lunedì 10 marzo 2014

IL LABIRINTO DELLA MENTE


“Il sole è alto nel cielo eppure è freddo, l’aria è umida, da lontano si sentono motociclette da cross, sulla collina di fronte, il rumore va e viene, seguendo il girare delle folate di vento.
Siamo a Curitiba, stato del Parana. È sabato mattina.

Una voce di megafono, che supera a stento il rumore da trattore del camioncino scassato, elenca un’interminabile ed incomprensibile serie di detersivi e prodotti per la casa.
Paolo consuma la colazione già fuori dalla porta, gli piace andare a fare un giro in giardino, insieme ai cani, anche se è freddo, colla tazza del caffè bollente in mano e i biscotti in tasca, anche se poi quando se li mette in bocca, a volte, sono un po’ pelosi.
Quella miriade di nuvolette bianche, sullo sfondo di un cielo di un azzurro perfetto, hanno tanta bellezza addosso che a guardarle intensamente pare che puliscano i polmoni dallo schifo di tutte le sigarette fumate.
La visibilità è buona, il giorno prima ha piovuto e poi dopo il vento forte ha fatto la sua parte.
In venti minuti, attraverso strade piene di automezzi lanciati a tutta velocità tra un semaforo e l’altro, Paolo arriva in centro, poi altri venti minuti per trovare posto per la macchina.
Dalla campagna ai grattacieli, dai contadini alla psichiatria dell’ambulatorio del dottor Rui Castro Diniz, detto anche Rui CD, al ventesimo piano di un palazzo moderno, altissimo e stretto.
L’ambulatorio, composto di due stanze e due bagni, è diviso in: A)zona attesa, vano piccolo con divano e poltrona, una finestra con tenda scura, riviste, musica rilassante e B)zona terapia, uno spazio più grande e molto luminoso, tre poltrone e scrivania con sedia, cinque quadri belli ma freddi, con poca emozione...


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