Adilson è direttore delle vendite di pezzi e accessori per computer di una grande rete al dettaglio, molto del suo lavoro si svolge per telefono.
Anailton lavora per una ditta di distribuzione di articoli dello stesso tipo, che lavora su quasi tutto il territorio nazionale, è rifornitore all'ingrosso di Adilson, dopo anni e anni di collaborazione è diventato, praticamente, la persona che frequenta di più, eppur senza mai incontrarlo.
Nel senso che non c'è un giorno della loro agitata vita in cui non parlano di consegne e di pagamenti, ridendo e scherzando, di novità e stock di articoli invenduti da restituire ad un prezzo opportuno, intercalando battute di routine, più alcune inventate o arricchite personalmente.
Teoricamente, sabato e domenica, successivi a giorni feriali passati tranquillamente, durante i quali non è successo niente di sbagliato - cosa improbabile, ma tecnicamente ancora possibile - quando nei seguenti lunedì non si prepara una guerra di mercato, un importante arrivo di merce in anticipo sul solito ritardo, insomma qualcosa di sorprendentemente raro... ecco che il fine settimana passa senza contatti trai due.
Cioè mai.
Non si conoscono di faccia, ma lavorano nello stesso palazzo, un grattacielo dove non abita nessuno, ci sono solo uffici e ditte di varia entità e grandezza.
A volte si sono incontrati sull'ascensore ma non avevano alcun riferimento per riconoscersi, e poi erano persi con il cervello altrove, su qualche spedizione di merce, ma da punti di vista differenti... e poi come facevano a saperlo?
Il venerdì è l'ultimo giorno di lavoro, residua porzione di otto ore, per i più fortunati, prima del sospirato fine-settimana.
Nella Via Siqueira Campos al numero 356 sono le 8 e 45. Tutto attorno anche, ma quello che conta è che lì dentro si lavora febbrilmente e separatamente, come se il resto di Porto Alegre, del Rio Grande do Sul, del Brasile e del mondo, non avessero alcuna influenza.
Secondo la teoria quantica, ogni influenza tra i corpi, (di cui assolutamente tutti sono fatti di atomi,) è sempre non locale, per cui se a Hong Kong c'è una partita di stabilizzatori di buona qualità e a prezzo stracciato, che sta per invadere il mercato occidentale, sia Ana che Adi, ne rimarranno coinvolti, all'inizio senza saperlo, ma già fin dal primo secondo di quello straordinario avvenimento.
Anailson chiama Adilson con il cellulare, al cellulare dell'altro, perché sennò non riesce mai a parlargli con l'urgenza del caso.
Ormai è una consuetudine, i conti dei due telefonini li pagano le due grandi ditte, perciò le conversazioni hanno un tono apparentemente rilassato, anche se il tempo stringe sempre, per tutti e due, allora i dialoghi sono di corsa, anche quando scherzano, pur se rimangono per minuti interi a dire cretinate, sono cretinate rapide, una grande quantità di cretinate rapide sommate, ma un argomento intero, compiuto, non lo si affronta mai, per sistematica, obbligo di lavoro e filosofia di vita:
"Ciao Adi, sono Ana..."
"Ana chi?"
"Quanti Ana conosci?"
"Tantissimi: Anacleto, Ana Clara, Anatema, Anassagora, Anassimene, Ana Paula, Ana Maria, Analgesico, Anacapri..."
"Va bene, puoi fermarti, ho capito, sono Ana, quello che ha una cosa importante e del tuo maggior interesse da riferirti..."
"Ah. Lo avevo sospettatto fin dall'inizio. D'accordo, Ana, hai vinto tu, ma dimmi, sinceramente: è una cosa rapida?"
"Veramente no, ci sono alcune serie di particolari da stabilire."
"Allora richiamami più tardi, ora non ho tempo, sono in riunione, anzi no, ti richiamo io."
"D'accordo, ma non dimenticarti."
"No, no, lo sai che ho una memoria fenomenale!"
"Sì, fenomenalmente imprecisa e confusa, solo che ha un difetto: non te lo ricordi."
"Credo che Lei abbia sbagliato numero di telefono, questa è la segreteria telefonica di Tizio Caio Sempronio..."
"Va bene, va bene, ci sentiamo dopo..."
"... egregio signor della ditta tal de' tali, abbiate la compiacenza di lasciare un cortese messaggio dopo la scorreggia registrata: PPPRRRRRRR...."
Ritornano alle telefonate interrotte, alle conversazioni spezzate, alle incazzature malcelate, alle ipocrisie suadenti e invadenti del loro lavoro, sono due specialisti e ben pagati esattamente per questo tipo di servizio.
Mezz'ora dopo è Adilson che chiama Anailson, ma risponde una segretaria, dicendo che ha lasciato lì il cellulare perché aveva un cliente importante, è in un'altra sala.
Lo richiamerà appena possibile.
Passano venti minuti e Anailson chiama Adilson:
"Pronto? Sono Anatema, o Anassagora, scegli tu, magari Anacapri, comunque non ha troppa importanza, la questione è invece: hai tempo, ora, vecchio tacchino spennacchiato?"
"Veramente no, mellifluo tonnetto all'olio d'oliva, riesci sempre a prendermi quando ho qualcosa di improrogabile, tutto il giorno me ne sto qua a grattarmi le pallacce e quando finalmente arriva un qualcosina d'importante, tacchete!
Ecco che chiami tu. "
"Va bene, caffellattino mio, vedi di non lavorare troppo che ti fa male, mi hanno detto che i tuoi capelli stanno diventando bianchi..."
"Sì, ma il punteruolo, qua in basso, devi vederlo in azione, è una trivella, funziona ancora a meraviglia, anzi no, migliora con la vecchiaia!"
"Questo è quello che pensi tu, ma nel palazzo circolano voci controverse a riguardo. E come amico ho il dovere di avvisarti che il Viagra ha effetti collaterali devastanti, specie in organismi purtroppo già debilitati..."
"Sì, lo so, lo so. È tutta invidia, sono quelle cornacchie insopportabili, dai profumi di essenza di pesce di lago stagionato, il pesce, non il lago, ma anche lago stesso, và... quelle che so che tu consideri dive irrangiungibili, mi sbavano dietro da sempre e sanno che non glielo farò mai assaporare... e che vuoi che facciano? Sparlano, non gli rimane altro da fare, ma non hanno idea di cosa sia da vicino e non hanno ormai più alcuna speranza di provare certi tipi di orgasmi a mitragliatrice..."
"Va bene, va bene, puoi anche smetterla, non pensavo che la tua volgarità si spingesse a tanto, diciamo che voglio sperare che il tuo mondo non sia limitato a queste robe di scarso gusto e di basso livello, anche se confesso che ho qualche difficoltà... allora mi chiami tu?"
Si sconquassano dalle risate, ma con gli occhi vitrei e le mascelle in tensione, forse quasi meccanicamente: stanno già pensando ad altro.
Intorno a loro agitati esseri umani, di varie categorie: collaboratori, clienti e consegnatori di pacchi motorizzati, ascoltano incuriositi, ma senza darlo a vedere.
"Sì, sì, ridi, vedrai che appena possibile ti farò squillare la musica del 'Padrino' e mi dirai finalmente e compiutamente quel che cazzo devi dirmi, pachiderma sottaceto, sono proprio curioso!"
"Allora, mio caro cetaceo cingolato del KGB, dimmi una cosa sola, una semplice curiosità non professionale: chi ti ha detto che ho la musica del 'Padrino' al cellulare?"
"Me l'hanno sussurrato in un orecchio le mie spie, so molto di più di quello che credi, su di te, forse anche più di quello che tu stesso credi di sapere..."
"Ah sì? Ma è proprio sulla tua vita e il tuo ambiente che non hai la minima idea, a quanto mi risulta. Allora: siccome ora non ti sopporto più, ci sentiamo dopo, ma non ti dimenticare..."
"D'accordo, a dopo."
Sghignazzata finale e automaticamente dimenticano tutto già al momento di spengere i rispettivi apparecchi.
A pranzo approfittano sempre per recuperare, ricevendo qualcuno che non potevano ricevere prima, che non potranno ricevere dopo, mangiano insieme in trentacinque-quaranta minuti.
Vanno sempre al self-service lì sotto, s'incontrano al buffet, reciprocamente gli pare di aver già visto quella faccia, ma non sanno dove e né a chi appartiene.
Le ore si susseguono e il lavoro spezzato, ripetitivo e frenetico ogni tanto diventa forsennato, le telefonate trai due si succedono, da una parte e dall'altra, quando uno può l'altro è occupato, quando nessuno dei due può, non si telefonano, ma pensano che devono farlo, che ci possono riuscire, a parlare con calma, o quasi, magari più tardi.
Quella sera s'incontrano sull'ascensore, gli orari dei due coincidono.
Per un attimo sospettano di riconoscersi, ma la loro testa è impegnata sempre su vari fronti, impregnata di problemi e cose da risolvere, fanno solo quello che è necessario, quando gli riesce, ma non sanno più da tempo quello che lo è e quello che non lo è.
La settimana lavorativa è terminata, ma i loro cervelli non avranno possibilità di staccare, anche se staranno davanti alla televisione, o pescando, o arrostendo qualche polletto alla brace.
Sabato mattina si svegliano presto, non perché devono, ma al primo rumorino circostante i cervelli iniziano a macinare chilometri commerciali.
Nel pomeriggio, appena digerito, automaticamente Anailton telefona a Adilson, dopo le battute e le controbattute di rito, domande rapide sulle rispettive famiglie e improbabili future grigliate insieme, ai quali s'inviteranno senza meno, arrivano al dunque.
Però Anailton si è dimenticato cos'era.
Mentre cerca di ricordarsi sudando, si congedano con grande buonumore, sono imbarazzati entrambi, ma dissimulano.
Si rifugiano col pensiero tra tutte le altre cose che dovrebbero ancora fare, tra quelle che hanno fatto, tra quelle che (maledizione) non riusciranno nemmeno a farsi venire in mente.
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