venerdì 10 gennaio 2020

FRANCESCO ERSPAMER






Francesco Erspamer è professore di Letterature romanze a Harvard. Si interessa di storia delle idee e delle trasformazioni culturali, in particolare fra Otto e Novecento e nella contemporaneità. Il suo libro più recente è La creazione del passato. Sulla modernità culturale (Sellerio, 2009). Ha lavorato anche sul Rinascimento, pubblicando una monografia sul duello e l’onore, ed edizioni commentate di Pietro Aretino, Sannazaro, Lorenzino de’ Medici. Tiene una rubrica settimanale di recensioni su Italica, il sito online di Rai International.

Questo scrive Francesco e difficilmente si sbaglia, i miei commenti sono molto meno rigorosi.

“La gente non crede più a Gesù e alla sua buona novella, troppo astratta, pensate che parlava di eguaglianza, solidarietà, impegno, e la ricompensa la rimandava a una esistenza futura, che nessuno aveva mai sperimentato e nella quale si poteva dunque solo sperare per fede, ossia sapendo che si trattava di una possibilità o di un progetto, non di una realtà -- da scegliere, non da subire. Oggi la gente è molto più concreta. Rifiuta le favole, crede solo nei fatti: no, non quelli di vite sempre più povere di esperienze, mi riferisco alle news e breaking news spacciate dai media e alle loro pubblicità, una realtà virtuale e in quanto tale più vera della realtà reale, creduta non per fede, ossia soggettivamente, ma per la sua evidenza oggettiva. E le news celebrano la ricchezza e i suoi simboli, i suoi feticci, i suoi surrogati, e ai vincenti la ricompensa arriva istantaneamente in termini di celebrità e denaro. Nessun bisogno di attendere il paradiso; basta convincersi che c'è già: un clic e ti arriva in 24 ore. Forse è per questo che la traduzione italiana del breve inno cantato dagli angeli dopo aver annunciato ai pastori la nascita del Salvatore, è stata modificata. Un tempo diceva: "e pace in terra agli uomini di buona volontà" (Lc 2, 14); nelle ultime versioni della CEI è diventata "e sulla terra pace agli uomini, che egli ama". La volontà non è una caratteristica e tanto meno una virtù del nostro tempo: implica una partecipazione alla interpretazione della buona novella e dunque alla costruzione del mondo, faticosa e forse politicamente scorretta. Meglio adagiarsi nell'ascolto, nella passiva e irresponsabile ricezione delle news.
Buon Natale.” (F.E.)

La stretta dinamica dei fatti ultimamente si dimostra un po’ troppo statica, si alternano dunque le interpretazioni, non che ce ne sia un effettivo bisogno, se non come esercizio ginnico per quei muscoli e nervi che non vogliono, non possono e non devono atrofizzarsi, o tanto per vendere qualche giornale in più, che ne so, per guadagnarsi uno share in televisione, per discutere in maniera ossessiva quello che pare che nessun altro paese al mondo debba discutere tanto e così incessantemente. Il bene e il male si dovrebbe poterli riconoscere al volo, ma quella complicazione che una volta era inevitabile eppure casuale, ora è ipocrita e sistematica propaganda, che non si sa nemmeno più per chi o per cosa. Basterebbe capire chi ci guadagna, se l’economia non fosse diventata sempre più irrazionale e imprevedibile. Homo homini lupus generalizzato e a 360 gradi? Quasi. L’assurdo è diventato la normalità e viceversa.
Bisogna organizzarsi meglio, personalmente sono dell’idea che sia necessario leggere anche i libri brutti, vedere i film orribili, parlare con le persone false, stupide o sprovvedute, magari solo a tempo parziale, per impararci qualche cosa che ci possa servire nella nostra quotidiana resistenza a questo mondo che non abbiamo scelto e non accettiamo di subire passivamente. Se fatto con lo spirito giusto può essere anche divertente, ma soprattutto deve essere un esercizio didattico.
Per questo mi sono accostato al libro di Alfio Bardolla, “I soldi fanno la felicità” cercando di non essere eccessivamente prevenuto. C’è un insegnamento che la maggior parte della gente rifugge: l’essere aperti anche alla comprensione, dolorosa ma efficace, di capire l’altro lato della discussione, o magari di stare addirittura dalla parte sbagliata. Non si riparte mai dal nulla, se capiamo di aver sbagliato alcuni dettagli determinanti e abbiamo una memoria che ci possa permettere di mettere in pratica oggi quello che ieri abbiamo annotato mentalmente.
Insomma mi sono documentato anche su Youtube, Bardolla è pure simpatico e alla sua maniera dice cose sensate e provate da percentuali, in quel suo incedere da carrarmato in una limitata e minata, ma assai proficua, prospettiva di guadagnare soldi e di diventare ricchi. Si vanta di essere stato il primo a farlo in Italia, questo tipo di informazione e la sua esperienza è diretta e continuata, non parla solo per sentito dire, ma applica le sue stesse regole. Orgogliosamente desidera addirittura che il mondo annoveri più gente come lui, lo fa attivamente e gli svela i suoi segreti, anche se va un po’ contro sé stesso, rendendoli pubblici e a disposizione della sua diretta concorrenza. Questo pone logici quanto automatici dubbi sulla sua buonafede. In più (o in meno) tace su una cosa fondamentale, lui come tanti altri che soprattutto fuori dall’Italia e principalmente negli USA, insegnano come diventare ricchi in poche oppure tante lezioni teoriche e pratiche. Ovviamente preferisce non dire a spese di chi si risparmia senza fatica e come si accumulano i milioni, dice anche che un manager come lui in media deve lavorare solo circa nove ore alla settimana. I soldi si devono purtroppo ma sempre togliere a qualcun altro. Può cambiare la tecnica, le sue sono varie e anche sottili regole di cui certo non ci sfugge il nesso principale. Per arricchire noi, si devono impoverire gli altri e questa tra l’altro è anche la tendenza generale del mondo emerso dalle acque, non solo quello occidentale, quello degli uomini inteso anche come umanità, ma con poca o nessuna compassione. Si parte dai salari sempre più bassi e il costo della vita sempre più alto, rispetto al potere di acquisto del denaro, si passa dalla borsa che arricchisce alcuni spietati speculatori e impoverisce quelli che non sanno neppure della sua esistenza, si arriva ad approfittare della persona che svende la sua proprietà per necessità urgente. Il succo è sempre quello, dalle piccole ma plurime percentuali, alla grande botta singola ma più cicciosa. Anche se tecnicamente è legale, è sempre rubare, e se lo si facesse su chi non ne ha bisogno estremo ci si potrebbe anche passare sopra, ma invece si lucra sempre su chi sta coll’acqua alla gola, su chi deve lavorare ogni giorno di più per guadagnare sempre di meno, anzi è proprio questa condizione che permette agli speculatori di speculare, e lo specchio a cui si allude qui assomiglia soltanto a quello per le allodole.

“Uno degli aspetti più disgustosi del mondo finanziario di oggi, globalizzato e completamente deregolamentato, è che ci sia chi guadagna miliardi scommettendo sul crollo di un’economia, di una moneta, di un paese. In altre parole, si fanno speculazioni in negativo, anticipando e provocando una crisi e lucrando su di essa. Come Soros nel 1992, quando i suoi interventi fecero perdere alla lira il 30% del suo valore e convinsero molti italiani che fosse opportuno cominciare a pensare a una moneta europea. Nel suo piccolo, Renzi è uguale. Ha imposto al suo partito personale (alcuni continuano a chiamarlo Pd) di negarsi a qualsiasi negoziazione con il M5S in modo da trarre vantaggio dalle difficoltà che il nuovo governo incontrasse nel tentativo di rimediare alla terra bruciata da lui fatta in cinque anni. Questa “la scommessa vinta di Renzi”, come intitola con malcelata ammirazione La Stampa: puntare e sperare nella rovina dell’Italia. Soros e Renzi. Due liberisti, del tutto incapaci di pensare in termini di bene comune o di interessi collettivi. L’unica differenza, per fortuna importante, è che Soros è uno squalo ma abile. Renzi è un pallone gonfiato che ha distrutto ogni cosa che ha toccato. La scommessa di Renzi è che senza di lui al potere l’Italia precipiterà ulteriormente. La mia scommessa è che a precipitare sarà solo il Pd.” (F.E.)
A guardare la TV pare che ci sia un grande movimento, ma di essenziale e concreto c’è poco o nulla, sotto la montagna di notizie che non servono a niente se non a confondere le idee di chi ce le ha già confuse abbastanza. Forse solo per non sembrare dei baccalà sono nate le Sardine, un movimento spontaneo, che sono contro tutto e hanno ragione, c’è poco o pochissimo per cui essere a favore. Pare che non siano sponsorizzate da Soros, ma non ne siamo sicuri, perché quello sta nascosto dietro tutto ciò che può fruttare dei soldi, e il pesce è sempre più caro. Renzi intanto ha fondato un nuovo partito, nuovo nel suo voler nascondere ancora di essere fritto e rifritto. L’inganno dei governanti comunque è proporzionale a quello degli umili, la gente sta ingannando sé stessa sempre di più, la confusione aumenta a livelli gastronomici, se malauguratamente accendi la TV un programma su due è di cucina. In Italia si mangia bene, come no e ci salviamo su quello, si fa per dire, si fa finta di fingere, ma intanto si fa sul serio e l’ipocrisia nel mondo moderno ha sostituito la maggior brutalità manifesta del passato, ma la rudezza e l’ingiustizia possono anche essere peggiori, solo che si pensa e si dice il contrario di quello che poi neanche tanto di nascosto si mette in pratica.

“Finché ospiterà basi militari americane, l'Italia sarà succube degli Stati Uniti e loro complice, qualunque cosa facciano. Perché tanto la faranno senza consultarci e certamente senza tenere in alcun conto la nostra opinione e i nostri interessi. Non è una questione ideologica o geopolitica, non si tratta di decidere chi sia migliore o più democratico e da che parte sia giusto stare. È una questione di orgoglio e di dignità e si tratta di decidere se essere uno Stato indipendente, che di volta in volta stabilisca e negozi la propria posizione internazionale, o una colonia.
La presenza di soldati e bombe nucleari stelle e strisce fu a suo tempo spiegata con il timore di un'aggressione sovietica, quando le superpotenze erano due e l'Europa era debole e divisa. Alla DC piaceva per intimorire il PCI. Ma oggi? quasi trent'anni dopo la pacifica dissoluzione dell'URSS? oggi che l'UE ha una forza economica in grado di compere con chiunque? oggi che gli eredi del PCI sono più liberisti dei liberisti? oggi che di superpotenze militari ce n'è una sola e se ne approfitta per aggredire o minacciare altri paesi (sempre con qualche scusa, è ovvio, come è ovvio che tale scusa venga amplificata e divulgata dai network mediatici controllati da poche multinazionali)?
L'Italia si liberò degli austriaci nel 1866, con la terza guerra d'indipendenza e l'annessione del Veneto, ossia 154 anni fa. Ma solo per meno di metà di questo periodo è stata davvero padrona del suo territorio e del suo destino. Non sarebbe ora di ripristinare la sua sovranità? "A ognuno puzza questo barbaro dominio", scrisse Machiavelli nel secondo decennio del Cinquecento (chi dice nel 1513, chi nel 1518), in conclusione del "Principe", lamentando la perdita della libertà, vent'anni prima, in seguito alle invasioni francesi e poi spagnole, ed esortando gli italiani a riscattarsi cacciando gli stranieri. Ma gli italiani preferirono turarsi il naso e sopportarne la puzza per altri tre secoli. Sarà così anche questa volta? O il M5S e il Pd si renderanno conto che anche politicamente sarebbe una mossa opportuna, lasciando a Lega e berlusconiani il ruolo di difensori degli interessi americani in Italia?” (F.E.)

Un po’ dappertutto anche siamo governati dagli incompetenti, dagli imbecilli e dai pazzi, aggettivi sostantivati che descrivono virtù che nel mondo moderno spesso risiedono nella stessa persona, forse anche nel passato, attualmente almeno ce ne rendiamo conto. Individualmente ci si può ancora difendere e salvare, a livello collettivo ora come sempre siamo manipolati, corrotti e deviati, fa parte dell’essere umano complicare prima la sua vita e poi quella del suo prossimo. L’entropia purtroppo va in una sola direzione, quella sbagliata. Se il prossimo è il nostro disgraziato specchio, ci stiamo metaforicamente tirando la zappa sui piedi da tempo immemorabile, ma ultimamente le botte sui rispettivi alluci sembrano più vere, più forti, più veloci e ripetute.
Siamo quindi ragionevolmente fiduciosi, abbiamo interessanti prospettive per il futuro, e mentre aspettiamo la fine del mondo, il mio amico Cecchignola ha inventato la segreteria telefonica di conseguenza che manda affanculo automaticamente chi ci vuole assolutamente vendere qualcosa che non ci interessa e ci passa solo chi invece no, ci vuole bene e ha bisogno di sentire la nostra voce. Segreteria efficace questa, grazie alla quale la gente potrà finalmente e di nuovo usare il telefono fisso che da un po’ di tempo era diventato esclusivamente un veicolo di rotture di scatole.


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