già detto
rode il legno. A casa di Carlinho, gli inquilini, per non rimanere sempre sotto
la polvere che gli animaletti lasciano cadere dal soffitto, lo hanno foderato
con grandi teli di nylon. La casa non ha neanche i vetri alle finestre, non so
quanto pagano di affitto, magari non glielo pagano nemmeno.
Alla fine ho concluso che il profilo di Carlinho forse
non era il più adatto alle mie esigenze, sia dal punto di vista puramente
filosofico che vieppiù dal semplice e normale bisogno di un muratore abbastanza
poliedrico, ma un po’ più razionale, per le riparazioni della casa in
questione, la mia. Prima credevo che lui non si facesse pressare da niente e da
nessuno, ma non era un calcolo, nemmeno una cosa lontanamente ragionata, era
solo una roba fisiologica. Allora gli ho chiesto, magari per tentare di
comprendere una ben determinata situazione, in cui però mi ero già trovato
altre volte e non solo con lui:
“Ma se tu dicessi ai tuoi clienti che in quel momento
hai troppo lavoro, che non puoi prenderne uno in più… pensi che perderesti i tuoi clienti? O che magari
rimarresti inattivo?”
Non mi ha subito risposto direttamente, nemmeno dopo con
calma e neppure indirettamente, a dir la verità. A seguito di una spirale di
sue lente frasi, ho capito che a casa sua ha troppa roba arretrata da fare e
che questo è il motore delle sue scelte, o forse solo il freno. La pressione
della moglie è l’unica che teme, le altre non le considera nemmeno esistenti.
In più la prassi è quella, tutti fanno così, non si conosce un altro tipo di
pratica lavorativa.
Da questo e da altri fatti contingenti, in seguito ho
capito che noi, tutti, a vari livelli e classificazioni, abitiamo la nostra
vita portati in giro da venti montani e correnti marine, spinti o frenati da
motivi vari e differenti, spesso poco importanti per una qualsiasi efficace
economia, ma che ci trascinano od ostacolano in misure irregolari e discontinue,
per portarci a un traguardo senza farci capire quando, come, né perché. O se
quello sia da considerarsi effettivamente un traguardo.
La mia tattica con Carlinho è di pagarlo con il
contagocce, così ho pensato che sia obbligato a tornare a finire i lavori. Poi
lui invece sparisce lo stesso e mi chiede i soldi per telefono.
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