Secondo una leggenda metropolitana, nei codici a barre che si trovano sui prodotti sarebbe nascosto il numero della Bestia.
(Inoltre, se pur nascosti, questi codici sarebbero presenti anche nelle bande magnetiche di ogni tessera, comprese carte di credito e bancomat).
E da questo perciò, alcuni vedrebbero il compiersi della profezia dell'Apocalisse di San Giovanni (13:16-18) secondo cui nessuno poteva comprare o vendere se non portava il marchio, cioè il nome della bestia o il numero che corrisponde al suo nome.
Il numero 666 si anniderebbe, nelle coppie di righe sottili all'estrema destra all'estrema sinistra e al centro di ogni codice esistente. Difatti, la cifra 6 è indicata in questo sistema di codifica da due righe sottili che sono per l'appunto simili alle righe estreme e centrali; tuttavia queste ultime non rappresenterebbero alcuna cifra all'interno del codice stesso, sono semplicemente linee di riferimento utilizzate dal dispositivo di lettura per capire dove inizia e dove finisce lo stesso.
Ammesso che davvero esista un destino, il mio ha camminato, attraverso il tempo, sempre allacciato a quel numero simbolico.
Il 666.
La nostra infanzia fu caratterizzata da una comune notte di luna piena, dentro alla villa abbandonata, al numero 666.
Gli alberi più alti, all’imbrunire, sembravano mostri protesi verso il rosso del cielo.
Avevamo fatto il giuramento di sangue come nei film.
Eravamo entrati senza accendere la torcia, la luna, che bucava le nuvole poco consistenti, poi spuntava trai rami, tagliava sinistramente i nostri corpi in movimento con fasci di pulviscolo luminoso.
Arrivati alla cappella, il portone era socchiuso, dentro otto panche da chiesa e una cassapanca nera.
L’affresco dietro al piccolo altare ricordava il diavolo, ma senza corna, col pizzetto e zampe di capra.
Dai vetri colorati, la luce della luna si spostava, illuminando per terra e poi il rumore della brezza trai rami, là fuori, creavano un effetto sinistro.
Su un vassoio, appoggiato su quel mobile, due zampe di capra, vere.
Un fruscìo ogni tanto ci faceva trasalire, prendemmo le scale verso i piani superiori, un pozzo di luce coi vetri attorno e là in alto, rotti e impolverati che facevano uno sfrigolio sotto i nostri passi incerti.
La brezza era diventata vento che fischiava e mugghiava nella boscaglia, dalle finestre sventrate, la luna ora era proprio sopra di noi.
Decidemmo di fuggire d’improvviso, Ugo cominciò a scendere di corsa e noi lo seguimmo, inciampando e ridecollando subito come se fossimo di gomma.
Uscendo dal buco nel muro, per controllare che ci fossimo tutti, mi voltai e vidi nitidamente una luce che poi scomparve, nello scoccare di un secondo eravamo già a casa.
Passato quasi un anno, incontrammo Ugo, bianco come uno straccio lavato, non riusciva più a parlare.
Scrisse su un foglio: ‘Dal buco nel muro mi è apparsa un’ombra dagli occhi spalancati e crepe nella pelle…’
Quando suo padre andò a vedere, oltre il pertugio c’era un grande specchio sporco, cammuffato nella vegetazione.
La luce che avevo visto, quella notte, dunque era la mia torcia.
Farneta, a pochi chilometri da una cittadina bigotta come Lucca, spingeva i giovani a cercare qualcosa che venisse da fuori, tutto quello che pareva esotico era meraviglioso.
Gli adulti si chiudevano nella loro routine, i giovani facevano scoppiare i loro cervelli con droghe varie e alcolici, mischiando tutto senza allegria.
Noi, adolescenti nel 1974, iniziavamo ad ascoltare la musica dei Genesis.
Ed ecco di nuovo che spuntò il numero animalesco in una suite dell’album Foxtrot:
Il 666 non è più da solo
Sta tirando fuori il midollo dalla tua spina dorsale
E le sette trombe suonano un dolce rock and roll
Soffieranno dritto dentro il tuo animo
Pitagora con gli occhiali riflette la luna piena
Sta scrivendo col sangue il testo di una nuova melodia
Nel 1976 uscì 666, l’album doppio dei greci Aphrodite’s Child, che poi rimase il loro unico disco.
I testi cantavano della ‘Bestia’ e di piaghe bibliche come quella delle Locuste, del Settimo Sigillo, insomma, sembrava ideato e composto apposta per noi, per migliaia di altri giovani romanticamente disorientati.
Si stava stimolando la passione per l’ignoto mistico che si gonfiava sempre di più, nella nostra immaginazione aperta a dismisura.
Chi può trovare la Bestia?
È grande, è cattiva, è stregata, è triste.
Chi può combattere la Bestia?
Lei viene. Poi va.
Chi la conosce...
Chi può combattere la Bestia?
La musica, come veicolo di fuga dalla realtà, in assenza di qualsiasi altro riempitivo, stava diventando la nostra strada principale.
Dentro ci trovavamo l’esotico di cui le nostre menti voraci si cibavano, un po’ tutto ciò che usciva dal seminato, automaticamente germinava, germogliava e sbocciava in noi.
Sull’onda del nostro entusiasmo, nel 1976 fondammo un gruppo di rock progressivo, anche se di progressi poi non ne facemmo proprio, per tutta la sua esistenza.
Aldo suonava il basso e cantava, Ciro alla batteria, Ugo e Romolo alle chitarre, seconda e terza voce, io alle tastiere.
Tentammo di cantare in inglese, all’inizio, ma i testi ci venivano fuori piuttosto sul maccheronico.
Ci prendevamo troppo sul serio.
Intanto la società italiana ci insegnava a trincerarci sulle certezze, i dogmi.
Tornammo all’italiano proprio con una canzone, che si chiamava ‘La bestia che sale dal mare’, che faceva parte dell’album concept ‘L’Apocalisse di Giovanni’, che poi era una cassetta, che avevamo per la prima volta copiato in una ventina di esemplari, che facemmo circolare in giro.
Le copertine erano ritagliate da un giornale ingiallito, come quelle di un disco dei Jethro Tull, però col titolo scritto a pennarello nero.
Avevamo scoperto che quel 666 era il numero di una fantomatica ‘bestia’, secondo l’opera del pluriartista maledetto William Blake.
Ugo, poi, il cui zio Annibale lavorava in biblioteca, era riuscito a trovare altri commenti ed interpretazioni.
« Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d'uomo. E tal cifra è seicentosessantasei. » (Apocalisse 13,16-18)
Meno ne capivamo e più ci piaceva.
L'apocalisse di Giovanni fu scritta durante una persecuzione, probabilmente quella di Domiziano o quella precedente di Nerone. Secondo molti studiosi la persona rappresentata dalla bestia altri non è che l'imperatore Nerone, autore di una violenta repressione contro i cristiani, nella quale morirono sia Pietro che Paolo. Infatti, come in greco antico, così anche in ebraico i numeri venivano scritti usando le lettere dell'alfabeto. Se si utilizzano le consonanti ebraiche del nome QeSaR NeRON (קסר נרון) si ha:
Q (qof) = 100
S (sameckh) = 60
R (resh) = 200
N (nun) = 50
R (resh) = 200
O (waw) = 6
N (nun) = 50
che sommate danno appunto 666.
La cerimonia del taglietto sulla mano e del giuramento di sangue era l’inizio di ogni concerto.
I nostri genitori non immaginavano certo quello che stavamo facendo, e poi, come tutti i genitori, avevano troppo da fare.
Oltre al copioso uso di alcolici di ogni tipo, avevamo iniziato anche a fumare hashish.
La società italiana modella i giovani in un contesto di scetticismo, protesta e di senso d’ingiustizia.
Più la gente cresce e più si convince che non ha scappatoie.
La religione, pur non praticata, è lo stampo che genera un tipo di mentalità eccessivamente sentimentale, nascosto sotto una corazza solo apparentemente dura.
Quello che si nasconde è un’estrema vulnerabilità, i giovani sono più disorientati degli altri, perché il loro carattere è ancora in formazione.
Il rock era un rifugio e non ci sarebbe stato niente di male, ne avevano un gran bisogno.
I testi però erano a senso unico, spesso malinconici e con una generale tendenza alla autocommiserazione, quando poi non diventava apologia della violenza.
Avevamo perfino dei fans che avevano avuto la loro bella spinta verso una cultura autodistruttiva, anche loro ribelli senza sapere contro cosa.
Di pari passo con la musica, che producevamo per gridare la nostra rabbia a 360 gradi, continuavamo a studiare la Bestia, che spesso era citata anche nei testi delle canzoni.
Copiavamo queste cose sparse, trovate in giro e le usavamo senza capirle troppo, sulle copertine delle nostre cassette, che poi diventarono CD autoprodotti, con incisioni via-via migliori, mentre le composizioni musicali facevano rizzare i capelli sulla testa.
L'interpretazione più accettata da storici e biblisti è che il numero sia simbolico e vada riferito alla persona fisica ("rappresenta un nome d'uomo") dell'imperatore Nerone, l'archetipo dei persecutori del cristianesimo, la cui somma dei numeri ("calcoli il numero della bestia") corrispondenti alle lettere ebraiche del nome equivale appunto a 666.
Sono state proposte numerose altre interpretazioni simboliche, molte delle quali non riferite al contesto storico del Libro dell'Apocalisse. In particolare, in epoca contemporanea il numero è diventato simbolo del Diavolo, interpretazione non contenuta nel testo biblico.
I Testimoni di Geova considerano il numero 7 simbolo di completezza o perfezione mentre il numero 6 rappresenta imperfezione. Dallo studio della bibbia traggono il riferimento allo scrivere tre volte il numero 6, che accentua ed enfatizza la totale imperfezione del sistema politico mondiale rappresentato dalla bestia.
L'unico passo della bibbia che possa fare da riferimento interno è quello che indica la potenza di Re Salomone, che riceveva i tributi dai popoli assoggettati (I Re 10:14).
Il peso dell'oro che Salomone riceveva ogni anno era di 666 talenti d'oro.
Questo potrebbe indicare che la bestia è il denaro, che domina su tutta la terra.
Ugo ora è ragioniere, lavora in banca.
Aldo è maschera al cinema.
Romolo è partito per l’Australia all’età di venticinque anni, non ne abbiamo saputo più niente.
Mio fratello Ciro lavora alla posta.
La paura si è tramutata in routine, perché la routine è la fuga dalla paura, per molti l’unica alternativa possibile.
Ogni tanto ritorno col pensiero al nostro giuramento che abbiamo ripetuto tutte quelle volte... mischiando il nostro sangue ai nostri destini.
Quello è stato il necessario medioevo della nostra storia. Non so nemmeno se e quando ne siamo usciti.
Sogno ancora l’immagine riflessa di Ugo nello specchio nascosto trai cespugli, spaventato a morte dalla sua stessa figura, in un sottofondo di chitarre elettriche, distorte e lancinanti.
Quella luce riflessa era la nostra stessa torcia, un simbolo che più volte mi ha aiutato.
La sera, a casa, davanti a mia moglie e ai miei figli, strimpello il pianoforte.
Sono critico musicale, scrivo sulla rivista 666.
Nessun commento:
Posta un commento