Tutto
ebbe inizio e fine, in un certo senso, quando l’editore berlinese Hammer, che
conosceva bene entrambe le lingue, si trovò di fronte la traduzione in italiano
del quinto romanzo documentario di Gunther Croffi, nato in un paesino dell’Eifel
e morto a Trieste in logiche circostanze, per chi lo conosceva, eppure assai poco
chiare per tutti gli altri.
Quei testi interminabili in tedesco, personalmente non gli piacevano per niente, anche se riscuotevano in giro per il mondo un’inspiegabile approvazione, almeno per lui. Se è difficile capire la gente, in senso generale, i lettori sono anche più imperscrutabili e irrazionali, senza contare che la trasposizione in italiano di Dario invece lo faceva sbellicare dalle risate. Lo scrittore italo-teutonico era considerato oltre che assai scientifico, serio se non quasi tragico, la traduzione invece era piuttosto una commedia, forse tragicomica, ma di sicuro comica fino alle lacrime. Difficile spiegare come, ma alla fine era anche piuttosto commovente, eppure si mantenevano sempre pronti e increspati gli angoli della bocca. Insomma sorprendeva e piacevolmente, cosa rara al giorno d’oggi e comunque anche nel passato.