Un hippy può risultare un tipo di persona singolare e piacevole, specialmente all'epoca attuale, dove tutto sembra gridare il contrario di quello che negli anni sessanta era il motto dei giovani.
Ora i figli dei fiori sono una rarità, quando se ne trova uno non è esattamente un giovane, almeno di età anagrafica.
A parte il caratteristico abbigliamento, peluria e capelli in abbondanza, alcuni di loro si lavano, altri meno, alcuni si fanno le canne, altri sono super naturisti e vegetariani.
O tutto questo messo insieme.
Possono piacere e risultare una cosa anacronistica ma romantica, o per gli stessi identici motivi fare schifo, ma che hanno una visione del mondo assai migliore e più umana dei manager rampanti odierni, per me è un dato di fatto.
Ne ho conosciuto uno proprio in questi giorni, mi è stato presentato da un amico, suo ex collega di hippysmo, tanto per non confonderci con l'ippica che è un'altra cosa.
Seduti al bar della piazzetta, in un tiepido pomeriggio di primavera, mi sono trovato a parlare con Jairro Castagnaro, detto Amnèsia, ma in una maniera così gradevole come non mi succedeva da anni.
Non solo le nostre opinioni combaciavano, cosa rara, (specie in Italia dove tutti amano fare gli avvocati dei diavoli,) ma scherzavamo e ci divertivamo, parlando di tragedie dell'attualità e routine massacranti, dicevamo in assoluta serietà battute che ci facevano sganasciare dal ridere.
A noi e al nostro comune amico sorseggiante le sue coche cole con la cannuccia, Paolaccio Baldi, o Baldino, detto anche Ribaldino o Ribaldissimo perché è contrario a tutto e a tutti e rifiuta sistematicamente di mettersi in discussione, sfoggiando con vanto una rigidità di pensiero e di azione perfettamente coerenti, ma che talvolta lo aiutano poco a vivere e ostacolano anche tutti quelli che gli stanno attorno.
Jairro Castagnaro, di origine argentina, ma prima ancora di famiglia italiana di emigranti, è la persona più placida che abbia mai conosciuto.
Ruminava quello che restava di un bastoncino di liquerizia, succhiava con apparente lentezza le sue birre e sparava sornione, velenose e assennatissime sentenze sul mondo, come se non gliene interessasse quasi niente, come se lui vivesse altrove e si trovasse lì solo per una vacanza, magari noiosa ma anche istruttiva, in un certo senso, che lui stesso non comprendeva ancora bene.
Una faccia da mastino dalla mascella rinforzata, un bellissimo sorriso, anche se nella bocca i denti scarseggiano, gli occhi sono laghi profondi che parlano soprattutto in silenzio.
Dopo qualche tempo e quattro birre a testa, avendo attraversato a gonfie vele il necessario male del mare delle multinazionali, lo stagno della vita nella società moderna, l'oceano dei film ingiustamente da oscar, il nero pozzo dei vischiosi prezzi del petrolio e altri minori ma non meno importanti corsi di acqua della vita... mi pareva di aver conosciuto da sempre tale barbuto e capelluto Amnèsia, che certo un tempo si dimenticava di tutto, per guadagnarsi un soprannome del genere, ma ora aveva una memoria di acciaio inossidabile.
Gli ho fatto la domanda di rito, quando si conosce qualcuno da poco, per capire meglio di chi si tratti, gli si chiede che tipo di lavoro faccia:
"O Jairro, dimmi una cosa, ma tu che fai?"
"Come che faccio?"
"Sì, nella vita, voglio dire, che fai?"
"Faccio la pipì, faccio la popò, sono uno normale."
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