lunedì 14 marzo 2005

L'EREMITA DI PONTE A PALLEGGIO



In una fredda notte invernale, agli inizi di un febbraio del terzo millennio, eccoci a Lucca, nel nord della Toscana e dell’Italia centrale.
Il noto sociologo, giornalista e scrittore Aristide Maria Bernazzetti, viene obbligato dalla figlia sedicenne Mara a sorbirsi ad alto volume una - per lui quasi insopportabile - trasmissione del programma Striscia la Notizia.
Segue distrattamente i vari reportages, pensando ad altre cose, tra un boccone di formidabile peperonata e un sorso di vino rosso Delle Colline Lucchesi.
Però un’intervista in particolare lo colpisce, una fatta ad un fenomenale quanto singolare personaggio, non molto lontano da lì, sulle montagne innevate al confine con la provincia di Pistoia.
Che la cosa è interessante se ne rende conto in ritardo, appena l’intervista è finita.
Bevendo il caffè, conversando con Mara sulla di lei giornata,  rimane con la faccia dell’Eremita di Ponte a Palleggio che gli rimbalza incessantemente nel cervello.
Mentre fuma la pipa davanti al caminetto acceso, tentando di leggere il giornale, sua figlia finalmente spenge la TV, gli augura la buonanotte, si ritira in camera sua e l’appartamento di Via Cenami rimane in silenzio.
A questo punto pensa già che gli pare di conoscere quella figura capelluta e dalla barba incolta, ma non ne è sicuro, intanto nei meandri dei suoi organi interni fluttua la figura dell’Eremita, le sue parole risuonano negli antri vuoti della sua testa, senza permettergli altri pensieri, negli alambicchi dei suoi disordinati ragionamenti fa capolino di nuovo e ancora quel volto, gli occhi pungenti come spilli, tutto attorno peli misti tra il castano e il biondastro che passano dalla faccia alla testa, che si allargano, senza cambiare colori e consistenza fino a fondersi in un tutt’uno, con il suo ridicolo vestitino di pelli spelacchiate da cavernicolo.

Da qualche anno, forse perché ha viaggiato tanto e conosciuto troppa gente, gli pare di riconoscere ogni persona che vede, quelle che passano per le strade, in città e anche i personaggi televisivi, ma è solo un’illusione, logica, va bene, ma perfino fastidiosa.
Nella sua mente stanca, la fantasia si sta progressivamente sostituendo alla realtà, forse perché è una realtà che non gli piace.
No, scuote la cervice riccioluta e brizzolata, abbassa di nuovo il mento caprino, è solo un’impressione, forse comincia ad essere troppo vecchio e confuso… certo che le parole di quell’uomo, anche, lo hanno colpito…e negli ultimi anni ben poche cose lo hanno scosso.
Si versa un cognac, riaccende la televisione, mette la cassetta video di un film che gli hanno regalato, un film inglese: un fantasma impedisce ai visitatori della vecchia villa di campagna di avere la loro quiete, ma i bambini sono più pestiferi di lui e ben presto… ben presto si accorge che il fantasma assomiglia fin troppo all’eremita e allora spenge tutto, si lava i denti e va a letto.
L’inverno ha il vantaggio del freddo fuori e del potersi rifugiare dentro le coperte calde, nel tepore di un giaciglio soffice si dorme bene, o almeno si dovrebbe… Bernazzetti però comincia sudare e si rigira nel letto senza prendere sonno, la figura dell’eremita di Ponte a Palleggio lo sta ossessionando, al buio è anche peggio, perché lui assume l’appannaggio completo del suo immaginario, senza poter essere disturbato o alternato da figure attuali e concrete, come magari i mobili della casa o dei personaggi della televisione.
Lo sapeva, non avrebbe dovuto mangiare la peperonata, non è un piatto da mangiarsi di notte, specie nei giorni feriali, ora dovrà alzarsi e  tentare di scrivere qualcosa, meno male che per la mattina seguente non ha niente di programmato.
Messasi la vestaglia di lana a quadri sul pigiama di peloncino azzurro tappezzato di pinguini ammiccanti e foche giocoliere, regalatogli da Mara per Natale, alza un poco il riscaldamento, poi si piazza al computer e inizia a riscrivere, per l’ennesima volta, una favola per bambini, da anni ci sta provando con risultati scorraggianti, ma gli piace lo stesso, per lui ha come una specie di scopo terapeutico.
Il protagonista, un ragazzino che vive nella foresta, sa fare solo i versi degli animali e non sa parlare, non aveva mai visto un essere umano, ma gli esploratori lo portano via e…
Si rende conto che la storia sembra avere troppo a che fare con Tarzan… allora il bambino… ecco che invece vive in una città, ma non sa parlare, è triste e mangia poco, non vuole uscire… i genitori lo portano in campagna e lì lui, a contatto con la natura si sente bene, comunica con gli animali e la spiegazione di tutto è che nella grande città non si può più vivere, bisogna scappare…
Le parole dell’Eremita, anche se non se ne rende conto, stanno dirigendo le sue frasi su argomenti, non nuovi, ma che forse non aveva mai sentito collegati insieme, corroborati poi e dimostrati con la propria condotta di vita e non solo con frasi ad effetto…
Essere filosofi significa anche e soprattutto fare quello che si dice e magari pure dire quello che si fa, tutto come risultato di quello che si pensa, che sono tre cose rare, specialmente se messe insieme.
Per questo, quasi nessuno, nel mondo moderno, ai tempi attuali, pensa alla filosofia: si pensa in una maniera, si predica in un’altra e poi si vive in un’altra ancora.
A Lucca quando qualcuno fa un ragionamento del genere, gli si intima ‘di non fare troppo il filosofo’ e di badare al sodo, piuttosto, ai fatti concreti.
Alla fine, stremato, dopo un giorno di lavoro e dalla faticosa digestione della peperonata, infreddolito dallo stare fermo a scrivere, Aristide Bernazzetti si scalda una camomilla e torna a letto, sono quasi le tre, per fortuna si addormenta dopo poco.
Si sogna tante cose mischiate insieme, ma prima di svegliarsi ecco un assurdo ed enorme computer di legno che passa fotografie della sua infanzia, ma deformate dalla sua immaginazione, foto in virato seppia di fatti veramente avvenuti e dei quali foto vere non esistono, immagini di eventi appartenenti alla sua storia personale ed altre inventate al momento dalla sua fertile mente di scrittore…
Ad un tratto sul monitor, incorniciato di chiaro legno di betulla svedese, appaiono, scritti in grande, un nome e un cognome piuttosto strani, ad intermittenza, alternando primi piani e mezzi busti in bianconero di un ragazzo che aveva conosciuto e frequentato a scuola, uno che sarebbe forse diventato suo amico, se la vita non li avesse fatti divergere, se le loro strade non si fossero quasi subito separate, ma il suo nome è uno di quelli che non si dimenticano:

GIAN ATTANASIO FOGAZZARI

Ecco chi è l’eremita!!!




Il viaggio verso Ponte a Palleggio in automobile è difficoltoso, sebbene da Lucca non siano che una cinquantina di chilometri, la neve e il gelo, con la strada piena di curve ritardano abbastanza il suo arrivo e lo fanno sentire più volte in pericolo.
Però, dentro di sé, a dispetto anche del freddo ai piedi, Aristide Maria Bernazzetti si sente meglio del solito.
Il quotidiano per cui scrive, La Repubblica, gli ha detto che la notizia potrebbe anche essere interessante, non si sono per niente entusiasmati, ma lui invece si sente di nuovo vivo, non sa perché ma quella è una storia in cui crede già, prima di saperne di più.
La neve caduta è tanta, poi è venuto il freddo polare, ma Aristide Maria si preoccupa più di Gian Attanasio, ora, che della strada scivolosa e ghiacciata, pensa che fare l’eremita con quel tempaccio è roba da morire assiderati.
Pensa anche che, da anni, sta facendo tutto meccanicamente, non sente più soddisfazione nel suo lavoro, il mondo gli pare senza scampo, senza più scintille vitali, tutto sta deteriorandosi, l’entropia ormai è dilagata, è solo questione di tempo, tutto scomparirà come era apparso, chissà quanti milioni di anni prima.
Se avesse avuto coraggio, sarebbe andato anche lui a fare l’eremita, sorride al pensiero del suo relativo e necessario vestitino di pelli e della sua eventuale faccia pelosa integrata alla capocciona riccioluta.
 Invece la dura realtà è che si è separato da sua moglie e ha una figlia da mantenere e da educare, anche se spesso gli pare di non poterci riuscire.
In più deve guadagnare soldi, cosa che fa scrivendo articoli e saggi, qualche libro di interpretazione di filosofi moderni o antichi, ma senza alcuna forza, senza convinzione.
Meno male che anche i lettori sono depressi anche loro, disorientati e stanchi come lui, non si accorgono della differenza e continuano a comprare i suoi libri.

Quando era a scuola, al Politecnico di Modena, Fogazzari era il migliore della classe, il più intelligente e diligente, un esempio per tutti, tante volte si era chiesto dove era finito, dopo tutti quegli anni.
Le parole di Fogazzari, dette alla televisione sono poche, ma lo fanno sperare in un articolo vivace, ma più di quello spera in un cambiamento nella sua vita, nel tran-tran deprimente dei suoi ultimi anni manca la scintilla che lo faccia tornare a rifulgere.
Gian Attanasio alla tele è apparso seduto su di un tronco, in una grotta, vestito di pelle giallastra e marrone di animale, gli occhi, il lungo naso e la bocca spuntavano appena dalla barba che si univa ai capelli incolti come in un mascherone peloso.
“La Globalizzazione, Bush e le multinazionali, la televisione spazzatura e il WTO mi hanno fatto scappare, l’FMI e la Banca Mondiale, le guerre in Iraq, nel mezzo quella in Afghanistan, potrei continuare con la lista, ma credo che ci siamo capiti… invece qui studio e mi documento, con la dovuta calma, ecco che il mio messaggio è perlopiù questo: la nostra crisi di percezione è stata necessaria per passare a qualcosa di migliore, ma è già durata anche troppo…”
Aveva esordito l’eremita, fissando con calma la telecamera, al che l’inviato di Striscia la Notizia, che da idiota qual era considerava apertamente Fogazzari un idiota,  lo aveva interrotto con una domanda meno impegnativa di quella marea di parole che forse lui non comprendeva bene:
“Ma come fa a sopravvivere con questo freddo?”
“Quasi come i cavernicoli; certo i paesani di Ponte a Palleggio mi aiutano, negli ultimi anni molti di loro hanno preso a visitarmi, ma prima facevo da solo, non era facile, ma certo vivevo meglio di quello che era la mia vita...”
“Che cosa faceva prima?”
“Ero rappresentante di medicinali, all’inizio, poi capo area, poi direttore regionale, poi dirigente nazionale per la Roche, l’industria farmaceutica che ha pagato 500 milioni di dollari di multa per aver violato la ‘legge antitrust’…”
Per il reporter tutto quello che diceva l’Eremita, in quanto tale, era follia e proprio per questo non lo capiva, avrebbe potuto chiedere che cosa era la legge Antitrust e/o dove l’aveva violata, ma preferisce sorvolare su quel mucchio di cose insensate e affermare e domandare più rasoterra, anche perché il tempo alla televisione stringe sempre:
“Ah, un bel cambiamento. E perché ha fatto questo drastico passo, cioè di abbandonare tutto?”
“Perché mi sono finalmente reso conto della realtà e poi non ho abbandonato tutto, sto solo studiando dei sistemi migliori per il mondo di oggi, seguo passo-passo quello che succede, mi sono solo ritirato per poter rinunciare ai vantaggi della comodità, per i quali si mettono da parte troppo spesso le cose essenziali…”
“Ma, come fa a mantenersi attualizzato? Qui vedo tanti libri e giornali, ma certo non vede la televisione…”
“Beh, la televisione mi fa un po’ schifo, è una cosa viscida, anche se è stata una grande invenzione, questo sì, ma poi viene usata principalmente come veicolo di vendita, ci sono anche programmi buoni, per carità, ma la maggior parte… beh, lasciamo perdere… comunque io ce ne ho una piccola a pile, non si vede niente o quasi, ma i telegiornali e qualche documentario m’interessano e me li vedo… o forse dovrei dire me li sento, perché è quasi come una radio…
…ho anche la radio, comunque, quella funziona meglio, forse è anche un veicolo più onesto e meno sensazionalistico della televisione… ha meno a che fare con le apparenze, per ovvi motivi tecnici, la televisioncina è questa qui e la radiolina eccola là sulla mensola…

(ha mostrato una TV portatile arancione, un po’ sporca di fuliggine, ad antenna incorporata, poi una radio minuscola con l’auricolare che pendeva da una specie di enorme scaffalatura scavata nella roccia)

 …ma i libri e i giornali me li portano i miei amici di Ponte a Palleggio, molti di loro hanno dubbi e vogliono che io gli spieghi cosa succede nel mondo ed io lo faccio.
Sì, perché quello che sto perfezionando infatti è una specie di scienza olistica, (non inventata da me, ma non riconosciuta come merita, secondo me,) cioè quella che tiene conto di tutto come un insieme e non come se fossero cose separate, secondo me l’uomo sta vedendo il mondo in maniera sbagliata da tanto, troppo tempo, da circa quattro secoli, per la precisione.

(…l’intervistatore ha riso, forse in maniera ironica…)

Loro, i miei amici, in cambio, mi portano da mangiare, ho una cucina economica e la uso anche come riscaldamento…”

(si è vista una vecchia cucina di ghisa il cui lungo tubo usciva dalla grotta e disperdeva una discontinua voluta di fumo grigio chiaro, nel cielo dello stesso colore)

“Perché ha scelto proprio i dintorni di Ponte a Palleggio per fuggire dal mondo?”
“Anzitutto, ci tengo a dichiarare, non sono fuggito, lo ho già detto prima e lei è piuttosto testardo - se lo lasci dire - ma io ho solo deciso di scegliere il mio ritmo di vita e là sotto non mi era possibile, la vita ti prende e ti porta via, quando te ne accorgi sei già vecchio e quel personaggio davanti allo specchio non sei più tu, ma qualcuno fatto a misura per consumare i prodotti e non farsi troppe domande in testa…

Allora sono venuto qui, perché qui ci sono nato e perché qui la natura è ancora selvaggia, è molto tranquillo ma non troppo lontano dalle vie di comunicazione… la statale qui sotto porta all’Abetone, località sciistica e di vacanze estive, se si continua si va a Modena…

Insomma, non credo che la mia vita sarebbe comoda come è senza la gente di qua, è uno scambio, la radio e la televisione non le sanno capire, i giornali ancora meno, la maggior parte sta cominciando ora a leggere libri… per me l’inizio è stato difficile, mi mantenevo con quello che potevo cacciare e pescare, frutti di bosco, radici e bacche… ma non mi rimaneva tempo per studiare, per scrivere… tagliavo la legna ma senza la stufa mi affumicavo, l’inverno era durissimo…”
“Non scende mai in paese?”
“L’ultima volta è stata un mese dopo la mia installazione in loco, quando sono arrivato qui, quasi esattamente sette anni fa,  ho avuto una crisi di rigetto, per via dell’alimentazione e del freddo, i miei amici mi hanno aiutato, ospitandomi, per qualche giorno, ero denutrito e mezzo congelato e non sapevo più cosa fare … poi, parlando con loro, mi hanno confermato che la mia strada era quella giusta… si lamentavano e basta, non apprezzavano quello che facevano e soprattutto non comprendevano il mondo attorno a loro, quello che gli mancava non sapevano nemmeno cos’era, ora lo sanno, almeno… o ci capiscono meglio, non affogano come prima tra le notizie e i telegiornali… hanno una filosofia di vita, insomma, sono più preparati per ricevere i bombardamenti da tutti i lati che il mondo moderno gli fa nel cervello…”

(sono seguite interviste ai paesani di Ponte a Palleggio, che hanno confermato, dal loro punto di vista, la deposizione di Gian Attanasio)

Bernazzetti è arrivato finalmente a Ponte a Palleggio, posteggia la sua vecchia Escort di fronte ad un bar e va a chiedere a qualcuno, ma per strada non c’è nessuno, ne approfitta per bersi un cappuccino, nel bar ci sono poche persone, ma gli dicono che prima devono comunicare con l’Eremita, per sapere se lui vuole riceverlo.
-E come si fa?
-Glielo chiediamo.
-E come?
-Con i segnali di fumo.
-Quanto tempo ci vuole?
-Un pò.
-E io che faccio, intanto?
-Ci può intervistare, se ha voglia.
-Va bene, ma ditegli che sono il suo vecchio compagno di scuola, del Politecnico di Modena, ora giornalista per la Repubblica e L’Espresso, mi chiamo Aristide Maria Bernazzetti.
-Ecco, Walter, hai capito?
Walter, che è un montanaro basso e tarchiato, dalla faccia da bambino corrucciata, annuisce ed esce dal bar a grandi passi, intanto il giornalista comincia a pensare rapidamente cosa chiedere ai quattro rimanenti, insieme al barista.
Il portavoce di tutti è Anacleto Giannecchini, della Casa Cantoniera, un uomo placido e baffuto, che pare sapere quello che dice:
-Lei conosce l’eremita da prima del suo cambiamento di vita? Lei è nato qua?
-No, non sono nato qui, ma ci sono arrivato da bambino e conosco Gian Attanasio Fogazzari, detto Fogazza, dall’età di dodici, tredici anni…

Mezz’ora dopo torna Walter e dice che l’eremita sarà felice di riceverlo, si ricorda di lui, già che vanno su, gli porteranno un sacco di patate e uno di fagioli.
Partono in jeep, Aristide viene bendato, dopo circa un’ora e mezzo di curve e salite, tutte su asfalto, gli pare, tranne l’ultimo breve tratto, lasciano la macchina.
Walter gli toglie la fascia nera, gli mette i fagioli sulle spalle in uno zaino tipo militare e si prosegue a piedi.
Bernazzetti si trova in mezzo al bosco innevato con gli occhi che fanno fatica a mettere a fuoco le cose dopo il lungo tempo senza luce, si arrampicano e poi frenano per uno stretto viottolo scivoloso che sale e scende e sale di nuovo.
Segue Walter, in silenzio, senza fretta, i suoi pensieri nel cervello corrono molto di più, si sente solo il rumore dei loro passi, quasi amplificato dall’assenza degli altri rumori.
Walter ora gli racconta come ha conosciuto l’Eremita, quando erano bambini, è sempre stato uno differente dagli altri, anche mezzo snob, qualche volta, però tutti in paese lo hanno sempre ammirato, forse perché aveva studiato a Modena.
Camminano per mezz’ora, la pendenza aumenta, entrano in una stretta vallata dove la neve è più bassa, nel mezzo c’è un torrentello.
La lunga fessura trasversale della caverna è coperta in alto dagli arbusti e là in mezzo vede il tubo della stufa cammuffato che sbuffa un esile e discontinuo filo di fumo, la roccia scura fa un gomito subito dopo l’entrata, si abbassa fino alla statura di Bernazzetti, che è di tipo medio, e subito dopo si riapre.
Dentro, la grotta è vasta e la volta arrotondata pare assai alta, c’è un calore gradevole, ma c’è un po’ di fumo che all’inizio gli irrita le narici e gli occhi.
L’Eremita gli arriva alle spalle, si salutano, lo abbraccia, Bernazzetti si stupisce che non puzza, sente solo un vago odore di terra, ma è anche quello della grotta.
Accende un lume a petrolio, gli offre un bicchiere di acqua, poi un piatto di zuppa calda, mangiano insieme senza una parola, Walter sta mettendo a posto le cose intorno, si sente uno scorrere d’acque lieve: il ruscello.
“Allora, vecchio Bernazza? Non ti aspettavi di ritrovarmi nelle vesti dell’Eremita, vero?” Dice passandogli un bicchiere colmo di vino rosso.
“No, ma ti confesso che ho pensato spesso a dove eri andato a finire…”
“Certo, ne ho fatta di strada prima di ritornare qui, che ho lavorato per la Roche lo sai già, era più per pigrizia mentale che per altro, la mia testa rifiutava di accettare il semplice pensiero che stavo favorendo uno dei princìpi più pericolosi, col mio lavoro, dico, ci pensi? Affittandogli la mia intelligenza!
Quindi per anni ho rifiutato di chiedermi come operava una multinazionale potente come la Roche, per farlo ho dovuto chiudere un occhio e poi anche due, su tutto quello che era la politica, perché dentro di me sapevo che ero in contraddizione, non potevo protestare né criticare, perché rifiutavo di riconoscere il mio errore, così ho capito bene cosa significa il lato del qualunquismo, il non prendere posizione… a questo almeno mi è servito quel lungo periodo, in cui i soldi per me erano diventati l’unico obbiettivo… e a volte penso che se avessi messo su famiglia per me ritornare indietro sarebbe stato impossibile, o quasi… il bello è che lo volevo fare, ma non mi è riuscito, quando ho iniziato a studiare come funzionava il mondo, fuori dai libri di storia, facendo ricerche estenuanti di notizie più o meno nascoste al pubblico, mi si sono sconquassate rapidamente tutte le mie false sicurezze, tutto quello che si era formato in precedenza nella mia testa, mi sono ritirato qua, ho lasciato tutto, ho rinuciato anche al sesso e all’amore, in senso classico, voglio dire, perché era il mio amore per il mondo che m’imponeva di lasciarlo, almeno per capirlo meglio, almeno per qualche tempo.
Dopo ho conosciuto Apollonia, la mia ragazza, lei poi, in un secondo momento, mi ha presentato Fritjof Capra e ho magicamente iniziato a capire che cosa ci stavo a fare al mondo, qual era la mia missione…”
“E chi è questo Capra?”
“Non ne hai mai sentito parlare? Beh, me lo avevano detto che eri quasi in pensione… sì, perché una volta uno come Capra non ti sarebbe sfuggito, non che sia famoso, almeno non ancora…ma tu eri uno che cercava la verità, uno dei pochi giornalisti che non trasmetteva sensazioni, ma fatti!
Ti ho seguito abbastanza, sai, che cosa credi?”
“Non sono in pensione, anche se mi piacerebbe andarci, ma devo guadagnare soldi per mantenere mia figlia. Ma allora chi è questo Capra?”
“Eh sì, già che stiamo qua in montagna è normale che il mio ideologo preferito sia uno che possa arrampicarsi sulle rocce, niente meglio di un Capra, di nome Fritjof, nome abbastanza comune trai geni olistici, ma è sempre lo stesso che si ripete in giro… insomma, l’uomo che, attraverso Apollonia mi ha fatto capire tante cose, confermando i miei dubbi e aprendo nuove strade, tutta la filosofia dell’Eremita di deve a lui, poi ti spiego meglio, ma ora beviti questo vinello, è buono, no?
“Sì, mi pare ottimo, ma la tua donna, Apollonia non vive qui?”
“No, ci passa ogni tanto qualche giorno, devo spiegarti meglio anche questo, ma tu devi essere stanco, non mettiamo troppa carne al fuoco, magari tu sei pure vegetariano…”
“No, non sono vegetariano, lo sono stato, ma poi… è che non ho dormito troppo bene, se lo vuoi sapere e credo che il responsabile principale sia stato tu e la tua buffa intervista a Striscia la Notizia…”
“Ah, certo, scusa, ma è stato necessario, credo anche che mi abbandoneranno presto, ma sono convinto che qualche altro passaggio nazionale mi farà comodo, pare che tantissima gente guarda quel programma, ma appena farò il nome di Berlusconi si ricrederanno su di me… penseranno che l’Eremita è un tendenzioso e non così stupido come pareva all’inizio, ma per l’impatto iniziale essere un po’ ridicoli non è male, ti apre le porte, il sensazionalismo è fatto così, non è vero?”
Poco dopo il secondo piatto di zuppa, un altro po’ di vino buono, Gian Attanasio gli mostra i due lettini, oltre un paravento di legno grezzo, chiedendogli se vuole rimanere per un paio di giorni lì, perché spiegargli la filosofia olistica non sarà una cosa di cinque minuti.
Aristide Maria rimane qualche secondo in dubbio, ma poi decide rapidamente di sì.
Subito dopo telefona con il cellulare a sua figlia Mara, spiegandogli la situazione.
Poi Walter saluta con la sua manona da montanaro e torna a valle.
Allora Fogazzari mette legna nella stufa economica e dice a Bernazzetti:
“Guarda, forse è meglio che l’intervista la facciamo domani, magari abbiamo bisogno anche di domani l’altro, poi vediamo, oggi facciamo solo una chiacchierata, se sei d’accordo, possiamo anche scrivere le domande che mi farai… o forse no, forse è meglio che le domande le tiri fuori tu, magari anche belle acuminate, perché così metterai alla prova la solidità dei miei argomenti…”
“E sono veramente solidi?”
“Sono robe concrete, certo, e non è roba mia, come ti ho già detto, non ti preoccupare, più organiche e capillari di tutto quello che è stato fatto prima, secondo me, ma io non ne sono l’autore, Capra ha elaborato tutto il pacco, io mi sono solo sentito perfettamente rappresentato dalle sue parole, dal suo cocktail di teorie, perfettamente unite e complementari… compatte come mai niente prima è stato e questo è stato anche il vero problema, fino ad ora…vedrai, il tuo entusiamo, la tua grande volontà di venire qua verranno premiati…al giornale che ti hanno detto?”
“Alla Repubblica mi hanno detto che potevo anche fare questo articolo, ma non hanno dimostrato nessun entusiasmo… all’Espresso invece hanno detto di aspettare.
 Certo, il fatto che tu sia passato a Striscia la Notizia è un già buon motivo, di per sé, ma devono vedere se fa scalpore, è una cosa inusuale, nessuno ha più sentito parlare di eremiti da tempo e poi anche quando ce ne è stato uno, era una cosa completamente indifferente.
Per il resto hai ragione tu: io mi trovo addosso un entusiasmo che non so nemmeno spiegarmi, le tue parole mi hanno colpito, sono state forti e ben dirette, anche se recitate con semplicità sorprendente, forse eccessiva, forse troppo diretta… ma quell’intervistatore, com’è che si chiama?”
“Bardelli? Mi pare che sia Bardelli… o Bardellini?”
“Bardelli o Bardellini che sia, è un mezzo scemo, vuole fare solo colpo, sensazioni a buon mercato…”
“Beh, il programma è di quel tipo, anche, ma è visto abbastanza in giro e per me va benissimo, se riesco a passare tre o quattro volte, ho già l’Italia in mano, che, curiosa com’è, inizierà a cercare qualcosa di me sui giornali, noi glielo daremo e poi partiamo col primo libro…”
“Perché, c’è già anche un primo libro?” Domanda sorpreso Bernazzetti scuotendo in modo buffo i suoi voluminosi riccioletti brizzolati.
“Il primo libro è pronto, ma la serie progettata è di tre, in più  sono già usciti tante altre opere su queste teorie, Capra ha scritto ‘Il Tao della fisica’ e ‘Il punto di svolta’, che sono particolarmente contundenti, ma non sensazionalisti, purtroppo o per fortuna, non lo so, esistono già tante riviste che parlano della teoria olistica, ma nessuno aveva mai pensato ad un portavoce a livello di mass-media: cioè all’Eremita di Ponte a Palleggio.”
“Allora il progetto è più ambizioso di quello che pensavo, sto diventando sempre più curioso…”
“Lo so, vedi che lo so, Aristide e se mi dai tempo ti spiego tutto, finiamo la zuppa e beviamo ancora un po’ di vino, ti piace? Questo è un vino di Valgiano, pochi fiaschi all’anno, ma di grande qualità.
Ecco, prima di tutto, tu sarai il mio unico portavoce, perché tu sei una persona autentica e il mondo, così come sta diventando, ti ha stancato, a quanto ho capito e ha stancato anche me, ma in una maniera diversa.
Vedrai che ti piacerà quello che stiamo intraprendendo, è un progetto coraggioso, ma ho deciso di tentare, perché vorrei migliorare, se posso, la nostra percezione del mondo, per eliminare, a poco a poco una certa mentalità di globalizzazione, di consumo selvaggio…Striscia la Notizia ci abbandonerà presto, lo sappiamo, ma per ora è un bel lancio…anzi, il migliore possibile…”
“Ma perché ora dici: noi ?”
“Perché siamo un gruppo di persone, di pensatori, di gente, che come te, ne ha le tasche piene di come vanno le cose. La differenza è che noi, invece di rassegnarci nella pur anche giustificata e logica depressione, ci stiamo muovendo per frenare questo treno che ci sta portando dove non vogliamo… e se possibile cercare di cavalcare questo processo di globalizzazione in maniera più sensata…”
“Vorresti dirmi che credi che una specie di oracolo peloso sulla montagna potrebbe cambiare la maniera di pensare della gente? Sovvertire le tendenze di un mondo globalizzato?”
“Perché no? Se ci pensi bene, la maggior parte della gente non ha l’abitudine di riflettere, prende le idee già pronte, fatte da altri… la tua globalizzazione, lo sai meglio di me, è un pallone gonfiato dalle corporazioni, è pieno d’aria, basta bucarlo.”
“Sì, ma se lo buchiamo cadiamo giù tutti insieme…Pensi di poter tornare indietro facilmente da dove siamo arrivati?”
“Hai ragione, mi sono espresso male, quello che dobbiamo fare non è bucare il mondo globalizzato, sarebbe un sabotaggio stupido e senza senso, noi dobbiamo cavalcare , come ho già detto prima, questa globalizzazione, fermarla non si può più, ma solo dirigerla, frenarla, costruirgli delle piste migliori, quelle di adesso sono troppo pericolose, per tutti, se ne stanno accorgendo anche i loro stessi ideatori…”

Aristide Maria Bernazzetti, guardando negli occhi Gian Attanasio, di fronte a lui, scuote la testa e sorride, tra l’ironico e il malinconico. I suoi riccioli grigi e neri, scossi docilmente dalla corrispondente testona, gli danno un’aria da vecchio hippy, il naso arrotondato e dalle due linee interrotte di caduta, lo fanno assomigliare ad una pecora che non viene tosata da anni.
Ora si sente stanco, incredulo e diffidente, ma è rimasto colpito dalle parole dell’Eremita, incuriosito.
Ha finito la zuppa, si centellina il vino e si guarda attorno, cerca di articolare i propri pensieri, che invece sfuggono al suo controllo.
La grotta è arredata in maniera spartana, ma piena di oggetti, tanti libri, quadri e alla sua maniera si potrebbe dire, con una certa larghezza di vedute, che è anche accogliente.
Il giornalista si è abitutato al fumo negli occhi, o forse non ce ne è più, si sente diviso tra vari sentimenti, il primo è ammirazione per il coraggioso tentativo del suo ritrovato compagno di scuola, il secondo è la scarsa fiducia sul fatto che le sue teorie possano rivelarsi efficaci… in più si aggiunge un terzo dubbio: se fossero veramente buone e ragionevoli, la gente semplice, la cui mentalità è stata ulteriormente appiattita da anni ed anni di Berlusconi, le potrebbe accettare ugualmente?
Poi… il quarto ed ultimo: lui, il Bernazzetti, sarà in grado di trasmetterle in maniera opportuna?
Al tutto si risponde che i suoi dubbi vanno oltre il ragionevole, perché negli ultimi anni si è un poco troppo rassegnato, poi non sa ancora quasi niente di quello che il suo amico gli spiegherà.
Intanto Attanasio, incitato dal vino rosso, ha ripreso a parlare:
“…e se il tuo dubbio è quello che leggo nei tuoi occhi, posso tranquillizzarti: il nostro progetto non ha niente a che fare con il potere, noi tutti rifuggiamo ogni forma di potere… vogliamo solo ampliare e attualizzare la coscienza degli esseri umani…”
“Di tutti gli esseri umani?”
“No, ci basterebbe cambiare il tipo di visione meccanicistica o riduzionistica occidentale, che ci trasciniamo dietro da tanto, troppo tempo…basta sollevare un ragionevole dubbio, qualcosa di nuovo ed avere la possibilità di metterlo alla prova, dai retta a me, la gente sta già cercando da tempo una maniera diversa di vivere, di interpretare il mondo…
Hai mai sentito parlare di Descartes (che poi, per noi italiani, è Cartesio), Bacone e Newton?”
“Certamente, tutta gente che ha rivoluzionato la fisica ai loro tempi e anche la filosofia, di conseguenza, per quello che ne so…”
“Bene, lascia che te lo dica: era troppo tempo fa e la scienza olistica ha mostrato, dopo Einstein e altri grandi fisici come Bateson, Bohr, Heisenberg, Planck ed altri ancora, che la teoria Quantistica spiega molto meglio il funzionamento della natura… per cui, non troppo indirettamente, anche di ogni processo sociale. Anche se non pare, noi dipendiamo ancora dalla natura, anche se ce ne siamo quasi dimenticati...
Sì, Einstein è stato importantissimo, come lo sono stati i personaggi che abbiamo detto prima, ma si è rifiutato sempre e comunque di credere che l’interazione degli atomi avesse a che fare con reazioni, influenze e variazioni non-locali.”
“E allora? Che cosa ha a che fare tutto questo con la Globalizzazione?”
“Aristide, il nostro è un progetto grosso e il nostro motto è che tutto è legato a tutto, vorremmo rivoluzionare il pensiero moderno occidentale, non si può esemplificare in due parole… ti stavo spiegando da dove parte il nostro tipo di pensiero occidentale, quello che viene erroneamente chiamato moderno… ma che poi invece è fin troppo obsoleto, che poi è lo stesso di Berlusconi, Bush e delle Multinazionali… o anche abbastanza simile a quello della Mafia…”
“Non ci capisco un granché, se lo vuoi sapere…”
“Beh… forse sono io che sto facendo un po’ di confusione, mi sono tutto entusiasmato perché sei venuto qui e per il vino che ci stiamo sparando in gola come dei matti…
E poi tu sei stanco e la maniera di fare non è questa qui, me ne rendo conto, la mia fretta mi fa accavallare tutti gli argomenti, invece si deve conversare in maniera più organica, ne parleremo domani a mente riposata…”
“Sì, forse è meglio, la tua guerra contro i mulini a vento m’incuriosisce, mi sembri un Don Chisciotte vestito di pelli di orso… ma di che cazzo di animale sono queste pelli? E poi non si capisce nemmeno dove finiscono le pelli e dove cominciano la tua barba e i tuoi capelli…”
Ridono, si versano di nuovo da bere, poi Gian Attanasio dice:
“Lo so, lo so. Ti parrà stupido, ma qui le pelli di animale sono la cosa migliore per vestirsi, perché tengono caldo e lasciano respirare la pelle, quella sotto, la mia.
E poi non lo so di che bestia sono, me le ha date Anacleto… il Giannecchini, hai parlato con lui, no? Me lo ha anche detto, di che bestia erano, ma ora non mi ricordo, di orso non credo, sono troppo striate…”
“Vabbè, comunque… se mi fai dormire qualche oretta mi rimetto in sesto e ti ascolto con piacere…”
“Guarda, facciamo così, non parliamo più di questo cazzo d’Eremita, se hai voglia ci possiamo raccontare un poco di quello che abbiamo fatto in questi anni, ci beviamo ancora un po’ di vino e andiamo a dormire, domattina a mente fresca ritorniamo a noi.
Che ne dici?”
Bernazzetti approva con cenno della testa, un fremito di cespuglio brizzolato, poi inizia a raccontare dei suoi anni d’oro, quando, appena diventato giornalista, aveva l’entusiasmo che lo portò a diventare competente e richiesto, nella stessa epoca che Fogazzari invece faceva carriera per la Roche, a quanto sembra.
Le loro idee da studenti erano simili, concordano i due, anche ora lo sono, almeno in sostanza, dice Gian Attanasio, solo che Aristide ha rinunciato da qualche anno, gli è parso che tutto sarebbe sempre inevitabilmente peggiorato, che il mondo era ormai incontrollabile.
Fogazzari puntualizza che il mondo è sempre stato e sempre sarà incontrollabile, ma non è questo che l’uomo deve fare, piuttosto deve adeguarsi e trovare la maniera migliore di viverci sopra… Aristide Maria pare d’accordo.
Prima di andare a letto si entra nel privato, si parla di amore per una donna, giovane, libera e indipendente, forte e decisa a tentare di cambiare il mondo, di nome Apollonia… di ipotetici figli o già esistenti, come quella di Bernazzetti, Mara, che è tanto difficile da educare, soprattutto se non si crede più a niente e si deve cercare di formare, in maniera opportuna, una personalità forte e precoce.
Grazie ad Apollonia, Gian Attanasio ha accettato di andare fino in fondo alla sua coscienza, di riemergere e di passare a qualcosa di più attivo… a causa di sua figlia, invece, Aristide Maria si sente perennemente in colpa, come si fa a trasmettere fiducia al mondo se non se ne ha più?
Mentre racconta all’Eremita le sue disavventure coniugali e il rapporto combattuto eppure distante con Mara, il suo interlocutore sorride con malcelata tristezza e gli fa notare che la sua scarsa convinzione nelle cose, il suo distacco dalla prospettiva del raggiungimento di qualche salutare meta, lo ha ridotto in quel modo.
Si deve pur credere a qualcosa e per le persone colte, sensibili ed intelligenti, lo scopo della propria vita è a volte complicato da scegliere, ma è ancor più necessario e vitale, per la stessa economia del proprio corpo del povero sociologo, perso sennò nello scorrere delle notizie catastrofiche alla televisione.
Se la vita è stagnante c’è sempre il modo di agitarla, ma non ci si può stare a pensare per degli anni, senza contemporaneamente fare niente a riguardo.
Anche questo fa parte del resto, tutto è collegato, non si può pretendere di separare le cose, l’uomo lo sta facendo da secoli, ma le cose sono sempre state collegate, interdipendenti, tutte sensibili al cambiamento di tutto.
Bernazzetti spalanca ogni volta gli occhi per la sorpresa, alle frasi di Fogazzari, ma la tendenza delle palpebre è ora quella di chiudersi, lentamente.
Quasi costretto dall’Eremita a bere un bicchierone gigante d’acqua, ben presto si sdraia sul letto.
Nel bel mezzo di un entusiastico quanto complesso discorso teorico, generale, metafisico e olistico del filosofo vestito di pelle di un animale che non si sa quale sia, in piedi a gesticolare davanti a lui, come un cavernicolo che improvvisamente si liberi di tutte le parole pensate e mai potute dire prima, ecco che metaforicamente sviene.
Alle nove Aristide dorme già da tempo e Attanasio, dopo aver ricaricato di legna la stufa, scrive una lettera ad Apollonia con qualche difficoltà di concentrazione, per via del russare fragoroso del giornalista… là fuori, invece, silenzio ovattato e larghi fiocchi di neve in caduta libera.

Il mattino dopo Aristide Maria Bernazzetti tarda a riconoscere dove si trova, anche perché la grotta giace nell’oscurità, poi si accorge che una lama di luce pulviscolosa entra dentro, tagliando il buio, insieme al rumore ritmico di un ascia.
Le spesse pesanti pelli di pecora che lo coprono gli riportano alla memoria Gian Attanasio.
Si alza e sente le sue ossa scricchiolare, ma non ha freddo e messasi la giacca a vento che ha intravisto su una sedia, si rende conto che si è già abituato alla semioscurità e vede il contorno delle cose contro il raggio di luce davanti a sé.
Mentre cerca di armeggiare per scaldare il caffè sulla stufa accesa, ma a fuoco basso, rovescia una pentola con gran fracasso, ecco che Gian Attanasio lo sente ed entra.
Gli dà il buon giorno, accende la lampada, mette legna nella stufa, scalda il caffè, accende la radiolina: una musica strumentale sta terminando e la speaker fa il punto della situazione:
“E questo era Moby, dal suo disco verde, intitolato ‘Play’, abbiamo ascoltato l’atmosfera sognante di ‘Rushing’.
Sono le otto e trentadue, Tao Radio in Farneta, Marcella Dal Poggetto al microfono, nevica su tutta la Toscana, oltre al resto del centro-nord, nel sud invece oggi si gela… ma la neve ha smesso di cadere, mentre noi, dopo il dibattito sulla liberazione e tentata uccisione della giornalista del Manifesto, Giuliana Sgrena, da parte dei soldati americani, che però sono riusciti a massacrare l’agente italiano Calipari, continuiamo con la programmazione di musica da sottofondo, o esoterica, o musica per ambienti? Fate voi, chiamatela come volete, ma è sempre strumentale o quasi e si può ascoltare facendo altre cose… anche bevendo il caffè, vi siente appena alzati? Ascoltatevi allora questa rarefatta ‘Wanting peace’ , ‘Volendo la pace’ , quantomai appropriata e attuale composizione di Nawang Khechog, magari adatta a paesaggi innevati e forse anche a deserti iracheni calmi, finalmente, questo lo auspichiamo noi, dopo tanta guerra…tra poco il comunicato dell’Eremita di Ponte a Palleggio, la registrazione ci è stata già portata dalla sua ragazza, sì, non tutti lo sanno, ma l’Eremita ha una fidanzata e si chiama Apollonia, dopo la sua apparizione a Striscia la Notizia, l’Eremita Gian Attanasio Fogazzari è già diventato di moda, tutti lo vogliono e tutti lo cercano, ma non lo trovano, perché è nascosto bene e viene fuori solo quando lo dice lui, anzi forse non viene fuori per niente, gli altri lo vanno a trovare, ma bendati, a quanto mi hanno detto.
Comunque, dopo la musica, sentiremo quello che ha da dire, questo Eremita, di cose da dire ce ne ha sempre tante.
A dopo e buon ascolto, questa è la musica che gli dedichiamo, per la missione che si è prefissato ha proprio bisogno della nostra e anche della vostra collaborazione, perché vuole cambiare il tipo di ragionamento meccanicistico occidentale, noi non sapevamo nemmeno che  esisteva, fino a una settimana fa, ma le sue parole ci sembrano sensate, finalmente qualcuno che non accusa e non recrimina, qualcuno che vuole solo cambiare e in meglio…”
Aristide guarda Attanasio sorridendo e riceve in cambio una strizzata d’occhio in segno d’intesa e una tazza di caffè fumante, sul tavolo ci sono fette di pane integrale già tagliate e un cane grande e bianconero a macchie lo guarda seduto di fronte a lui …
“Questo è Rocco…”
“Ah, e i suoi fratelli?”
“I suoi fratelli sono là fuori, sparsi per il mondo, qui lui c’è venuto da solo, è un cane quasi vegetariano, come te, perché l’unica carne che abbiamo qui sono i topi e gli uccelli, ma gli uccelli difficilmente riesce a prenderli, allora si accontenta dei topi…”
“Che schifo, però. Un bel cane, comunque, pare sano e intelligente… accetta anche del pane, vero?”
“Certo, vedi che il suo essere quasi vegetariano è per necessità, ma se gli dai anche del salame lo accetta, devi vedere che salti che fa quando ne attacco uno ad una parete, là nella grotta…”
“Me lo immagino, ma dimmi una cosa: è vero che comunichi con i segnali di fumo?”
“Certo, vuoi vedere?”
“Dopo, magari, ma… e come fai a sapere quando è in arrivo un messaggio?”
“Vedi Bernazza, un uomo che ama la natura guarda sempre il cielo, chi vive in città, invece, si è dimenticato di come è fatto, il cemento gli imprigiona lo sguardo, ma l’Eremita di Ponte a Palleggio, simbolo ed esempio vivente per i viventi, scruta ogni giorno, regolarmente, il maestoso cielo, come veicolo di notizie che possono essere anche un vento da nord che porta la neve, o uno da sud che porta il calore e la pioggia, come quello di oggi, il cielo è sempre importante, per chi vive in sintonia con la natura… specie dopo una sua prima e scoppiettante apparizione al programma Striscia la Notizia…”
“Ah. Ho capito perfettamente, o quasi. E questa Radio Tao di Farneta è un’emittente piccola, mi pare, ma sembra interessante, è di sinistra?”
“Sì e no.”
“Come sarebbe a dire?”
“Sì, per il fatto che è veramente interessante, alternativa ma aperta a tutti, nei limiti del possibile, si cerca di usare un linguaggio più semplice del solito, di sdrammatizzare, sai, in Italia il clima di tragedia è troppo esagerato, la gente è già abbastanza terrorizzata… e il mio ‘no’ era riferito, invece, all’essere piccola e di sinistra…”
“Cioè?”
“Cioè, è la radio del nostro movimento Olistico, solo simpatizzante della sinistra, ma a livello generale, di alcune ideologie teoriche, perché sulla pratica discorda spesso e volentieri con le sinistre di un po’ tutto il mondo, specialmente sulla Globalizzazione e sulla salvaguardia dell’ambiente, Radio Tao sta diventando sempre più popolare in Toscana, si riceve anche un poco in Umbria, Lazio, Marche e Liguria. Ma in Toscana c’è tanta gente oculata… anche se non sembra, pare che addirittura saranno obbligatori, per le nuove costruzioni, i pannelli solari, con aiuti e sconti della Regione, lo sapevi?”
“Sì, ma è una mossa politica, mi pare.”
“Certo che è una mossa politica, ma tutto quello che facciamo è politica e se Martini per rieleggersi, invece, usasse come cavallo di battaglia la costruzione della minacciosa autostrada Lucca-Modena, fottendosene dei danni ambientali, spendendo anche il denaro pubblico di chi è contrario, sarebbe un po’ peggio, non credi?”
“Beh, hai ragione, in un certo senso.”
“Certo che ho ragione, perché so di cosa sto parlando, il tuo mi sembra un pessimismo esagerato e di abitudine, senza nemmeno vagliare le notizie le cataloghi e gli appiccichi sopra il tuo giudizio adesivo e già pronto, ma informarsi è già una cosa differente, prima di promuovere la cosa, questo Martini ha fatto un’indagine e ha visto che i pannelli erano ben visti, qui, che tanta gente vive in campagna e ha una casa invece di un appartamento, perciò tanti metri quadrati di tetto e allora… ma è proprio di questo che parlo nel comunicato di oggi, quando finisce la canzone di Khechog, ma, a proposito, tu che musica ascolti?”
“Non ascolto più musica.”
“Me lo aspettavo, hai mandato in pensione anche le orecchie?”
“No, è che… insomma, non c’è più musica che mi piaccia… mi sono stancato di quella vecchia… ho altre cose da fare. E poi se pensi che io sia un giornalista finito, in pensione, per così dire, quasi morto e sepolto, perché hai deciso di rilasciare un’intervista proprio a me?”
“Per la tua resurrezione, è chiaro, ma anche perché sei il giornalista più adatto per noi, perché hai bisogno di noi come noi di te, c’era un certo Carlo Cipolla che diceva che l’affare più intelligente è quello che avvantaggia le due parti, per questo, tu sei la persona giusta al momento giusto, perché sono convinto che quello che stiamo per trasmettere è ciò che avresti voluto fare anche tu, magari in un’altra maniera, ma l’importante è che tu credi in quello che fai, se lo fai, sennò rinunci… in certo senso siamo così anche noi, solo che noi non rinunciamo, ma noi due e gli altri del mio gruppo, di conseguenza, abbiamo tante, troppe cose, che condividiamo… se poi t’insegnamo anche a te, a non rinunciare, tanto meglio!”
Anche se irritato, Bernazzetti non può fare a meno di ammirare la grande volontà e la fiduciosa forza di Fogazzari… mentre sorseggia il caffè pensieroso ecco che inizia il comunicato dell’Eremita:
“Cari ragazzi, eccomi qua di nuovo, oggi vi voglio parlare del progetto di legge per i pannelli solari, qualcuno avrà pensato che le mie parole erano un po’ troppo vaghe e astratte, Apollonia dice che molti e-mail, che abbiamo ricevuto, ci comunicano che non si capiscono bene le mie idee, ecco che cerco di essere più concreto.
Molti di voi avranno letto sul giornale…”
Le parole di Gian Attanasio attanagliano il cervello degli ascoltatori, quasi tutti giovani e desiderosi di capire meglio cosa succede in giro, una volta guadagnata la presa, ecco che le sue frasi entrano nell’argomento e lo spiegano più semplicemente possibile, in cinque minuti quello che voleva dire l’ha detto e con chiarezza.
Conclude con un ragionamento preparato e più o meno sempre simile:
“Ripeto che non ricevo soldi da Martini, non so nemmeno di che partito è, il mio progetto è alla luce del sole e non persegue nessun scopo di lucro, noi non amiamo il potere, rifuggiamo da ogni forma di potere, sfido chiunque a provare il contrario… il movimento olistico esiste già in ogni parte del mondo, vi invito a leggere i libri di Fritjof Capra, in particolare ‘Il punto di svolta’ e poi anche il mio libro è pronto, tra pochi giorni sarà nelle edicole, il prezzo, 5 euro, sarà solo per coprire le spese di tipografia e distribuzione, sono solo centocinquanta pagine, nelle quali vi spiego tutto nella più semplice maniera possibile…ci sono anche grafici, indagini e ricerche, disegni esemplificativi e figure, il titolo è ‘Teoria olistica e pratica quotidiana’, ora vi saluto, ci sentiamo domani.”
Aristide guarda negli occhi Attanasio che sorride e dice,
“Allora, che ne dici?”
“Non stai facendo tutto un po’ alla paesana?”
“In che senso?”
“Mi pare che hai una maniera di trattare la gente come un parroco fa la predica ai fedeli, mischiata con parole dirette al punto, forse un po’ troppo dirette al punto, mi pare.”
“Può essere, essere troppo sinceri può anche essere una tecnica choccante, ma spiegati meglio…”
“Ecco, credo che la mancanza di un marketing sia il punto debole, la qual cosa può rappresentare un difetto, nel mondo della comunicazione, poi la tua stessa presenza cavernicola a Striscia la Notizia, non credi che sia difficile identificarsi in una figura così anacronistica?”
“Sì, ora ho capito, ma non devono tanto identificarsi con me, ma accettare l’autorità del mio messaggio.
E che cosa ho io più di loro?
Che cosa mi dà questa autorità?
Ho studiato comparando le varie parti e non considerandole separatamente, la geografia con la storia e la filosofia e la religione e l’economia e la sociologia, eccetera eccetera… ho rinunciato ai beni materiali, tutto questo non è poco in questo mondo sempre più stupidamente materialista… e poi Apollonia, che è laureata in scienze della comunicazione,  dice che invece questo è il nostro tipo di marketing più opportuno, lei dice che per essere veri figli di puttana, nell’epoca moderna, bisogna comportarsi onestamente, nessuno se lo aspetta e disorienta gli eventuali oppositori…”
“Forse, ma non disorienta anche i seguaci?”
“All’inizio sì, ma incuriosisce anche, allo stesso tempo, sempre secondo lei, ed è una preparazione positiva all’adesione, perché uno vestito così è al di sopra di ogni sospetto, e poi tutti cercano una figura in cui credere, da sempre, ma nell’epoca moderna è sempre più difficile trovarne una e nessuno la cerca più nella politica, dove fanno schifetto un po’ tutti sia a destra che a sinistra, per non parlare del centro… credo che Apollonia abbia ragione, anche Capra è rimasto entusiasta del suo programma… perché prende le persone da un lato indifeso, gli fa sorpassare di schianto l’ostacolo di tutto quello a cui sono abituate.
Guardiamoci in faccia: io non sono un politico, né un manager, tutto il resto loro non lo conoscono, per questo si lasciano permeare, perché vedono trasparenza dall’altra parte, insomma… e il bello è che non è affatto una finta, è una cosa vera!”
Aristide Maria Bernazzetti rimane con i riccioli immobili, ora, addenta un pezzo di pane, rimane perplesso e silenzioso. Gian Attanasio si alza e propone:
“C’è un bel sole caldo là fuori, andiamo a fare un giro?”
“E l’intervista?”
“Mentre camminiamo parliamo, non hai un registratore?”
“Sì, ma il microfono è incorporato, cioè non è direzionale, se camminiamo non si sente niente, per via del rumore dei passi…”
“E noi ci fermiamo.”
“Va bene, come si fa a lavarsi qui?”
“Al torrente!”
“D’accordo, mi lavo a casa quando torno.”


S’incamminano perciò nel bosco, cambiano varie volte sentiero, la neve intorno è quasi sciolta del tutto, c’è un gran canto di uccelli e lo stormir delle fronde alla brezza fa sentire bene Aristide Maria  e parlare senza sosta Gian Attanasio.
Le domande fioccano anche ora che il registratore è spento, il giornalista è curioso e l’eremita felice di rispondere ai suoi quesiti,  che non sono animati solo dalla curiosità professionale:
“Fammi capire una cosa, Fogazza, tu sei diventato eremita per calcolo o per vocazione?”
“Per vocazione, per vocazione, il fatto è che poi ho conosciuto Apollonia, proprio quando avevo rinunciato alle donne e all’amore, è venuta a cercarmi per fare un lavoro per l’università, i suoi zii sono di Ponte a Palleggio e le avevano parlato di me, dopo, proprio quando ho iniziato a sentirmi inutile, ha inventato questo piano e mi stava pressando, oppure prima mi ha pressato lei e poi mi sono sentito inutile… non mi ricordo bene, è stata un’epoca turbolenta, ma bellissima… poi Capra, pressionato a sua volta da lei, mi scriveva, poi è venuto anche qui e abbiamo parlato per dei giorni interi, insomma, il progetto è una sua idea, di Apollonia, che è anche il nostro collante, senza di lei non succede niente… in più, quasi allo stesso tempo, mi sono accorto anche del ruolo spesso dimenticato della donna nella società… proprio mentre m’innamoravo di lei…guarda caso, la vita è sempre metafora di se stessa, non credi?”
“Forse sì, ma che cosa vuoi dire esattamente?”
“Voglio dire che il ruolo della donna è molto di più di quello della madre, della donna di casa, dell’oggetto di desiderio sessuale… la nostra filosofia, quella Olistica, si è accorta attraverso ragionamenti concentrici, che il pensiero femminile è da valorizzare di più, non solo per ciò che rappresenta nei vari tipi di società esistenti nel mondo, ma per quello che non ha mai avuto maniera di sviluppare in maniera più completa, perché gli uomini non glielo hanno permesso…”
“La donna ha sempre avuto il suo valore e la sua valorizzazione parallela a quella degli uomini, i suoi compiti ben precisi all’interno della società…”
“Non tanto quanto dovuto, specialmente dopo il medioevo e dopo la rivoluzione industriale, specialmente dopo che l’uomo ha smesso di lavorare in casa e si è staccato dalla famiglia, tutto è diventato… seguendo i modelli di Bacone, il torturatore di streghe, di Cartesio il separatore degli insiemi e di Newton, l’uomo che ricevette una solenne e provvidenziale melata sulla cervice, se vai a vedere è tutto troppo meccanicamente legato al pensiero e alla rappresentazione del maschile e quasi niente del femminile…”
“Se tu mi volessi spiegare meglio questa parte, te ne sarei grato…”
“Va bene, ora ci mettiamo seduti sul quel roccione e accendiamo anche il tuo registratorino, ti comincio la storia dal principio.”
Detto fatto  imboccano un sentiero scosceso che si apre tra il verde, una ventina di metri più sopra, fino ad arrivare ad un gran roccione esposto al sole, in una radura piccola ma assai illuminata, nel cielo non ci sono nuvole e la temperatura è mite, basta non stare all’ombra e si sta bene, Rocco entra ed esce dal bosco sbuffando di soddisfazione, impegnato nel fiutare e perseguire odori per lui assai interessanti, poi si sdraia vicino ai due, seduti l’uno di fianco all’altro e pare ascoltare quello che dicono, intanto si riposa un poco.
“Questa è la roccia dell’amore, cioè, dove ho fatto per la prima volta l’amore con Apollonia, una roba devastante, mi è sembrata la mia prima volta in assoluto... ti risparmio i particolari, ma vedi queste lunghe e larghe fessure nella roccia e queste parti in cui la pietra si sgretola?”
“Sì… e allora?”
“Beh, prima non c’erano.”

Bernazzetti accende il registratore ridendo, fa una rapida presentazione dell’Eremita e fa la prima domanda, poi lo passa in mano a Fogazzari il quale articola la sua prima risposta:
“Come era la tua vita, prima di diventare un eremita?”
“Sono nato qui a Ponte a Palleggio, la mia famiglia era una delle più agiate, senza essere ricca, ma stava bene, almeno a livello finanziario, mio padre medico generico e mia madre commerciante di prodotti tipici, la mia infanzia è stata tranquilla e ne ho uno stupendo ricordo, a scuola andavo bene, studiavo e mi piaceva anche, a Modena ho fatto il Politecnico e poi finita l’università, non sapevo cosa fare, sebbene il mio pensiero fosse più di sinistra, ho iniziato a fare un mestiere che mi prometteva rapidi guadagni e carriera eventuale… così è stato, rappresentante di medicinali, per alcune ditte minori, poi per la Roche…”
“Così è cominciata la storia dell’Eremita?”
“In un certo senso sì, è importante che io abbia lavorato per anni per la Roche, prima rappresentante, capo-area, direttore regionale, nazionale e poi iniziando ad occuparmi più attivamente di politica ho capito meglio come stavano le cose, che i partiti stavano un po’ morendo dal dentro e dal fuori non c’erano più utilità e stimoli, la gente non ci credeva più, ora ci crede anche meno.
Ho studiato, mi sono documentato, ho inteso finalmente cosa era una multinazionale, ho avuto prove tangibili che il World Trade Organisation invece di proteggere il cittadino favorisce sfacciatamente queste corporazioni, che il lucro di pochi vale più delle vite umane di tanti eccetera…
Ho rotto, in una crisi più forte ho abbandonato tutto e sono venuto qui, più o meno sette anni fa, durante i quali ho avuto varie fasi, non tutte positive, ma il mio cammino si è sempre deciso da solo, la rinuncia a quasi tutto mi faceva sentire puro e ho studiato sempre di più, già che i libri sono la maniera migliore per capire, visto che sono letti da pochi, sono meno controllati che altri tipi più immediati di comunicazione di massa, come la televisione e i giornali.
Poi il fenomenale incontro con Apollonia, che era rimasta impressionata dal fatto che in poco tempo avevo abbandonato tutto quel mondo di esteriorità rilucenti e di contenuti in putrefazione, che avevo rinunciato ai soldi e alla vita che facevo prima, la nostra relazione è nata, dopo alcuni mesi in cui ci eravamo frequentati come amici.
Apollonia è determinata e intraprendente, laureata in scienze della comunicazione e decisa a tentare di cambiare qualcosa nel mondo… e poi, detto tra noi, chi, fra le donne moderne o antiche, penserebbe di fidanzarsi con un eremita? ”
“Sì, ma come è stato il passaggio dalla vita di prima a quella di dopo, che poi sarebbe quella attuale?”
“Bene, Apollonia ed io discutevamo su tante cose, su tutto, praticamente, solo che io ero già innamorato di lei, ma lei non era troppo interessata a me, da quel punto di vista, mi vedeva come un santone, un esempio, qualcosa di poco umano, comunque accettava di vedermi, ogni tanto veniva qui, ma si vedeva che il suo cuore era più localizzato più in basso, verso valle, voglio dire…lei sentiva che doveva agire, in una maniera diversa dalla mia… che in un certo senso avevo scelto di rinunciare, non lo so, forse di aspettare, di fermarmi e ragionare un poco, lei voleva intervenire e subito…”
“Che cosa facevate in quegli incontri?”
“Beh. Lei veniva su da me una volta ogni quindici giorni o venti, era occupatissima… ma proprio in quei mesi, per colpa o merito suo, io attraversavo una leggera crisi di ideali, che sfociò con l’abbandono parziale del mio stato di studio e riflessione, per passare a qualche cosa di più attivo, nacque così, prima il nostro amore, attraverso lunghe discussioni in cui cercavamo di scegliere la maniera più adatta di agire, poi il progetto cominciò a prendere forma, anche con l’aiuto di Fritjof, lui disse che era una bella idea, così nacque l’idea dell’eremita, come leader ideologico di una generazione senza ideali…ma che voleva tornare ad averne, perché senza non si può vivere bene…”
“Interessante questa parte…”
“Certo... e è nao tutto quasi contemporaneamente, le cose si sono incastonate alla perfezione, in movimento, una roba rara da succedere.”
“Ma allora questo diavolo di filosofia da dove parte?”
“Parte tutto dalle donne, innamorandomi di Apollonia ho capito che avevo sbagliato a pensare di rinunciare al femminile della mia vita, poi ho capito che è anche una cosa che fa parte della civiltà occidentale, leggendo i libri di Capra, oltre al fatto di separare le cose, che invece si possono capire solo se unite e in rapporti ‘non-locali’, ma a più vasto raggio, secondo la teoria quantistica che si sta contrapponendo, in alcune parti, a quella relativistica, ma arriverà prima o poi qualcuno che le fonderà in maniera opportuna…”
“Stai divagando troppo.”
“Sì, torniamo alle donne, o alla nostra parte femminile, cioè anche degli uomini, l’umanità che va avanti in base a una filosofia discendente da: Bacone, Cartesio e Newton, Darwin eccetera…”
“Che c’entra Darwin?”
“Darwin, un po’ più recentemente degli altri, ha detto, tra le tante cose, che i maschi sono migliori, incentrando sempre di più, con la validità di altre sue teorie, il potere nella mano degli uomini e a discapito delle donne, insomma il suo era un concetto patriarcale, al quale, volenti o nolenti siamo sempre legati…e poi è venuto Marx che ha dato al conflitto un’importanza maggiore di quella che ha, nella società… ma il conflitto al massimo è importante perché esalta la collaborazione…
Se la fisica è la base di tutto o quasi, se vogliamo studiare i fenomeni terrestri o extraterrestri dobbiamo partire dalla fisica e poi allargarci alla matematica, alla chimica, alla storia, alla geografia, alla filosofia, alla religione eccetera… la fisica, dicevo, ha almeno teoricamente scelto di tentare di abbandonarli, tutti questi importanti cervelloni dalle idee ormai obsolete, ma la nostra concezione di vita segue solo o quasi modelli maschili, per questo abbiamo una crisi di percezione in cui tutto o quasi, al giorno d’oggi sta deteriorandosi, siamo troppo parziali, siamo rigidi, più vogliamo fare una cosa e più ce ne allontaniamo; c’è in più l’entropia che fa parte del nostro stesso sistema.
Bene, anzi male, ma vediamo che possiamo fare: tu conosci lo Yin e lo Yang, parti femminile e maschile di un tutt’uno che potrebbe essere l’umanità, ma non solo quello, tutto quello che esiste, secondo l’I-Ching è il Tao, che è formato dalla relazione bipolare di Yin e Yang, la loro armonia si ha quando le due parti si fondono in maniera opportuna…ci siamo fino a questo punto?”
“No, cos’è esattamente il Tao?”
“Il Tao è appunto l’insieme di Yin e Yang, cioè la più pura rappresentazione della realtà, rappresentato da un rapporto dinamico fra questo due forze in antitesi e tutto questo fa parte dell’I-Ching, che poi è la base stessa del pensiero Cinese.”
“Mi pare che sia anche il nome della vostra emittente Radio?”
“Sì, infatti, come pure il titolo di un libro di Capra è ‘Il Tao della fisica’, ma quello che stavo dicendo è che questo equilibrio dinamico ha un estremo bisogno delle due componenti, mentre nella società occidentale, che poi trascina nel suo errore meccanicistico anche quella orientale, attraverso il commercio e i movimenti economici, lo sfruttamento della mano d’opera orientale a basso prezzo, inquinamento del mondo e stile di vita consumistico a discapito degli equilibri della natura eccetera… ecco i valori in contrapposizione, non avrai difficoltà ad ammettere che le nostre tendenze sono rigide e univoche nello Yang e quasi mai si tiene conto dello Yin, eccoti due tabelle scritte su questo foglietto, la prima in generale e la seconda più  specifica riguardo ai caratteri delle persone, leggile e vedrai:”

Yin      Yang                  Yin             Yang
terra         cielo            femminile      maschile
luna             sole                       contrattivo     espansivo
notte            giorno            conservativo   dissipativo
inverno        estate                     responsivo     aggressivo
umido          secco               cooperativo    competitivo
freddo          caldo          intuitivo         razionale
interno         superficie              sintetico         analitico

“Considerando questi rapidi schizzi di una realtà taoistica, è facile vedere che la nostra società ha favorito costantemente lo Yang e lasciato un po’ troppo da parte lo Yin, per esempio: la conoscenza razionale rispetto alla sapienza intuitiva, la scienza rispetto alla religione, la competizione rispetto alla cooperazione, lo sfruttamento di risorse naturali rispetto alla conservazione e via dicendo.”
“Ammettendo di sì, allora, quali sono le conclusioni che se  ne ricavano?”
“Se ne ricava che stiamo usando solo una parte di quello che abbiamo e stiamo lasciando da parte quella che è la fetta succosa della natura e del rapporto che possiamo e dobbiamo avere con essa, perché stiamo vivendo ancora sulla terra che è la nostra unica base possibile, per quello che ne sappiamo, finora, nell’universo… ti pare poco?
La nostra percezione è basata su leggi parziali, quindi inefficaci, stiamo distruggendo la natura per guadagnare denaro, ma quando la natura viene messa ai ferri abbiamo già visto di che cosa è capace, i soldi non ci salveranno da questo, la nostra ricchezza non è affatto il denaro e allora…”
“E la teoria quantistica dove entra?”
“La teoria quantistica è già entrata in questo, perché se noi stiamo ancora dando retta ad un idea dell’universo scomposto in parti e manipolabile, frazionando le varie cose, a seconda dei nostri bisogni, la teoria quantistica dice che il sistema è sorpassato e in fisica se ne rendono conto da tempo, perché il mondo è fatto di atomi che sono particelle vuote, ma che contano e sono importanti non come cose o agglomerati di materia, ma solo e soltanto per la loro relazione tra di loro, il tipo di relazione è non-locale, con reazioni istantanee, come ti ho detto ieri, è sempre stato rifiutato dal geniale Einstein, anche lui almeno in parte superato.”
“E che significa ‘non-locale’, in questo caso?”
“Significa che ogni relazione ha influenze e variazioni dinamiche regolate dalla legge delle probabilità, non determinate solo dal loro ambiente circostante, ma da tutto quanto esiste, cioè dall’intero universo!”
“E questo cosa cambia?”
“Praticamente tutto, perché la nostra idea della vita è ancora basata sul riduzionismo e meccanicismo di quei signori che ti ho detto prima, che se sono stati utili per capire approssimativamente le cose, trecento anni fa, ora è l’ora di attualizzarsi, non ti pare?
Proprio perché nella meccanica classica e superata le proprietà e il comportamento delle parti determinano le proprietà e il comportamento del tutto, nella meccanica quantistica, molto più avanzata e fedele al modello di vita che abbiamo creduto erroneamente di conoscere, invece è l’esatto contrario: qui è il tutto a determinare il comportamento delle parti e le parti sono proprio quello che noi stiamo da tempo trascurando a cominciare dallo Yin e dallo Yang, indivisibili e sempre in rapporto dinamico di equilibrio, il Tao.”
“D’accordo, ma fammi degli esempi di applicazione di questa teoria.”
“A livello medico, per esempio, si dà una causa ad un problema, diciamo il cancro, ma il cancro ha tante cause concorrenti e in relazione tra di loro, non ha senso separare e decidere per una o più cause prese a sé stanti, perché è la relazione tra di loro che ci interessa, se vogliamo combatterlo dobbiamo prima capire come si manifesta e da che cosa viene, non ti pare? Per farlo, non ne dobbiamo separare le varie parti, ma dobbiamo considerarlo e studiarlo partendo dal suo intero sistema di relazioni! Ecco la novità!”
“Vuoi dire che la medicina si ostina a vedere le cose in maniera separata, anche se la fisica ammette l’errore di questo tipo di metodo…”
“…meccanicistico e riduzionistico, ebbene sì, si è fatto così per troppo tempo e si continua a fare così, anche se le cose stanno lentamente cambiando, troppo direi, perché così lentamente? Perché tutto quello che è stato fatto, se agisce in alcuni casi da esperienza e perciò da chiarimento, in altri casi è semplice zavorra da trascinarsi dietro!”
“Va bene, credo di aver capito, ma potresti darmi un esempio più semplice, qualcosa più terra-terra, del nostro quotidiano?”
“Caro Bernazza, il cancro è diventato fin troppo quotidiano, purtroppo, si dice che in Europa una su tre persone ne hanno sofferto o ne soffriranno, al giorno d’oggi le cose vanno così… ma ho capito cosa vuoi dire, eccoti un’altra applicazione: diciamo nel mondo del lavoro, una ditta funziona male, il suo fatturato è diminuito, si abbassano i costi, si obbligano i dipendenti a sforzarsi di più, si cerca la causa come se fosse una cosa sola o almeno un gruppo di cose ben delimitate, ma in generale le cose vanno male perché non c’è fiducia, le cause sono più di una, ma possono essere originate semplicemente dalla maniera di vivere dei dipendenti, della quale non sono soddisfatti, li puoi spremere come limoni, ma non hanno stimoli, non renderanno mai bene… se la loro vita non gli piace, ma questo apre un insieme enorme di cause, in relazione tra di loro, ma anche in rapporto al tipo di vita in generale che si fa in Italia e a quello Europeo, o del mondo, dal quale si capisce che c’è troppa solitudine e separazione tra le persone, in più la competizione nel lavoro e nei rapporti sociali snerva e porta solo ad ulteriore competizione, ma perché si è creato tutto questo?
La Rivoluzione Industriale, l’Emigrazione di massa, la Guerra Fredda, il boom economico, le crisi relative e conseguenti, le Multinazionali… insomma le cause sono tante, ma si deve pensare a tutte come legate tra di loro e interdipendenti e in rapporto non-locale… cioè non vale la pena licenziare le persone ed assumerne altre, perché provengono dallo stesso modello, allora si capisce che nel lavoro ci vuole più umanizzazione dei ruoli, più sentimento, più cooperazione e si vede che il modello che stiamo cercando esiste: è proprio quello che avevamo dimenticato, per via della nostra filosofia parziale e faziosa, il nostro modello è quello femmminile, inteso come tipo di sistematica, lo Yin che ci siamo dimenticati, fuso opportunamente con lo Yang, non subordinato e represso!!”
L’Eremita guarda la faccia di Bernazzetti che a sua volta guarda l’orologio, da quell’insieme di elementi il più peloso capisce che deve essere quasi mezzogiorno e alcune priorità si stanno evidenziando tra le altre, come la fame.
“Vabbè, ora sospendiamo, Walter dovrebbe portare qualcosa da mangiare non troppo vegetariano per te… ma cosa ne pensi, hai capito la linea del nostro pensiero?”
“Credo di sì, ma ho qualche dubbio sulla comprensione di chi riceverà questo messaggio, non potremmo sintetizzarlo meglio?”
“Certo, stasera viene anche Apollonia, magari tiriamo giù una cosa scritta e poi domani continuiamo. Hai fame o no?”
“Sì, ma prima di finire, prima di tornare alla tua confortevole dimora, credo che avrei bisogno di un terzo esempio, diciamo del comportamento delle persone tra di loro, nei loro rapporti interpersonali, che ne dici?”
“Giusto, provvedo subito, vediamo un po’: le persone del nostro mondo globalizzato credono sempre di più che gli altri siano un male necessario, sono più che altro disturbate dal loro prossimo, specialmente nelle grandi città, in modo particolare dove ci sono grandi affollamenti di gente, ma tutti si ficcano in quei casini di formicai, dove la vicinanza esagerata tra le parti provoca, come con gli atomi rinchiusi, un dinamismo sempre più accentuato, ecco che anche la gente quando vive in spazi ridotti si stressa, però non si rende conto della causa del suo stress e si raggruppa e si agita sempre di più fino ad arrivare ad estremi di aggressività che in queste condizioni è perfettamente normale e logica…certo che il sistema dei sistemi, composto dai vari FMI, G8, WTO eccetera, non favorisce la migliore distribuzione né della gente né del denaro, proprio perché quello che si cerca è il profitto di alcuni e non il benestare generale, illudendosi che il benestare e il profitto siano due cose separate, ma entrambe fanno parte di un disegno più ampio che ai più sfugge e chi potrebbe fare qualcosa invece se ne frega, interessandosi solo di una parte del piano che secondo loro poi porta alla seconda, ma non si tratta di sequenza ma di coabitazione, di cose che si devono fondere insieme, perché anche la teoria quantistica dice che le relazioni non-locali sono istantanee, se si persegue solo una di esse l’altra se ne va, se si raggiunge anche, in una particolarmente complicata e astuta manipolazione, ecco però che vediamo gli altri che sono poveri e questo ci guasta in parte la soddisfazione, beninteso, quello che dobbiamo cercare non è mai una cosa totale, ma organica, parte bilanciata di un tutto, in fusione ed armonia con le altre parti, come si può stare bene vedendo che gli altri stanno male?
La legge del più forte, dopo tutto questo tempo, dovremmo aver capito che non va bene nemmeno per il più forte, perché provoca scompensi e depressioni nel suo stesso ambiente, (anche se lui, il più forte, l’ambiente lo chiama ‘mercato’,) scompensi e depressioni, dicevo, che poi finiscono per ritorcersi contro di lui, se la gente è troppo povera, per esempio, non può comprare il suo prodotto, mantenerla povera al punto giusto è una cosa ancora più difficile…”
“Qual è allora l’alternativa, secondo l’Eremita?”
“La ricetta è facile, secondo Fritjof Capra, almeno la sua formula lo è, la sua applicazione, invece è di difficile sviluppo… ma proprio per la natura riduzionista, meccanicista e in fondo troppo maschile e settaria, insomma, ‘individualista’ può anche essere la parola, e se le persone volessero il bene generale non ci vorrebbe poi molto, ma ci sono tanti che ne vogliono di più degli altri e la formula del comunismo è già da considerarsi un esperimento fallito, che però ha avuto l’utilità di confermare la natura peggiore dell’uomo, la sua sete di potere, che non si manifesta solo attraverso la sua avidità di denaro.
Per ottenere qualcosa di buono ci vorrebbe una grande coscienza collettiva, come quella delle formiche, per esempio, con la maniera di collaborare delle oche in volo per la migrazione, o anche dei lupi quando cacciano… insomma l’esempio è sempre la natura che ce lo dà, basta non dimenticarsela troppo, perché anche nella giungla di cemento, nell’inferno informatico, è ancora lei che è la base di tutto e il Tao è, secondo me, il punto di riferimento migliore, perché più fedele alla realtà e perciò più efficace…”
“Va bene, tutto questo può anche essere giusto ma è piuttosto vago, però, più concretamente, se tu fossi per esempio acclamato a governare gli Stati Uniti, tanto per citare la nazione dalla quale più o meno si controlla il mondo, economicamente e dal lato anche di questa feroce filosofia imperialista e colonialista di legge del più forte, come ti comporteresti? Cosa faresti per conciliare la teoria quantistica, il Tao e le forze economiche che vogliono solo sentir parlare di profitto?”
“Ecco, ora cominci ad essere pungente, mi pare di riconoscerti meglio, ora sei di nuovo il Bernazzetti che conosco!”
“Sì, d’accordo, ma rispondi alla mia questione, non cercare di svicolare adulandomi che con me non attacca.”
“Lo sai benissimo che non posso, che non ho intenzione… che non ho nemmeno mai pensato a questa possibilità, neanche come sindaco di Modena, o di qualche paesino anche più piccolo, come per esempio Ponte a Palleggio, figuriamoci come presidente degli Stati Uniti…”
“Mi pare che sia troppo facile, però, fare teoria senza fornire alternative, credevo che tu avessi pensato a qualcosa di questo genere.”
“Va bene, ma io ti ho detto prima che io rifuggo ogni tipo di potere e tu mi vuoi far fare quello che la mia filosofia di vita non mi permette, per non snaturarsi, che cosa vuoi che faccia? Rinuncio, posso solo fare questo!”
“Ne sono convinto, ma diciamo che inaspettatamente ti viene offerta la possibilità materiale e rapida di cambiare le cose, di migliorare il mondo, rinunceresti?”
“Certo, non credo che sarei capace di comportarmi come politico, non essendolo mai stato e non avendo mai pensato di risolvere le cose in questa maniera…”
“Ma se te lo proponessero e tu vedessi la possibiltà, finalmente di far stare meglio la gente, non penseresti, anche solo per ipotesi, a qualche sistema per vedere se potessi veramente riuscirci, prima di accettare o di rifiutare?”
“Stai parlando di fantascienza, tutto quello che hai detto è impossibile, è assurdo, perché dovrei entrare nel tuo gioco?”
“Anche solo per scherzare, per fare una semplice ipotesi, fuori dall’intervista, è chiaro, sennò sei molto più rigido di quello che mi vuoi far credere…”
“D’accordo, facciamo questa ipotesi, ma non metterla nell’intervista, va bene?”
“Va bene, non ce la metto, spengo anche il registratore.”
“Ecco, mi trovo improvvisamente, presidente degli Stati Uniti, prima di tutto mi taglio la barba e mi faccio i capelli… no, scherzo, mantengo il mio look così com’è, visto che mi hanno eletto, sono preparati alla mia pelliccetta come alle mie idee, non è certo per mantenere tutto come era prima, che mi hanno chiamato, allora cerco di mettere in circolazione le mie idee, mando la mia segretaria Apollonia a parlare con i giornalisti agguerriti, che è anche una bella ragazza e ciò non guasta… alla televisione faccio uscire solo interviste da solo, nelle quali dò il meglio di me stesso e nei dibattitti Apollonia stronca ogni obiezione, perché è intelligente, preparata e dalla risposta pronta…”
“Sì, ma questo fa parte del marketing, per questo avrai decine di addetti e perciò non m’interessa, ma per agire, come è che muovi i tuoi soldatini, quella lo sai è una guerra…”
“Ecco: pubblico le vere notizie sulle guerre precedenti, sugli inganni che i cittadini hanno sopportato, riapro il processo all’assassinio di Kennedy, le vere notizie sul Vietnam, un condensato dei dossier sulle guerre del Golfo, Afghanistan, i colpi di stato e le dittature in America Latina…”
“A questo punto ti avrebbero già ammazzato in qualche maniera, magari fingendo un attentato di qualche terrorista non islamico, ma supponiamo che anche loro, i servizi segreti vogliano aria nuova in casa e ti lascino fare… come ti muovi economicamente?”
“Questa è la parte che temevo di più, ma la verità è la cosa migliore, come dice Apollonia se vuoi essere un vero figlio di puttana devi essere sincero, rimangono tutti di sasso, è quello che farei io, firmerei il Protocollo di Kyoto, cercherei di sopprimere il commercio delle armi, avvierei ricerche per le alternative all’uso del petrolio, che in ogni modo sta terminando, farei una effettiva guerra alla droga e non quella farsa che fingono di fare da anni, eliminerei il lavaggio del denaro nelle banche, trasformerei il WTO e ci metterei dentro gente che veramente vuol proteggere le persone e non le multinazionali…”
“E qui, se te la fossi scampata prima, non ti salveresti di sicuro, ma se non riuscissero a accopparti a tempo, l’economia sarebbe già fritta in un mese o due…hai idea di che tipo di tremenda rivoluzione avvieresti con questo tipo di comportamento, come spereresti di cavartela?”
“Intanto l’economia è già fritta per conto suo, perché vive su basi false, non può durare se non in maniera illegale, riciclando denaro sporco, per esempio, favorendo guerre e ricostruzioni, addirittura favorendo l’uso della droga, poi vendendo armi… non solo agli eserciti stranieri, ma anche agli adolescenti americani, come credi che sia successo il massacro di Columbine? Vendita di armi per corrispondenza, cazzo! Lo sai o no che qualsiasi bambino un po’ tarato o qualche pazzo, incorraggiati dalla propaganda e favoriti dalla facilità di questa pratica, in qualsiasi momento possono mettere su un inferno come quello?
Lo sai o no?
Tornando a noi, credo che uscendo allo scoperto, tanti che la pensano alla nostra maniera e non avevano il coraggio di manifestarsi, finalmente lo farebbero, la gente comincerebbe a crederci, piano-piano, certo con grandi difficoltà d’ingranaggio iniziale… la Perestroika di Gorbatchev non è stata più o meno una cosa del genere? Ma prima che arrivasse lui nessuno ne aveva parlato, non c’era stata nessuna avvisaglia, o sbaglio?
  Poi, se la gente fosse veramente stufa di quei presidenti manovrati dalle lobbies, tanto da arrivare al punto di eleggere uno come me, avrebbe certo una preparazione seppur minima per sopportare me e i miei metodi drastici e rivoluzionari, allora cercherei di trasmettere fiducia alla nazione e al mondo, i miei discorsi sarebbero limpidi e trasparenti, se mi facessero domande che mi mettessero in difficoltà, attraverso quei microfonini microscopici che rimangono nascosti dentro le orecchie, mi farei suggerire risposte buone e pronte, in sintesi dicendo che per cambiare bisogna affrontare tempi difficili, ma i risultati sono certi e non troppo lontani nel tempo e la loro bellezza, dopo, offuscherà ogni sofferenza precedente…”
“Ma quest’ultime sono le parole di tutti i politici, devi considerare poi che la stampa ti salterebbe addosso con forza totale, i mass-media non ti sarebbero certo favorevoli, tu sei contro praticamente tutto il preesistente!”
“Sì, ma dobbiamo anche considerare che sono stato eletto e allora… beh, questo significa in qualche maniera che loro vogliono una cosa del genere, sennò dall’altra parte ci sono decine di candidati che possono mantenere le cose come stavano prima…”
“Vabbè, siamo partiti dalla fantascienza e siamo arrivati ad un’utopia… il fatto è che per tutto e per tutti è impossibile tornare indietro, questo ti volevo dimostrare: nessuno si sobbarcherà mai un compito tale, cioè quello di andare contro tutto e tutti, se lo volesse fare, poi, non glielo permetterebbero… che cosa possiamo pretendere dagli uomini politici, se tutto o quasi è impraticabile?”
“Ti ho detto che la politica è sempre più una facciata e ha sempre meno possibilità di decidere qualcosa. Si riuniscono, parlano, litigano contro gli oppositori, più di quello non possono fare. E poi il tuo pessimismo non porterà mai a niente. Ma se invece che dall’alto, il sistema lentamente cambiasse dal basso?”
“Dal basso non mi sembra che stia cambiando…”
“E allora gli eremiti di Ponte a Palleggio che ci stanno a fare? Dal basso io sto partendo e voglio creare una base solida…dopo ci possiamo anche alzare…”
“Ma che illusione la tua! Lo sai, se un giorno tu potessi veramente avere un’importanza internazionale, cosa che non so se augurarti o no, pensi che non ti toglierebbero di mezzo in un battibaleno?”
“Ecco, questo è un punto a cui  tu non hai ancora pensato, ma noi sì. Il nostro non sarà un terrorismo facile da togliere di mezzo, siamo pronti alla guerra delle parole, delle immagini, dei mass-media, tutto senza violenza…”
“Senti, appena tu cominci a disturbarli loro arrivano a Ponte a Palleggio e ti tagliano a pezzettini, i Ghandi al tempo moderno non funzionano più, te lo dice un biscaro…”
“Questo è quello che pensi tu. Tanto per cominciare, noi non siamo veramente a Ponte a Palleggio, naturalmente tu devi dire che ci siamo, ma invece ne siamo lontani e abbiamo già preparato basi e mezzi sufficienti per bombardare di verità tutto il mondo…è chiaro che queste sono cose che devi tacere, ma è bene che tu le sappia, perché il nostro progetto è grande e mira in alto… cominciando dal basso, questa è la cosa rivoluzionaria, non abbiamo quella fretta che tutti hanno, sappiamo che ci vuole tempo e desideriamo, prima di tutto, formare la coscienza collettiva… che te ne pare?
A quanto mi risulta nessuno ci ha mai provato.
Ecco che qualsiasi cosa tu scriverai, prima di essere pubblicata, sarà letta e riletta da Apollonia, te lo dico subito…e poi che se tu ti metti con noi, devi sapere che avrai dei rischi anche tu, se pensi di potercela fare, se hai dei dubbi è meglio che tu lo dica subito.”
Mentre continuano a parlare in maniera concitata i due si sono avviati verso la grotta, Aristide ha riacceso il registratore di nascosto, anche se il dialogo ora è più informale, può fargli comodo per centrare meglio l’intervista, al momento della sua scrittura.

A pranzo mangiano una pizza gigante portata da Walter, nel pomeriggio escono di nuovo dalla grotta e riascoltano la registrazione, comincia di nuovo a fare freddo e rientrano a bere un bicchier di vino, ad arrostire qualche castagna.
La sera arriva Apollonia.
Aristide rimane un poco deluso, anche se Attanasio non glielo aveva detto lui si era immaginato una donna affascinante, non che lei sia brutta, però, a prima vista è una come tante altre, bassa, silenziosa, poco appariscente e vestita in maniera anche dimessa.
Si aspettava una donna efficientissima e agitata, nervosa e autoritaria, ma lei invece è estremamente calma e senza fronzoli intellettuali, pare estremamente spartana in tutto, in più, cosa rara per una donna, ascolta assai di più di quello che parla.
Chi parla e tanto invece è ancora l’Eremita, le racconta di come hanno passato il tempo lui e il suo vecchio compagno di scuola, poi di come erano a quei tempi, quando si sono conosciuti.
Lei lo ascolta e sorride, guarda l’altro, forse per comprenderne a fondo il personaggio, poi dice che è contenta che sia proprio lui, Aristide Maria Bernazzetti, a fare il portavoce per loro e gli dà la mano come a suggellare un contratto sulla parola.
Dice sorridendogli che il modo di fare è tutto, in una persona, perché è la relazione che ha con gli altri, la teoria quantistica dice che tutto ciò che importa al mondo non sono cose, persone e animali, ma le relazioni tra gli atomi.
Lo sguardo di lei è sereno e forte, i suoi occhi hanno un brillare energico e sincero, ma non butta via una parola.
Dice che tutto sta andando bene, quelli di Striscia la Notizia, pressati dagli spettatori vogliono tornare a sentire cosa ha da dire l’Eremita.
Il libro è pronto per essere distribuito, ne dà una copia a Bernazzetti, che comincia a sfogliarlo e a guardare le figure.
Apollonia ha cucinato un riso e fagioli con le verdure che è piaciuto ai due uomini, con dentro anche qualche bel pezzo di salsiccia.
Mentre lava i piatti, lei dice:
“Scusaci tanto, Aristide, ma ora che ti sei imbarcato nel nostro progetto dovrai fare quello che ti diciamo noi, ho visto che prima hai acceso il registratorino, non ci sono problemi, ma le tue cose, sia se le scriverai qui, a casa tua o dove vuoi tu, non importa, però le registrazioni rimangono qui… e prima di pubblicare qualsiasi cosa la voglio leggere, non la brutta, ma la copia definitiva, della quale non sarà cambiata una virgola, spero che capirai la nostra esigenza in questo particolare tipo di circostanza.”
Il giornalista per quanto colpito, non dice niente, fa segno di sì con la testa, Apollonia continua:
“Gian Attanasio giura che sei persona leale e sincera, lo dovrai dimostrare anche a me, che per ora non ti conosco e la conoscenza che ha lui di te è anche roba un poco vecchia.
Comunque ho seguito il tuo lavoro, specie quello di qualche anno fa e mi è sempre piaciuto.
Certo è che noi non vogliamo rischiare di rovinare qualcosa per una parola sbagliata, una frase detta senza pensare alle conseguenze, poi, in un secondo momento, dipendendo dalla nostra soddisfazione a riguardo, dirai e pubblicherai quello che vorrai, ma prima devi capire come comportarti, cosa puoi dire e che cosa, invece, è meglio di no.
Lo sai bene che il marketing è importante, non si può fare a meno di curare questi piccoli particolari, insieme a tutti gli altri… che te ne pare?”
“Sì, non ho niente in contrario, ma oggi stavamo dicendo, io e Fogazza, se è possibile riassumere la teoria in poche parole, secondo la mia esperienza è meglio scrivere prima i punti essenziali e poi svilupparli uno per uno, più compiutamente…”
“Sì, anche se la nostra teoria è proprio il manifesto del contrario, cioè tutto integrato con il tutto…
Hai ragione, per una spiegazione, però, i punti essenziali devono essere delineati, lo dice anche Capra, sennò si fa confusione, ma è importante poi, nella seconda spiegazione, quella più ampia, riunire e collegare le varie cose, sennò pare tutto forzato… comunque sia, faremo insieme questo lavoro io e te, Gian Attanasio sarà impegnato sempre di più in questi giorni, cominciano già a fioccare le richieste… ah, a proposito, tu Aristide sei qui per la Repubblica, no? Ma scrivi anche per l’Espresso e loro mi hanno telefonato oggi al cellulare, ho detto che tu sei già qui e loro sono d’accordo che il pezzo lo scriva tu, mi sono permessa di dire di sì, tu sei d’accordo?”
“Certo, solo che mi sorprende che in un giorno solo loro siano diventati interessati, quando ci ho parlato io non sentivano nessun entusiasmo…”
“Logica del mondo della notizia. L’intervista a Striscia è stata trasmessa solo ieri l’altro sera, ieri la cosa ha avuto la sua ripercussione, oggi siamo già quasi in prima pagina, vedrai che quanto torni a valle tutto sarà assai cambiato… sembrava che stessero tutti aspettando la nostra prima mossa, i giornalisti si sono gettati su di noi con avidità, questo è un buon segno, è proprio quello che vogliamo.
Va bene che alla radio stiamo andando in onda tutti i giorni da due settimane, ma non è ascoltata in tutt’Italia, anzi ne manca la maggior parte.
Se vuoi telefono alla Repubblica, ma credo che sarebbe meglio se tu scendessi insieme a me, stasera, sennò ci fregano sul tempo… certo che potresti anche passare il tuo articolo con il mio cellulare…”
“O anche col mio…”
Aristide prende in mano l’apparecchio spento e lo accende, vede che ci sono parecchi messaggi scritti o a voce, già da quelli scritti capisce che deve sbrigarsi.
Apollonia sorridendo aggiunge che gli altri giornali sono andati ad intervistare la gente della radio e gli abitanti di Ponte a Palleggio, ma il vero scoop sarà quello di Aristide Maria Bernazzetti, oltretutto anche dopo, gli altri giornalisti non potranno parlare direttamente coll’Eremita, sarà tutto appannaggio del suo vecchio compagno di scuola, almeno in Italia.

Bernazzetti comincia a credere fino in fondo a quella storia proprio in quei momenti, subito dopo aver parlato con Apollonia, in seguito avrà poco tempo per pensare, il suo parere sarà richiestissimo in giro.
Si mette allora al lavoro come un forsennato, l’illuminazione è scarsa, le pile del registratore tascabile sono quasi finite, ma si ricorda ancora bene di tutto e poi al suo fianco ci sono i due che lo aiutano.
Sente che le sue antiche forze da combattimento giornalistico stanno ritornando ad ogni frase in più, ad ogni parola scritta, che si somma alle altre, il suo cervello riprende la sua agilità persa nell’abulia degli ultimi anni.
Quella sera stessa mette su l’articolo, non si può certo rimandare al giorno dopo, l’Italia vuole sapere.
Le sue entusiaste righe parlano di Gian Attanasio Fogazzari, della collaborazione con Fritjof Capra e del lavoro di Apollonia, la Tao Radio in Farneta e naturalmente l’intervista che anticipa un’infarinatura generale della teoria Olistica, promettendola completa e organica per il giorno dopo, spiegata punto su punto e commentata in un’intervista alla ragazza dell’Eremita.
Apollonia legge, fa qualche correzione e dà l’approvazione finale e necessaria.
Aristide riesce a passare tutto al giornale, attraverso il cellulare, poco dopo mezzanotte.
Va a dormire eccitatissimo, ma la stanchezza lo fa addormentare dopo poco.

Tornato a valle la mattina seguente, la prima persona che incontra è sua figlia, in casa, che non è nemmeno andata a scuola, ricevuta la telefonata da suo padre la sera precedente, è rimasta ad aspettarlo eccitatissima per essere informata degli avvenimenti:
“Hai visto che non lo volevi guardare, Striscia la Notizia, ed ora… se non c’ero io come avresti fatto?”
“Hai ragione, bravissima, ma questo non significa che sia un bel programma…”
“No, ma è interessante, mostra i lati oscuri, le cose che si vogliono mantenere segrete!”
“Va bene, va bene, ascolta però, tra poco arriva Apollonia e cominciamo a tirare giù la Teoria, fammi il favore, prepara un tè verde coi biscotti buoni e poi non te ne stare qui a gironzolare e a fare domande, che sennò ci fai perdere tempo…”
“Sì, dopo però mi racconti tutto eh?”
“Sì, ma non ce ne sarà bisogno, basta che tu legga la Repubblica di oggi…”

Apollonia arriva in ragionevole ritardo, alle nove e un quarto, ma in piena forma e i due si mettono in studio, Mara dopo aver portato il tè e i biscotti, dopo aver guardato con gioia ed ammirazione la figura femminile che visibilmente già stima parecchio, si mette ad ascoltare dietro alla porta.
Con una rapida pausa per due panini vegetariani e un supplemento di tè, la Teoria viene finita di elaborare verso le quattro, in due versioni, italiano ed inglese, ma prima di considerarla pronta si deve telefonare a Fritjof Capra, a Bruges, in Belgio, dove è per alcune conferenze.
La ragazza dell’Eremita gli legge al telefonino la teoria in inglese:
“Il mondo si trova in una crisi di percezione, non si sa più dove sta il bene e dove il male, la nostra parte occidentale è responsabile per questa confusione, quella orientale vi è trascinata, perché dal punto di vista economico deve trattare con il nostro blocco.
Abbiamo modificato il nostro ambiente in maniera tale da perdere il contatto con la nostra base biologica ed ecologica, più di quanto sia avvenuto in ogni altra epoca e in ogni altra cultura del passato.
Il nostro progresso è stato un’evoluzione razionale ed intellettuale unilaterale, per questo manca di equilibrio ed ecco che la tecnologia viene usata per scopi meno importanti di altri, perché si è perso il buon senso, anzi non gli si da’ più importanza, perché il buon senso non dà lucro.
Per  esempio siamo capaci di controllare l’atterraggio morbido di sonde spaziali su pianeti lontani, ma siamo incapaci di controllare i gas inquinanti delle nostre automobili e fabbriche.
Proponiamo comunità utopistiche in gigantesche colonie spaziali, ma non siamo in grado di amministrare le città dove viviamo.
Il mondo commerciale ci fa credere che le enormi industrie  che producono cibo per cani e per gatti e cosmetici siano un segno del nostro alto tenore di vita, mentre gli economisti tentano di dirci che non possiamo ‘permetterci’ un’assistenza sanitaria adeguata, istruzione per tutti o trasporti pubblici all’altezza.
La scienza medica e la farmacologia stanno danneggiando la nostra salute, e il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti è diventato la massima minaccia alla sicurezza della nazione e poi anche delle altre.

Il caos è creato dal malinteso che la nostra fetta di umanità fa con se stessa, cioè dimenticando il lato femminile delle cose e facendo filtrare tutto attraverso una concezione patriarcale dovuta alle idee, importanti a loro tempo, ma oggi antiquate, dei vari Bacone, Cartesio, Newton e Darwin, rimaste troppo radicate nella nostra cultura occidentale.
Bacone era un torturatore della natura e anche delle donne, all’epoca della caccia alle streghe, a Londra, amava l’induzione e disprezzava la deduzione, sebbene la prima sia quasi sempre arbitraria e la seconda più attendibile e logica, ma eravamo ancora nel milleseicento…
Cartesio asseriva che per intendere le cose bisognava dividerle in parti, diceva che l’anima è separata dal corpo e favoriva l’individualità (cogito ergo sum), inventò il metodo analitico.
Newton riunì le teorie dei due e sviluppò una pratica matematica per spiegare i fenomeni della natura.
Darwin tracciò un profilo di un maschio che lottava valorosamente per raggiungere i suoi obbiettivi, migliore in tutto della femmina, che invece stava a casa a lavare i panni e a dar da mangiare ai figli.
Se in fisica e in chimica queste idee sono state messe in discussione da tempo, (ma purtroppo non del tutto abbandonate,) sia per il loro riduzionismo e meccanicismo, che per il loro unilaterale patriarcalismo, nella vita sociale sono ancora e purtroppo la base di quasi tutto.

In fisica siamo arrivati fino alla teoria della relatività, poi a quella quantistica, devono ancora essere integrate insieme, il geniale Einstein rifiutò di riconoscere le variazioni istantanee e non-locali che i suoi successori stavano già scoprendo, ma quello che sappiamo attualmente è che tutto ciò che conta al mondo non sono le cose, non sono gli animali, né le persone, ma le relazioni che esistono tra gli atomi, che a loro volta sono praticamente fatti di aria.
Se un’arancia potesse essere ingrandita per poter vedere gli atomi che la compongono, dovrebbe essere grande come la terra per poter scorgere gli atomi grandi come ciliegie.
Se un atomo fosse ingrandito fino a poter vedere il suo nucleo e i suoi elettroni che girano intorno ai suoi limiti esterni, immaginiamo una sfera di trecento metri di diametro che avrebbe un nucleo più piccolo di una ciliegia e i suoi elettroni più piccoli ancora.
Ma tutto è composto di atomi e le parti e l’intero, al di fuori di questo, sono agglomerati complessi e vari.
I raggruppamenti di atomi originano le molecole, le cui diverse composizioni danno forma ai corpi.

 Il vocabolo ‘olone’ coniato da Arthur Koestler rappresenta una molecola di qualsiasi cosa, che si può dividere in due parti, di tendenza opposta: quella integrativa che tende ad assomigliare e a riprodurre le proprietà delle altre parti del corpo maggiore a cui appartiene e quella autoassertiva che invece dichiara e dimostra la sua individualità, la sua autonomia.
Queste tendenze sono opposte e complementari. In un individuo, in una società o in un ecosistema sani, c’è equilibrio tra integrazione e autoasserzione, questo equilibrio non è statico, ma consiste in una interazione dinamica fra le due tendenze complementari, che rende l’intero sistema flessibile e aperto al mutamento.
Nell’I-Ching, che rappresenta la base del pensiero cinese, queste due parti contrapposte e complementari sono lo Yin e lo Yang, il loro equilibrio è il Tao.
Nella nostra cultura potrebbero essere chiamate l’intuitivo e il razionale e l’equilibrio tra le due forze non ha nome, forse perché non c’è, nel mondo occidentale, non esiste.
Se Darwin diceva che nella lotta e nel conflitto si ha l’evoluzione della specie, Marx confermava che per raggiungere uno sviluppo sociale si doveva attraversare questa spiacevole ma necessaria fase, l’I-Ching dichiara invece che attraverso la cooperazione che si raggiunge un buon risultato per tutti, non nell’individualismo, ma nell’integrazione, anche con la razionalità, certo, ma sempre coadiuvata dall’intuizione.
Nella nostra società il comportamento aggressivo e competitivo, necessario per la sopravvivenza, da solo renderebbe impossibile la vita anche ai più ambiziosi e determinati ad ottenere obbiettivi economici o di potere ben precisi.
Ci si aspetta che le donne compiano il lavoro di rilassarli, non solo sessualmente, infatti: infermiere, hostess e le stesse massaie rendono la vita del manager più confortevole e creano l’atmosfera giusta, rianimano i loro capi, preparano il caffè, ricevono i visitatori e li intrattengono con parole di benvenuto.
Per questo sono pagate meno, chi fa le teorie e le discute bevendo il caffè che loro servono, guadagna molto di più, chi lavora tutto il giorno e tutto i giorni per combattere questa guerra della produzione e vendita, quando torna a casa la sera è aiutato a rilassarsi dalla moglie o dalla sua compagna.
Ma negli ultimi anni anche loro sono state reclutate per lottare in questa battaglia quotidiana, dentro le imprese le attività autoassertive sono pagate di più, quelle integrative di meno, ma entrambe sono importanti.
Inoltre, non è detto che chi ha sempre fatto il caffè non possa iniziare a elaborare teorie e a metterle in pratica… e chi invece ha sempre teorizzato e messo il mondo a ferro e fuoco nella relativa applicazione, sarebbe meglio che si riposasse un poco e si mettesse, magari, a fare il caffè, per qualche tempo, visto il punto a cui siamo arrivati.
Una rivalutazione della parte femminile, (che esiste  anche dentro gli uomini, come c’ è una parte maschile nelle donne,) è quindi una delle nostre correnti di pensiero, un’altra è il riscatto dei valori più naturali, che si può vedere anche attraverso queste due tabelle, integrando l’unilateralità che abbiamo avuto almeno negli ultimi quattro secoli, per diventare una più armonica ed efficace bilateralità dinamica e complementare:


Yin      Yang            Yin        Yang
terra         cielo           femminile       maschile
luna             sole                        contrattivo     espansivo
notte            giorno           conservativo   dissipativo
inverno        estate                      responsivo      aggressivo
umido          secco              cooperativo    competitivo
freddo          caldo         intuitivo         razionale
interno         superficie                sintetico         analitico


I saggi cinesi parevano aver riconosciuto la polarità di base che è tipica dei sistemi viventi.
L’autoasserzione è un comportamento Yang: che porta ad essere dissipativi, aggressivi, competitivi, espansionistici e per qiuanto riguarda il comportamento umano si usa un pensiero lineare, analitico.
L’integrazione è promossa da un comportamento Yin: essendo responsivi, cooperativi, intuitivi e consapevoli del proprio ambiente.
Tanto lo Yin, quanto lo Yang, tanto le tendenze integrative, quanto quelle autoassertvive, sono necessari perché si possano avere armoniosi rapporti sociali ed ecologici.
Un’autoasserzione eccessiva si manifesta come potere, controllo e dominio di altri con la forza; questi sono, di fatto, i modelli caratteristici della nostra società.
Non si sta nemmeno cercando di mascherare un atteggiamento sempre più aggressivo, si pensa che senza l’aggressività si soccomberebbe e questo è vero, ma solo all’interno di un sistema che non conosce più la dolcezza e si allontana sempre di più dalla natura.
Questi sono i risultati dell’aver concesso un peso eccessivo al nostro Yang, o maschile - alla conoscenza razionale, all’analisi, all’espansione - trascurando il nostro lato Yin, o femminile – la sapienza intuitiva, la sintesi e la coscienza ecologica.
Il potere politico ed economico è esercitato da una classe corporativa dominante; le gerarchie sociali vengono mantenute su linee razziste e sessiste e la violenza sessuale è divenuta una metafora centrale della nostra cultura: violenza contro le donne, contro i gruppi minoritari e contro la terra stessa.
La nostra scienza e la nostra tecnologia si fondano sulla convinzione seicentesca che una comprensione della natura implichi il dominio della natura stessa da parte dell’uomo.
Le multinazionali, le corporazioni, le lobbies sono quanto di più disumano si possa ottenere dall’intensivo rapporto unilaterale Yang, ma questo sistema, proprio dopo il suo apice ha iniziato a declinare, la legge del più forte non vale più nemmeno per lui, le cose si stanno già ridimensionando.”

“Fritjof Capra approva e ci augura buona fortuna, sapeva già di me, il giornalista-sociologo Bernazzetti, mi vuol dire due parole prima di riattaccare:

- Buon pomeriggio, Bernazzetti, ho sentito parlare di lei, sono contento che l’abbiano scelto come nostro portavoce, le cose stanno andando veramente in maniera stupenda… il prossimo passo è la mia intervista, solo che lei dovrebbe venire a Francoforte, per il mio congresso, domani, se ha tempo, sennò facciamo tutto per chat o per telefono, come vuole lei, al momento io non posso venire da voi e la mia intervista è importante anche perché in pochi giorni vogliamo che la gente di là abbia la più completa informazione…

Poco dopo scendo con Apollonia e Mara che insiste per venire con noi e la ragazza dell’Eremita non ha niente in contrario.
Apollonia dice che dobbiamo fare una piccola intervista insieme e propone a sorpresa che anche Mara, rappresentando i giovani italiani, possa fare le sue domande.
Le dico che mi pare un’idea teoricamente buona, ma che Mara non è una ragazzina matura come sembra, polarizzerebbe tutta la sua attenzione e farebbe un gran confusione, Mara mi dà un pugno sulla schiena e Apollonia ride e dice fissando con finta severità mia figlia, alzandole poi di fronte al naso un dito autoritario: ‘Proviaaaamo’.
Prima di cominciare, mi chiede se può usare il mio materiale registrato il giorno prima, per una trasmissione dell’intervista alla radio, facendo qualche taglio e aggiungendo lei qualche spiegazione al momento.
Le rispondo che può farlo senz’altro, ma che il materiale è un po’ raffazzonato, ma lei mi intima, seria e sorridente allo stesso tempo, di non preoccuparmi, fatto un opportuno taglio e un po’ di cucito, diventerà ottimo.
Facciamo un giro in città, Apollonia ama le mura di Lucca e ci passiamo sopra, dice che c’è un film olandese che ha vinto l’Oscar negli anni ottanta, le pare nell’87… o nell’88 e che mostra una vista bellissima di Lucca da un’altana, d’estate e la parte di mura sopra porta S.Maria con gli altissimi alberi nel pieno del loro verde, non si ricorda il titolo…ah, ecco, il titolo in inglese è ‘The assault’ che in italiano dovrebbe essere ‘L’assalto’, ma forse non è stato tradotto così.
Poi si ricorda che è ‘Profondo Nero’.
Mara intanto la sommerge di domande, Apollonia risponde a tutte con ordine e la sua maturità e calma m’impressionano, si vede che mia figlia l’adora e penso che forse dovrei tentare di comportarmi io così, con lei, ma non so farlo.
Poi Mara domanda ad Apollonia quanti anni ha, lei dice ventinove, sia io che mia figlia ne rimaniamo impressionati, ha la faccia fresca di una ventenne, la maturità rugosa di una quarantenne e un peloso fidanzato cinquantenne.

Ritorniamo a casa un po’ infreddoliti e ci beviamo una cioccolata calda fatta da Mara, specialista nel rendere quasi solida una cosa che normalmente è liquida.
Il riscaldamento non funziona, ci deve essere un guasto, ma dobbiamo adattarci, ci vestiamo di più, diamo una coperta ad Apollonia e parliamo con il vapore che esce dalle nostre bocche.
Iniziamo l’intervista, Mara mi sorprende nel suo considerare i tempi e gli spazi impeccabilmente e vedo che la maniera di fare di Apollonia la ha talmente colpita e compiaciuta, che la rispetta molto più di me.
Oltre al fatto che lei è femmina e mia figlia è una delle ultime femministe convinte ed acerrime, forse perché io sono maschio e per lei sono un uomo senza personalità, perché mia moglie e sua madre è scappata.
Le domande che fioccano sono sulla teoria Olistica e sulla sua pratica, alternativamente, (più mie che di Mara, la quale riconosce incredibilmente una certa priorità,) sono risposte in maniera rapida ed esauriente da Apollonia per un’ora circa, mentre il mio piccolo mangianastri registra tutto.

Poi la donna dice che deve proprio andare, ha troppe cose da fare e la notte vuole andare a dormire dal suo eremita preferito, che, per l’occasione pare che si stia facendo addirittura il bagno in una specie di tino di legno.
Poco dopo, mentre ci stiamo congedando e congelando, le due ragazze entrano nell’argomento della maniera di fare.
Siamo sulla porta ed è un freddo polare, ma Mara e Apollonia conversano tranquillamente, io non riesco più ad intervenire tra di loro, ad un certo punto saluto e me ne torno dentro, faccio in tempo a sentire questa parte della conversazione, prima mia figlia che dice:
- Eh sì, non capisco perché la gente dà tanta importanza alla maniera di fare… non è il contenuto che è importante?
- Certo che è importante, il contenuto, ma la maniera di fare è l’impatto che abbiamo con gli altri, se il mondo è fatto di atomi, se quello che conta sono le relazioni e non i corpi, la maniera di fare di una persona rappresenta il suo modo di avere relazioni con le altre persone, il contenuto, quello che veramente c’è dentro una persona, non è separato dalla maniera di fare, anzi, di solito la maniera di fare è la faccia del contenuto…
- Ma ci sono persone che sono totalmente false…cioè dentro sono in una maniera ma cercano di mostrarsi in un’altra…
- Sì, è vero, si comportano in maniera falsa, però si vede, si  capisce.
- E come si fa a capire?
- Basta non essere false noi stesse.
- Mio padre, il famoso Bernazzetti, dice che io ho diverse maschere per nascondere cosa sento dentro! Ma io non sono falsa!
- Non ti preoccupare, la vita in questa società è inevitabilmente ipocrita, ci obbliga a mostrare una serie di stereotipi, dentro di sé le persone non sono come dovrebbero essere, secondo i mass-media, secondo la televisione…che ci dice come dovrebbe essere il mondo e la gente, per fortuna la realtà virtuale è differente da quella vera, ma per me, per quanto sia difficile valutare serenamente le persone, credo che la bellezza di un essere umano, sia principalmente quando: quello che uno pensa, quello che dice e quello che fa sono la stessa cosa, o almeno quasi…”

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