I numeri parlano chiaro: secondo Legambiente e Confcommercio, in Italia, 2830 comuni, pari al 35% del totale, sono i centri che rischiano di scomparire per troppo isolamento e pochi abitanti.
Vi risiede l’8,7 per cento della popolazione della penisola.
È un fenomeno molto più comune nel Sud, ma esiste anche nel Nord.
La Calabria è al secondo posto in questa malinconica classifica, seconda solo al Molise, il 77 per cento dei suoi comuni sono minacciati dall’estinzione.
Il 42,3 per cento della sua intera popolazione sospira, non sa cosa fare, alla fine non fa niente.
Il cielo di Castruzzo Ionico è quasi sempre aperto dai venti e qualche volta attraversato da nuvolette in movimento, bianchissime e uguali, come gregge di pecore al pascolo, la lana al vento.
Là sotto si vede il mare spesso strisciato da fili di schiume candide, le onde.
Castruzzo è stato, in altre epoche, assai più abitato.
Eppure è una cartolina vivente di case di pietra giallastra, rigorosamente senza intonaco, abbarbicate su un cucuzzolo ripido, a sfidare lo sguardo e il cielo che così bello e blu nessuno lo ha mai visto, nemmeno in cartolina.
Certo, il turismo avrebbe potuto smuovere e scuotere i Castruzzesi dalla loro abulia, ma non è mai giunto.
Di che cosa vive l’ostinato, se non rassegnato, abitante del paese, se non di speranza, se non di sogni?
I giovani scappano appena possono, ma non molti ce ne nascono.
Tra quei pochi, alcuni ci rimangono imprigionati, come nello spazio e nel tempo.
Costruiscono, senza saperlo, il loro carattere sui fantasmi di una civiltà dei consumi, che hanno solo conosciuto da lontano, per sentito dire, attraverso immagini e discorsi, radio, televisione e gente che ama raccontare di storie lontane e incredibili.
Ormai Renzo Cersosimo non si può più definire giovane, ma pare lo stesso di dieci anni fa, o erano venti?
Difficile ricordarselo, qua il tempo e lo spazio sembrano congelati.
I suoi spostamenti, sull’accidentata crosta terrestre, sono attesi quanto imprevedibili, tutto il paese ne è orgoglioso, già che loro non si muovono mai da lì.
E quando ritorna, inaspettatamente come quando era partito, al Bar Doni, racconta per filo e per segno come è stato… e anche come non è stato.
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