lunedì 8 ottobre 2012

ANALISI PER CANI E RELATIVI ACCOMPAGNATORI


“Non capisco come fa ad aiutarci se parliamo solo io e Lei, tanto per cominciare. Perché mai ha voluto che lasciassi i miei due cani a casa?”
“Beh, questa è la prassi, il nostro primo approccio è un preliminare necessario, nel quale Lei mi dovrebbe dire come la pensa, sulla vita, la terapia e i Suoi animali.”
“Sssì...
Lo sa cosa diceva a proposito un mio arguto conoscente e Suo emerito collega?”
“No...”
“Il problema non sono gli animali, ma i loro padroni.”
“Io non la metterei in questi termini.”
“Ma è quello che pensa, e si vede.”
“Invece no... e poi che diavolo significherebbe?”
“Che la personalità degli animali è molto semplice e si capirebbe al volo, se non ci fosse quella dei loro padroni a complicarvi la vita, a voi e a loro.”
“Se Lei vuole fare le domande e le risposte, formulare sia i miei pensieri che i suoi, per me va anche bene, ma visto che la mia presenza diventa dispensabile, io vado a fare un giretto e torno dopo.”
“Molto spiritoso, ma non si sforzi di dire cose divertenti, non ce n’è bisogno.”
“...”
“Allora, se ho ben capito qui dobbiamo conversare, assai civilmente, oltre che sulle nostre reciproche personalità, anche sui dubbi e le riserve che abbiamo, sulla nostra stessa terapia che sta per cominciare. Dico bene?”
“Ecco, dobbiamo essere franchi e dire quello che pensiamo a riguardo, tutti e due.”
“Bene. Le dirò subito che io ho una certa esperienza, in questo tipo di analisi. Perciò ho un’idea che mi sono fatto, in anni di terapia, per me e le mie due care bestioline.”
“Sì...”
“Lo psicoterapeuta non ha contatti con i suoi pazienti, al di fuori della sua stanza, è cordiale con tutti se li incontra, può capitare, saluta e parla, dice frasi gentili e brillanti, ma di repertorio.
Perché il suo distacco professionale funziona bene se sente anche un po’ d’affetto, ma non troppo, se ha un contatto sensibile,  ma non stretto.
Lo psicoterapeuta è una persona manipolatrice, nella sua vita privata, perché ha la chiave della verità e la usa a suo vantaggio...”
“Che cosa c’entra tutto questo?”
“Sto parlando della mia esperienza. Credevo di avere degli alleati che ogni volta hanno tradito la mia fiducia, non solo la mia, ma anche quella di due povere piccole creature innocenti.
Non va bene? Non è quello che dovevo dire?
La disturba se Le parlo di queste cose?”
“Oltre il senso di disturbo, che senza dubbio avverto, direi in crescendo, c’è anche il fatto che credo Lei sia venuto qui per altri motivi.”
“Per esempio?”
“Andando per esclusione, certamente non per psicanalizzare me.”
“E se tutto questo aiutasse semplicemente la mia autostima? Di conseguenza quella dei miei due cani?”
“D’accordo, però pestare la mia autostima non le servirebbe che a vincere una competizione, alla quale io non ho intenzione di partecipare, perché diventerei un transfert negativo, a che cosa ci servirebbe?”
“Bravo! La sua argomentazione è degna di lode, mi ha convinto. Questo non significa che Lei mi convinca, né come persona né come professionista. Tutt’altro.”
“Vuole scavare nella mia vita, sezionare la mia personalità? Pensa che sarà una buona cosa?”
“Alt! Un momento: una buona cosa per chi?”
“Per Lei e i suoi cani.”
“Per me sì, quindi anche per loro, ma non so ancora se lo sarà per Lei.”
“Per l’amor di Dio! Non siete come una santissima trinità, perché avete tre personalità distinte e separate, tre ruoli diversi, nella vostra convivenza.
Io intendevo piuttosto chiederLe se per Lei potrà essere una buona cosa, partire così da lontano?”
“Certo, io devo avere una completa stima di Lei, per potermi poi fidare della sua terapia.”
“Va bene, ma sbrighiamoci, abbiamo meno di un’ora di tempo.”
“Ah, ora è Lei che ha fretta?”
“Non ho nessuna fretta.”
“Allora se questa nostra seduta sarà insufficiente, (e se lo sarà lo decideremo dopo, noi due insieme,) beh, mal di poco, la continueremo la prossima volta.”
“D’accordo, ma non dimentichiamoci che siamo qui per loro, i cani.”
“Questo è vero.”
“Mi vorrebbe dire perché, allora, Lei ha questi cani?”
“Beh, i cani normalmente sono una terapia a quattro zampe, sia per i vecchi, che per i malati di mente, che per le persone normali, o quasi, come me. Perfino per gli psichiatri, mi hanno garantito, pensi un po’ che roba universale!”
“Perché ha detto: normalmente?”
“Ah sì, beh, c’era un mio amico che aveva un cane con solo tre zampe...”
“Come si chiamava?”
“Tripode.”
“Ma come? C’era nato, con tre zampe?”
“No, prima si chiamava Biancone, per via che era un pastore maremmano, poi sa, dopo l’incidente...”
“Bella questa storia. I cani sono una terapia con la coda e tutto, d’accordo, ma secondo Lei, anche parlare dei cani, è già una terapia?”
“Senza dubbio...”
“Proviamoci. Lei quanti cani ha?”
“Due. Lo sa benissimo. Abbiamo riempito il formulario insieme.”
“Come si chiamano?”
“Egisto e Pamela. Basta leggere lì sopra.”
“Nomi da persona.”
“Lo vede come è interessante? Lei ha già capito che io trasferisco su di loro l’affetto che non riesco a dare alle persone. In cambio loro mi danno tutto l’affetto che non io riesco a ricevere dalle persone!”
“Perfetto...”
“Infatti. Con questo non voglio dire che ho rinunciato a provarci con la gente, non Si creda, ma intanto recupero un po’ di carenza affettiva, faccio bene?”
“Magari sì.”
“Lei si lasci servire, mi fa troppo tangibilmente bene e lo vedo ogni giorno che passa.
Ma che ne sa Lei?”    
“Tutto e niente.”
“Ma veniamo piuttosto ai due protagonisti, prima di innervosirci: Egisto è un pastore tedesco, sta perdendo l’uso delle gambe posteriori, ha tredici anni, ma è ancora un compagno meraviglioso, anche se caca e piscia dovunque, ormai non si controlla più.”
“Tipico del cane lupo, poveraccio.”
“Infatti, purtroppo.”
“E a Lei sembra triste, per questa sua menomazione senile?”
“No, anzi, il bello è che il suo morale è alto come prima, dal punto di vista filosofico i cani ci battono dieci a zero, se lo lasci dire.”
“In che senso, scusi?”
“In tutti i sensi, loro badano al sodo e non si piangono addosso, Egisto è contento perché io gli do’ tutte le attenzioni e non mi arrabbio se sporca, pulisco volentieri, so che lui sarebbe disposto a dare la vita per me, se fosse necessario e il minimo che posso fare è retribuire il suo affetto e la sua fedeltà.”
“I rapporti con gli animali sono certo meno complicati, di quelli con le persone.”
“Bravo! Ed è per merito loro, che sono assai meno complicati, questi rapporti, non certo per merito nostro. Un uomo non sai mai come prenderlo, spesso una persona, dentro di sé, non sa se vuole o non vuole, una certa cosa, una determinata situazione, si fa un copione pronto nel cervello e finisce per eliminare tutti i rischi, non facendo niente. Povero illuso. L’animale, invece, diciamo il cane, o vuole o non vuole, non esistono possibili sfumature. O è sì o è no. Che bellezza!!”
“E la cagnetta?”
“Pamela? Quella è troppo simpatica, un po' elettrica, forse perché è giovane, ma veramente affettuosa e piena di energia!”
“E vanno d’accordo?”
“Sì, ma non possono avere rapporti sessuali, lei è sterilizzata, Egisto è trenta chili più di lei, poi anche per una questione di misure, di lunghezza delle gambe, non so se mi spiego, ma lui ci prova lo stesso, lei finge di morderlo, ma nessuno ci rimane male, è la ruota della vita, un istinto animale e niente più.
Lei non fa finta di avere il mal di testa e lui non si fa l’amante, anche perché in giardino non ci sono altre opzioni, però non credo che lei sarebbe gelosa, sa? Si vogliono bene, si leccano sul muso ogni volta che s’incontrano e vivono insieme ventiquattro ore su ventiquattro.”
“Quanti anni ha Pamela?”
“Tre.”
“E di che razza è?”
“Pura razza bastarda.”
“Chissà perché, ma mi ero immaginato una pechinese.”
“Vede il suo mestiere come la rende maligno? Il pechinese è un tipo di cane che non sopporto, come la gente che ha un pechinese, si somigliano proprio, delle merdaccine ipocrite.”
“Allora è vero che il cane somiglia al padrone?”
“È un luogo comune che funziona sempre, uno stereotipo infallibile, ci avrà fatto caso anche Lei...”
“Ma nel suo, di casi, una bastardina e un pastore tedesco, cosa hanno in comune? In che cosa tutti e due somiglierebbero a Lei?”
“Nel fatto che non hanno tanti grilli che saltano per il cervello, come i pechinesi e i chihuaua, o i pitbull, i dobermann e via discorrendo.”
“Arguisco che per Lei chi possiede questi tipi di cani non è una persona normale.”
“A parte il fatto che le persone normali non esistono e questo me lo avete insegnato voi, (la vostra categoria, voglio dire,) anche l’uomo comune non esiste, è una semplificazione logica e utile alle statistiche, ma piuttosto stupida se guardata da un qualsiasi altro punto di vista.
Ogni animale ha la sua personalità, è ovvio.
E scommetto che Lei ha un pechinese in casa e un dobermann in giardino, se non un sanguinario pitbull, perché Lei ha fatto questo mestiere perché voleva subdolamente evitare gli scontri frontali nella Sua vita da fighettino...
Mi sbaglio?
Mi corregga se sbaglio, La prego.
In garage Lei ha una SUV enorme, nera, coi vetri scuri, ascolta Beethoven e Marylin Manson correndo per le strade di S.Paulo , fottendosene se rischia di investire qualcuno a tutta velocità, un po’ come faceva il colonnello di Apocalipse Now, quando bombardava i villaggi nella foresta, come minchia si chiamava?”
“Chi, il colonnello?”
“No il regista...”
“Coppola.”
“Francis Ford Coppola!
Ma non ci provi nemmeno a cambiare discorso.
E non mi faccia incazzare piuttosto, Lei, se lo lasci dire da chi se ne intende, Lei è solo un vermiciattolo strisciante, dalla voce profonda, a volte, altre volte melliflua e suadente!”
“La prego, si calmi.”
“Ma che cazzo di psichiatra del cazzo! Io credevo che dovesse saperlo, almeno Lei, che dire a qualcuno di calmarsi è la frase magica per farlo incazzare moooolto di più!”
“Ma che dovrei fare? Secondo Lei? DirLe di arrabbiarsi di più? O di continuare così che va bene?”
“Infatti.
Non è difficile.
Vede?
Ora sono calmo.
E se avessi tempo le spiegherei io un po’ di quella psicologia pratica, quella fuori dai libri, che Lei ne ha un estremo bisogno e non se ne rende nemmeno conto.
Disgraziatamente, o per fortuna, il nostro tempo è terminato, quel tempo che si misura coi battiti del cuore, non con l’orologio, quel tempo che Lei, forse, non conosce ancora.
Arrivederci, o magari piuttosto: addio.”



Nessun commento:

Posta un commento