Pare che i suoi genitori, al contrario di lui, fossero molto cattolici, gente semplice, l'accostamento per loro fu naturale e logico.
Il suo nome da presepio è particolarmente attuale sotto le feste natalizie e domani è il giorno dell'Epifania, cioè quando i dromedari carichi di Re Magi e rispettivi doni cari e simbolici, arrivano alla capanna del trio: Gesù, Giuseppe e Maria, più bue e asinello per il riscaldamento.
Ultimamente l'essere stato definito da un giornalista "l'esatto opposto di Berlusconi", gli ha dato un impulso di popolarità, come se essere considerato il contrario di un uomo che molti altri uomini e donne sognano ad occhi aperti di prendere a bacchiate, bastasse da solo, automaticamente, a dargli un'immagine di totale positività.
Provate a visitare il suo sito dagli echi biblici, dalle dichiarazioni caustiche, dalle sintetiche proclamazioni catastrofiche... come minimo vi farà ridere, ma, almeno nelle intenzioni, è rigorosamente tutto serio e vero.
L'ex comico Beppe Grillo ha detto che siamo tornati al medioevo, non stava parlando di Melchiorre, d'accordo, ma questo personaggio è una figura che sembra più di quell'epoca che della nostra... e poi è ligure come lui e con Grillo direi che ha anche altre cose in comune...
Riceve gratis chi lo vuol consultare e non faccia troppo caso alla grammatica e alla sintassi della lingua italiana, in una cantina dove l'odore di vino e di legna è forte e la polvere lotta con la segatura per la sovranità.
Tra le botti e la cataste c'è appena lo spazio per sedersi su vecchie sedie sfondate, ceppi di legno di ogni tipo e di varie grandezze.
Lui lo chiama 'l'ufficio adiacente', perché non è sotto casa sua, ma sul limitare del paese, sui bordi della dritta, lunga e bellissima scalinata a terrazzette di pietra.
Invece del caffè si servono ripetuti e traboccanti bicchierotti dai vetri che forse un dì furono trasparenti, tozzi recipienti che probabilmente hanno conosciuto solo vino rosso.
È nato ad Apricale e c'è sempre vissuto, tale Melchiorre Remmagio, un essere umano quasi disumano, nella sua forza e determinazione, di uno stampo perduto di uomini che non se ne fanno più così... o che magari, piuttosto, non se ne sono mai fatti e invece ce ne sarebbe stato bisogno.
Apprezza soprattutto l'umiltà e lancia anatemi e bestemmie contro l'arroganza.
È una specie di santone, ma la sua specialità è assai poco mistica, è uno di quelli che la gente fa un sacco di chilometri per vederlo, per chiedergli la soluzione dei propri problemi, e a volte dopo aver attraversato l'Italia, solo per parlargli, l'unica cosa che lui risponde è: bah...
oppure mah...
beh...
o anche boh?
Raramente guarda la gente in faccia, ma quei pochi attimi ti fanno bruciare gli occhi e da notare che lui ce ne ha uno solo, l'altro coperto da una benda da pirata celeste a fiorellini rosa.
Non accetta nessun pagamento, da nessuno, nemmeno in natura, parla solo con chi gli piace e meno male che gli sono piaciuto, perché anche a me di parole non ne ha dette tante.
Non ha risposto alle mie domande che per caso, qualche ora dopo, a volte mentre mi pareva che dormisse, o magari era solo in stato di percezione Alfa.
L'intervista quella no, lui non ne da a nessuno, è famoso anche per questo, è contrario alle interviste, sono solo per mettersi in mostra, a lui non gliene frega niente.
Il suo marketing è di un tipo drastico, efficace e senza compromessi: la totale assenza di marketing.
Ce ne sono tanti in giro, di guru, di falsi illuminati dentro caverne tematiche che costano milioni di euro, che hanno segretarie che si fanno pagare in anticipo, sono una tendenza crescente nell'Italia decadente, ma anche nel resto del mondo.
Le leggi sulla circonvenzione d'incapace sono sorpassate e inapplicabili, non ce ne rendiamo conto, ma gli incapaci stanno crescendo a dismisura, magari pure il concetto d'incapace non corrisponde più alla realtà dei tempi, è obsoleto.
La nostra civiltà moderna produce un gran numero d'incapaci, ma di quelli del nuovo tipo.
Lui è assai capace, mi pare, ed efficace, e unico nel suo genere, anche se non si sa bene quale genere sia.
Non solo perché non vuole soldi, ma perché se ne frega, sia dei mass-media, che della gente che non gli piace, ecco la stretta meccanica di quei boh, bah, beh, mah... quasi sputati in faccia all'interlocutore partito fiducioso dalla sua casetta lontana.
Da ieri sono qua, per qualche giorno insieme a Melchiorre e alla sua gente, provo a fargli delle domande, ma mi risponde cose che se le scrivessi qui, voi pensereste che è un pazzo ed ancora di più lo sono io a stargli dietro.
Il che forse è vero, in entrambi i casi, ma credo anche che rappresentiamo una parte di quel mondo perduto, nello spazio e nel tempo, che ogni tanto sia bene ricordarselo.
E poi, visto che scrivo su questa rivista alternativa e controcorrente, sentite bene il CHI, il COSA e il COME, sono notevoli... e anche il DOVE mi pare troppo interessante.
Alcune delle sue frasi le scriverò, certo, ma più che altro vi descriverò il modo e il mondo in cui vive, che hanno poco a che fare con la modernità elettronica che noi attraversiamo, eppure è ammirevole, perché...
Anzi, all'inizio bisognerà parlare un po' di Apricale, in Liguria, provincia di Imperia, tra Sanremo e Ventimiglia, a una ventina di chilometri dal mare, altrettanti dal confine Francese.
Sdraiato di sghembo su una collina allungata, interamente costruito di pietra arenaria, a blocchi squadrati sommariamente.
Un paesone medievale quasi abbandonato, il 70% delle case non sono abitate da anni, di notte sembra la città delle streghe.
Perlopiù sono tutti palazzetti a due o tre piani assai alti e le viuzze strette, il cielo si scorge appena lassù, sembra quasi una linea luminosa, i massicci sottopassaggi ad arcata, il tutto suggestivo in una maniera cupa,.
Nella piazza della chiesa, piccola e tutta lastricata e circondata dalle alte scure e grige case, si accende un enorme falò che giammai si può lasciar spengere dal 23 dicembre al 6 gennaio.
Si può accedere al paese a piedi da una ripida strada laterale che lo costeggia nel senso della lunghezza e che è quasi una diritta e interminabile scalinata, (specialmente salendo,) a terrazze di pietra di un metro e mezzo l'una... o in automobile da una strada piena di tornanti che dalla parte opposta arriva fino alla zona più alta.
Qua le cose sono rimaste pietrificate nel tempo, la gente è semplice, parla in un dialetto con grande influenza del Provenzale, siamo a due passi da Mentone.
"Per incredibile che sembrasse, qui ad Apricale, paesotto medievale anche nel tipo di vita perduto ner tempo dello spazio adiacente, abbiamo i campioni necessari per capire tutta la specie razzistica umana, ma forse capire è una parola troppamente sbagliata; dovresti dire adeguarsi, magari. E diciamocelo. Non avessimo paura. Gazzo."
Melchiorre parla una lingua frammentata e pure assai sbagliata, farcita di parolacce, ogni tanto di bestemmie, ma che rende sempre l'idea, anche e specialmente nella sua improprietà maccheronica.
Alla televisione locale di Ventimiglia ha un programma di consigli rapidi il giovedì sera, 'Chiedete e vi sarà detto...', parafrasando 'Chiedete e vi sarà dato' , quella frase cristiana cattolica presa non mi ricordo da dove, ma è famosa.
Su uno sfondo nero chiazzato di stelle appena abbozzate, risponde a domande telefoniche e manda affanculo, all'occorrenza, chi lo irrita.
Non è episodio né raro né sorprendente quando si tratta di lui.
Tanta gente lo guarda solo per questo, ma il suo non è sensazionalismo, lui odia il sensazionalismo.
Ha pochi denti anneriti, per fortuna che i baffoni sale e pepe gli coprono la bocca, le parole risultano a volte impastate e altre sibilate.
Il suo unico occhio lampeggia come un faro in mezzo alla tempesta, come una luminosa punizione divina, come... non lo so, ma garantisco che lascia il segno.
Sulla sua sedia a rotelle, con tutti i dislivelli, le terrazze e le scale che ci sono qui, Melchiorre rischia da anni di precipitare a valle, sarebbe meglio forse che avesse le ruote quadrate, ma la sua carrozzella è moderna e ha il motore e anche dei buoni freni.
Comunque è sempre portato in giro e guardato a vista dai suoi seguaci, che sono uno stuolo di uomini e donne che lo adorano e lo vezzeggiano come una creatura meravigliosa.
Invece Melchiorre è un vecchio caprone infermo e senza una mano e cieco da un occhio.
Però l'altro, quello sano, non solo scava nei cervelli attorno, ma è pure capace di contemplare la natura con tenerezza.
Non solo quella umana.
Ogni mattina, verso le nove, vuole essere portato al mare e rimanere sulla riva per un bel po', da solo, a ricaricare le pile, in contemplazione, 'senza nessuno trai coglioni'.
La maggior parte delle cose sul suo conto le apprendo dai seguaci, gente che lavora e che si dà il cambio a suo fianco, che lo ciba e lo pulisce, con amore.
Hanno un grande bisogno di lui.
Ha perso la mano destra durante la guerra, sotto una pressa di una fabbrica di proiettili da cannone.
L'occhio destro invece con un maldestro lancio di una lenza di pescatore, molto tempo dopo.
Per ultimo lo ha lasciato l'uso delle gambe, per via di qualcosa che ha a che fare col nervo sciatico, mi pare.
Melchiorre dice sempre, che se vuoi viaggiare e non hai soldi devi fare il marinaio.
Lui lo ha fatto per anni, però non è mai uscito dal Mar Ligure, una volta doveva andare a Livorno, a dire la verità, ma il mare era mosso e si sono rifugiati a La Spezia, poi sono tornati indietro.
Di lavoro pare che abbia fatto di tutto, nel ramo dei lavori umili e di fatica: dall'operaio al muratore, ovviamente il marinaio, poi il pescatore, il contadino e l'idraulico, l'imbianchino eccetera.
Insomma conosce bene la base della piramide del mondo del lavoro, la gente più umile, che lui apprezza perché più sincera "e un po' meno teste di gazzo".
Non è un tipo dalle mezze parole, o dai quarti di toni, se deve dire una cosa la dice gridando e puntando il dito accusatore.
Tra i tanti soprannomi sensazionalisti, è stato anche chiamato: "L'Antropologo antropofago", l'ho appreso da Gente, una rivista di pettegolezzi che forse conoscete.
È per via del suo occhio clinico e impietoso, che sa inquadrare in categorie e sottocategorie gli umani; famosa e indicativa la sua frase:
- Io la natura umana adiacente, modestamente a parte, me la magno!
C'è da dire che la maggior parte della gente di qua non sa nemmeno cosa significa "antropologo antropofago" ma mi pare che pensino che è un titolo che gli suona bene.
Melchiorre Remmagio vive in una casa al secondo piano, di scalini stretti e alti trenta centimetri l'uno, è una specie di appartamento, su vari livelli, ulteriori scalini altissimi li separano, ma c'è sempre qualcuno con lui che lo scarrozza da una stanzetta all'altra, che gli porta i libri che lui desidera, che lo mette a letto con il leggìo e gli accende il caminetto alto, (costruito sopra il terzo di tre enormi terrazzetti di pietra a vista,) in camera, con legna di pino profumata, che sembra quasi un altare.
"Gli esseri umani tendono a volersi associare, chi glielo fa fare non lo saccio, d'inficcarsi in gruppi e sottogruppi adiacenti e della minchia, vogliono assomigliarsi e invece sono tutti, tuttissimi, diversamente differenti... variegati, insomma e non la vogliono capire, è tempo perso dirgliela. Eppure qualcuno bisogna che gliela dica. Quello sono propriamente io medesimo."
Le sue due scrivanie sono sotterrate da montagne di fogli, mi ha lasciato dare un'occhiata: sono rapporti e statistiche, notizie allo stato puro, prese da internet, senza commenti.
Legge libri recenti e attualizzati, specialmente sui numeri e sulle percentuali, tra cui opuscoletti tascabili, come volumoni enormi ed interessanti anche solo esteticamente, per quello che rappresentano, ma anche assurdi e antichi che non ho mai visto altrove.
Ho provato a sfogliarne qualcuno, di quelli più strani e a parte l'odore di muffa ne sono rimasto colpito anche moralmente, non so dire se positivamente o forse solo romanticamente, senza riuscire a capire molto delle parole arcaiche là sopra, però, a volte scritte perfino in gotico.
Tralasciando le opere antiche in latino, alcuni titoli mi sono parsi notevoli, eccoli con le date di stampa e autori relativi:
"La cura del livello di vita nell'entroterra Abruzzese, a dispetto di cultura e religione, (oltre il latifondo)", 1954, saggio romanzato di Hans Dieter Schwanzendorfer;
"Cipolle e aglio contro microbi e malattie", 1942, saggio, di Dorico Zancanaro;
"Sociobiologia storica e geografica delle alpi e degli appennini", 1935, saggio con testimonianze di montanari e pastori, di Ricciona Castellacci e Polidoro Puccioni;
"Puzze romantiche della Bassa Pianura Padana", 1846, poesie satiriche, ruspanti e sociali di Alva Darrigo Guimaraes
...e così via, attraversando mondi e tempi perduti, senza uscire dall'Italia, né dalla doppia mensolona che pende minacciosamente sopra la porta d'entrata.
Ci sono anche libri stampati altrove, lo scaffalone curvo e scricchiolante di castagno che c'è in bagno reca traduzioni in italiano di trattati stranieri, tra cui il gentile:
"Il cotone e la frusta " saggio socio-filosofico sulle piantagioni del sud degli USA, di Fargo Lebowski, 1960
e l'arcinoto e dolce contrappasso involontario de:
"Il Ku Klux Klan e la cura delle violette policrome" poetica della tolleranza sudista, di Chattanooga Madison, Texas, 1949.
"Facciamoci caldo a Vicenza" ampie riflessioni nostalgiche, nonché tragicomiche, di una piccola immigrazione bielorussa nel Veneto dei magnagatti nel dopoguerra 15-18, stampato nel 1922, di Vassili Krachtov.
Direi che la polvere non influisce per niente su questi vetusti volumi, perché da un lato c'è sempre Melchiorre che li legge, con occhio attento e lampeggiante, attraverso un monocolo antico dalla lente di quasi un centimetro di spessore, e dall'altro inservienti volontari e volenterosi a spolverarli e a tirare le ostinate ragnatele.
La muffa c'è, perché qua il sole non batte proprio, le vie sono così strette e i palazzetti sono così vicini che sembra quasi che si tocchino, guardando da sotto, lassù in cima si scorgono poche fettine esigue di cielo, che è difficile anche sapere che tempo fa, se ci sono le nuvole o se c'è il sole.
Melchiorre Remmagio ha appena la quinta elementare, se ne è sempre fottuto della struttura della frase, mi confessa lui stesso, come se io non avessi notato niente: "perché ci stanno ancora cose più maledeggiamente adiacenti, che lo sappiamo bene, queste, in fondo sono pignoleraggini inutili e falsità imbecillesche, ma se l'uomo è un maiale con la cravatta, n'animale che vuole, anzi vorrebbe, assomigliare a Dio... dunque, anche questo gazzo di grammatica, questa regola della sintaxe, insieme agli altri, non è un controsenso della santissima minchia?"
Adiacente è il suo aggettivo preferito, ma il significato che gli dà è assai più ampio e elastico, che diventa sinonimo di sei o sette altri aggettivi, più qualche avverbio e/o sostantivo.
A confondergli la sintassi e la grammatica ci sono i dialetti di tanta gente conosciuta, mi dice in un orecchio, con evidente timore di essere udito, un assistente grassoccio, dalla faccia appuntita da cane lupo e occhiali da sole da boss mafioso, chiamato con l'originale pseudonimo di Rosticciano Stronzilla, dall'accento e evidenti origini toscani.
Melchiorre ha sempre assorbito profondamente e magari troppo, dall'ambiente attorno a lui - continua guardingo Rosticciano - dall'innumerevole quantità di gente che ha frequentato, per questo ora lo tira fuori come gli riesce e come gli viene, ma con efficacia, secondo Stronzilla.
La sua carriera di curatore e trascinatore di popoli ha appena dieci anni, prima era uno che si teneva tutto dentro, ora si sfoga di brutto e subito, è diventato esplosivo in vecchiaia.
Quello che mi pare in contrasto con la sua tragicomica mancanza di proprietà del linguaggio è che ha letto migliaia di libri e le pareti della sua casa ne sono foderate, contorti scaffali e eroiche mensole di legno incutono rispetto per il peso tangibile del sapere... e pure se cadessero diventerebbero autentiche armi improprie, spiaccicherebbero il malcapitato gattino, scarafaggio o essere umano di passaggio.
"Meglio un libro adiacente dopocena, che una fottuta grappa a colazione o un sano bordello a mezz'jorno", dice lui, con evidente cognizione di causa e tutti scoppiano a ridere.
La creatura di sesso femminile più vicina al saggio indomabile è una creatura assai mascolina, Cosetta Lemmo, larga quanto simpatica, con due occhi profondi come quelli di Melchiorre, ma in dosi ingentilite.
È la persona più intelligente e in carne qua in giro, la gente qua è in genere magra e semplice.
Di origine lucana, confessa apertamente che è innamorata di lui da anni, ma so che non gli lesina critiche e rimbrotti, come a un figlio discolo.
Dicono che è l'unica che osa contraddirlo frontalmente e pubblicamente e che lui, più di una volta, sembra incredibile... però deve essere vero, gli ha perfino dato ragione, ma in sede privata.
Mi spiega che la sua funzione è una specie di aiuto sociale, portavoce e tramite, specie nei momenti scabrosi, ma spesso diventa infermiera e psicologa, spesso assistente all'infanzia: "non c'è bambino più testardo che un vecchio geniale e stupido, duro come le Alpi Marittime, Cozie e Graie fuse insieme".
Rammento allora per un momento, con nostalgia, la frase inventata dalle maestre di scuola elementare orgogliose della nostra patria, per ricordarsi tutti i nomi dei vari scompartimenti Alpini:
"MA COn GRAn PEna LE RECA GIU' "
Perciò a partire dal confine della Francia Provenzale e dalla nostra parte dalla Liguria occidentale in direzione di Trieste ed ex Jugoslavia, in approssimativo semicerchio ecco: le Alpi Marittime, Cozie, Graie, Pennine, Lepontine, Retiche, Carnie e Giulie.
Tornando al Remmagio pare che sia un vero e proprio studioso della natura umana, quello che gli interessa è l'approfondire esattamente questo e per anni non ha fatto altro.
E poi, da quando sua moglie lo lasciò, per la precisione, per anni sette e otto mesi, non ha parlato con nessuno, ma solo letto e riflettuto.
Quando è uscito di casa era diventato un'altra persona, solo che però ancora non si è capito chi, dice Cosetta Lemmo e ride a scroscio.
Una volta lui le ha confessato sussurrando che il più grande caso antropologico trovato è stato lui stesso, non ha mai potuto nemmeno paragonare la sua complessità con quella degli altri, nessuno è mai risultato, secondo i suoi stessi studi, tanto ramificato, distorto, pieno di rientranze ed antri.
È stata lei a denominarlo 'antropologo antropofago', mi ha detto, perché cerca negli altri la conferma ai propri insondabili antri nel cervello, grotte misteriose di carne grigia e sapiente, ma birichina, dove il pensiero si perde e non sempre si ritrova.
La terra di nessuno della perplessità.
I dubbi servono, secondo Cosetta, citando Melchiorre, perché ci possono avvisare "che stiamo facendo schifo puranco oltre la nostra stessa adiacente e ipocrita idea di decenza."
Infatti, in quegli anni di studio e di solitudine, durante i quali aveva quasi perso l'uso della parola, e 'similarmente' fuso il suo cervello, il santone ha capito un'enormità di cose.
Per cui ha avviato immediatamente dopo un razionale processo di autosemplificazione che lo ha portato in breve tempo a complicarsi ulteriormente e definitivamente la vita.
Col sederone seduto a coronare un chiaro e alto ceppo di abete senza corteccia, lei ride tanto che le sue gambotte tremano.
Il suo senso dell'humour è sottile e contagioso, la sua risata campagnola e sguaiata.
Siamo nel cuore del famoso 'ufficio adiacente', approfittiamo dell'assenza del burbero santone per parlare male e bene di lui.
Cosetta mi spiega che però ora lui si gode la vita più di prima, ha sviluppato la sua sensibilità al punto di soffrire dolorosamente delle miserie del mondo, ma gioisce anche con uguale e contraria intensità, è capace di essere obbiettivo e giusto, trascina e guida i suoi discepoli come un grande padre spirituale, ma spesso agisce - se ce n'è bisogno - in maniere assai materiali e pratiche, lui si sente responsabile per loro, molto più che di se stesso.
Infatti Melchiorre non pensa mai alla sua salute, vive come se il corpo non avesse alcun valore, lo usa come se fosse un oggetto che si possa sostituire alla bisogna.
Si fuma un pacchetto di MS al giorno, mentre si spara in gola un fiasco di vino rosso, dorme poco e male, s'incazza troppo e troppo spesso, è malato anche e soprattutto di cuore.
Lei mi racconta che una volta, convinto dai seguaci e da un attacco di tosse assassina, arrivò alla conclusione che fosse giunto il momento di andare dal medico.
Sentendosi dire che avrebbe dovuto smettere di bere e di fumare, ha domandato al professionista locale quanti anni avrebbe vissuto se avesse smesso come lui raccomandava.
Il medico allora ha calcolato approssimativamente dieci anni.
Il Remmagio ha chiesto allora quanti gliene sarebbero rimasti se invece avesse continuato e la risposta del dottore è stata cinque.
A questo punto si è alzato, già che ancora poteva camminare con le sue gambe, sorridendo ironicamente, si è tolto la mano falsa e l'ha usata per salutare muovendola con la mano sana, mentre usciva dall'ambulatorio.
Secondo le parole della Lemmo, lui usa ancora, ogni tanto, questo saluto con la mano falsa, quando vuole dire beffardamente che non vale la pena, che è meglio andarsene, lasciar perdere.
Lei mi ha spiegato anche che la vita di quella comunità è cambiata in maniera incredibile da quando lui è stato tacitamente eletto a capo dei pochi abitanti di Apricale.
Il fatto che sia una specie di controfilosofo spirituale, ma rigorosamente non religioso, ha influito tanto e continuamente nello stile di vita di questa gente, che fanno spola anche da altri paesi vicini e più grandi come Baiardo e Dolceacqua, per venirsi a sedere in ufficio da Melchiorre e conversare con lui, per poi rispondere alle domande dei formulari riempiti da assistenti appositi.
Insomma vengono a confessarsi.
La sua ricerca è basata su domande di ogni tipo, sulla vita degli abitanti di quelle colline, sulla quale fa stilare percentuali e tendenze fondamentali per i suoi studi.
Sta preparando un libro, da anni e anni, ora quasi pronto, che dovrebbe risolvere sulla base di statistiche, vari interrogativi sui movimenti collettivi, in contrapposizione ai propositi dei singoli.
La traduzione in italiano, dall’assai poco globalizzato post-gotico maccheronico di Melchiorre, è del giovane padre Croda, il parroco di Apricale.
Don Croda, che ho conosciuto in seguito, è il terzo prete parallelo alla gestione Remmagio e il primo che è passato subito dal suo lato, senza contrastarlo.
Gli altri due: Don Mileno Catozzi e Don Pino Fascetta, invece hanno fatto tentativi anche duri e lunghi di ostacolare l'egemonia di Remmagio, ma vani.
Hanno finito poi per associarsi a lui, conclude Cosetta, se non volevano rimanere da soli in chiesa, la domenica, se pretendevano di assumere una qualsiasi credibilità, non c'era altra maniera.
Melchiorre Remmagio è 'areligioso' nel senso che non considera la religione molto adiacente ai suoi pensieri.
Non ne parla male, non ha niente in contrario e questo permette un certo tipo di collaborazione mutua, che da parte di Don Emidio Croda è totale, anche perché il padre ha molto più bisogno di lui, che lui del padre.
La domenica mattina alle undici, però, si fa portare alla messa, in segno di rispetto e poi anche di volontà collaborativa, dice che gli piace anche quell'atmosfera solenne.
Dopo, insieme al parroco, sempre una visitina al cimitero, senza nessun'altro 'trai coglioni', facendosi una bella chiacchierata filosofico-religiosa, senza fretta.
Ad Apricale, in mezzo ai pini marittimi, c'è un bellissimo cimiterino antico con stupenda vista sulla vallata, più in là sul mare, c'è una atmosfera serena, che raramente si può trovare in uno di questi luoghi. Un ambiente assai favorevole alla riflessione, insomma, alla conversazione pacata.
Verso l'una poi pranzano insieme in parrocchia, con la cupola del gruppo, sono otto in tutto, cucina Cosetta e cucina bene.
Non mi è stato permesso di partecipare, ma penso che sia questa la vera riunione del direttivo.
Le visite private vengono programmate per telefono, attraverso il suo segretario Barnaba Guardalamacchietta, un ometto pelato e sempre in completo intero, predilige colori scuri, camicia bianca e cravatta vino, è scattante ed efficiente, e ripete spesso frasi classiche di Melchiorre, rivedute grammaticalmente e il suo diligente pensiero a riguardo.
Non più di una visita al giorno, a volte poi, come abbiamo visto, durano pochi secondi, se il santone non apprezza, i seguaci agguantano e allontanano il malcapitato come la se la colpa fosse sua.
Magari spesso lo è, non dico di no, perché se Melchiorre non ne vuole sapere, il motivo c'è, la persona è veramente indesiderabile, però... magari vuole cambiare, il fatto stesso che venga a parlare con lui è indicativo, certo, è disorientata... allora, obbietto io, magari qualcuno potrebbe spiegargli qualcosa, cercare di dargli qualche indicazione pratica, che ne so.
Invece no.
Se è uno nervoso, magari, uno incazzato col mondo, proprio e specialmente se è uno che somiglia a lui, lo manda subito affanculo.
Dal mio punto di vista le cose sono un poco esagerate, ma devo ricordarmi continuamente che sono qui piuttosto per capire e riferire.
Il mio lavoro funziona bene, specialmente quando si dimenticano che esisto, tutti si comportano più naturalmente.
Mi hanno alloggiato in un appartamento enorme, su vari piani, leggermente sfasati.
Pare che sia di un tale Giancarlo Gattunno detto Giga, riparatore di computer, emigrato a Genova per lavoro, lo fa tenere pulitissimo perché a volte viene nel fine settimana colla numerosa famiglia.
La parte più bella della giornata è la mattina, c'è una straordinaria vista sulla vallata, me la godo facendo colazione, addentando pane e burro alla finestra e sorseggiando il caffellatte.
Poi scendo gli scalini a salti, la gente di qui è bassa e dovrebbero avere più difficoltà di me, che sono un metro e ottantacinque, ma loro sono allenati.
Colla luce del mattino, quasi sempre indiretta, le viuzze rimangono a volte argentate e altre dorate, dipendendo dalla posizione del sole e dalla quantità di nuvole.
Melchiorre ha detto che io gli sono adiacente, uno 'apposto', mi conosce di fama e meno male, ha letto anche più di un mio articolo, ha seguito la storia dell'Eremita di Ponte a Palleggio.
Perciò ha dichiarato che posso e devo rimanere qui per una settimana a spese della comunità.
Per scrivere l'articolo basterebbe meno tempo, ma sono veramente curioso, a livello personale, di intendere come funzionano le cose qui e poi sabato mattina c'è sempre il suo discorso ai seguaci, non so se posso partecipare, ma mi piacerebbe.
L'intervista ha detto che non me la darà, non c'è niente da fare, posso scordarmela.
Dice che con le parole si può dire di tutto, ma sono i fatti che contano e sono quelli e solo quelli che io devo seguire, gazzo.
Ogni tanto il suo occhio da Polifemo, figlio di un dio minore ed energumeno, mi guarda come un intruso e mi scopro a sudare terrorizzato.
Melchiorre è stato sposato, con una curatrice di qua, una mezza strega benevola di origine spagnola, che aiutava la gente con erbe medicinali e frasi pregne di buonsenso.
Hanno avuto due figli, già di maggiore età, di cui uno, Manlio, che ho conosciuto personalmente:
"Papà è un rozzo illuminato, un coltissimo analfabeta, in questa era di computer e televisione, se ne sta qui a aiutare questa gente semplice e non è che lui sia il padreterno, nel senso che è limitato, almeno geograficamente.
Il suo italiano è ridicolo e risente di influenze di ogni tipo, per via di tutti i linguaggi che ha sentito parlare, senza mai curarsi d'impararne uno per bene.
Non se ne è mai uscito di qua, ma sa cosa succede nel mondo, si mantiene informato, tra una bestemmia e l'altra trova anche delle contromisure, delle maniere di vivere alternative, non per se stesso, lui non vive più per se stesso, ma per questa comunità che per lui conta di più della sua stessa vita, della nostra, dei suoi figli, che lo hanno lasciato e perciò tradito, come sua moglie.
Si sente in colpa con noi e perciò ci ripudia, ma se vuoi litigare di brutto vaglielo a dire a lui...
Averlo qui li fa stare meglio, sono tutti al suo servizio, lo ha visto anche lei, ma lui ha veramente idee rivoluzionarie e aperte ai tempi, perché seleziona e assorbe le notizie che riceve e ne fa un riassunto umanistico e sociale, un ritratto sui fondamenti dell'umanità che trasmette ai seguaci come stile di vita... certo che i metodi non sono proprio gentili, ma chi è perfetto a questo mondo scagli la prima pietra e se qualcuno cominciasse... di pietre e di gente da lapidare qua ce ne sarebbero troppe..."
Il primogenito di Melchiorre Remmagio è un programmatore informatico della floricoltura di Sanremo e pare un uomo intelligente, pratico e tranquillo.
Sua sorella Ines invece vive in Francia, ad Arles e anche lei, ma ancora più di Manlio, non è in buoni rapporti con suo padre. Secondo le parole del figlio, non si parlano da anni, ma lei sta bene, ha la sua vita di assistente sociale della popolazione zigana della città, la sua famiglia con marito e tre figli, di cui uno mongoloide e due femmine.
Manlio mi ha detto poi che sua madre, Carmen, se ne è andata, scomparsa dopo un'ennesima litigata con Melchiorre e questo ha sconvolto la sua vita, l'amava molto e pensa di aver esagerato sistematicamente, ma non lo ammette mai, né a se stesso né con nessuno.
Ines è in contatto con lei, ma non mi può dire dove vive, perché suo padre non lo deve sapere, non vogliono correre rischi.
Dice anche che è per via della sua colpa, che ne ha preso il posto, come curatore, ma in una maniera assai diversa, lei era più gentile e positiva.
Certo che in dieci anni di Remmagio, la vita di qua è stata trasformata, c'è un'agilissima Cassa di Aiuto ai Bisognosi del Paese, senza nessunissima burocrazia da attraversare, chiunque che può perdere il 'mirinvengo' e aver necessità di assistenza care, chiunque abbia bisogno di cibo e panni lavati, dame e dami di compagnia, non ci sono problemi.
C'è la scuola per anziani, dove professori in pensione insegnano materie scelte insieme agli alunni, Diogene Bottecchia è uno dei docenti in cattedra, quello di storia e geografia comparata.
Diogene è un omone alto, dai lineamenti allungati e tagliati con l'accetta, dai gesti inamidati e dal sorriso timido.
Poi c'è il 'Teatrino dei Pensionati' dove uno che ha viaggiato per il mondo, Marino Picozze, insegna recitazione e si fanno rappresentazioni frequenti e comiche, specialmente quando dovrebbero essere tragedie.
Cosetta è una buona attrice, l'ho vista interpretare l'Otello, nella parte di lui, colla facciona dipinta di nero, l'unico problema è che ogni tanto le scappava da ridere, specialmente nei momenti più drammatici.
Si organizzano escursioni in giro per l'Italia, a prezzi simbolici e senza doversi comprare patrimoni di pentole, ultimamente hanno visitato Capri e Pompei, una volta sono andati anche in Francia, a Nizza, che poi è qui vicino.
Dal campanile della chiesa mi hanno fatto vedere la grande stenderia di pannelli solari, quasi tutte le case abitate ce li hanno, e rappresentano un grande risparmio per tutta la comunità.
In teoria, dice Barnaba, nel loro aspetto moderno, stonano un poco con gli edifici vecchi, ma s'intonano assai al grigio della pietra e alla lavagna più scura dei tetti.
Insomma, qua la comunità funziona davvero e non c'è discussione su quello che Melchiorre dice, lui è la legge, dio in terra, re e presidente, parlamento, potere giudiziario ed esecutivo.
Naturalmente Apricale ha un sindaco eletto e un'amministrazione locale, che apparentemente fanno capo al sistema municipale italiano.
L'attuale e le precedenti giunte in carica sono ed erano i collaboratori più stretti del Remmagio mascherati, il quale, però, non ne vuole sapere di essere eletto sindaco.
Ho saputo proprio oggi che in quest'epoca Barnaba Guardalamacchietta occupa la carica, "perché è l'unico qua in giro che ha giacche e cravatte bastevoli".
Melchiorre ha un rapporto combattuto - e vinto a forza di bastonate - con tante cose e situazioni, al mondo moderno dice che quasi tutto è sbagliato e lui non è tipo da misurare le parole.
Quando parla di Berlusconi diventa tutto rosso e fioccano le bestemmie e gli improperi, anche di Prodi non parla bene, ma in fondo dice, la colpa non è di questi due, sono i tempi e gli spazi che sono da rivedere e ricostruire... i ruoli da ridefinire, quindi: le famiglie, la mentalità.
I partiti, dice, non valgono più niente.
Ama e odia la televisione, ne ha una enorme in cucina, il cui vetro è crepato, a tela di ragno, Stronzilla mi dice che una volta gli ha tirato un grosso portacenere di marmo, durante un programma di dibattito politico.
La TV la guarda solo quando c'è qualcosa che gli interessa e Diogene Bottecchia, il suo assistente di telecomunicazione, glielo fa sapere dopo aver consultato i programmi della giornata sulle riviste specializzate, o in internet, perché hanno anche un computer e la banda larga.
Secondo le sue parole, Melchiorre dice che i telegiornali in Italia sono di vari tipi, ce ne sono anche troppi, ma la maggior parte corrisponde a questa sommaria descrizione: "la peggio accozzaglia di bischerrime bischerate mai contraffatte da un gruppo di coglioni specializzati su uno schermo video..."
Attraverso questa struttura di personale assistente volontario e di collaboratori che sborsano un po' di soldi ognuno, per mantenerlo, lui pare riuscire a dosare le poche forze, ché fisicamente è pieno di acciacchi.
La sua tosse è un attacco alla salute anche dei presenti nel circondario più immediato... sia morale, per via dello schifo e della pena, che materiale: i suoi schizzi di bacilli si propagano a trecentosessanta gradi.
Ogni tanto, sembra che sonnecchi, con l'occhio chiuso, (mentre l'altro riposa da anni sotto una benda sempre di colore diverso, spesso a fantasia,) ed ecco che sussurra con una voce metallica che è stanco, troppo stanco: "perché vive a cavallo tra due secoli e tra due millenni di 'mmmerda."
Diogene commenta sussurrando che a volte Melchiorre, nella sua immensa generosità a livello umano, è egoista, egocentrico ed individualista nella teoria.
Non è l'unico che vive cavalcando secoli e millenni, nelle loro fini poco gloriose, nei loro faticosi inizi, tutti noi ne sentiamo l'affanno.
Questo non significa che li dobbiamo schifare, anzi, lui, personalmente, non ha niente contro l'epoca che attraversiamo, gli piace, perfino... e ce ne sono state di peggiori, anche perché ora ci sono venti di cambiamento.
Una volta alla settimana, il sabato mattina alle dieci, da anni, nella sua cantina piena di botti e legna da ardere, beve un bicchierotto o due di 'vino bono toscano' e fa un discorso ai soli seguaci, al quale questa volta non solo mi è stato permesso di partecipare: me lo hanno praticamente imposto.
"Ragazzi miei, le cose stanno andando affanculo, dal punto di vista sociale, il cassetton (la televisione) dice che il governo Prodi, che continua degnamente quello di quella testa di gazzo di Berlusconi, pur di fazione oppositrice...
Sì, sì, il nostro Prodi che ci aveva promesso cose turche, ne sta facendo, invece di portoghesi.
Non ci vuol dare i nostri pochi e polverosi soldi di prevenzione sociale, dice che l'Italia è un dannato paese di vecchiacci e su questo gli stramaledetti numeri gli danno ragione, ma si fosse dimenticato, nella sua assicuratrice calma, che questi vecchi ancora potrebbino votare...
Siamo fuori di testa o cos'altro mai?
Ad Apricale giovani non ce ne sono più, figli nun se ne fanno manco pé niente, l'età media è meglio lascialla perde, scurdiamucela, no, no, non voglio piange sulla nostra condizione, amici miei, vecchietti andati a male, mucchi di ossa stanche!!!"
(alcune sincopate scariche di tosse spargono bacilli intorno)
"Ma abbiamo qui tra noi questo giornalista, questo gazzo di Gian Mario Aristarco Bernazzoski, o come minchia si appella, dalla chioma riccioluta e folta, che è un vecchio hippy, ma è un uomo di principi saldati... a ferro e foco, magari... forse ci può aiutare!
Aiutiamolo!
Gazzo!"
Un assistente in camiciotto scozzese mi sussurra che Melchiorre sta diventando sempre più sordo, un altro con una giacca a vento gialla si china, lo corregge, sottovoce, in un orecchio, probabilmente gli dice che il mio nome è Gian Maria Aristide Bernazzetti.
Ecco, fa una smorfia, lo ripete storpiandolo anche peggio di prima, la gente sorride bonariamente.
Lui invece s'incazza di più, grida al microfono, arrabbiato per essere stato interrotto per una imbecillata del genere e che poi si osi addirittura ridere di lui, fa una pausa incenerendo tutti con lo sguardo da Polifemo e tutti tacciono serii.
Poi riprende, ora con il tono minaccioso, con la mano buona agita in aria uno di quegli utensili di plastica dalla palettina rossa forellata per ammazzare le mosche, ogni tanto la punta verso di me, per indicarmi:
"Voglio che vi mettiate al suo servizio per fargli capire per filo e segnatamente la verità.
La verità è la seguente e precisamente questa: qui se non ci sovvenziona lo stato, lo stato ci avrà contro, potremmo fare anche l'esempio per tutta la nazione, i vecchietti marci con le toppe al culo e in sedia a rotelle di tutta Italia aspettano solo un segnale per scendere in piazza, ve lo dico io, ne hanno e ne avessimo le pallacce piene, possiamo aprire la strada all'intero mondo occidentale, checché?!
Ci tengono in vita a suon di medicine, ma ci trattino come oggetti indesiderevoli... e allora noi ci ammutineressimo, con ordine e... e fermezza, pure, alla nostra vetusta età di matusalemmi guasi putrefatti non possiamo certo lasciare la nave, ma ne prenderemo il comando, se ce ne sarà bisogno... se siamo così tanti, basterebbe uniamoci.
E allora uniamoci!!!
Che gazzo stiamo aspettando?? "
Il suo 'carismo', come lo chiama lui stesso, è quello di pensare oltre, la gente lo stima anche perché quello che conta per lui non sono i discorsi, ma è la sostanza e i fatti stanno a dimostrarlo.
Stronzilla lo segue sempre collo sguardo, rispettoso e ammirato, oggi mi ha bisbigliato in un orecchio:
"Lui a noi non ci vede neanche, il suo disegno è più ampio, la sua visione è un insieme di spazio e tempo, per questo che spesso non risponde alle domande, perché vive in un'altra dimensione, è difficile capirlo, ma è così..."
Il suo è un continuo lavoro di filtro di soluzioni, direttamente dai problemi, cosa rara in giro, poiché "si cerca invece di uscire dalla trappolaccia 'nfame in tante maniere sottili ed astute e non si pensa mai alla porta fottuta dalla cui si è entrati!
Allora ammettiamocelo che siamo teste di gazzo!"
Melchiorre ha anche la qualità di non impressionarsi troppo dei movimenti del mondo, ma di andare subito a trovargli rimedio pronto e drastico 'alla bisogna'.
Una signora dell'entroterra pugliese, che non vuole essere citata, gli racconta in poche parole il suo dramma: suo figlio è drogato, la picchia spesso e volentieri e il marito anche, ma almeno non usa droghe.
La soluzione da lui suggerita a urli, forse non serve a niente alla signora, penso io nascosto dietro una botte, che non avrà forza di lasciare la sua condizione, perché ci è abituata e poi chissà quante altre volte glielo avranno detto...
"E me lo chiedi? Cosa devi fare? Devi scappare, se non sei riuscita a farti rispettare in tutta una vita, il figlio prende esempio dal padre, speciarmente se è un coglione, ma tu vuoi fare il sacco per allenamento da pugilazione? Ma la struttura della tua famiglia è fottuta da sempre... che minchiaccia volessi salvare?
Scappa, fuggi, eclissati, scompari.
Dove andassi?
Vieni qui, abbiamo bisogno di gente, c'è lavoro e pane, per te e tanti altri: manda al diavolo quei due animali, se gli vuoi spiegare dove e perché, facessilo, con un biglietto, magari che avessero a capire qualcosa della vita una maledetta volta, almeno! Chi lo sa? Col tempo e colle botte matureno anco le sorbe!!"
Ho saputo che l'affabile e diffidente Rosticciano Stronzilla ha un passato da nascondere, a suo tempo fece come Melchiorre gli suggerì e ha pure consigliato oggi alla signora pugliese.
Piantò 'buracca e barattini', delle cui intensità ed entità toscane, forse grossetane, non mi è dato di sapere ed è venuto qui.
Pare che si trovi bene assai, lavora come assistente al giornalismo e c'ha pure la fidanzata.
Vabbè: non si può sapere il suo vero nome, ma chi se ne frega?
Melchiorre ed io ci siamo parlati solo una volta a tre occhi, la sera prima che partissi, il lunedì.
Sulla soglia della porta, col mio zaino già sulle spalle, ha mandato tutti 'fuori dai coglioni' con un gesto perentorio e imperioso, mi ha dato la mano, mi ha strizzato l'occhiaccio e ha detto:
"Ragazzo mio di mezzetà avanzata, prima di tutto ti volessi dire che di questo testo, che orgulliosamente un dì presenterai sulla tua gazzo di rivista alternativa, non devi cambiare nulla, propio nulla, nulla che tu pensasti che poterebbe offendere a me o agli altri qui presenti, pensionati marci, nonnò: deve essere sgambettante e ruvido come lo hai immaginato e scrivuto ammano, perché è solo così che la gente pensereste, leggennolo, che sia maggiormente verace, se apprensentasti una cosa idilliaca e maravigliosa, invece, ecco che si fottesse tutta la nostra maladetta credibilità, capito o no??"
Sono rimasto zitto, forse anche rosso in viso, aveva letto non solo il mio raziocinio non detto, ma anche quello generale delle case editrici.
Considerato anche che noi siamo abbastanza liberi, rispetto ad altri giornali, un po' di sensazionalismo ce lo facciamo anche noi, sennò come si può sopravvivere?
È esattamente come lo avevo scritto, questo lungo articolo, senza correggere gli sfondoni né i punti di vista giunti alla mia penna forse un po' troppo alla lettera.
Le foto anche sono una selezione di quelle più ruspanti, ce n'erano di più belle, ma queste cinque danno un'idea migliore delle cose.
Dopo Melchiorre ha continuato, 'a ruota rotolante', come per giustificarsi, ma poi è partito per gli ampi spazi del pensiero libero, per la prima volta, davanti a me:
"D'accordo: tu lo sapessi pure da solo che la gente ha un ingiustificatorio timore di cambiare, anche se la sua vita è una'mmerda totale.
Diciamotelo, ha paura di perdere quel pochetto che avesse, ha una puzzolente e fessa paura di fare in maniera differenziata dagli altri.
Che c'è sempre qualcuno troppo adiacente che gli da' consigli idioti, falsi amici o anche amici veri e più gazzoni di loro stessi, che li fanno sprofondare anche di più nella fogna che si sono scavati, giorno per giorno, con la propria vanga, poi riempita coi propri 'strumenti' e pisciate varie.
Eppoi c'enno pure le riviste specializzate che sono istrigoneria allo stato tera-tera.
In più c'è la televisione, che fa schifo assai e pèggiora ogni giorno di più, e più, e più... grazie anche a quel gazzo di Berlusconi dal soriso di plastico... ma lui l'ha copiata dagli americani, che se la sono fatta su misura, per far vivere il propio cittadino nella paura e nella banalità che merita, anche per aver votato questo stato di cose degradevoli.
Di conseguenza, anche per imitare loro, abbiamo perso in quattro anni il 25% della nostra competitività a livello mondiale, l'OCSE (questa gazzo di Organizzazione per la Cooperazione e lo schifoso Sviluppo Economico... per il quale la gente muore e le multinazionali prosperano), dice che abbiamo prezzi di manodopera troppo alti, ma che possiamo fare noi poveri ricchi, borghesi sulla soglia della povertà miserevole, per competere con la Cina e qué paesi dove lavorino per pochi centesimi al giorno?
Piuttosto, perché l'industriali nostri investino solo Asia 'ffora?
Quando la nave affonda i topi fuggano, te lo dice il capitano Melchiorre Remmagio!!
E la marcia indietro è la... la 'cchiù peggiore di tutte quante le marce, anche se c'è troppa gente che ha sempre avuto paura a mettere solo la seconda... ma soprattutto gli stronzi si ostinano a galleggiare e nessuno vuole retrocedere in serie B, come la Juventusse...
(tosse, pausa e lunga asciugata alla bocca con una pezzuola di fustagno grezzo appallottolata sotto la coperta che ha sempre sulle gambe)
La globalizzazione è anche accusì, prima o poi anche quisto mercato si saturerà, un giorno il prezzo della manodopera sarà pressacché livellato, ma con la libbera concorrenza mondiale, la comunicazione rapida, l'internette, ci vi si... si ci arriverà, anche se meschini noi, non ci è dato di sapere oltre, nel frattempo.
Intanto dobbiamo cercà di tornà a vive 'cchiù migliormente, perché l'Italia è diventata centro di cupe e sinistre assurdità, si vive male e si produce chiù peggio, noi siamo malati già dentro le famiglie, bacate come mele nate marce, e quando ce ne uscissimo sarebbe pure peggio, ecco perché la nostra famosa creatività si è fottutamente fottuta.
Me ne fotto... diceva pure il Duce... e in un certo senso... aveva torto marcio, anche lui.
Occome mai i capi di stato hanno sempre poca ragione o propio nulla?
E poi noi dobbiamo fare mea culpa, sissì, siamo da sempre stati indisciplinati e disorganizzati, codardi e figli di puttana, quella che ci salvava era la fantasia, la capacità di sistemare tutto rapidamente, una volta arrivati con le spalle al muro, o con le palle al culo, nel caso che una cosa succederebbe prima di quell'altra...
Però rimanere sotto il liquame maleodorante in maniera continuata non è robba sana, né divertente, per nessuno, perché ci vi si... si ci affoga, si deve riuscire a respirare, a stare allo meno un pochetto con la bocca o il naso... o almeno una narice, chennesò, in diagonale fuori dalla 'mmmerda...
Ma, a proposito, tu ce l'hai una famigliuccia, figghiu mio?"
A questo punto gli ho raccontato della mia separazione, assai velocemente... e dei guai con mia figlia, non avevo nemmeno terminato, che lui aveva già pronto il suo consiglio pratico per me, per noi due, per quel ben determinato tipo di situazione:
"Tua figlia mi pare intelliggente, è ribbelde, come no, è come addovrebbino esse tutti li giovani, si devano ribellà, sennò sono morti ne'ccenci, sissignore, devano sotterrà li vecchiacci per aprissi il camino, è fisiologgico, ma tengo la certezza, matematica e fisica, che ti vuole benissimo e ti ammira, anche se non ammettesse cotanto neppuro minacciata da un fucile a pallettoni...
Sicuramente ti da' la colpa della separaziona divorsievole, se vive con te, la può dare solo a te... non c'è nessun altro in giro...
Ma dentro di sé, parlando alle amiche quando non ci stai, dai retta a un vecchio rincoglionito e sull'orlo della marmorea tomba, è tutta un'altra discorsiva mirabolante e altolocata... credi a Remmagio Melchiorre, nun ho mai ditto biscarate a nisciuno!! Io vado e vedo oltre, forse perché ho le gambe rinsecchite e inuttili, magari propprio poiché sono quasi cieco e pure sordo."
Poi, si è zittito, come se stesse ricordando con rimpianto di quando invece il suo corpo funzionava meglio, mi ha lasciato la mano che mi aveva stretto e quasi stritolato, con insospettabile forza, fino a quel momento.
Mi ha salutato, mi ha fatto cenno di andare e mi ha strizzato di nuovo l'occhio feroce ed arzillo... sono sceso e ho raggiunto gli altri che mi aspettavano nella viuzza stretta.
Ero pensieroso e loro non mi hanno chiesto niente.
Pensavo che se Melchiorre non avesse avuto la faccia incazzata come quasi sempre, avrei detto che stava dimostrando una certa simpatia per me.
Illuminate da un rinterzo di luna, le grandi pietre levigate del selciato parevano meno cupe, sentivo sempre di più il fascino di quel paese perduto nel tempo e nello spazio, la sua bellezza antica aveva messo le sue radici più profonde in me, ma ora dovevo andarmene.
Cosetta, Barnaba, Diogene e Rosticciano mi hanno accompagnato in rispettoso silenzio alla mia vecchia Duna familiare, ci siamo abbracciati e sono partito: li ho visti allontanarsi a lungo nello specchietto, salutarmi con forza, a larghe remate liguri delle mani.
In una settimana ho capito che il loro vivere ha eliminato l'arroganza ipocrita del mondo globalizzato, avevano scelto la semplicità, ad Apricale non esisteva più la banalità, l'atroce bischeraggine che impera nella nostra penisola, e purtroppo non solo da noi.
Sapevo che quella storia non terminava lì, ma avvertivo una specie di sentimento di perdita che al momento non riuscivo a interpretare.
Mi hanno detto che ho una parte femminile assai pronunciata, credo che sia la parte dell'intuito, che a volte funziona da vera e propria premonizione, per me.
La potrei anche usare a mio vantaggio, se solo sapessi quando è il momento giusto.
Melchiorre Remmagio, l'autoritario santone della Liguria occidentale, è infatti morto d'infarto un mese dopo, durante una manifestazione a Roma, forse per l'emozione e lo stress del viaggio in treno, il suo primo viaggio 'all'estero' della Liguria.
Col microfono davanti stava facendo uno dei suoi discorsi bestemmiati e pieni di parolacce alle masse, mai viste così numerose e incuriosite.
Pare che di conseguenza anche Diogene abbia avuto un colpo apoplettico, lì sotto il palco.
Avrei voluto essere presente, ma ero in Croazia per un altro servizio.
Cosetta Lemmo ha preso il suo posto ad Apricale, come lui aveva più volte raccomandato a urli nelle riunioni del sabato mattina.
Diogene Bottecchia ha ereditato la sua moderna e costosa sedia a rotelle: è rimasto paralizzato dalla parte destra del corpo e pare che ne sia anche orgoglioso, perché era proprio dalla parte destra che Melchiorre aveva perso tutto: un occhio, una mano e l' uso della prima delle due gambe.
Ho curato personalmente un reportage su Rai 3 che ha avuto ripercussioni non solo in Italia.
Una commovente intervista ai suoi e a Cosetta come portavoce principale, la quale, dopo aver resistito strenuamente per un bel po', balbettando cogli occhi lucidi davanti alle telecamere, è scoppiata in un pianto dirotto, mentre diceva:
"Alla prima volta che era uscito dalla patria Ligure e dal mare omonimo, adiacente e fottuto..."
Sto preparando insieme a lei e a padre Croda la stesura definitiva del libro che Melchiorre stava preparando da tempo, più o meno seicentocinquanta pagine di teorie e relative dimostrazioni pratiche in numeri, grafici e riallacciamenti socio-storico-geografici col passato e confronti tra le varie razze e culture.
Se non ci saranno ripensamenti all'ultimo momento, dovrebbe intitolarsi:
"L'essere umano in contrapposizione alle tendenze dell'umanità".
Ci sono varie case editrici interessate, anche se è un libro di denuncia scottante, tra le altre cose.
"I libri mi piagino, assai più del cassettòn e de' giornali, riviste e gazzi vari.
Lo sapete perché? Perché sui libri ci è ancora permesso di dire tutto, ma non perché la nostra gazzo di società sia libera o democrativamente aperta, no.
Non poiché le case editrici collaborino con la coscienza del cittadino, per il bene della stessa società.
No!
Solo giacché la maggiorante parte dell'individuo non ha né tempo né voglia, come in vari e frequenti casi è 'gnorante nell'anima: 'nzomma: più passa il tempo e più non se li frega guasi nessuno, i libri.
E i boss lassù lo sanno... anche loro ci se ne stanno a rispettivo distanziamento: varda il Berlusca e Dabliu Busce, furgidi esempi di lideri der popolo gnocco, secondo te, un libro se lo sono mai tenuto in mano più de cinque menuti, cioè dopo quanno la telecamera ha smesso di filmalli?"
Diogene e Barnaba hanno avuto l'idea di scrivere sulla controcopertina queste frasi illuminanti sul contenuto del libro, dette da Melchiorre un giorno, dopo il pranzo in parrocchia.
Rosticciano è però dell'opinione che forse sarebbe meglio la relativa versione in italiano di padre Croda.
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