“Il sole è alto nel cielo
eppure è freddo, l’aria è umida, da lontano si sentono motociclette da cross,
sulla collina di fronte, il rumore va e viene, seguendo il girare delle folate
di vento.
Siamo a Curitiba, stato
del Parana. È sabato mattina.
Una voce di megafono, che
supera a stento il rumore da trattore del camioncino scassato, elenca
un’interminabile ed incomprensibile serie di detersivi e prodotti per la casa.
Paolo consuma la colazione
già fuori dalla porta, gli piace andare a fare un giro in giardino, insieme ai
cani, anche se è freddo, colla tazza del caffè bollente in mano e i biscotti in
tasca, anche se poi quando se li mette in bocca, a volte, sono un po’ pelosi.
Quella miriade di
nuvolette bianche, sullo sfondo di un cielo di un azzurro perfetto, hanno tanta
bellezza addosso che a guardarle intensamente pare che puliscano i polmoni
dallo schifo di tutte le sigarette fumate.
La visibilità è buona,
il giorno prima ha piovuto e poi dopo il vento forte ha fatto la sua parte.
In venti minuti, attraverso
strade piene di automezzi lanciati a tutta velocità tra un semaforo e l’altro,
Paolo arriva in centro, poi altri venti minuti per trovare posto per la
macchina.
Dalla campagna ai
grattacieli, dai contadini alla psichiatria dell’ambulatorio del dottor Rui
Castro Diniz, detto anche Rui CD, al ventesimo piano di un palazzo moderno,
altissimo e stretto.
L’ambulatorio, composto di
due stanze e due bagni, è diviso in: A)zona attesa, vano piccolo con divano e
poltrona, una finestra con tenda scura, riviste, musica rilassante e B)zona
terapia, uno spazio più grande e molto luminoso, tre poltrone e scrivania con
sedia, cinque quadri belli ma freddi, con poca emozione...
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