mercoledì 7 ottobre 2009

LA COLPA A E IL PIANO B



Trai lavori più facili da trovarsi, forse, c’è quello del cameriere.
È una specie di sport, si corre e si suda, in più si esercita la memoria in condizioni di alta pressione.
Magari, per fare i camerieri, non c’è bisogno di essere molto intelligenti, insomma, come si dice: chi non ha cervello abbia gambe.
Diciamo che quelle devono essere nerborute.
Anzi, per qualsiasi lavoro svolto in un ristorante si suppone che si debba essere fisicamente in forma, lo sforzo è notevole, lo stress c’è e si sente, spesso si respira anche male.

E poi si beve, di tutto e in grandi quantità, ma poca acqua minerale.

Però io ho conosciuto uno che non si muoveva di un passo, beveva e fumava a volontà, dormiva poco e male, un personaggio antropologicamente notevole, dentro a un ristorante.
Quest’uomo, non per i suddetti motivi, direi piuttosto per altri, potrebbe anche essere oggetto di ammirazione.

Il pugliese Mandino Lo Zito, nativo di Otranto, era proprietario e caposala del famoso Ritrovo Zappalà, di Reggio Calabria, una tavola calda, pizzeria, ristorante, consegne a domicilio.
 Era basso, capellone e riccioluto, coi baffi alla tartara, gli occhi due fessure dentro alle quali s’indovinavano, dal luccichio, due pupille nere irriverenti.
Se lo chiamavamo padrone o capo s’incazzava, ma caposala era fuori luogo, a onor del vero, perché in sala lui non ci metteva mai piede e neanche in cucina, pareva fosse campo minato.

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