A
volte mi chiedo da dove tirano fuori i nomi delle medicine.
Il
Decodepen, tanto per fare un esempio, è quasi onomatopeico, si propone di
decodificare i nostri pensieri e ci riesce.
Il
problema potrebbe essere che poi li sostituisce con altri, che non si sa
nemmeno di chi sono.
Nel
mio caso, però, è una bella cosa, perché quando i miei fanno schifo, prendo una
pasticchina e mi rigenera la centrale delle emozioni, dovunque essa si trovi.
Allora
ricomincio a credere di poter correre di nuovo, libero e leggero,
sull’altopiano dei pensieri.
Anche
quella volta, che me ne stavo pazientemente aspettando la morte, mi addormentai
abbracciato ad una sensazione di vuoto, poi mi trovai in mezzo ai soliti incubi
maleodoranti di zolfo.
La
mattina dopo, però, il cielo si tinse di nuovo di azzurro e le nuvolette
bianche ripresero ad ammiccare verso di me, là in fondo.
Le
pastiglie, per buone che siano, da sole però non bastano, ci vuole un
incentivo, un fottuto ed efficace input, oppure dell’ipnosi fatta da qualcuno
coi controcoglioni.
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